"Amoris lætitia" non è magistero. La linea di resistenza del cardinale Burke
"Resisterò", promise un anno fa il cardinale Raymond L. Burke a chi gli chiedeva che cosa avrebbe fatto se il papa avesse permesso la comunione ai divorziati risposati.
E ora che Francesco si è pronunciato, il cardinale spiega come intende resistere. Lo ha fatto in un testo di 2400 parole pubblicato in esclusiva l'11 aprile in inglese dal National Catholic Register e rilanciato il giorno dopo in italiano da La Nuova Bussola Quotidiana.
La sua linea di resistenza consiste essenzialmente nel non riconoscere alla "Amoris lætitia" il rango di documento magisteriale, ma semplicemente quello di "una riflessione del Santo Padre", di un suo "punto di vista che egli non intende imporre".
E quindi, ne deriva, "l'esortazione apostolica postsinodale può essere correttamente interpretata, in quanto documento non magisteriale, solamente usando la chiave del magistero, come spiegato nel Catechismo della Chiesa cattolica". Un magistero che naturalmente è quello che precede l'attuale pontificato. E che resta pienamente in vigore.
In verità lo stesso Francesco – e Burke lo fa notare – ha confessato nell'esordio dell'esortazione, al paragrafo 3, una certa sua ritrosia a pronunciarsi con tutti i crismi magisteriali. Ma anche qui con quella ambiguità di linguaggio che rende l'intero suo discorso aperto alle più diverse letture, anche là dove sembrerebbe più assertivo, come ad esempio nel paragrafo 301:
"Non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta 'irregolare' vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante".
La tesi di Burke è che l'errore non stia nella "Amoris lætitia", ma nelle interpretazioni di chi la vede "come una rivoluzione nella Chiesa, come un radicale allontanamento dall’insegnamento e dalla prassi della Chiesa, sul matrimonio e la famiglia, così come trasmesso fino ad ora".
Anche il cardinale Walter Brandmüller, in un'intervista a "Bild" ripresa dal sito katholisch.de della conferenza episcopale tedesca, si scaglia contro le "cattive interpretazioni" dell'esortazione papale, che "annacquano" il magistero e "minano la credibilità della Chiesa".
Sia lui che Burke, però, non mancano di criticare almeno un punto della "Amoris lætitia" che ritengono foriero di confusione.
Per Brandmüller il punto inaccettabile è l'ammettere eccezioni al divieto della comunione per chi vive in uno stato di adulterio, perché "ciò che è fondamentalmente impossibile per ragioni di fede è anche impossibile in casi individuali".
Mentre per Burke un pericoloso equivoco nasce là dove l'esortazione fa riferimento al matrimonio indissolubile come a un "ideale":
"Una tale descrizione del matrimonio può essere fuorviante. Può condurre il lettore a pensare al matrimonio come a un’idea eterna, alla quale gli uomini e le donne debbano più o meno conformarsi nelle circostanze mutevoli. Ma il matrimonio cristiano non è un’idea; è un sacramento che…".
È facile però prevedere che questa linea di difesa dell'insegnamento classico della Chiesa in materia di matrimonio non raffredderà minimamente il fervore sia teorico che pratico dei "rivoluzionari".
In testa ai quali c'è sempre il cardinale Walter Kasper, il personaggio chiave dell'operazione che Jorge Mario Bergoglio ha condotto fin qui.
Per Kasper la "Amoris lætitia" è nientemeno che "il più importante documento nella storia della Chiesa dell'ultimo millennio".
E chi si schiera apertamente con lui, come fa ad esempio il quotidiano "Avvenire" della conferenza episcopale italiana, non vede affatto nella "Amoris lætitia" soltanto "la riflessione ad alta voce di un padre saggio", ma proprio quello che il cardinale Burke non vuole vedervi: cioè "un documento del magistero" in piena regola, in cui "ci sono le note, i rimandi alle encicliche e alle esortazioni proprie, dei predecessori, e dei padri della Chiesa". Un documento "saldo e rivoluzionario", che segna "l’archiviazione di una pastorale dei divieti e degli obblighi, mutuata più da una lettura pedissequa del codice di diritto canonico che non dal Vangelo".
Povero cardinale Burke, grande canonista, che non si attacca a nient'altro che a codici e commi… Perché inevitabilmente è anche a lui che pensa papa Francesco, senza amore né letizia, quando nel paragrafo 305 dell'esortazione – come già nel discorso alla fine del sinodo – se la prende con i legulei che "tirano pietre contro la vita delle persone" e i "cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite".
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/04/12/amoris-l%C3%A6titia-non-e-magistero-la-linea-di-resistenza-del-cardinale-burke/
Che delusione , speravo in un po' di verità e di coraggio, invece solo cerchiobottismo clericale. Peccato ! jane
RispondiEliminaTroppe chiacchiere e pochissime spade. Jade
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