Isis, abbiamo sottovalutato Putin
Nel 1993 la vita di Vladimir Putin cambia. Scoppia un incendio nella sua dacia, sua moglie rischia di morire e lui si salva per un soffio. Vede la morte in faccia, cerca un senso alle cose della vita e lo trova in Dio. Comincia così un periodo di avvicinamento e infine il ritorno al cristianesimo ortodosso.
La sua conversione non è un fatto da sottovalutare per comprendere la sua visione politica.
Nel Natale del 2014, Putin regalò ai governatori regionali tre libri, evidentemente a lui cari: La filosofia dell’ineguaglianza di Nikolai Berdjaev, la Giustificazione del bene di Vladimir Solovev (il celebre filosofo che scrisse uno stupendo trattato sull’Anticristo) e I nostri compiti di Ivan Ilyn. La rivista Council of Foreign Relationsvi dedicò uno studio, non proprio elogiativo. Ilyn veniva cassato come un “teorico del complotto, un nazionalista russo con tendenze fasciste”. Da dimenticare insomma. Nulla di più sbagliato, però, perché il pensiero di Ilyn affonda le sue radici nell’ortodossia, Ed è proprio dal pensiero di questi tre autori che si è formato il pensiero di Putin e della Russia da lui immaginataLo spiega bene oggi il confessore di Putin, Tikohn Sevkunov in un’intervista a La Stampa. Parte dalle guerre in Cecenia: “All’alba del terzo millennio, quando l’Europa aveva da tempo e decisamente dimenticato le guerre di religione ormai entrate nella leggenda, con nostro grande stupore ci trovammo proprio davanti a un conflitto religioso. E non si trattava di assurda fantascienza, ma di una terribile cruenta realtà”. Quel conflitto anticipò quello dei giorni nostri contro lo Stato islamico.
Non appena decollarono i caccia di Mosca, il patriarca Kirill disse: “La Federazione russa ha preso una decisione responsabile sull’uso delle forze armate per proteggere il popolo siriano dagli abusi dei terroristi”. Ma il portavoce del patriarcato di Mosca si spingeva ancora più in là, dicendo: “È impossibile da giustificare, perciò la lotta contro il terrorismo è una lotta morale, se volete, una lotta sacra”. Putin riceveva consensi anche dal gran Muftì di Russia, Talgat Tadzhuddin, che dimostrava il suo “deciso supporto per il rispettabile presidente”.
Per approfondire: Putin, la guerra giusta e la rinascita cristiana
Ma tornando al confessore di Putin, ecco che ci dice qualcosa di interessante su come il presidente vede il conflitto con gli islamisti: “Altrettanto pochi sono quelli che capiscono che la Russia con Putin ha conseguito una difficilissima vittoria – assolutamente sottovalutata dal resto del mondo – nella terribile e pluriennale guerra al terrore. Il progetto dei terroristi era niente di più e niente di meno che la distruzione e la conquista di fatto della Russia. Quale effetto avrebbe potuto avere su tutto il mondo è possibile intuirlo, ma ci sono stati momenti in cui i terroristi internazionali sono stati vicini a raggiungere il loro obiettivo. Tutto è finito bene anche perché la Russia ha una grande esperienza di convivenza con i nostri fratelli musulmani nella stessa famiglia di popoli. E questa amicizia e questa unità sono il nostro prezioso patrimonio comune”.
http://www.occhidellaguerra.it/isis-abbiamo-sottovalutato-putin/
MEDIORIENTE: ISIS STRUMENTO USA
Non siate stupidi l'Isis è uno strumento degli Usa per destabilizzare il Medio Oriente. Il processo di trasformazione dell’Isis in uno Stato non sarebbe mai avvenuto senza l'aiuto dell'Occidente e delle monarchie del Golfo di Franco Iacch
“Il processo di trasformazione del gruppo terroristico dell’Isis in uno Stato con un proprio esercito, polizia, bilancio, tasse e strutture sociali non sarebbe mai avvenuto senza l'aiuto dell'Occidente e delle monarchie del Golfo Persico”. Gli analisti russi, ripresi dall’agenzia di stampa TASS, puntano il dito contro l’Occidente e gli Stati Uniti per quel mostro (lo Stato islamico) che secondo loro sarebbe stato partorito a tavolino.
L’Isis nasce come una cellula di al-Qaeda in Iraq nel 2013. In pochissimo tempo è cresciuto a dismisura, riuscendo a dichiarare guerra ad alcuni paesi. Nell'estate dello scorso anno i fondamentalisti conquistano Mosul, la seconda città più grande dell'Iraq e dichiarano la nascita di un califfato che si estende da Aleppo, nel nord della Siria, alla provincia di Diyala, a est dell'Iraq, con una popolazione di sei milioni di persone.
“Nonostante fosse ad un livello embrionale, l’Isis già riceveva finanziamenti e rifornimenti da diversi paesi. Tra questi il Qatar, lo stesso paese che ospita il comando delle forze armate degli Stati Uniti in Medio Oriente”.
Sappiamo che ad un certo punto, dal Qatar sono stati trasferiti allo Stato islamico una somma di 300 milioni di dollari tramite conti correnti fittizi. Il principale conto era registrato in una banca svizzera a Berna (poi sequestrato). Proprio da questo fondo, l’Isis avrebbe attinto per porre le sue basi.
“Lo Stato Islamico, oggi, ha risorse finanziarie proprie. Oltre alle azioni tipiche dei terroristi (sequestri, estorsioni, opere d’arte), il califfato ricava cospicui utili dalla vendita del petrolio alla Turchia, Giordania e Siria”.
E’ strano come l’Occidente (così come una certa stampa) non si ponga questa domanda: il governo del presidente siriano Bashar Assad acquista il petrolio dallo Stato islamico a prezzi gonfiati. Perché? Proprio il contrabbando è la terza fonte principale di reddito dello Stato islamico.
“Mettono in scena degli spettacoli. Non sono mica stupidi. I terroristi distruggono delle copie in gesso. Il patrimonio trafugato è stato già venduto al mercato nero e magari è già esposto in qualche villa miliardaria”.
L’intero studio è un attacco agli Stati Uniti rei, secondo i russi, di aver creato lo Stato islamico.
"Suvvia. La coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, creata apparentemente per combatter lo Stato islamico, è una farsa. Dei 60 paesi membri, solo due o tre effettuano raid con truppe di supporto sul campo. Solo una nuova coalizione internazionale con Siria, Arabia Saudita, Giordania, Egitto, Russia e Stati Uniti sarebbe in grado di sconfiggere lo Stato islamico. La leadership russa ha sottolineato questa idea più di una volta".
“Il bilancio dell’Isis? Centinaia di miliardi di dollari. Fondi illimitati che gli consentono di disporre di un esercito di 150 mila militanti a libro paga. Senza il sostegno esterno, lo Stato islamico non sarebbe mai stato in grado di mantenere i territori sequestrati”.
“Cosa è lo Stato islamico? lo strumento principale di Washington creato per destabilizzare la situazione in Medio Oriente. Lo scopo degli Stati Uniti è quello di stravolgere la situazione nella Regione con l'obiettivo finale di riconquistare posizioni chiave in Medio Oriente”.
E se i russi avessero ragione?
Se cosi fosse, la strategia USA sarebbe chiara. Perché se l’Isis riuscisse a spodestare Assad, potrebbe poi rivolgersi verso l'Asia Centrale ed il Caucaso del Nord, da dove sarebbe in grado di rappresentare una minaccia alla sicurezza della Russia e della Cina.
Concludono gli analisti russi: “In Europa il piano ha funzionato. Centinaia di migliaia di profughi dalla Siria e dal Nord Africa richiedono costi colossali per sostenere il programma di assistenza, che porterà ad un danno economico nell'Unione europea. Gli Stati Uniti hanno potranno portare avanti facilmente il progetto di cooperazione transatlantica”.
Non siate stupidi l'Isis è uno strumento degli Stati Uniti per destabilizzare il Medio Oriente
di
Franco Iacch
Difesa online - Arianna Editrice
Fonte:http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=54763 e http://www.difesaonline.it/mondo-militare/russia-non-siate-stupidi-lisis-%C3%A8-uno-strumento-degli-stati-uniti-destabilizzare-il del 16/07/16 in redazione il 17 Luglio 2016
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