NEANCHE FOSSIMO A TEATRO!
Ricordo anni fa , il venerdì Santo la liturgia della adorazione della Croce , l’austero ingresso del sacerdote sul presbiterio , omettendo il segno della Croce , in una Chiesa nuda , disadorna , priva di ogni addobbo , con l’altare spoglio della tovaglia ed il tabernacolo aperto e vuoto il celebrante si prostrava a terra e lì , in quella posizione sostava alcuni istanti . Quando si è in quella posizione, che il sacerdote ha già vissuto prima nell’ordinazione diaconale e poi in quella presbiterale ( ed è parte anche del rito dell’ordinazione episcopale ) si sperimenta la sensazione del corpo che aderisce al pavimento , si sentono i bottoni della talare ( per chi la porta ancora ) premere sulla carne del petto , si percepisce il freddo del pavimento solitamente di marmo del presbiterio , che “ aspira, succhia “ letteralmente il calore delle mani messe a protezione della fronte .
Distesi in quella posizione nel più assoluto silenzio , rotto solo dallo scricchiolio dei banchi sotto il peso delle ginocchia e dei gomiti dei fedeli , si ascolta il proprio respiro e il battito del cuore riflessi e trasmessi dalla cassa toracica aderente al pavimento e compressa dal peso del corpo . Oggi , di questi tempi , non sempre è usata la prostrazione , spesso i sacerdoti scelgono lo stare in ginocchio posizione più comoda . Così come al bacio della Croce ricordo che privi delle scarpe , ci si indirizzava verso il sacro legno in una processione fatta di piccoli passi e tre genuflessioni sino a giungere alla croce per consegnarsi ad essa attraverso un bacio , questa che assomigliava più ad una danza che ad una processione, non l’ho mai più vista fare così con il passare degli anni molti dei segni non sono più stati ripetuti e proposti , la liturgia è stata associata all’orologio , relegata nel tempo , mentre essa è fuori dal tempo , è evasione dal tempo , non ha tempo , malgrado si svolga nel tempo . Non ha tempo perché ogni atto liturgico è perenne , si …. la liturgia è perenne , continua , è gesto che propone l’Assoluto che non ha tempo , che è oltre il tempo dunque non può essere prigioniera del tempo . Nella veglia pasquale le letture previste dalla sacra liturgia sarebbero sette , ma spesso e volentieri si riducono perché ciò che si attende è il potere consumare , come gesto comunitario , la fetta di colomba precedentemente preparata o in sacrestia o nella attigua piazza della chiesa o nei locali parrocchiali . Se la liturgia è nel tempo è perchè è legata al precetto o peggio ancora al risvolto economico o perché è vissuta come professione allora i segni divengono gesti dunque non più segni . Nella santa Quaresima , non ci si prepara più alla Pasqua , preparando i fedeli ai segni , i fedeli non più catechizzati non sanno più leggere i segni che si compiono nella liturgia e tutto diviene parte del tempo cioè piatto , senza forma . La forma al tempo è data dal sentire , dal percepire , è data dal rendere segno il sentire , il percepire, il sacerdote è lì per trasmettere il sentire di Dio per l’uomo attraverso i segni , la liturgia , guai se riduce i segni , se non valorizza i segni o peggio ancora se li lega al tempo dunque a gesti slegati dal contesto . Non è questione di leggere velocemente o lentamente è il linguaggio del corpo che parla , come un dipinto , l’affresco del Giudizio di Michelangelo nella cappella Sistina non è una natura morta , e chi osserva è lì per percepire , attraverso quei corpi , attraverso quello statico movimento , il divino , che è quella parte di noi che ci è stata conferita con il battesimo . Nella liturgia si percepisce la grazia di Dio cioè la vita divina che ci è stata conferita e che noi, Dio in Dio , viviamo . Il sacerdote ha questo impegno , ma ormai tutto è un decadimento totale , i segni sono l’orologio e il dopo funzione o il rifugiato o il carcerato a cui vengono lavati i piedi , non viene più letto il gesto , ma come in un teatro si assiste dalla platea o in galleria ad uno spettacolo che spesso non piace o nelle peggiori delle ipotesi non dice nulla . Anche le Chiese non hanno più lo splendore di un tempo , i fregi dorati hanno perso la loro splendore , i candelabri d’argento sono ormai neri ossidati , il cero pasquale in plastica nell’Exultet è presentato come il frutto del lavoro delle api , l’acqua lustrale spesso è contenuta in bacinelle di plastica tutto è ridotto , il divino è ridotto , perde il suo primario posto agli occhi e nel sentire dell’uomo . Dobbiamo risollevare il capo e fare quadrato , magari meno gite e pellegrinaggi sicuramente più formazione e lectio divina , ciò vale per i preti ma anche per la comunità cristiana . Si deve ricominciare dal basso , dal catechismo , dall’uso del linguaggio e dei segni liturgici , dobbiamo dunque all’evangelicamente tornare bambini , basta con quelle conferenze dove tra il conferenziere , pagato profumatamente e l’assemblea vi sia lo spazio per qualche domanda , magari preparata , per poi chiudere entri tempo stabilito perché il conferenziere ha già riempito il portafoglio e non fa straordinari e poi deve incontrare in separata sede i borghesucci amici del prete che magari hanno finanziato la serata mentre gli altri esclusi devono andare a nanna . Il prete deve fare ricrescere i suoi fedeli , pochi per volta , divisi in più gruppi , deve rievangelizzare ,spiegare l’abc del nostro credo così può anch’egli crescere in ciò che è decresciuto , in un continuo ed estenuante lavoro che non permette certamente le pazze notti a Lisbona tra un “ moiito “ e l’altro postato su face book in un falso pellegrinaggio …. E pensare che mentre sono qui a vagheggiare , tra pochi giorni il gruppo vacanze del clero biellese sotto la regia dell’agente dei viaggi ( il vescovo ) , se la spasseranno dopo le fatiche d’Ercole della liturgia a buon mercato , tra l’altro parzialmente rimborsati ,lasciandoci intendere il rigore del pellegrinaggio perché anche di questo si è perso il segno ed il significato della parola .
29.03.2016 07:15Maggiori informazioni http://www.chiesacontrocorrente.it/news/neanche-fossimo-a-teatro/Distesi in quella posizione nel più assoluto silenzio , rotto solo dallo scricchiolio dei banchi sotto il peso delle ginocchia e dei gomiti dei fedeli , si ascolta il proprio respiro e il battito del cuore riflessi e trasmessi dalla cassa toracica aderente al pavimento e compressa dal peso del corpo . Oggi , di questi tempi , non sempre è usata la prostrazione , spesso i sacerdoti scelgono lo stare in ginocchio posizione più comoda . Così come al bacio della Croce ricordo che privi delle scarpe , ci si indirizzava verso il sacro legno in una processione fatta di piccoli passi e tre genuflessioni sino a giungere alla croce per consegnarsi ad essa attraverso un bacio , questa che assomigliava più ad una danza che ad una processione, non l’ho mai più vista fare così con il passare degli anni molti dei segni non sono più stati ripetuti e proposti , la liturgia è stata associata all’orologio , relegata nel tempo , mentre essa è fuori dal tempo , è evasione dal tempo , non ha tempo , malgrado si svolga nel tempo . Non ha tempo perché ogni atto liturgico è perenne , si …. la liturgia è perenne , continua , è gesto che propone l’Assoluto che non ha tempo , che è oltre il tempo dunque non può essere prigioniera del tempo . Nella veglia pasquale le letture previste dalla sacra liturgia sarebbero sette , ma spesso e volentieri si riducono perché ciò che si attende è il potere consumare , come gesto comunitario , la fetta di colomba precedentemente preparata o in sacrestia o nella attigua piazza della chiesa o nei locali parrocchiali . Se la liturgia è nel tempo è perchè è legata al precetto o peggio ancora al risvolto economico o perché è vissuta come professione allora i segni divengono gesti dunque non più segni . Nella santa Quaresima , non ci si prepara più alla Pasqua , preparando i fedeli ai segni , i fedeli non più catechizzati non sanno più leggere i segni che si compiono nella liturgia e tutto diviene parte del tempo cioè piatto , senza forma . La forma al tempo è data dal sentire , dal percepire , è data dal rendere segno il sentire , il percepire, il sacerdote è lì per trasmettere il sentire di Dio per l’uomo attraverso i segni , la liturgia , guai se riduce i segni , se non valorizza i segni o peggio ancora se li lega al tempo dunque a gesti slegati dal contesto . Non è questione di leggere velocemente o lentamente è il linguaggio del corpo che parla , come un dipinto , l’affresco del Giudizio di Michelangelo nella cappella Sistina non è una natura morta , e chi osserva è lì per percepire , attraverso quei corpi , attraverso quello statico movimento , il divino , che è quella parte di noi che ci è stata conferita con il battesimo . Nella liturgia si percepisce la grazia di Dio cioè la vita divina che ci è stata conferita e che noi, Dio in Dio , viviamo . Il sacerdote ha questo impegno , ma ormai tutto è un decadimento totale , i segni sono l’orologio e il dopo funzione o il rifugiato o il carcerato a cui vengono lavati i piedi , non viene più letto il gesto , ma come in un teatro si assiste dalla platea o in galleria ad uno spettacolo che spesso non piace o nelle peggiori delle ipotesi non dice nulla . Anche le Chiese non hanno più lo splendore di un tempo , i fregi dorati hanno perso la loro splendore , i candelabri d’argento sono ormai neri ossidati , il cero pasquale in plastica nell’Exultet è presentato come il frutto del lavoro delle api , l’acqua lustrale spesso è contenuta in bacinelle di plastica tutto è ridotto , il divino è ridotto , perde il suo primario posto agli occhi e nel sentire dell’uomo . Dobbiamo risollevare il capo e fare quadrato , magari meno gite e pellegrinaggi sicuramente più formazione e lectio divina , ciò vale per i preti ma anche per la comunità cristiana . Si deve ricominciare dal basso , dal catechismo , dall’uso del linguaggio e dei segni liturgici , dobbiamo dunque all’evangelicamente tornare bambini , basta con quelle conferenze dove tra il conferenziere , pagato profumatamente e l’assemblea vi sia lo spazio per qualche domanda , magari preparata , per poi chiudere entri tempo stabilito perché il conferenziere ha già riempito il portafoglio e non fa straordinari e poi deve incontrare in separata sede i borghesucci amici del prete che magari hanno finanziato la serata mentre gli altri esclusi devono andare a nanna . Il prete deve fare ricrescere i suoi fedeli , pochi per volta , divisi in più gruppi , deve rievangelizzare ,spiegare l’abc del nostro credo così può anch’egli crescere in ciò che è decresciuto , in un continuo ed estenuante lavoro che non permette certamente le pazze notti a Lisbona tra un “ moiito “ e l’altro postato su face book in un falso pellegrinaggio …. E pensare che mentre sono qui a vagheggiare , tra pochi giorni il gruppo vacanze del clero biellese sotto la regia dell’agente dei viaggi ( il vescovo ) , se la spasseranno dopo le fatiche d’Ercole della liturgia a buon mercato , tra l’altro parzialmente rimborsati ,lasciandoci intendere il rigore del pellegrinaggio perché anche di questo si è perso il segno ed il significato della parola .
preghiera “people friendly”
Ripristinare l’elemento verticale e divino nella Chiesa del post - Vaticano IILa nostra adorazione deve riflettere la croce, con un'estensione orizzontale verso gli altri e un'estensione verticale verso il cielo
Non molto tempo fa guidavo una missione in una parrocchia dei sobborghi con un edificio ecclesiale moderno a forma di ventaglio. L’accoglienza che ho ricevuto è stata gentile e amichevole, e la gente era ansiosa di conoscere meglio la propria fede. L’adorazione era semplice e informale, ma calorosa e centrata sulla gente. Il fine settimana successivo ho guidato una missione in una delle nostre cattedrali storiche. Le due esperienze di adorazione e i due edifici ecclesiali non avrebbero potuto essere più diversi.
La cattedrale era piena di splendide opere d’arte. La musica era edificante e solenne. L’architettura era imponente e il soffitto a volta faceva elevare gli occhi e il cuore. Il modo migliore di descrivere l’esperienza della cattedrale è dire che era verticale, mentre la chiesa dei sobborghi era orizzontale. Tutto nell’adorazione nella cattedrale mi elevava verso il cielo, mentre tutto nella chiesa dei sobborghi faceva concentrare la mia mente e il mio cuore sulle persone presenti. Questo scontro tra verticale e orizzontale nel cattolicesimo americano riguarda più dei diversi tipi di edifici.
Dopo il Concilio Vaticano II, c’è stato un reale tentativo da parte dei teologi e dei liturgisti di democratizzare la fede cattolica e renderla più
Oltre al fatto che la liturgia veniva celebrata in lingua volgare, il sacerdote guardava i fedeli e l’assemblea sedeva in modo circolare o semicircolare intorno all’altare. L’edificio ecclesiale e la liturgia sono stati considerati molto più come il pasto condiviso della famiglia di Dio che come il santo sacrificio della Messa – offerto dal sacerdote a nome dei fedeli. La musica moderna che si è sviluppata nelle comunità cattoliche era spesso più concentrata sulla famiglia di Dio e sulla sua missione di cambiare il mondo che sull’adorazione e la lode offerte a Dio.
L’esperienza cattolica è diventata orizzontale, e troppo spesso l’elemento verticale è stato non solo dimenticato, ma intenzionalmente assente.
Ora, a cinquant’anni dalla rivoluzione del Concilio Vaticano II, molte comunità cattoliche stanno ristabilendo un po’ di equilibrio e rivalutando le priorità, scoprendo che perché la vita cattolica sia in equilibrio servono sia l’elemento verticale che quello orizzontale. Oltre a questo, verticale e orizzontale sono intrinsecamente collegati quando sono ordinati nel modo giusto.
Il modo migliore di capirlo è ripensare ai due grandi comandamenti di amare Dio e amare il prossimo. Quando è stato interpellato sui comandamenti, Gesù ha detto: “’Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente’. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: ‘Amerai il prossimo tuo come te stesso’” (Matteo 22, 37-39). Insegnando questo, Gesù ha stabilito non solo che il rapporto verticale con Dio e quello orizzontale con il prossimo sono entrambi necessari, ma anche che c’è una priorità.
Amare Dio è la prima cosa. L’elemento verticale è quindi il più importante. Adorare Dio e imparare ad amarlo è il nostro primo compito. Da quell’amore divino impariamo poi ad amare il nostro prossimo. I due comandamenti sono legati come le due assi della croce. L’asse verticale va dalla terra al cielo e ci ricorda il primo comandamento, quella orizzontale si poggia su quella verticale e ci ricorda la necessità di proiettarci verso gli altri.
La maggior parte dei problemi nella religione cattolica per come viene vissuta attualmente deriva da una mancanza di equilibrio tra l’aspetto verticale e quello orizzontale. Quando i cattolici si coinvolgono talmente nelle questioni relative a pace e giustizia che finiscono per identificarsi in primo luogo con la propria convinzione politica piuttosto che con la propria fede, hanno sottolineato l’amore orizzontale per il prossimo fino ad escludere o a sminuire l’amore verticale di Dio.
Allo stesso modo, quando un cattolico si concentra talmente su adorazione, liturgia e preghiera da trascurare le opere di misericordia corporale può trascurare il bene terreno.
Bisogna ripristinare l’equilibrio. L’amore verticale di Dio viene realizzato dall’amore orizzontale del prossimo, e quest’ultimo è ispirato e rafforzato dal giusto amore verticale di Dio.
Quando condurrò una missione parrocchiale richiamerò ai fedeli queste verità ricordando loro che siamo chiamati a prendere su di noi la nostra croce e a seguire Cristo. Quando ci facciamo il segno della croce entrando in una chiesa, dovremmo ricordare come la croce stessa ci insegni l’importanza dell’elemento verticale e di quello orizzontale. Mentre ci facciamo il segno della croce, possiamo ricordarci di guardare prima in alto come segno d’amore per Dio e poi a destra e a sinistra a indicare l’amore pieno di Dio per il nostro prossimo.
Padre Dwight Longenecker è stato evangelico, poi anglicano e ora è sacerdote cattolico. Il suo sito è dwightlongenecker.com.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]
http://muniatintrantes.blogspot.it/2016/04/preghiera-people-friendly.html
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