ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 25 aprile 2016

La città degli uomini svanirà..

GESU' CRISTO E LA STORIA

    Vincendo il mondo Gesù Cristo ha spezzato l’inferno della storia chiusa in se stessa. Cos’è realmente la storia umana dove ci sta portando? gli uomini sono liberi ed è questo il lato meraviglioso ma anche terrificante della storia 
Francesco Lamendola  




Che cos’è, realmente, la storia umana? Dove va, dove ci sta portando? E che senso avrà mai, quale significato possiamo leggervi?
Per gli antichi, la storia non aveva un significato preciso: non aveva una direzione; o, semmai, essa si muoveva in senso circolare: ritornava su se stessa. E, nel frattempo, almeno così alcuni speravano, offriva agli uomini la possibilità di riflettere su se stessi, d’imparare qualcosa. Dai loro errori; dalle loro grandezze e dalle loro miserie, individuali e collettive.
Poi, viene il cristianesimo. Il cristianesimo introduce una frattura: c’è un prima e un dopo; c’è una direzione verso cui andare, che è poi un ritornare verso Dio; e c’è un significato: la storia procede, la storia evolve, la storia conduce alla pienezza dei tempi. Quando i tempi saranno compiuti, la storia finirà. Non ricomincerà un altro ciclo; la vicenda umana non ripartirà da una nuova età dell’oro: sarà la fine della dimensione terrena, per sempre. La città degli uomini svanirà, e resterà soltanto la Città di Dio.

Questa nuova idea della storia, basata su di uno sviluppo lineare, progressivo, irresistibile, è ripresa, almeno in parte, dalla concezione giudaica, ma in senso decisamente più spirituale. Il Messia non è un re e restauratore del suo popolo; anzi: Egli è già venuto, e la maggior parte degli uomini non se n’è accorta: ora, continua a chiamarli, per mezzo dei suoi apostoli, e la missione di questi ultimi è portare il Vangelo sino agli estremi confini del mondo, affinché tutti siano una cosa sola in Cristo. Quando ciò sarà stato fatto, i tempi finiranno. Ma non tutti gli uomini accoglieranno la Buona Novella: perciò i giochi resteranno aperti sino all’ultimo giorno. Verrà l’Anticristo e travierà molte anime, anche e soprattutto tra i fedeli. Perché nella storia c’è anche una presenza sinistra, oscura, paurosa: quella di Satana. Egli è il grande antagonista dei piani di Dio, anche se non si trova affatto sullo stesso piano di Dio: è solo una creatura, ma la più perfetta delle creature, che, a un certo punto, per superbia, scelse di ribellarsi al suo Creatore; precipitato nell’Inferno, Satana, da allora, gonfio d’invidia e furore impotente, si industria in ogni modo per perdere le anime, per distoglierle dall’amore di Dio e per convincerle che i loro peccati non saranno perdonati. Non dispone d’un potere assoluto, ma relativo; gli è stato  concesso un tempo limitato: può mettere gli uomini alla prova e tentare perfino la Chiesa, ma non può distruggerla, se Dio non glielo consente. E Dio non glielo consentirà mai, perché lo disse Cristo in persona, rivolgendosi a Simon Pietro, cui la affidava in custodia: Questa è la mia chiesa, e le porte dell’Inferno non prevarranno su di essa.
Ne consegue che la storia, per il cristiano, non può essere letta e interpretata restando su di un piano semplicemente umano. Essa è la storia degli uomini, ma è anche la storia che Dio ha preparato per loro. È il campo della libertà umana, là dove si esercita il libero arbitrio delle creature fatte a immagine e somiglianza di Dio. In breve, è la storia della lotta perenne fra il Bene e Il Male: incominciando con la creazione, poi con il Peccato e la Caduta di Adamo ed Eva, e passando attraverso l’Incarnazione, la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo; una lotta che non avrà mai fine, perché, appunto, fino all’ultimo giorno del mondo gli uomini potranno essere tentati, potranno lasciarsi traviare dall’Anticristo, dalla Bestia e dal Dragone. Il cristiano che legga e interpreti la storia in senso puramente umano, non è un vero cristiano, ma un mezzo cristiano, che si è arreso alle logiche del mondo, che teme il giudizio del mondo, che ha il complesso di non essere considerato abbastanza” maturo”, abbastanza” scientifico”, né abbastanza “oggettivo”, quando si tratta di studiare e considerare le umane vicende. Un cristiano a mezzo servizio, che, per non dispiacere agli uomini, è pronto e disposto a dispiacere a Dio, e con ciò, automaticamente, a defraudare se stesso dei soli strumenti di lettura che possono rivelare il senso nascosto della storia: che è sempre la storia di una lotta per Dio o contro Dio, per o contro il Diavolo.
La storia moderna, segnata dalla tirannia della Ragione umana insuperbita e divenuta la norma suprema ed esclusiva dell’agire umano, si sta svolgendo sotto le insegne del Diavolo. I genocidi del XX secolo, i totalitarismi ingordi di sangue umano, le due guerre mondiali con la loro sequela di orrori, la bomba atomica: tutto questo è il frutto della secolarizzazione, dell’ateismo e del materialismo trionfanti, e si è svolto sotto il segno del Diavolo. La storia moderna è diabolica e tutte le sue ideologie – tutte, non solo quelle apertamente totalitarie, come il nazismo e il comunismo, ma anche quelle in apparenza “umane”, come il liberalismo e la democrazia stessa – altro non sono che le maschere indossate dal Diavolo, di volta in volta, di tempo in tempo, ma sempre con il medesimo, tenace, insopprimibile obiettivo: allontanare l’uomo da Dio e trascinarlo verso la dannazione eterna. Aborto, eutanasia, istituzionalizzazione dell’omosessualità, manipolazione genetica, clonazione, creazione di organismi intelligenti ma privi di coscienza e programmati secondo una precisa volontà di dominio, per sostituirli agli uomini veri, dotati di anima e di libero arbitrio: sono gli ultimi trionfi dell’Era del Diavolo. Se non avessimo disimparato a leggere la storia come la leggevano Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino, Dante Alighieri, santa Teresa d’Avila, Pascal, Manzoni, Kierkegaard, Romano Guardini; se non avessimo disimparato a leggerla da cristiani, cercandovi i segni dell’amore di Dio e della perfidia del suo Nemico, tutto questo ci sarebbe evidente e gli eventi che si succedono incalzanti, sconcertanti, carichi di violenza e di umana superbia, con la pretesa di edificare una nuova morale, totalmente atea ed edonista, se non addirittura nichilista, sulle rovine dell’etica cristiana, non ci coglierebbero impreparati e confusi come lo siamo quasi sempre, ma desti e consapevoli, perfettamente vigili e coscienti della necessità di reagire subito alle forze del Male, rendendo colpo su colpo, per sventare i loro tenebrosi disegni.
Il disegno ultimo è sempre lo stesso: distruggere l’uomo e contrastare i piani di Dio. Si tratta di vedere di quali forze Satana si serve, con l’immensa abilità che lo caratterizza, con l’astuzia e la capacità di dissimulazione che sono sue prerogative. Non bisogna cerare solo al di fuori – nella Massoneria, per esempio, o nella finanza crudele, senz’anima, che accresce a dismisura la ricchezza dei ricchi, spremendo senza pietà le categorie più povere; ma anche all’interno: all’interno della cristianità, all’interno della Chiesa, all’interno di ciascuno di noi. La lotta, infatti, non è solo esterna: è anche, e diremmo soprattutto, interna: essa ha per teatro il mondo, ma anche l’intimo della nostra coscienza E, come mette in guardia san Paolo, a combatterla non sono solamente delle forze umane, ma delle forze ultraterrene – o  anche infraterrene. È così che dobbiamo re-imparare a leggere la storia: le guerre, le rivoluzioni, le crisi, le migrazioni, l’ascesa e la caduta dei popoli, degli imperi, delle civiltà. Ricordandoci sempre qual è la vera posta in gioco: la nostra salvezza.
Proviamo, tenendo presente quest’ottica, a rileggere un brano della Bibbia, ad esempio del Libro di Isaia, 10, 1-34 (traduzione interconfessionale della Bibbia, Torino, Elledici, Roma, Alleanza Biblica Universale, 2000):

Guai a voi che fate leggi ingiuste per opprimere il mio popolo. Così negate la giustizia ai poveri e li private dei loro diritti; sottraete alle vedove e agli orfani i loro beni. Come farete quando Dio vi punirà? Che sarà di voi quando da lontano vi giungeranno i disastri?  Dove correrete a chiedere aiuti? Dove andrete a nascondere le vostre ricchezze? Sarete uccisi in guerra o deportati come prigionieri. Eppure l’ira del Signore non è ancora finita; egli continuerà a punirvi.
Dice il Signore: “L’Assiria! Per me è un bastone per punire, una verga per castigare. Mando l’Assiria contro una nazione empia, che ha suscitato la mia collera. La mando a saccheggiare, a depredare e a calpestare questo popolo, come il fango della strada”.
Magli Assiri hanno in mente altri piani di guerra.  Sono decisi a distruggere una nazione dopo l’altra. Essi si vantano e dicono: “Ogni nostro comandante vale quanto un re! Abbiamo conquistato le città di Calne, e di Carchemis. La città di Camat è stata presa e così pure Arpad, Samaria e Damasco. Abbiamo annientato questo regni che fanno più idoli di Gerusalemme e di Samaria. Come abbiamo distrutto Samaria e tutti i suoi idoli, faremo lo stesso a Gerusalemme e a tutte le statue adorate dai suoi abitanti”. Ma dice il Signore: “Quando avrò finito con il monte Sion e con Gerusalemme, punirò anche il re di Assiria per il suo orgoglio e la sua presunzione”.
Infatti il re di Assiria si vanta dicendo: “Ho fatto tutto questo da solo. Sono forte, saggio e intelligente. Ho spostato i confini delle nazioni e ho saccheggiato i loro tesori. Con la mia potenza ho abbattuto quei popoli”. Ho raccolto nella mia mano le ricchezze dei popoli come si prendono le uova abbandonate in un nido; ho preso tutta la terra. Nessuno ha agitato le ali. Nessuno ha aperto il becco per gridare”.
Dice ancora il Signore: “Può una scure vantarsi di essere più grande di chi la usa? Una sega è forse più importante di chi la maneggia? Un bastone non può comandare un uomo, è l’uomo che maneggia il bastone”. Perciò il Signore, Dio dell’universo, colpirà con la malattia quell’esercito vigoroso. Essa sarà come un fuoco ardente. Dio, la luce d’Israele, diventerà come un fuoco. Il Santo d’Israele diventerà come una fiamma che in un sol giorno brucerà ogni cosa, come se fossero rovi e spine. Quell’esercito è simile a una foresta e a un giardino ma Dio lo distruggerà completamente come una malattia mortale distrugge un uomo. Resteranno così pochi alberi nella foresta. Persino un bambino potrà contarli.
Allora il resto del popolo d’Israele, i pochi superstiti dei discendenti di Giacobbe, non avranno più fiducia in chi li ha così duramente colpiti. Porranno la loro fiducia solo nel Signore,, il Santo d’Israele. Il resto del popolo d’Israele ritornerà al suo Dio forte. Anche se il popolo d’Israele fosse così numeroso come la sabbia in riva al mare, pochi soltanto ritorneranno. Per il popolo è già stabilita la punizione che si è meritata. Il Signore Dio dell’universo ha decretato la distruzione di tutto il territorio ed eseguirà il suo decreto.
Il Signore, Dio dell’universo, dice al suo popolo che abita in Sion: “Non temere gli Assiri, anche se ora ti opprimono crudelmente come un tempo fecero gli Egiziani. Soltanto un poco e finirò di punirti, e poi li distruggerò. Io, il Signore dell’universo, li colpirò con la mia frusta come ho fatto con il popolo di Madian alla roccia di Oreb. Punirò gli Assiri come ho punto gli Egiziani. Quel giorno ti libererò dal potere degli Assiri, il loro giogo non peserà più sulle tue spalle, e tu vivrai nell’abbondanza”.
L’esercito nemico ha occupato la città di Aiat, ha attraversato Migron, ha lasciato le vettovaglie a Micmas,  ha superato il passo e pernotterà a Gheba! La gente del villaggio di Rama è atterrita, e gli abitati di Gabaa, città del re Saul, scappano via. Grida, popolo di Bat-Gallim! Ascoltate, gente di Laisa! Rispondete, popolo di Anatot! Quelli di Madmena e di Ghebim si danno alla fuga. Il nemico è già nel villaggio di Nob, e agita minaccioso il pugno contro il monte Sion, contro la città di Gerusalemme. Il Signore, Dio dell’universo, abbatte con violenza gli invasori, come rami strappati da un tronco d’albero. I più alti e più superbi sono stroncati. Il Signore li abbatte come si tagliano gli alberi con la scure nel cuore della foresta. Anche se sono maestosi, come gli alberi del Libano, crollano.

Questo è un buon esempio di lettura religiosa della storia. Dio dà, Dio prende. Dio manda gli Assiri come un castigo per le infedeltà del popolo d’Israele; ma gli Assiri, che si sono montati la testa, e il loro re, che crede d’avere in mano i destini del mondo, altro non sono che la scure di cui Dio si serve, e che Dio stesso può gettare a sua volta, per punirne la superbia. Gli uomini combattono, ma è Dio che vince; gli uomini si esaltano, ma è Dio che servono, anche senza rendersene conto: e, quando la misura è colma, affinché se ne rendano conto, o, piuttosto, affinché se ne ricordino, Dio fa loro sentire tutto il peso della sua mano, e li rende coscienti della loro fragilità. È la pedagogia di Dio, e vale anche per il singolo: nella sofferenza gli uomini riflettono, capiscono ed imparano; nella prosperità, dimenticano i loro doveri, scordano il timor di Dio e si abbandonano a folli sogni di potenza. Se il loro cuore è indurito, come quello del Faraone, gli uomini non capiranno neppure il significato delle dieci piaghe: vedranno e non comprenderanno, udranno e non si convertiranno. Perché gli uomini sono liberi. Ed è questo il lato meraviglioso, ma anche terrificante, della storia…

Vincendo il mondo, Gesù Cristo ha spezzato l’inferno della storia chiusa in se stessa

di Francesco Lamendola

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