L'AGGRESSIONE CONTRO L'INFANZIA
L’aggressione contro l’infanzia prepara l’assalto finale del Male. Ogni anno le frontiere della morale tradizionale arretrano, si sfaldano, si disintegrano ogni anno aumenta il numero delle famiglie che si sfasciano
di Francesco Lamendola
Distratti, frastornati e manipolati da una informazione fasulla e menzognera, crediamo, andando ad acquistare il giornale tutte le mattine, o ascoltando ogni giorno un paio di telegiornali, di sapere quanto basta per capire cosa stia succedendo nel mondo; invece siamo sprovvisti perfino delle conoscenze più importanti a livello planetario. Ciò si spiega in parte con il fatto che i mezzi d’informazione sono praticamente tutti, sia pubblici che privati, sotto il controllo diretto o sotto la sorveglianza indiretta della élite mondialista occulta, la quale, annidata nel cuore dell’alta finanza, pianifica il nostro futuro senza che ci sia data la possibilità anche solo d’intuire quel che bolle in pentola, e quali sono le reali forze in gioco sullo scacchiere mondiale.
Ci viene fatto credere che la politica mondiale è decisa dai capi di stato e di governo di cui tutti parlano, mentre la verità è che costoro, più o meno, sono soltanto delle misere marionette nelle mani dei loro padroni occulti, i quali le manovrano tenendosi nell’ombra e, dopo avere anticipato i capitali e mosso le conoscenze giuste per farli arrivare al potere, o all’apparenza del potere, poi pretendono da essi che portino a termine l’incarico per cui sono stati scelti e che obbediscano alle direttive dei loro superiori.
Ci viene fatto credere che la politica mondiale è decisa dai capi di stato e di governo di cui tutti parlano, mentre la verità è che costoro, più o meno, sono soltanto delle misere marionette nelle mani dei loro padroni occulti, i quali le manovrano tenendosi nell’ombra e, dopo avere anticipato i capitali e mosso le conoscenze giuste per farli arrivare al potere, o all’apparenza del potere, poi pretendono da essi che portino a termine l’incarico per cui sono stati scelti e che obbediscano alle direttive dei loro superiori.
Le cose vanno press’a poco nello stesso modo per tutti gli altri ambiti della vita sociale e anche di quella individuale: per l’economia, per l’amministrazione, per la cultura, l’università e la ricerca scientifica; ma anche per il cinema, la letteratura, i fumetti, la musica leggera, la televisione e, in genere, il mondo dello spettacolo, e sempre col medesimo obiettivo: “lavorare” lentamente, insensibilmente, ma ininterrottamente, sul modo di sentire, di pensare, di agire, delle società e delle singole persone; modificare i comportamenti della gente, e specialmente dei giovani; trasformare le attività dello svago, del tempo libero, del turismo, in altrettante occasioni per incoraggiare una forma malsana di curiosità verso ciò che è abnorme, aberrante, proibito, indecente, pericoloso, in modo da scardinare dall’interno la famiglia, la scuola, la Chiesa, gli ambienti sportivi, così che scompaiano, una dopo l’altra, le occasioni di condurre una vita fisicamente e moralmente sana, fondata su valori etici, e si vada verso un relativismo e un edonismo assoluti, sfocianti nel nichilismo più distruttivo, fino a spingere le persone verso la droga, l’abuso dell’alcol, le pratiche sessuali anormali e degradanti, la pedofilia, l’incesto, il bestialismo, la necrofilia, la violenza gratuita, la criminalità, l’angoscia, la depressione, il suicidio.
Questo è il quadro d’insieme; ed è un quadro che una persona dotata d’un minimo di senso della realtà, e di una capacità, anche minima, di giudizio indipendente, non può non vedere. Il fatto che molti, appunto, non lo vedono, è una spia di quanto a fondo sia penetrato il male e di quale grado di condizionamento mentale e culturale abbia ormai raggiunto l’opera nefasta ed incessante dei mezzi d’informazione, del cinema, della televisione. È chiaro ed evidente, a chi possieda ancora un retto sentire e un retto giudicare, che l’attacco contro la religione, la morale, la famiglia, il senso dell’identità nazionale, è il frutto di una manovra globale, che si articola su più livelli, e che investe, contemporaneamente, tutti gli ambiti della realtà; ne fanno parte anche la distruzione del senso del bello, attraverso la diffusione e l’esaltazione di un’arte degenerata e di una musica demenziale, e la distruzione della vera scienza, attraverso la prostituzione delle pratiche scientifiche ad usi immorali e crudeli, che vanno dalla sfrenata manipolazione genetica, agli esperimenti, qua e là collaudati “sul campo” (magari all’ombra d’interventi militari “umanitari”, con tanto di bandiera delle Nazioni Unite) di guerra chimica, batteriologica, termonucleare.
Non stiamo dicendo che tutti i politici, gli esperti di economia, gli artisti, i giornalisti, gli scrittori, i pensatori, i professionisti, gli educatori, gli scienziati e i tecnici, siano sul libro paga della congiura gnostico-massonica attualmente in atto; è sufficiente che molti di essi siano convinti, più o meno in buona fede (ma la prospettiva del guadagno, della fama, delle agevolazioni di carriera, tutto questo aiuta, e molto, gli indecisi, qualora ve ne siano), di servire la causa giusta, ossia quella del Progresso, del Benessere, della Civiltà, della Modernità, dei Diritti e così via, e il gioco è fatto: essi diventano, in pratica, gli utili idioti da giocare sulla scacchiera per la conquista del controllo sull’opinione pubblica mondiale. Una volta che i principali uomini politici, intellettuali, scienziati, artisti, eccetera, sono conquistati alla causa mondialista, la partita è virtualmente conclusa: la massa della popolazione, disinformata e lobotomizzata da pratiche di vita sempre più alienanti, sempre più innaturali, sempre più esasperatamente individualistiche e narcisiste (sui pensi alla dipendenza dal computer o dal telefonino, o alla smania dilagante di auto-fotografarsi in tutte le maniere possibili e immaginabili, postando poi la propria immagine sui social-network, per “piacere” a migliaia di persone), si lascerà trascinare in qualsiasi direzione, si lascerà arruolare per qualunque impresa. Convinta, pateticamente, di essere del tutto libera e consapevole.
C’è un ulteriore aspetto, in tutto ciò, che viene abilmente dissimulato, e del quale la stragrande maggioranza delle persone non ha alcuna percezione: l’attacco contro l’infanzia. Al massimo, qualche genitore o qualche educatore si accorgono che i bambini subiscono una pressione eccessiva da parte della rete informatica e del telefonino cellulare; che ne sono diventati praticamente succubi; che hanno quasi dimenticati il gioco e la socializzazione, per restare fermi, ore ed ore, tutti i santi giorni, davanti allo schermo del computer, o a giocherellare con i tasti del cellulare. Ora, se si trattasse “solo” di questo, sarebbe, certo, una situazione gravissima, non però del tutto priva di speranze di poterla modificare in senso positivo, e sia pure con un lavoro assai faticoso e incessante da parte degli adulti. La cosa, però, potrebbe essere ancora più grave di come appare. Tanto per cominciare, potrebbe trattarsi – e noi, personalmente, ne siamo convinti – non di una tendenza “normale” delle dinamiche proprie della società moderna, tecnologica e demograficamente sempre più “vecchia”, cioè con una percentuale di bambini sempre più esigua; ma, almeno in parte, del manifestarsi di un piano consapevole, studiato fin nei dettagli, per colpire l’infanzia, per strapparle la cosa più preziosa che la caratterizza – l’innocenza – e per gettare le basi della futura servitù dell’uomo e della donna adulti, fin da quando essi sono ancora dei bambini che vanno alla scuola elementare o all’asilo. E questo non è ancora il peggio.
Esistono indizi sufficienti per ipotizzare che l’attacco contro l’infanzia sia qualche cosa di più grave, di più scioccante, di veramente diabolico. I bambini educati in modo sano, da famiglie moralmente sane e pulite, rappresentano, per il solo fatto di esserci, e con la loro purezza “ingenua” (ma, in realtà, ben più profonda di quel che generalmente non si creda), una sorta di enorme serbatoio di energie positive. Si pensi solo all’effetto che il tornare a casa, dai loro bambini, produce in un papà o in una mamma, i quali, dopo una dura giornata di lavoro, stanchi, preoccupati per cento ragioni (da quelle economiche a quelle più varie di carattere persone: dei genitori anziani vittime dell’Alzheimer, per esempio, oppure delle tensioni e dei dispiaceri di carattere affettivo): si pensi a quale carica di forza, di entusiasmo, di pensieri lieti, di desiderio di protezione, si accende in quei genitori. Ebbene, la stessa cosa è vera per la società nel suo insieme: la presenza dei bambini è simile a una scorta di luce e di aria pulita in un ambiente che tende a diventare buio e nel quale l’aria si sta facendo cattiva. I bambini, se rettamente educati, vedono il mondo con occhi puliti: sognano le cose belle e buone, desiderano la pace e la serenità, sorridono spontaneamente, e sono capaci di gesti sublimi di affetto e altruismo: per esempio, sono pronti ad offrire tutti i loro risparmi (il che, fatte le debite proporzioni, è un gesto di generosità pressoché sconosciuto negli adulti, per non dire inimmaginabile) ad una persona cara, che sappiano trovarsi in difficoltà. Oppure si pensi alla preghiera: la preghiera dei bambini ha degli effetti potentissimi, ben più che quella della maggior parte degli adulti, perché i bambini pregano veramente con tutto il cuore.
E adesso si pensi a quale potrebbe essere la strategia di una élite mondiale potentissima e spietata, desiderosa di assumere il controllo dell’umanità, senza che questa se ne avveda, anzi, coltivando l’illusione della perfetta libertà. È chiaro che una simile élite, se esiste e se sta facendo quello che è ipotizzabile che stia facendo, non si farà alcuno scrupolo di puntare dritta al cuore del suo obiettivo, fosse pure con i mezzi più ignobili: ebbene, l’aggressione contro l’infanzia rappresenterebbe il cuore di una tale strategia. Aggressione psicologica, morale, culturale, sia direttamente rivolta contro i bambini, per strappar loro il bene infinitamente prezioso dell’innocenza, sia indirettamente, per invogliare gli adulti a profanare quella innocenza, con diversi modi e forme, dai più cauti e larvati (la derisione del loro senso morale e religioso) ai più espliciti e brutali (l’abuso sessuale); ma anche aggressione fisica. Occorre ricordare, ai distratti lettori di giornali e fruitori di telegiornali, che ogni anno, in Europa, viene denunciata la scomparsa di 270.000 minorenni, la maggior parte dei quali si perde per sempre, mente negli Stati Uniti d’America la cifra arriva a 450.000 unità? Ciascuno è libero di fare le proprie deduzioni: a noi, sulla base del buon senso, pare che si tratti di cifre troppo grandi per pensare a qualcosa di “normale”, di “naturale”, di “fisiologico”.
Strappare e distruggere l’innocenza dei bambini equivale a strappare e distruggere un potente scudo protettivo, che, finora, in qualche modo, ha riparato l’intera umanità da pericoli ancor più grandi e spaventosi di quelli finora apparsi. Qualcuno, a questo punto, certamente obietterà che, anche solo per concepire un piano così malvagio, bisogna essere, come minimo, degli adoratori del Diavolo. Appunto. È noto che i satanisti prediligono l’abuso e l’uccisione rituale dei bambini, perché ritengono che, nel loro sangue e nella loro energia psichica, vi siano potentissime energie, delle quali sono bramosi d’impossessarsi. La messa nera, da sempre, viene officiata mediante il sacrificio umano, preferibilmente ai danni di un bambino, anche piccolissimo. In certe sete sataniche, le donne che vi aderiscono vengono fatte partorire dei bambini al solo scopo di poterli offrire al Diavolo, nel corso delle loro cerimonie infernali. Il regista Roman Polanski doveva saperne qualcosa, quando girava il film Rosemary’s Baby: strana combinazione, la moglie di Polanski, l’attrice Sharon Tate, insieme ad alcuni loro amici, è caduta vittima di un atroce delitto di marca satanica, proprio mentre era incinta, ad opera della “banda” di Charles Manson.
Intanto, è un fatto che alcune élite culturali e alcune forze politiche, sia pure in sordina, stanno facendo le prime mosse per mettere sul tappeto, nei vari parlamenti delle democrazie occidentali, delle leggi miranti a legalizzare i rapporti sessuali fra adulti e bambini. Astutamente, costoro non propongono che sia riconosciuta agli adulti la libertà di fare sesso con i bambini, ma che sia riconosciuta ai bambini la libertà di avere rapporti sessuali con degli adulti: messa così, la cosa sembra già più accettabile, quasi illuminata. Poiché viviamo, in teoria, nell’era della massima attenzione verso i bisogni del bambino, perché negare ad esso il diritto di esercitare liberamente la sua sessualità, non solo coi coetanei, ma anche con le persone adulte per le quali prova affetto? In fondo, i diritti della persona sono la maggiore conquista delle società democratiche: perché negare proprio ai bambini un simile diritto? Da Freud in poi, si sa molto bene che anche i bambini hanno una loro vita sessuale, e sia pure inconscia, o appena embrionale: saranno dunque gli adulti così insensibili, o così ipocriti, verso di essi, da negare le loro necessità, le loro legittime curiosità, dopo decenni di “battaglie” per la liberazione sessuale condotte dai loro padri e dalle loro madri, dai loro nonni e nonne che, nel 1968, avevano vent’anni e volevano cambiare il mondo? Arretrare davanti a quest’ultima frontiera, la frontiera della sessualità infantile, sarebbe, per codesti stagionati nipotini di Freud e di Wilhelm Reich, segno d’incoerenza, di pavidità, d’ipocrisia. Sarebbe un ultimo, deprecabile residuo di perbenismo borghese, proprio in loro, che per tutta la vita hanno gettato immondizia sulla famiglia, i genitori (e specialmente la figura del padre), la morale cattolica e gli scrupoli di purezza e di verginità, frutto di repressione e masochismo patologici. Non sia mai.
Tutto questo è diabolico? Certo che lo è. Restano, comunque, i fatti. Ogni anno spariscono centinaia di migliaia di bambini. Ogni anno le frontiere della morale tradizionale arretrano, si sfaldano, si disintegrano. Ogni anno aumenta il numero delle famiglie che si sfasciano e dei bambini contesi fra genitori divorziati, i quali, a loro volta, hanno creato nuove unioni e, spesso, aperto nuove ferite nella vita dei loro bambini. La perdita d’innocenza dei piccoli procede a tappe forzate. In certe scuole, in certe famiglie, si leggono ai bambini delle favole a tinte omosessuali, dove il Principe Azzurro cerca e trova il suo bel Principe Azzurro, poi si sposano e vanno a vivere felici e contenti...
L’aggressione contro l’infanzia prepara l’assalto finale del Male
di Francesco Lamendola
Il Miur, il Gender e i genitori
Al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca si sta lavorando per introdurre nelle scuole l’idea che “La differenza sessuale può essere vissuta in uno spettro ampio di inclinazioni, affinità, scelte”. Una bozza per introdurre il Gender? C'è chi ne è convinto.
NOSTRI VIZI E AMORE PER LA VITA
Coltiviamo tenacemente i nostri vizi perché abbiamo smesso di amare la vita. Conduciamo uno stile di vita distruttivo e poi ci meravigliamo dei risultati: abbiamo perfino il coraggio di salire sul pulpito e giudicare gli altri di Francesco Lamendola
Coltiviamo tenacemente i nostri vizi perché abbiamo smesso di amare la vita
di
Francesco Lamendola
Che cosa si deve pensare di un diabetico che non desista dal mangiare cibi grassi e dal consumare bevande zuccherate? E che cosa di un malato di cancro ai polmoni, che continui imperterrito a fumare due pacchetti di sigarette al giorno? Osservando il loro comportamento, si deduce che a costoro non importa di vivere, oppure – il che è lo stesso – che amano talmente il vizio del mangiare, del bere e fumare, da ignorare il pericolo, per non dire la certezza, che stanno andando incontro alla morte, pur di soddisfarlo. Non amano abbastanza la vita, questa è la logica e inevitabile conclusione a cui si giunge nei loro confronti. Evidentemente, né l’amore della moglie, o dei figli, o dei genitori, o degli amici, o del lavoro, o di qualsiasi alta cosa possa tenerli legati alla vita, è abbastanza forte da controbilanciare il loro istinto di morte. Qualcuno dirà: Bene; però, almeno, avranno vissuto nella maniera che desideravano; almeno si sono goduti la vita.Ed è vero: a patto di considerare la soddisfazione dei propri vizi, a qualunque costo e con qualsiasi rischio, come una forma di godimento della vita. È certo, però, che godimento della vita e amore per la vita non sono la stessa cosa; è certo che sono due cose diverse. La ricerca spasmodica del godimento equivale a una forma di piacere animalesco, e, infatti, essa antepone il suo soddisfacimento a qualsiasi altra cosa, compreso il rispetto dovuto a se stessi e l’amore, o, almeno, il senso di responsabilità, dovuto agli altri. Essere disposti a lasciare dei figli orfani e una moglie vedova, solo per non aver voluto rinunciare al vizio del fumo, o delle grandi mangiate e bevute, significa non aver alcun rispetto nei confronti degli altri: significa scaricare su di loro i costi e le conseguenze del proprio comportamento egoistico. E non è che una persona non sposata possa ragionare in maniera sostanzialmente diversa: ciascuno di noi ha degli obblighi verso qualcuno; e, se non altro, li ha nei confronti di se stesso.
Adesso, proviamo a trasferire questo ragionamento nell’ambito della sfera intellettuale, morale, spirituale. Noi tutti, più o meno, conduciamo una vita intellettualmente, moralmente e spiritualmente “a rischio”. Non siamo disposti a privarci di nulla, anzi, abbiamo talmente fatto l’abitudine a uno stile di vita sbagliato e distruttivo, che neppure lo riconosciamo come tale. Guardiamo centinaia di programmi televisivi, di film, e leggiamo migliaia di romanzi e di fumetti, nei quali si scatena una sarabanda infernale di incitamento al vizio: al disordine sessuale, alla violenza gratuita, alla cattiveria, alla superbia, al cinismo; ma non ce ne diamo alcun pensiero e permettiamo ai nostri figli di assistere agli stessi spettacoli e di abbandonarsi alle stesse letture. Anzi, siamo noi a incoraggiarli e sospingerli su questa strada: quando regaliamo a un bambino di cinque, sei, sette anni, un computer nuovo, o un telefonino cellulare ultimo modello, sappiamo benissimo che uso ne farà: non lo adopererà certo per ragioni di studio o d’informazione, ma per dedicarsi ai giochi elettronici o per seguire programmi letteralmente infarciti di stupidità, volgarità, sesso e violenza. Poi ci meravigliamo se i nostri bambini crescono svogliati, confusi, pigri, incapaci di assumersi responsabilità, di sopportare sacrifici: siamo noi stessi che abbiamo dato loro il cattivo esempio e, come se non bastasse, li abbiamo agevolati nel seguirlo. Forse, inconsciamente, molti genitori pensano che, se riusciranno a corrompere i loro figli, si sentiranno meno colpevoli per la vita moralmente disordinata che fanno. Inoltre, regalando ai bambini computer e telefonini, molti genitori cercano di farsi perdonare la lontananza fisica e affettiva, la distrazione, e, soprattutto, il fatto di calpestare e demolire la propria famiglia, inseguendo avventure extraconiugali e causando separazioni e divorzi, dei quali i piccoli soffrono, eccome (anche se psicologi da quattro soldi sono pronti a giurare il contrario, specialmente nei salotti televisivi, ma solo per compiacere i gusti del pubblico).
Poi, quando si leggono i giornali, o si ascoltano i telegiornali, ci si meraviglia e ci si indigna per il dilagare del vizio, della crudeltà, del disordine sessuale, della violenza e della corruzione: meraviglia e indignazione che valgono quanto varrebbero quelle di un diabetico che rimproveri a un altro diabetico il fatto di mangiare e bere senza alcuna regola. Conduciamo uno stile di vita malato, distruttivo, e poi ci meravigliamo dei risultati: abbiamo perfino il coraggio di salire sul pulpito e giudicare gli altri. Però non siamo minimamente disposti a modificare un tale stile di vita; anzi, il più delle volte non sappiamo neppure – o fingiamo di non sapere – che è proprio quello stile di vita all’origine di tutti i nostri guai. Oggi imperversano programmi televisivi dedicati a storie vere che parlano sempre e solo di tradimenti sessuali e di delitti sessuali: lo spettatore li guarda, magari mentre è seduto a tavola, e intanto soddisfa la sua curiosità morbosa, il suo voyeurismo, le sue tentazioni adulterine, i suoi istinti sadici; poi, però, se incomincia a cadere nel vizio, non fa due più due, non si chiede come abbia avuto inizio la sua degradazione. Se, poi, scopre il tradimento della propria moglie, o del proprio marito; se scopre che il socio in affari lo ha truffato, o che il proprio amico lo ha calunniato, si indigna e monta in cattedra: perché certe cose, lui, non le farebbe; a certe bassezze, non arriverebbe mai. Strano: sono sempre gli altri a fare il male. Intanto, però, è tutta la società che sembra essere impazzita.
Tutto questo sta accadendo sotto i nostri occhi, con la nostra complicità, o con la nostra connivenza: stiamo correndo verso il precipizio, ma con il sorriso sulle labbra. Come il malato di cancro ai polmoni, non smettiamo di fumare neppure una delle nostre sigarette: non sappiamo, né vogliamo privarci dei nostri vizi, delle nostre cattive abitudini. Sono diventati una parte di noi; non potremmo neppure immaginare la nostra vita senza di essi. Noi e i nostri vizi siamo diventati una cosa sola. Però, per carità, non chiamiamoli vizi: sa troppo di bigottismo, di cattolicesimo. Al massimo, e solo nei casi più gravi e drammatici, possiamo chiamarli errori, leggerezze. Siamo arrivati al punto che parlare di “vizio” è politicamente scorretto e meritevole di denuncia penale. Guai a dire le cose come stanno; guai a rimproverare alle persone di tenere dei comportamenti disordinati, riprovevoli, immorali: significa attentare alla sacra sfera delle libertà individuali. Quando scoppiò la sindrome dell’AIDS, nessuno poteva dire che quel tipo di persone omosessuali, che avevano centinaia di rapporti promiscui e non protetti nel corso di un anno, frequentando i locali più dissoluti di certi quartieri a luci rosse, si erano messe nelle condizioni di ammalarsi: non lo si poteva dire, perché scattava l’accusa di omofobia, di mancanza di carità. Bisognava tacere e fare finta che quegli stili di vita fossero normalissimi, e che le malattie provocate da tali stili, fossero, invece, l’opera di chissà quale sfavorevole congiuntura astrale.
La sola conclusione di carattere generale che si può trarre da un simile stato di cose, è che la nostra società nel suo insieme, e la maggioranza delle persone, singolarmente prese, hanno smesso di amare la vita. Se la amassero, non si comporterebbero così. Invece hanno smesso di amarla, al punto da preferire di indulgere nei propri vizi, piuttosto che fermarsi ed evitare la caduta nel baratro. Perché è certo, assolutamente certo, che stiamo correndo dritti verso il baratro. Una società dominata dal vizio non può sopravvivere a lungo: è matura per il crollo. Crollerà dall’interno, prima ancora che i nemici esterni l’abbiamo espugnata. Il crollo demografico e, parallelamente, la pratica legalizzata dell’aborto come forma di controllo delle nascite, stanno a testimoniarlo. Noi non amiamo più la vita: questa è la verità. I nostri nemici se ne sono accorti e stanno facendo leva su questo nostro segreto tumore, su questa malattia che ci consuma dall’interno. Dietro le vetrine scintillanti del nostro cosiddetto benessere, e dietro l’apparente vitalismo e l’apparente edonismo dei nostri comportamenti, vi sono una segreta angoscia e un cupo, insopprimibile istinto di auto-distruzione. Questo è il destino di chi smette di amare la vita: desiderare segretamente la propria fine, la propria distruzione morale e materiale. Nessuna meraviglia per quello che ci sta accadendo, pertanto: è il naturale punto d’arrivo dell’odio che abbiamo verso noi stessi e nei confronti della vita in quanto tale. Vorremmo morire e vorremmo che il mondo finisse con noi.
È la sindrome di Heinrich von Kleist, lo scrittore romantico tedesco che, nel 1811, si suicidò con un colpo di pistola, dopo avere ucciso con un colpo al cuore la sua amica (nessun amore disperato fra i due: Kleist era omosessuale ed Henriette Vogel era malata di cancro). Più recentemente, come non pensare a quel pilota di un aero di linea tedesco, Andreas Lubitz, di soli ventisette anni, che, nel 2015, portò deliberatamente il suo apparecchio a schiantarsi contro una parete delle Alpi provenzali, causando la morte di 150 persone innocenti? E non si trattò di una crisi depressiva imprevedibile. L’inchiesta ha dimostrato che costui aveva programmato la sua azione fin nei minimi particolari e non aveva lasciato nulla al caso: voleva morire e voleva trascinare con sé tutti i passeggeri e l’equipaggio. Vi è, in simili comportamenti, più diffusi di quanto non si pensi, anche se si manifestano in forme meno spettacolari, una volontà maligna di distruzione e auto-distruzione che fa pensare al diabolico, al Male assoluto: in effetti, riesce difficile immaginare una espressione più perversa, più infernale, della volontà malvagia allo stato puro. Spezzare le vite altrui senza alcuna finalità che il piacere satanico di vederle morire con sé. Come dire: Io muoio, ma il mondo (o, in alternativa, il numero più grande possibile di persone) verrà con me.
Ci viene anche in mente ciò che recentemente ha detto un noto esorcista, don Gianni Sini, nel corso di una intervista al settimanaleMiracoli, anche alla luce di conversazioni avute con altri suoi colleghi: gli esorcismi, in questi ultimi anni, sono divenuti molto più lunghi e più difficili. Fino a qualche tempo fa, bastava sovente un solo rito per scacciare il Demonio da una persona posseduta, mentre ora sono necessarie settimane, mesi, anni, e talvolta decenni, prima di ottenere la vittoria definitiva. È come se il Diavolo sentisse che la sua ora è arrivata, che questo è il suo grande momento; è come se resistesse con arroganza, con protervia, e rifiutasse di andarsene, di abbandonare il campo e riconoscersi vinto. Infatti, perché mai dovrebbe riconoscersi sconfitto, se tutto, o quasi tutto, nella società odierna, sembra andare per il verso da lui desiderato, e sottostare alla sua malvagia influenza, o subire il suo fascino sinistro? E se perfino nella Chiesa cattolica vi sono indizi preoccupanti della sua presenza (il fumo di Satana in Vaticano, di cui parlava, già negli anni ’70 del secolo scorso, il papa Paolo VI), al punto che, proprio lì dove ci si aspetterebbe di trovare la massima difesa, si trovano, invece, i suoi agenti e le sue opere? E il fatto stesso che, da almeno un secolo a questa parte, si sia smesso di parlare nel Diavolo, e che perfino molti sacerdoti non ci credano più, e non pochi vescovi rifiutino di avere degli esorcisti nelle loro diocesi: tutto questo non è forse il segno della sua massima vittoria; di una vittoria così strepitosa, da indurre il mondo intero ad abbassare le armi davanti a lui e lasciarlo passare liberamente, come, dove e quando egli lo vuole?
Esiste una via d’uscita da questo vicolo cieco, una qualche possibilità di salvezza per il nostro avvenire, sia come individui che come società? Non lo sappiamo. Tuttavia, una cosa è certa: perseverare sulla china del vizio non avrà altro risultato che affrettare la nostra fine. La prima cosa che dovremmo fare, è smettere di corteggiare il male e astenerci da tutte le tentazioni, da tutte le suggestioni, da tutte le situazioni nelle quali il male, che è dentro di noi, viene ridestato, stimolato, incoraggiato ad erompere. Una pseudo-scienza da quattro soldi ci ha quasi convinti che è cosa sbagliata e nociva reprimere gli istinti; che nessuno ha il diritto di proibire alcunché, a cominciare dai genitori nei confronti dei loro figli; e che tutto è lecito quello che piace, che procura emozioni forti, che conferisce un senso di benessere, per quanto illusorio e fuggevole. La verità, però, è molto diversa: ed è quella che i nostri nonni sapevano benissimo, e che tutte le generazioni precedenti hanno conosciuto e cercato di praticare (anche se non sempre le singole persone ci riuscivano): il bene va incoraggiato e merita di essere perseguito; il male va respinto e disprezzato. Il male, specialmente ai nostri giorni, è abile nell’ammantarsi di apparenze piacevoli; si mimetizza, cerca di farsi scambiare per il suo contrario, cioè il bene: e a ciò contribuisce l’estrema confusione intellettuale della civiltà moderna, dove il principio di piacere viene equiparato al principio del bene, mentre sono due cose diverse, almeno nel senso (alquanto grossolano) che s’immagina la maggior parte delle persone.
Tutto questo è moralismo, bigottismo, conservatorismo? Il fatto stesso d’aver simili dubbi significa che il male ha fatto enormi progressi dentro di noi. Vogliamo consentirgli di conquistarci del tutto?
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