ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 luglio 2016

Anime belle in ginocchio ?!

Il cardinale Christoph Schönborn e l’esplicito invito al sacrilegio


L’arcivescovo di Vienna, intervistato da Padre Spadaro, toglie ogni illusione alle anime belle: Amoris Laetitiae è magistero, eccome. E aggiunge: in “certi casi” chi è in situazione oggettiva di peccato può accostarsi ai sacramenti. E questo si chiama, piaccia o meno, lasciapassare per il sacrilegio.
zschdi Paolo Deotto
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L’argomento “astuto” con cui le anime belle (chiamiamole così per delicatezza…) hanno fin qui giustificato le incredibili affermazioni contenute nella Amoris Laetitiae era questo: A.L. non è magistero, è “l’opinione” del Pontefice sulla famiglia. Affermazione grottesca, è chiaro, e in ogni caso contraddittoria, perché è ben singolare che un Pontefice possa avere una sua personale “opinione” su argomenti di Fede e di Dottrina. Avremmo insomma il caso singolare di un Pontefice che in alcuni casi può essere il dott. Jekyll e in altri Mister Hyde. Quando va in libera uscita come Mister Hyde, spara tranquillamente affermazioni eretiche.
Le anime belle vanno del resto compatite. Alcune per malinteso dovere d’ufficio (“Il Capo ha sempre ragione”), altre per servilismo, altre ancora per congenita incapacità di ragionare, tutte comunque dovevano arrampicarsi sugli specchi per far quadrare il cerchio.

Il Corriere.it pubblica un estratto dell’intervista che il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, ha concesso a Padre Antonio Spadaro, direttore della rivista dei gesuiti, Civiltà Cattolica. Ebbene, l’intervistato, che, va ricordato, (OMISSIS) ha de facto nominato interprete autentico di A.L. , toglie subito ogni illusione. Gli arrampicatori sugli specchi scivolano giù rovinosamente.
È evidente che si tratta di un atto di magistero! È una Esortazione apostolica. È chiaro che il Papa qui esercita il suo ruolo di pastore, di maestro e dottore della fede, dopo avere beneficiato della consultazione dei due Sinodi. Penso che, senza dubbio alcuno, si debba parlare di un documento pontificio di grande qualità, di un’autentica lezione di sacra doctrina, che ci riconduce all’attualità della Parola di Dio. Amoris laetitia è un atto del magistero che rende attuale nel tempo presente l’insegnamento della Chiesa”.
Più chiaro di così…
Non pretendo qui di fare l’approfondita analisi dell’intervista. Mi sembra però che sia utile soffermarsi su poche parole, perché ci mostrano, con spudorata chiarezza, come il relativismo ormai domini in certa “teologia”. Dopodiché, va benissimo che A.L.sia, senza equivoci, un atto di magistero. Di “quale” magistero, è un altro paio di maniche.
Mi sembra utile leggere con attenzione questo passaggio:
Domanda: Il Papa afferma che «in certi casi», quando ci si trova in una situazione oggettiva di peccato — ma senza essere soggettivamente colpevoli o senza esserlo interamente —, è possibile vivere nella grazia di Dio. C’è una rottura con ciò che è stato affermato in passato?
 Risposta: «Il Papa ci invita a non guardare soltanto le condizioni esteriori, che hanno la loro importanza, ma a domandarci se abbiamo sete di perdono misericordioso, allo scopo di rispondere meglio al dinamismo santificatore della grazia. Il passaggio tra la regola generale e i “certi casi” non si può fare solo attraverso considerazioni di situazioni formali. È possibile dunque che, in certi casi, colui che è in una situazione oggettiva di peccato possa ricevere l’aiuto dei sacramenti».
Ecco ufficializzate nuove interessanti categorie: la “situazione oggettiva di peccato”, in cui però si può non essere “soggettivamente colpevoli”, oppure esserlo “non interamente”. Al caos, non certo casuale, della domanda, fa seguito il caos, non certo casuale, della risposta.
E così apprendiamo che si può essere in peccato, ma non esserlo, oppure essere in peccato ma non esserci del tutto, dal momento che si fa la curiosa distinzione tra situazione “oggettiva” e “soggettiva” di peccato. E chi è colpevole “senza esserlo interamente”, cosa deve fare? Un pentimento ma solo in percentuale? E comunque in “certi casi” (quali? Non si sa!) chi è in situazione oggettiva di peccato (senza specifiche se sia soggettivamente colpevole oppure lo sia solo parzialmente) può ricevere “l’aiuto dei sacramenti”.
Ma l’unico “aiuto” che il peccatore può ricevere non è l’assoluzione, ovviamente previa confessione? La quale confessione comporta il sincero pentimento e il proposito di non perseverare nel peccato.
No, qui si parla di “sacramenti”, al plurale, e poiché si è a lungo blaterato, pardon, dibattuto, sulla comunione ai divorziati risposati, ecco che scopriamo che praticamente tutti possono ricevere la comunione, perché l’apparente caos delle situazioni “oggettive”, “soggettive”, “non interamente oggettive”, in definitiva comprende tutto e tutti. La genericità dei “certi casi” lascia ovviamente la porta aperta alle interpretazioni più diverse.
Resta il fatto incontrovertibile che “Chi mangia il pane e beve il calice del Signore indegnamente, mangia e beve la propria condanna”. Ma si direbbe che questo non preoccupi più. Evidentemente la salvezza eterna non rientra più tra gli interessi di questa singolare neochiesa che esprime un nuovo “magistero”. Tant’è che con le affermazioni sopra riportate si rilascia, erga omnes, un lasciapassare per il sacrilegio.
E per chiudere, mi limito a sottolineare una cosa: questo guazzabuglio (e il resto che potete leggere su Corriere.it) non proviene da un mattacchione qualsiasi, in vena di bizzarrie para-teologiche. Proviene dal cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, indicato da (OMISSIS) come miglior interprete di A.L.
È tutto così terribilmente chiaro. Dio ci salvi.

http://www.riscossacristiana.it/il-cardinale-christoph-schonborn-e-lesplicito-invito-al-sacrilegio-di-paolo-deotto/

Spadaro: Il card. Shönborn “smonta” le letture depotenziate di Amoris laetitia

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Come ha twittato il direttore della famosa rivista, P. Antonio Spadaro, «il cardinal Shonborn su Civiltà Cattolica “smonta” le letture depotenziate di Amoris laetitia e la legge con la mente di Francesco». Quindi, se vi fosse ancora qualche dubbio, quella offerta dal cardinale di Vienna è la lettura “ufficiale” del documento post-sinodale. In effetti chi ha seguito il dibattito lungo i quasi tre anni di discussioni, non fatica a sapere quale possa essere la lettura di Shonborn (può essere utile rileggere l’intervista che lo stesso Schonborn aveva dato sempre a Spadaro poco prima del sinodo dell’ottobre 2015, vedi QUI). Comunque offriamo ai nostri lettori alcuni significativi passi dell’ultima intervista di Spadaro al cardinale, così come sono stati pubblicati sul Corriere della Sera (i titoletti sono nostri, NdR).
IL VALORE MAGISTERIALE DI AMORIS LAETITIA
«È evidente che si tratta di un atto di magistero! È una Esortazione apostolica. È chiaro che il Papa qui esercita il suo ruolo di pastore, di maestro e dottore della fede, dopo avere beneficiato della consultazione dei due Sinodi. Penso che, senza dubbio alcuno, si debba parlare di un documento pontificio di grande qualità, di un’autentica lezione di sacra doctrina, che ci riconduce all’attualità della Parola di Dio. Amoris laetitia è un atto del magistero che rende attuale nel tempo presente l’insegnamento della Chiesa. Così come noi leggiamo il Concilio di Nicea alla luce del Concilio di Costantinopoli, e il Vaticano I alla luce del Vaticano II, così ora dobbiamo leggere i precedenti interventi del magistero sulla famiglia alla luce del suo contributo».
SUPERATE LE CATEGORIE DI REGOLARE E IRREGOLARE
«Il fatto rilevante di questo documento è che esso supera le categorie di “regolare” e “irregolare”. Non ci sono, in modo semplicistico, da un lato i matrimoni e le famiglie che funzionano, che vanno bene, mentre le altre non vanno bene. Francesco parla di questa realtà che riguarda tutti: siamo viatores, siamo in cammino. Siamo tutti soggetti al peccato e tutti abbiamo bisogno della misericordia. [...] Francesco non nega che ci siano situazioni regolari o irregolari, ma va al di là di questa prospettiva per mettere in pratica il Vangelo: chi tra voi non ha mai peccato scagli la prima pietra».
IL DISCERNIMENTO CASO PER CASO: IN CERTI CASI SI’ AI SACRAMENTI
«Sul piano della pratica, di fronte a situazioni difficili e famiglie ferite, il Santo Padre ha scritto che è possibile solo un nuovo incoraggiamento a un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, “poiché il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi, le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi”». (…)
«Il Papa ci invita a non guardare soltanto le condizioni esteriori, che hanno la loro importanza, ma a domandarci se abbiamo sete di perdono misericordioso, allo scopo di rispondere meglio al dinamismo santificatore della grazia. Il passaggio tra la regola generale e i “certi casi” non si può fare solo attraverso considerazioni di situazioni formali. È possibile dunque che, in certi casi, colui che è in una situazione oggettiva di peccato possa ricevere l’aiuto dei sacramenti».
D (Antonio Spadaro): Che cosa vuol dire «in certi casi»? Qualcuno si chiede perché non farne una sorta di inventario…
R (Card. Schonborn): «Perché altrimenti il rischio è quello di cadere nella casistica astratta e, cosa più grave, creiamo — anche attraverso una norma d’eccezione — un diritto a ricevere l’Eucaristia in situazione oggettiva di peccato. Qui mi sembra che il Papa ci metta di fronte all’obbligo, per amore della verità, di discernere i casi singoli in foro interno come in foro esterno».
D (Antonio Spadaro): Mi faccia capire: qui Francesco parla di una «situazione oggettiva di peccato». Quindi, ovviamente non si riferisce a coloro che hanno ricevuto una dichiarazione di nullità del primo matrimonio e si sono sposati, né a coloro che riescono a soddisfare l’esigenza di vivere come «fratello e sorella». Il Pontefice qui si riferisce dunque a coloro che non riescono a realizzare oggettivamente la nostra concezione del matrimonio, a trasformare il loro modo di vita secondo quella esigenza?
R (Card. Schonborn): «Sì, certamente! Nella sua grande esperienza di accompagnamento spirituale, quando il Santo Padre parla delle “situazioni oggettive di peccato”, non si accontenta dei casi di specie distinte nella Familiaris consortio, ma si riferisce in modo più esteso a coloro “che non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio” e la cui “coscienza dev’essere meglio coinvolta”, “a partire dal riconoscimento del peso dei condizionamenti concreti”» .
AMORIS LAETITIA E’ SVILUPPO DELLA DOTTRINA PRESENTE IN FAMILIARIS CONSORTIO
«Francesco ha fatto un passo importante obbligandoci a chiarire qualcosa che era rimasto implicito nella Familiaris consortio, sul legame tra l’oggettività di una situazione di peccato e la vita di grazia di fronte a Dio e alla sua Chiesa e, come logica conseguenza, l’imputabilità concreta del peccato. Il cardinal Ratzinger ce lo aveva spiegato negli anni Novanta: non si parla più automaticamente di situazione di peccato mortale in casi di nuova unione. Mi ricordo che nel 1994, quando la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva pubblicato il suo documento sui divorziati risposati, avevo domandato al cardinal Ratzinger: “Forse che la vecchia prassi data per scontata e che ho conosciuto prima del Concilio, quella di vedere in foro interno con il proprio confessore la possibilità di ricevere i sacramenti a condizione di non creare scandalo, è sempre valida?”. La sua risposta fu molto chiara, come le affermazioni di Papa Francesco: non esiste una norma generale che possa coprire tutti i casi particolari. Tanto è chiara la norma generale, quanto è chiaro che essa non può coprire tutti i casi in modo esaustivo».
Ringraziamo Paolo Pasqualucci per questa sua puntuale nota. Per i molti precedenti sul blog, vi rimando all'indice degli articoli pubblicati.

Lo scandaloso elogio di Bergoglio a Lutero,
sulla giustificazione

Nell’ultima conferenza stampa aerea rilasciata da Bergoglio, durante il volo di ritorno dalla visita in Armenia, interrogato a proposito delle celebrazioni con i luterani per il 500mo centenario della Riforma protestante, egli ha detto: 
“Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate. In quel tempo la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c’era corruzione, c’era mondanità, c’era attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato. Poi era intelligente ed ha fatto un passo avanti, giustificando il perché facesse questo. Ed oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d’accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante lui non aveva sbagliato. Lui ha fatto una “medicina” per la Chiesa, poi questa medicina si è consolidata in uno stato di cose, in una disciplina etc.”[1].
Ciò che colpisce come un’autentica mazzata, in queste parole, è l’affermazione che oggi, dopo decenni di “dialogo”, cattolici e protestanti luterani e non, sono d’accordo sulla dottrina della giustificazione.  Concorderebbero anche i cattolici nel sostenere che “su questo punto tanto importante Lutero non aveva sbagliato”.

Ma non è sempre stato questo uno dei punti di completa rottura di Lutero con la dottrina insegnata nei secoli dalla Chiesa? Vale a dire il fatto che egli propalasse una dottrina della salvezza, o della “giustificazione del peccatore” di fronte a Dio, mediante la sola fede con l’esclusione del contributo delle opere e quindi del nostro libero arbitrio. Il Tridentino, a conclusione del suo Decreto sulla giustificazione, del 13 gennaio 1547, inflisse 33 anatemi con relativi canoni, il 9° dei quali recita:  
Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato dalla sola fede, così da intendere che non si richieda nient’altro con cui cooperare al conseguimento della grazia della giustificazione e che in nessun modo è necessario che egli si prepari e si disponga con un atto della sua volontà:  sia anatema”[2].
La dottrina qui condannata è notoriamente quella di Lutero. Ed ora il Papa in persona ci viene a dire che “su questo punto tanto importante Lutero non aveva sbagliato? Il presente pontefice in che conto tiene le definizioni espressamente dogmatiche del Concilio di Trento? In nessuno, evidentemente. Ma bisogna dire che non tiene in alcun conto l’intera dottrina della Chiesa sul punto, poiché il Tridentino non ha fatto altro che ribadire, spiegandola e chiarendola, la dottrina sempre professata dalla Chiesa. E bisogna anche chiedersi, di fronte ad affermazioni del genere: qual è il livello di preparazione teologica di papa Bergoglio?
Tuttavia, le stupefacenti dichiarazioni di Bergoglio non devono sorprendere più di tanto. Egli non fa altro che trarre le ovvie ed esplicite conclusioni da quanto affermato nella Dichiarazione congiunta sulla giustificazione [qui - qui], perfezionata poco tempo fa, alla fine di un “dialogo ecumenico” con i Luterani iniziatosi nel 1994 proprio con l’intenzione di arrivare ad una Dichiarazione del genere; dialogo sviluppatosi pertanto con la completa approvazione dei due Papi precedenti: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Risulta forse che essi vi si siano opposti?  Una loro chiamata in correità non è come minimo dovuta?
Lo straordinario elogio di Papa Francesco a Lutero, elogio nel merito della dottrina eretica di quest’ultimo, mostra quanto sia vera la recente dichiarazione di mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della FSSPX,  esser cioè la Chiesa devastata oggi da errori molteplici e gravi, insegnati dagli stessi Pastori, ivi compreso il Papa.
Verità fondamentali vengono negate o svuotate di significato, si cerca l’accordo dottrinale esplicito con gli eretici e scismatici, addirittura la Somma Autorità della Chiesa elogia apertamente i fondamenti stessi delle loro dottrine!  Infatti, l’eresia della sola fides quale procacciatrice di salvezza, senza bisogno del concorso delle opere meritorie che Dio vuole da noi, con l’osservanza di tutti i Dieci Comandamenti, e pertanto con la cooperazione del nostro libero arbitrio all’opera della Grazia in noi, costituisce il principio fondamentale di tutto il sistema luterano ed anzi dell’intero Protestantesimo. 

Difensori della fede, dove siete? Per quanto tempo, ancora, continuerete a tacere?
Paolo Pasqualucci
_______________________________
1. Testo ripreso dal sito Riscossa Cristiana, articolo di M. Faverzani, del giugno 2016, p. 2 di 2; originariamente nel sito Corrispondenza Romana.  Il testo riproduce il parlare a braccio del Papa, nel suo spesso infelice italiano, come riportato dalla stampa internazionale.  Corsivi miei. 
2. Giuseppe Alberigo (a cura di), Decisioni dei Concili Ecumenici, tr. it. di Rodomonte Galligani, UTET, 1978, p. 553; DS 819/1559.

5 commenti:

  1. Dove sono i difensori della FEDE? Ma è evidente ! Sono tutti emigrati nel paese del , MAIONONSO': ilpapavolevadireunaltracosa,imezzid'informazionetravianolaparoladelsantopadre,itempisoncambiati,epoiiodovevadoafinire,mainfindeicontibastalasolidarietà,masìvolemosebene,delrestochecèfrega,tantosisalvanotuttiparoladiGesù. jane

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  2. Certo Jane, mercenari con la faccia da misericordia e da finti tonti.

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  3. Dai padrelivio!!! difendi il papa....che tu ci riesci sempre!

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  4. Da una fonte di acqua amara non può scaturire acqua dolce.
    Ricordiamoci che il cardinalone schonborn è un medjugorjano doc amico del fanzaga.

    http://www.medjugorje.ws/it/articles/cardinal-schonborn-medjugorje/

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  5. Da una fonte di acqua amara non può scaturire acqua dolce.
    Ricordiamoci che il cardinalone schonborn è un medjugorjano doc amico del fanzaga.
    http://www.medjugorje.ws/it/articles/cardinal-schonborn-medjugorje/

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