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Oggi, sempre più, sacerdoti e fedeli sembrano considerare la celebrazione eucaristica solamente come un banchetto, il pasto dell’amore, come dicono spesso!
È errato, e anche eretico, pretendere che la Messa sia solamente un banchetto, un pasto di famiglia che raggruppa i fratelli e che è segno di unità tra tutti. In effetti, bisogna affermare che la Messa è innanzitutto un Sacrificio, vale a dire il Sacrificio sacramentale che perpetua in sostanza il Sacrificio della Croce in maniera incruenta e ne applica i frutti. Tale è la dottrina di fede chiaramente formulata dal Concilio di Trento. Il Concilio spiega, in effetti, che il Sacrificio della Messa è in sostanza lo stesso della Croce, perché è la stessa vittima, realmente presente sui nostri altari, che è offerta, e anche perché è lo stesso sacerdote principale che lo offre.
In più, secondo la dottrina più comunemente insegnata dai teologi, è la sola Consacrazione del pane e del vino che costituisce adeguatamente l’essenza del Sacrificio della Messa. Senza dubbio la Messa è ordinata direttamente (trascendentalmente, secondo il termine tecnico della teologia) alla Comunione del celebrante e dei fedeli; tuttavia la Comunione è solamente il termine estrinseco necessario all’integrità del Sacrificio della Messa. Così, un uomo è realmente tale avendo un corpo e un’anima. Se gli manca un braccio, per esempio, rimarrà sempre un uomo, ma l’assenza del suo braccio farà sì che non sia integro.
Non ammettere queste verità significa cadere nell’eresia protestante che pretende che la Messa non sia un sacrificio reale. Ora, i fatti ci indicano chiaramente che alcuni membri del clero non parlano ormai più di Santo Sacrificio riferendosi alla Messa. Senza dubbio, non negano esplicitamente che la Messa sia un Sacrificio, ma non lo dicono più e lasciano pensare che non vi credano più! La conseguenza di questa mentalità è molto grave. In effetti, se un sacerdote non crede più che la Messa è in sostanza lo stesso Sacrificio della Croce, o anche se il sacerdote non ha più, nelle sue intenzioni, la volontà di rinnovare il sacrificio della Croce celebrando la Messa, ciò, teologicamente, conduce all’invalidità di tali Messe! La validità della Messa e dei Sacramenti non dipende solamente dalla buona fede, ma anche e soprattutto dall’esatta osservanza delle esigenze del Cristo e della Chiesa, concernenti la materia, la forma e l’intenzione. In effetti, nel Decreto per gli Armeni che il Concilio di Firenze promulgò nel 1439, si ricordano gli elementi essenziali dei Sacramenti: «Tutti i Sacramenti sono realizzati grazie a tre elementi: le cose per la materia, le parole per la forma e la persona del ministro che conferisce il sacramento con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Se uno di loro fa difetto, il Sacramento non è realizzato».
I teologi sono d’accordo nel riconoscere che i Sacramenti della nuova legge producono la grazia ex opere operato, vale a dire che la virtù dei Sacramenti viene da Dio, quando un Sacramento è celebrato con tutte le condizioni richieste dal piano di Dio, dalla disposizione divina, comunica la grazia in virtù della sua stessa celebrazione, l’attenzione verte sulla casualità divina. Se io vado a confessarmi da un prete che in realtà è in peccato mortale, il più grave dei peccati, io comunque sono assolto, la causa del Sacramento non è il piccolo prete, ma Dio. Certo ci devono essere le formule richieste; se quel prete dice: «Ti assolvo in nome di Che Guevara» non è valida la confessione. Questo ruolo verrà confuso con qualcosa di magico, e quindi anche i protestanti contesteranno molto questo, come una formula magica, come se noi imponessimo qualcosa a Dio. In realtà si tratta di sottometterci a Dio, non imponiamo noi qualcosa a Dio come il mago, il Sacramento si sottomette alla volontà di Dio. Condizione però è l’ex opere operantis; i Sacramenti, pur essendo operatori di grazia, esigono la cooperazione di chi li riceve, la magia non richiede la cooperazione, il Sacramento non opera senza la cooperazione, ed è valido in chi non oppone ostacoli. Ci sono due tipi di ostacoli, uno lo rende invalido, uno infruttuoso. Un uomo e una donna si sposano, ma in realtà lei è stata minacciata, il Matrimonio non è valido, manca il libero consenso. Vado a battezzarmi per avere un posto di lavoro, lo scopo principale è che mi diano un posto di lavoro, il sacramento è valido, c’è il libero consenso, ma non è fruttuoso.
Quindi, il sacerdote, ministro della Messa e dei Sacramenti, è uno strumento di Cristo e della Chiesa. Di conseguenza, egli deve voler agire come tale se vuole celebrare validamente la Messa e amministrare validamente i Sacramenti. La sua intenzione è dunque richiesta perché egli si sottometta a Cristo che è l’agente principale.
È dunque assolutamente necessario che i sacerdoti rinnovino all’occorrenza, o almeno che essi riaffermino la loro retta intenzione, quando celebrano l’Eucarestia, che essi attualizzano, in modo incruento, lo stesso Sacrificio della Croce. Così, saranno certi che la loro celebrazione sia valida, e dunque fruttuosa, per la gloria di Dio e per il bene delle anime.
di P. André Michel
Presenza Divina http://www.presenzadivina.it/274.pdf
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