Chiesa in via di protestantizzazione
È da un po’ che nella vita della Chiesa accadono cose preoccupanti. Ma non pare che siano in molti a preoccuparsi. E questo merita una riflessione.[...]
Un pensiero non cattolico si è fatto strada ed è diventato predominante in molti ambienti della Chiesa cattolica, in molte facoltà teologiche, seminari, ordini religiosi, e, attraverso una capillare divulgazione, in molte comunità di fedeli; poi i rappresentanti di queste componenti ecclesiali si ritrovano nelle migliaia di convegni, assemblee, consigli pastorali dell’orbe cattolico, e così questo pensiero diviene predominante e maggioritario nella Chiesa intera. E a poco è servito il proliferare degli interventi magisteriali in contrario, visto che ormai da decenni essi, nella gran parte dei casi, rimbalzano sul corpo ecclesiale come su un muro di gomma.
Nessuna delle innovazioni proposte è originale: sono tesi che riguardano l’interpretazione della Scrittura, il valore dei dogmi, le conseguenze morali della fede, il valore dei sacramenti, la struttura della Chiesa, il rapporto con le altre religioni e con il mondo; su questi temi c’è un’unica paradossale proposta: sposare al più presto ciò che il Magistero ha condannato e combattuto negli ultimi cinquecento anni.
Come è possibile un tale capovolgimento? Ecco il pensiero non cattolico, anzi anti-cattolico, di cui si diceva: è il pensiero secondo il quale nella contrapposizione del XVI secolo tra Lutero e il concilio di Trento, in realtà aveva ragione Lutero, solo che purtroppo la Gerarchia di allora non lo ha capito e la Chiesa si è chiusa alla meravigliosa opportunità della Riforma; nella contrapposizione del XVIII secolo tra l’illuminismo e la Chiesa, aveva ragione l’illuminismo, solo che il Magistero di allora non lo ha capito e di nuovo la Chiesa si è arroccata nelle sue posizioni integraliste e intransigenti e così ha perso l’opportunità di lasciarsi beneficamente influenzare dai principi e dai valori dei lumi … e così via di contrasto in contrasto. Così per circa cinquecento anni la Chiesa cattolica non ha fatto altro che chiudersi al mondo, alle novità, al progresso, e a moltiplicare le condanne: dalla Bolla Exurge Domine di Leone X, al Sillabo di Pio IX, alla Mirari Vos di Gregorio XVI, alla Pascendi di Pio X, alla Humani Generis di Pio XII.
E la cosa più drammatica – sempre secondo questo pensiero – è che in questo modo la Chiesa non ha fatto altro che allargare sempre più il suo divario con il Vangelo; eh sì, perché da Lutero fino all’abate Franzoni, i protestanti, gli illuministi, i liberali, i modernisti, i socialisti, insomma tutti i riformatori, ingiustamente e ottusamente condannati, in realtà avevano visto giusto, avevano capito il Vangelo ben più del Magistero cattolico!
Ma finalmente c’è stata la svolta, finalmente con il Concilio Vaticano II la Chiesa, seppure con mezzo millennio di ritardo, prende consapevolezza di tutto ciò: ecco la portata rivoluzionaria del Concilio così appassionatamente celebrata dai sostenitori di questo pensiero. Naturalmente questa rivoluzione copernicana non si manifesta tanto nei documenti, che sono frutto di un compromesso tra le varie posizioni presenti in Concilio e quindi per ciò stesso rappresentano una fase ancora immatura del cambiamento, e dunque provvisoria; ma piuttosto si manifesta nel famoso “spirito” del Concilio. Lo spirito del Concilio è da cinquant’anni il criterio di interpretazione della realtà che ha scalzato tutti i criteri precedenti (vero o falso, bene o male …), la nuova “ortodossia” violando la quale si incorre nella nuova “scomunica” per la quale non c’è remissione.
L’effetto di questo pensiero è la rottura della Chiesa post-conciliare con la Chiesa pre-conciliare; da questa rottura è nata una Chiesa ‘nuova’ che ha archiviato quella vecchia; è nata una Chiesa purificata dai paludamenti costantiniani, da una teologia e una morale integraliste, da una liturgia clericale, da un’assoluta incapacità di dialogare con il mondo contemporaneo. Al contrario la “nuova” Chiesa è aperta al mondo, fa autocritica per tutto ciò che di identitario c’era in lei, e con umiltà impara da coloro che aveva condannato. E per recuperare il tempo perduto, tanto per cominciare, sposa con entusiasmo i cavalli di battaglia del suo nemico storico: il protestantesimo. Il cosiddetto spirito del Concilio non è altro che il motore di una Chiesa in avanzata fase di protestantizzazione: nell’esegesi biblica, negli studi filosofici e teologici, nella riforma liturgica, nella visione della Chiesa e dei suoi rapporti con le religioni e col mondo, in ogni settore della vita ecclesiale il rinnovamento post-conciliare ha sposato sempre più esplicitamente le posizioni protestanti.
Naturalmente il fatto che il protestantesimo liberale a cui ci si è entusiasticamente ispirati per rendere più evangelico, più cristiano, un cattolicesimo ormai obsoleto, sia in realtà da decenni in profonda crisi e che perda ministri e fedeli con rapidità vertiginosa non importa a nessuno. Lo spirito del Concilio infatti è un teorema ideologico e i suoi paladini non si imbarazzano a chiamare ‘primavera’ della Chiesa questa imitazione a scoppio ritardato dei fallimenti dei nipoti di Lutero, una sicura ricetta svuota-chiese, svuota-seminari, svuota-conventi che si è puntualmente e drammaticamente realizzata in questi ultimi decenni.
Le poche eccezioni a questo tracollo sono le realtà ecclesiali che meno si sono fatte rinfrescare da questo soffio dello ‘spirito’ del Concilio, e che per ciò sono state impunemente ostacolate, e oggi apertamente perseguitate…
Ma il punto di arrivo di questo processo non è nemmeno la protestantizzazione del cattolicesimo: questa infatti è la tappa intermedia, necessaria ma transitoria, per il raggiungimento del vero obiettivo che è la secolarizzazione; il protestantesimo infatti è l’anticamera della secolarizzazione della società: lo è di diritto e di fatto. Lo è di diritto, poiché il ripiegamento soggettivo e intimistico della fede luterana non può non sfociare nella pratica di una religiosità individuale, che esclude ogni dimensione sociale della fede; lo è di fatto, poiché è questo ciò che si è storicamente realizzato: i paesi protestanti si sono secolarizzati prima e di più di quelli cattolici, e non solo perché hanno opposto meno resistenza al processo mondano, ma al contrario perché vi si sono consapevolmente e volontariamente consegnati senza opporre resistenza. Anzi, nel protestantesimo liberale – e ora, per imitazione, anche in ampi settori del cattolicesimo – la secolarizzazione non è vista come antitetica, ma come fase più matura, compiuta, della fede.
In quest’ottica strabica, la secolarizzazione non è la scomparsa esplicita della fede, ma il suo evaporare in una religiosità vaga ed emotiva, che tutti accomuna, eliminando la dimensione identitaria; è dunque il miglior collante per costruire una società pacificata, tollerante, pluralista, accogliente e rispettosa di tutte le posizioni, cioè quel paradiso in terra che nella visione relativistica e immanentistica del mondo contemporaneo deve essere il vero obiettivo a cui tendono tutte le religioni, dunque anche quella cristiana.
E anche verso questa tappa ultima si cammina a grandi passi: il dialogo ecumenico dell’immediato post-Concilio si è progressivamente trasformato nella inter-confessionalità, cioè nello scambio senza più distinzioni tra le diverse denominazioni cristiane; e ora la inter-confessionalità si sta evolvendo rapidamente nella inter-religiosità, cioè una parificazione sincretista di tutti i credo religiosi, forse in vista della costruzione di quella ONU delle religioni, la super religione universale, umanitaria e antropocentrica, che sempre più e da più parti viene auspicata…
Don Claudio Crescimanno (anticattocomunismo.wordpress.com)
http://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=1434
Tremendi castighi sull’Italia e sul mondo
Pio XII aveva ben previsto: “Oggi quasi tutta l’umanità va rapidamente dividendosi in due schiere opposte: con Cristo o contro Cristo. Il genere umano al presente attraversa una formidabile crisi che si risolverà in salvezza con Cristo o in funestissime rovine” (Enciclica Evangelii praecones, 2 giugno 1951).
Ci troviamo allo scontro finale tra la Chiesa e la contro-chiesa. La situazione odierna è peggiore di quella che precedette l’abbattimento della Torre di Babele, il diluvio universale, la distruzione di Sodoma e Gomorra.
Il 13 maggio 2010 Benedetto XVI a Fatima disse: “Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria”. Ma il trionfo del Cuore di Maria, secondo ciò che la Madonna disse ai pastorelli in Cova di Iria sarà preceduto da una terribile prova: “martirio dei buoni, nazioni annichilite, il Papa martirizzato”.
Nel 1994 Giovanni Paolo II dichiarò a Vittorio Messori che le parole della Madonna a Fatima “sembrano avvicinarsi al loro compimento”.
Antonio Socci sostiene che secondo padre Joaquin Alonso (l’archivista ufficiale di Fatima) nel terzo segreto si parlerebbe di «uno stato critico della fede, […], di lotte intestine nel seno della Chiesa e di gravi negligenze pastorali dell’alta gerarchia, […] di défaillances della gerarchia. Ed è interessante notare che la parola défaillance nel Dizionario Larousse ha questi significati: “incapacità di svolgere pienamente il proprio ruolo o funzione, inabilità. Perdita improvvisa e momentanea di una facoltà”».
In un colloquio tra Suor Lucia e il padre Agostino Fuentes (26 dicembre 1957) la veggente disse: «La punizione del Cielo è imminente. […]. Dio ha deciso di dare al mondo gli ultimi due rimedi contro il male, che sono il Rosario e la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Non ce ne saranno altri. Quando Egli vede che il mondo non presta alcuna attenzione ai Suoi messaggi, allora ci offre “con un certo timore” l’ultima possibilità di salvezza: l’intervento della Sua Santissima Madre. Lo fa “con un certo timore” perché, se anche quest’ultima risorsa non avrà successo non potremo sperare più in nessun tipo di perdono dal Cielo. Non dimentichiamoci che Gesù Cristo è un figlio molto buono e non ci permetterà di offendere e disprezzare la sua santa Madre».
Giovanni Paolo II ha detto a Fatima (13 maggio 1982): “Minacce quasi apocalittiche incombono sulle nazioni e sull’umanità”.
Socci nel suo ultimo libro molto interessante (La profezia finale) cita la beata Caterina Emmerich che il 13 maggio del 1820 scriveva: “Ho avuto una visione su due chiese e due papi […]. La chiesa più grande era una strana chiesa, non voluta dal Cielo, una contraffazione della Chiesa, la vidi accrescersi e vidi eretici di tutte le condizioni venire a Roma, ma ho visto una Chiesa più piccola e perseguitata, che è la vera Chiesa cattolica” (op. cit., p. 60).
Socci cita anche le apparizioni della Madonna a Quito in Ecuador a Suor Mariana Francisca de Jésus Torres y Berriochoa (1563-1635) e scrive che la Madonna nel lontano XVII secolo chiedeva alle “anime consacrate di immolarsi per gli uomini del XX secolo, che saranno le preferite del Suo Cuore, perché in quel periodo l’Inferno si scatenerà e molte anime si perderanno” (op. cit., p. 76).
Quindi, Socci, termina citando le quindici apparizioni della Madonna a Civitavecchia (nel 1995) in località Pantano (ove ora sorge la chiesa di S. Agostino) nelle quali la Madonna ha parlato di una “minaccia di un conflitto nucleare tra l’Occidente e l’Oriente, la Terza Guerra Mondiale” (op. cit., p. 86).
Queste sono Rivelazioni private, ma son state approvate dalla Chiesa. Quindi non si deve dar loro un assenso di fede, ma neppure è lecito disprezzarle. Esse convergono in maniera impressionante con le circa sessanta apparizioni che la Madonna della Rivelazione riservò a Bruno Cornacchiola dal 1947 al 2001, di cui ne cito una soltanto: “I pastori del gregge non fanno il loro dovere. Troppo mondo è entrato nella loro anima per dare scandalo al gregge e sviarlo dalla via. […]. Prima che la Russia si converta e lasci la via dell’ateismo, si scatenerà una tremenda e grave persecuzione. Pregate, si può fermare. […]. Allontanatavi dalle false cose del mondo: vani spettacoli, stampe d’oscenità. […]. Satana è sciolto per un periodo di tempo e accenderà tra gli uomini il fuoco della protesta. Figli, siate forti, resistete all’assalto infernale. […]. La Chiesa tutta subirà una tremenda prova, per pulire il carname che si è infiltrato tra i suoi ministri. […]. Sacerdoti e fedeli saranno messi in una svolta pericolosa nel mondo dei perduti, che si scaglierà con qualunque mezzo all’assalto: false ideologie e teologie. […]. Vi saranno giorni di dolori e di lutti. Dalla parte d’oriente un popolo forte, ma lontano da Dio, sferrerà un attacco tremendo e spezzerà le cose più sacre e sante. […]. Il mondo entrerà in un’altra guerra, più spietata delle precedenti; maggiormente sarà colpita la Rocca eterna (Roma). L’ira di satana non è più mantenuta; lo Spirito di Dio si ritira dalla terra, la Chiesa sarà lasciata vedova, sarà lasciata in balìa del mondo. […]. La colpita maggiormente sarà la Chiesa di Cristo per nettarla dalle sozzure che vi sono dentro. […]. I sacerdoti saranno calpestati e trucidati, ecco la croce rotta vicino alla talare dello spogliamento esteriore sacerdotale” (Saverio Gaeta, Il veggente. Il segreto delle tre fontane, Milano, Salani, 2016, pp. 80-88).
“Mala praevisa minus feriunt / i mali previsti fan meno male” perché abbiamo la possibilità di ricorrere alla preghiera, alla penitenza e alla conversione sincera. Più di questo oggi non si può fare. Il male è più potente delle anime fedeli, che cercano sinceramente Dio, ma l’Onnipotenza divina da ogni male e castigo sa trarre un bene maggiore.
È con questo spirito di contrizione unito alla fiducia che dobbiamo affrontare la prova finale la quale incombe oramai sui nostri capi (v. la situazione in Siria, ove gli Usa minacciano di bombardare Damasco e la Russia di Putin mette in guardia che quest’atto scatenerebbe una guerra atomica di portata mondiale).
Regina Martyrum ora pro nobis!
Don Curzio Nitoglia (doncurzionitoglia.wordpress.com)
Nel '68 e oltre molti cosiddetti pacifisti fricchettoni giravano col medaglione simbolo del Peace & Love, Fate l'amore e non la guerra.
RispondiEliminaSembravano cose ormai tramontate insieme a tutto il pacifistume ideologico di quegli anni.
Ma con l'avvento di papa Bergoglio e della sua Amoris Melassa direi che il fate l'amore e non la guerra è in pieno revival.
Credo che Gesù, nostro unico Salvatore e Capo della Chiesa cattolica, ci assisterà nell'ora della prova e provvederà a sistemare chi lo sta tradendo attraverso una falsa misericordia.
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