LA MASSONERIA ECCLESIASTICA
La Massoneria ecclesiastica ha preso il timone della navicella di Pietro? il pericolo di una mutazione genetica nella Chiesa e nella sua dottrina sta aprendo la strada alla possibilità di una spettacolare vittoria del Diavolo
di Francesco Lamendola
Monsignor
Nunzio Galantino, segretario della Conferenza Episcopale Italiana – non
un vescovo qualsiasi, pertanto, ma il numero uno di tutti i vescovi
italiani, almeno in senso gerarchico – nel corso di una omelia,
riportata testualmente dal quotidiano cattolico semi-ufficiale Avvenire (il
cui pacchetto azionario è controllato al 75% da una fondazione
religiosa della C.E.I.), ha recentemente affermato che Dio risparmiò
dalla distruzione Sodoma e Gomorra per la preghiera di Abramo e per la
presenza di alcuni giusti nelle città peccatrici.
Ora, i casi sono due: o monsignor Galatino non ha mai letto la Bibbia, e non sa quello che dice, oppure sa quello che dice, conosce la Bibbia
e, pertanto, ha deciso di stravolgerla, di capovolgerla, di farle dire
il contrario di ciò che essa dice: il che, tecnicamente, si chiama apostasia. Perché nel libro della Genesi si
dice chiaramente che Dio avrebbe voluto risparmiare Sodoma, e, alle
insistenti preghiere di Abramo, promise che non l’avrebbe distrutta, a
condizione che vi avesse trovato anche solo dieci giusti; ma quei dieci
giusti, non li trovò. Gli unici giusti erano Lot e si i suoi familiari,
che però non erano Sodomiti, ma stranieri venuti ad abitare in quel
luogo: distinzione fondamentale secondo la dottrina e la pratica
giuridica del mondo antico (non bastava risiedere ad Atene o a Roma per
essere cittadini ateniesi o romani, con gli obblighi e i diritti a ciò relativi).
Il
peccato dei Sodomiti era l’omosessualità: una omosessualità così
ostentata e così aggressiva, che essi avrebbero voluto brutalizzare
anche i due Angeli entrati in città in forma umana, per incarico del
Signore, e accolti da Lot nella sua casa perché trascorressero la notte.
Nel corso del colloquio con Abramo, Dio in persona dice che il clamore
della condotta dei Sodomiti era giunta fino a Lui, e che per questo Egli
è venuto di persona ad accertarsi se le cose stanno realmente in quel
modo: perché, precisa testualmente, ”il loro peccato è molto grave”. Ma
monsignor Galantino decide che le cose sono andate altrimenti, e che Dio
non ha distrutto Sodoma perché vi ha trovato dei giusti. Eppure,
chiunque abbia letto quel capitolo, sa bene come andò a finire: la città
venne distrutta da una tempesta di fuoco e di zolfo, nella quale
perirono tutti gli abitanti, senza eccezione e senza scampo; e
che distrusse, nel medesimo tempo, anche Gomorra e altre località
vicine. La stessa moglie di Lot, la quale, imprudentemente, e benché
fosse stata ammonita dagli Angeli, si era voltata a guardare il tremendo
spettacolo, perì e venne trasformata in una statua di sale.
Che
cosa si proponeva di fare, monsignor Galantino? Di levar di mezzo il
senso della condanna cristiana dell’omosessualità, cambiando il
contenuto e l’epilogo del racconto biblico? Di dare a intendere che la
pratica dell’omosessualità – la pratica, si badi; non la condizione
omosessuale, se essa è innata – non è più un peccato, e tanto meno un
peccato “molto grave”? Che lui, monsignor Galantino, è autorizzato a
modificare non solo la lettera e lo spirito della Bibbia, ma anche
l’insegnamento della teologia morale, riguardo a questo punto? E, più in
generale, che la misericordia di Dio – concetto del quale la Chiesa di
papa Francesca parla moltissimo, forse anche troppo – esclude o annulla
la giustizia di Dio? Ma Dio come potrebbe essere misericordioso, se non
fosse anche giusto? Come si può ignorare che la giustizia è l’altra
faccia della misericordia stessa; e che non esiste alcuna giustizia che
non preveda dei castighi per i trasgressori? La punizione dei peccatori è
la diretta conseguenza del libero arbitrio: se gli esseri umani non
fossero moralmente liberi, il castigo non avrebbe senso (e nemmeno il
premio, se è per questo). Dunque, che cosa si ripromettono di fare, i
numerosi Galantino oggi imperversanti: di negare che esiste l’Inferno e
di derubricare tutta una serie di peccati, per mettersi al passo coi
tempi, con la cultura e con le leggi ora vigenti? Se è così, dovrebbero
anche avere il coraggio di andare sino in fondo, assumendosi la
responsabilità delle conseguenze d’una simile impostazione: e cioè che
l’uomo non è libero, ma un bambolotto creato da Dio per essere salvato
comunque, che lo voglia o no; e che l’Incarnazione, pertanto, con la
Passione e con la Resurrezione, non erano essenziali, anzi, non erano
nemmeno necessarie, visto che poi, essendo “misericordioso”, Dio perdona
tutti, pentiti o no, salva tutti e non giudica nessuno (“chi sono io
per giudicare?”, disse papa Francesco, proprio parlando degli
omosessuali, nei primi giorni del suo pontificato).
Ecco:
questo è uno di quei casi - e, da alcuni anni a questa parte, se ne
presentano sempre più spesso, con immenso stupore, sconcerto e
disorientamento dei fedeli – nei quali si ha la netta sensazione di
trovarsi di fronte ad un Magistero ecclesiastico inusitato, che non
conoscevamo affatto; a una nuova Chiesa, a una nuova teologia, a una
nuova morale, e che questa morale è assolutamente incompatibile con
quella che, fino a qualche tempo, la Chiesa pareva unanime
nell’insegnarere, e che difendeva con vigore, contro qualunque tentativo
di edulcorarla o di modificarla; in breve, si ha l’impressione di
essere in presenza d’una cosa tremenda, quasi innominabile: una falsa
Chiesa e un falso Cristo.
Ebbene:
c’è stato un sacerdote che queste cose le aveva dette, e le aveva dette
alcuni decenni orsono; o meglio, che le diffondeva a nome della
Madonna, con la quale era in unione mistica. Parliamo di don Stefano
Gobbi (nato a Dongo nel 1930 e morto a Milano nel 2011), il fondatore
del Movimento Sacerdotale Mariano, una realtà tutt’oggi imponente, che
conta qualcosa come 350 vescovi e arcivescovi, 150.000 sacerdoti e
membri di istituti e ordini religiosi, e alcuni milioni, o meglio,
alcune decine di milioni di fedeli laici, simpatizzanti “esterni” del
movimento, raccolti nei “cenacoli di preghiera” in tutti e cinque i
continenti. Movimento che, pure, da quando è sorto, nel 1972, non sembra
aver goduto di particolari appoggi da pare della Gerarchia,
specialmente ai suoi massimi livelli, ma che, se è vivo e vegeto, lo
deve alle proprie forze spontanee e all’entusiasmo di coloro che vi
aderiscono (oltre, naturalmente, all’aiuto sopranaturale di Dio e della
Madonna, al Cuore Immacolato della quale i suoi membri si sono
interamente affidati).
Dunque: don
Stefano Gobbi parlava spesso dell’influenza diabolica esercitata da una
parte del clero, infiltrato dalla Massoneria, specialmente ai livelli
superiori della Gerarchia, e metteva in guardia contro l’immenso
pericolo da ciò rappresentato: il pericolo di una mutazione
genetica della Chiesa e della sua dottrina, che avrebbe gettato le anime
nella confusione e, inevitabilmente, nella perdizione, aprendo la
strada alla possibilità di una spettacolare vittoria del Diavolo nella
sua eterna lotta contro l’uomo per vanificare il progetto dell’amore
divino. Questi discorsi, senza dubbio, dovevano dare parecchio fastidio a
certi cardinali e vescovi che simpatizzavano apertamente per la
Massoneria e che caldeggiavano una riappacificazione della Chiesa con
essa, cominciando con il togliere la scomunica del 1738, fulminata da
Clemente XII. Basterà un nome per tutti: quello del cardinale Carlo
Maria Martini, tanto apprezzato negli ambienti radical-chic di
Milano e ancora tanto rimpianto da tutti i cattolici modernisti e
progressisti, i quali continuano a lamentare piagnucolosi che lo
“spirito” - con la lettera minuscola - del Concilio (il Vaticano II: ma
la precisazione è superflua, dato che per loro non ce ne sono altri) si è
perso per strada, e che bisognerebbe rivitalizzarlo, appunto ad opera
di uomini di Chiesa “coraggiosi” e “aperti” come il defunto cardinal
Martini. Don Stefano, peraltro – cosa inaudita! - non parlava a titolo
personale; egli aveva delle frequenti comunicazioni interiori da parte
della Madonna, fin da quando, a Fatima, Ella gli aveva ispirato la
fondazione del movimento; e di tali comunicazioni si faceva interprete,
da prete semplice e privo di quelle raffinatezze teologiche e di quei
modi signorili e un po’ mondani che mostravano cardinali e arcivescovi
alla moda, specialmente nei salotti buoni della borghesia
catto-progressista, ma anche di quella atea e, guarda caso, massonica.
Così si esprimeva, ad esempio, la Madonna, rivolgendosi a don Stefano il 13 giugno 1989, a Dongo, nel commentare il libro dell’Apocalisse, capitolo 13, versetto 11, in cui si parla della Bestia simile ad un Agnello (da: Don Stefano Gobbi, Ai sacerdoti, figli prediletti della Madonna, Movimento Sacerdotale Mariano, 1989, pp. 738-741):
Come
mamma, vi ho voluto avvertire del grande pericolo che minaccia oggi la
Chiesa, a causa dei molti e diabolici attacchi che si compiono contro di
Lei per distruggerla.
Per
raggiungere questo scopo, alla Bestia Nera che sale dal mare, viene in
aiuto dalla terra, una bestia che ha due corna, simili a quelle di un
agnello.
L’agnello,
nella divina Scrittura, è sempre stato il simbolo del sacrificio. Nella
notte dell’esodo viene sacrificato l’agnello, e, con il suo sangue,
sono aspersi gli stipiti delle case degli Ebrei, per sottrarle al
castigo che invece colpisce tutti gli Egiziani.
La Pasqua Ebraica ricorda questo atto ogni anno, con la immolazione di un agnello, che viene sacrificato e consumato.
Sul
Calvario Gesù Cristo si immola per la redenzione dell’umanità si fa Lui
stesso nostra Pasqua e diventa il vero agnello di Dio che toglie tutti i
peccati del mondo.
La bestia porta sul capo due corna simili a quelle di un agnello.
Al simbolo del sacrificio è intimamente unito quello del Sacerdozio: le due corna.
Un copricapo con due corna portava il Sommo Sacerdote nell’Antico Testamento.
La Mitria – con due corna - portano i Vescovi nella Chiesa, per indicare la pienezza del loro Sacerdozio.
La
bestia nera, simile a una pantera, indica la Massoneria; la bestia con
due corna, simile ad un agnello, indica la Massoneria infiltrata
all’interno della Chiesa, cioè la Massoneria Ecclesiastica, che si è
diffusa soprattutto tra i Membri della Gerarchia.
Questa
infiltrazione massonica, all’interno della Chiesa, vi è già stata da me
predetta in Fatima, quando vi ho annunciato che Satana si sarebbe
introdotto fino al vertice della Chiesa.
Se
compito di Satana è di condurre le anime alla perdizione, portandole al
culto di false divinità, la massoneria ecclesiastica è invece quello di
distruggere Cristo e la sua Chiesa, costruendo un nuovo idolo, cioè un
falso Cristo e una falsa Chiesa. […]
GESÙ È VERITÀ, perché è Lui- Parola vivente – fonte e sigillo di tutta la divina Rivelazione.
Allora
la massoneria ecclesiastica agisce per oscurare la sua divina Parola,
per mezzo di interpretazioni naturali e razionali e, nel tentativo di
renderla più comprensiva ed accolta, la svuota di ogni suo
soprannaturale contenuto
Così
si diffondono gli errori, in ogni parte della Chiesa Cattolica. A causa
della diffusione di questi errori, oggi molti si allontanano dalla vera
fede, dando attuazione alla profezia che vi è stata fatta da Me a
Fatima: “Verranno tempi in cui molti perderanno la vera fede”. La
perdita della Fede è apostasia.
La massoneria ecclesiastica agisce, in maniera subdola e diabolica, per condurre tutti alla apostasia.
GESÙ È VITA perché dona la Grazia.
Scopo
della massoneria ecclesiastica è quello di giustificare il peccato, di
presentarlo non più come un male, ma come un valore ed un bene. Così si
consiglia di compierlo, come un modo di soddisfare le esigenze della
propria natura, distruggendo la radice da cui può nascere il pentimento e
si dice che non è più necessario confessarlo.
Frutto
pernicioso di questo maledetto cancro, che si è diffuso in tutta la
Chiesa, è la sparizione della confessione individuale in ogni parte.
Le anime vengono portate a vivere nel peccato, rifiutando il dono della Vita, che Gesù ci ha offerto.
GESÙ È LA VIA, che conduce al Padre per mezzo del Vangelo.
La
massoneria ecclesiastica favorisce le esegesi, che danno di esso
interpretazioni razionalistiche e naturali, per mezzo dell’applicazione
dei vari generi letterari, così che esso viene dilaniato in ogni sua
parte. Alla fine giunge a negare la realtà storica dei miracoli e della
sua risurrezione e si mette in dubbio la divinità stessa di Gesù e la
sua missione salvifica.
Dopo
aver distrutto il Cristo storico, la bestia con due corna simili a un
agnello cerca di distruggere il Cristo mistico che è la Chiesa.
La Chiesa istituita da Cristo è una sola: quella santa, cattolica, apostolica, una, fondata su Pietro.
Come Gesù, anche la Chiesa da Lui fondata, che forma il suo corpo mistico, è verità, vita e via.
LA
CHIESA È VERITÀ, perché ad essa sola Gesù ha affidato da custodire,
nella sua integrità, tutto il deposito della fede. Lo ha affidato alla
Chiesa gerarchica, cioè al papa ed ai Vescovi uniti con Lui.
La
massoneria ecclesiastica cerca di distruggere questa realtà con il
falso ecumenismo, che porta all’accettazione di tutte le Chiese
cristiane affermando che ciascuna di esse possiede una parte di verità.
Essa
coltiva il disegno di fondare una Chiesa ecumenica universale, fondata
dalla fusione di tutte le confessioni cristiane fra cui la Chiesa
cattolica.
LA
CHIESA È VITA perché dona la Grazia ed essa sola possiede i mezzi
efficaci di Grazia, che sono i sette Sacramenti Specialmente è vita
perché ad essa sola è stato dato il potere di generare l’Eucaristia, per
mezzo del sacerdozio ministeriale e gerarchico.
Nella Eucaristia Gesù Cristo è realmente presente col suo Corpo glorioso e la sua divinità.
Allora
la massoneria ecclesiastica, in tante subdole maniere, cerca di
attaccare la pietà ecclesiale verso il Sacramento dell’Eucaristia.
Da
essa valorizza solo l’aspetto della Cena, tende a minimizzare il suo
valore sacrificale, cerca di negare la reale e personale presenza di
Gesù nelle Ostie consacrate.
Per
questo si sono gradualmente soppressi tutti i segni esteriori che sono
indicativi della fede nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, come
le genuflessioni, le ore di adorazione pubblica, la consuetudine santa
di circonda re il Tabernacolo di luci e di fiori.
LA
CHIESA È VIA perché conduce al Padre, per mezzo del Figlio, nello
Spirito Santo sul cammino della perfetta unità. Come il Padre e il
Figlio sono uno, così dovete essere una sola cosa fra voi.
Gesù
ha voluto che la sua Chiesa sia segno e strumento dell’unità di tutto
il genere umano,. La Chiesa riesce ad essere unita, perché è stata
fondata sulla pietra angolare della sua unità: Pietro ed il papa che
succede al carisma di Pietro.
Allora
la massoneria ecclesiastica cerca di distruggere il fondamento
dell’unità della Chiesa, con l’attacco subdolo e insidioso al Papa.
Essa
ordisce le trame del dissenso e della contestazione al papa; sostiene e
premia coloro che lo vilipendono e gli disobbediscono; propaga le
critiche e le opposizioni di Vescovi e di teologi.
In questa maniera di demolisce il fondamento stesso della unità e cos’ la Chiesa viene sempre più lacerata e divisa…
Sono
parole che fanno riflettere e concetti che, espressi circa trent’anni
fa, appaiono oggi ancor più drammaticamente attuali di allora. D’altra
parte, nel 1989 il papa era Giovanni Paolo II e gli attacchi contro di
lui venivano soprattutto da teologi progressisti, come Hans Küng, da
vescovi e sacerdoti seguaci della “teologia della liberazione” e da
movimenti ecclesiali modernisti e semi-protestanti, come “Noi siamo
Chiesa”, sorto, qualche ano dopo, a partire dalle diocesi tedesche e
austriache. La situazione odierna, simile in tutto, anzi fattasi ancor
più grave, a quella descritta nel messaggio marino trasmesso da don
Stefano Gobbi, in una sola cosa è sostanzialmente mutata, creando una
prospettiva ancor più incerta e drammatica: che se, nel 1989, stringersi
strettamente al Papa significava, per tutti i cattolici, trovare una
garanzia di unità e di saldezza dottrinale, oggi non è più così. Dopo le
incredibili dimissioni di papa Benedetto XVI, già archiviate dai
cattolici progressisti come acqua fresca, anzi, come cosa dovuta (e
basta rileggersi i commenti di sfacciata esultanza che accompagnarono
quella grave decisione), ci troviamo in una situazione assolutamente
inedita, con due papi, uno dei quali “emerito” (ma tuttora ben vivo e in
buona salute, mentre ci era stato fatto credere che le sue dimissioni
erano dovute a ragioni gravissime di deterioramento fisico, l’altro
“regnante”, ma che sta portando una serie di cambiamenti sostanziali
nella dottrina cattolica, con documenti, dichiarazioni, omelie,
interviste, gesti, sovente estemporanei e improvvisati, i quali hanno
creato in moltissimi fedeli uno stato d’animo di sconcerto, perplessità,
turbamento, amarezza, sconforto. Perciò, aldilà delle effettive
intenzioni di papa Bergoglio, la cui bona fides non vogliamo
discutere, la domanda, ormai non più eludibile (e noi personalmente
siamo rimasti in silenzio per tre anni, prima di porla) è questa: la Massoneria ecclesiastica si appresta a celebrare il suo trionfo?
La Massoneria ecclesiastica ha preso il timone della navicella di Pietro?
di Francesco Lamendola
Toh, guarda ! Mi sembra che proprio Woityla fu quello che consacrò cardinale Hans Kung, e non solo lui ma anche altri della stessa genìa ! Dunque queste parole di don Gobbi che sarebbero dettate dalla S.ma Maria, suonano un po' strane e pure loro di dubbia interpretazione ? oppure il commento successivo che suona stridente ?
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