La rinascita spirituale della Russia, benedetta dalla Vergine di Kazan’
Non c’è immagine più sacra, per i popoli slavi, della Madonna di Kazan’. La Madre di Dio, nella celebre icona “scritta” nel pieno Medio Evo, è effettivamente il più bell’esempio di devozione popolare della Russia, quando essa si fregiava dell’appellativo di “Santa”. La Madonna è intimamente parte della spiritualità ortodossa, legata a doppio filo con la patria russa e con la sua storia: non a caso, come ultimo atto politico, Nicola II consacrò il suo paese alla Vergine di Kazan’.
Il motivo di questo breve articolo non è però narrare la storia dell’icona, facilmente rintracciabile su internet; è invece tratteggiare, con una semplice e veloce pennellata, quella che è la devozione sempre più viva attorno a questa immagine. Racconterò dunque ciò che ho visto in un mio recente viaggio a San Pietroburgo. A due passi dal mio albergo si trovava lo splendido santuario della Madonna di Kazan’, eretto per celebrare la vittoria della Russia su Napoleone. All’interno di esso, non a caso, si trova la tomba del generale Kutuzov, che tanto credé nella protezione della Vergine: a lei era ricorso per benedire la campagna militare contro i francesi, portando sul campo di battaglia di Borodino l’icona di Smolensk e pregando spesso davanti alla Madonna di Kazan’.
Ebbene, sappiamo tutti come andò la storia in Russia: la rivoluzione cancellò i luoghi sacri, che nella migliore delle ipotesi vennero convertiti in granai (rinfreschiamoci la memoria con un buon film, “il compagno don Camillo”) musei o palestre. Contro l’icona di Kazan’, però, il regime ateo si accanì con una veemenza rabbiosa: quasi tutti i santuari della Vergine furono distrutti. Andò meglio a San Pietroburgo, dove lo splendido tempio che sorge tra il canale Griboedov e la Prospettiva Nevskij diventò, in supremo sberleffo, un museo dell’ateismo.
Gor’kij ebbe a dire che la Vergine era il supremo nemico contro il quale lottava il comunismo russo, ed effettivamente dobbiamo riscontrare che aveva ragione: la storia insegna che a crollare fu l’Unione Sovietica, ma non la devozione del popolo nei confronti di Maria. Nemmeno 70 e rotti anni di indottrinamento e di propaganda messa in atto da gruppi come la capillare Lega degli Atei Militanti poterono sradicare dal cuore dei russi la devozione mariana. Ne è prova che oggi per venerare l’icona di Maria si fa la fila.
Sì, la fila. Noi occidentali siamo abituati a fare la coda per prendere i biglietti dell’ultimo kolossal cinematografico, in Russia si mettono in fila, pazienti, per salutare la Madre di Dio. Mi sono messo in coda anch’io, in silenzio, come tutti. Per raggiungere la Vergine ho atteso oltre mezz’ora. Davanti a me c’erano più o meno cento persone: almeno il venti, trenta per cento erano giovani; molti inoltre erano bambini accompagnati per mano dalle babushke. Non c’era una particolare ricorrenza, non era un fine settimana. Era semplicemente la normalità: rientrando nel santuario, in altre occasioni, ho potuto vedere di nuovo la coda di fedeli, a volte anche più lunga. E dire che l’icona di San Pietroburgo non è nemmeno l’originale: è una copia di inizio Settecento, fatta portare in città da Pietro il Grande; l’originale, dopo essere stato donato a Giovanni Paolo II, è tornato in Russia nel 2004 ed è stato consegnato al patriarca Alessio II.
Di converso, nella mia città, Torino, c’è un’immagine della Vergine Consolata, trovata in modo miracoloso esattamente come la Vergine di Kazan’: non ho mai visto la fila di persone per entrare nel santuario. Se si parla con i torinesi, probabilmente non sanno nemmeno la storia del ritrovamento miracoloso ad opera di un pellegrino cieco. Insomma, la differenza è abissale. Noialtri occidentali facciamo la fila solo nelle ultime ridotte della spiritualità cattolica: i santuari mariani. Code simili per venerare un’icona, in una chiesa qualsiasi, ce le scordiamo.
Orbene, se scrivo queste righe è per testimoniare come vanno le cose nel mondo.L’icona di San Pietroburgo è l’esempio che la rinascita spirituale è possibile – anzi, è certa – se non si dimentica il legame che abbiamo con Maria, madre dei popoli. È possibile se la politica è capace di una seria autocritica, riconoscendo gli errori del passato e facendo di tutto per rimediare, promuovendo il culto e la devozione. Putin, nel bene e nel male, lo ha fatto: i risultati sono quelli che ho descritto. In Italia siamo impegnati a togliere le statue della Madonna al Meeting di Cl e a promuovere leggi contrarie alla vita e al sentimento religioso. Il tutto senza che dal Vaticano ci sia alcuna reazione. Facciamo un po’ due conti…
La Vergine ci perdoni e ci illumini: forse oggi abbiamo più bisogno noi cattolici di una sincera conversione di quanto ne abbia bisogno il popolo russo.
PS. Chiudo con un breve “spot”. La Vergine di Kazan’ è considerata, nel mondo russo, la protettrice della famiglia. In epoche buie come la nostra, mi permetto di sponsorizzarne la devozione. Fine dello spot.
Il motivo di questo breve articolo non è però narrare la storia dell’icona, facilmente rintracciabile su internet; è invece tratteggiare, con una semplice e veloce pennellata, quella che è la devozione sempre più viva attorno a questa immagine. Racconterò dunque ciò che ho visto in un mio recente viaggio a San Pietroburgo. A due passi dal mio albergo si trovava lo splendido santuario della Madonna di Kazan’, eretto per celebrare la vittoria della Russia su Napoleone. All’interno di esso, non a caso, si trova la tomba del generale Kutuzov, che tanto credé nella protezione della Vergine: a lei era ricorso per benedire la campagna militare contro i francesi, portando sul campo di battaglia di Borodino l’icona di Smolensk e pregando spesso davanti alla Madonna di Kazan’.
Ebbene, sappiamo tutti come andò la storia in Russia: la rivoluzione cancellò i luoghi sacri, che nella migliore delle ipotesi vennero convertiti in granai (rinfreschiamoci la memoria con un buon film, “il compagno don Camillo”) musei o palestre. Contro l’icona di Kazan’, però, il regime ateo si accanì con una veemenza rabbiosa: quasi tutti i santuari della Vergine furono distrutti. Andò meglio a San Pietroburgo, dove lo splendido tempio che sorge tra il canale Griboedov e la Prospettiva Nevskij diventò, in supremo sberleffo, un museo dell’ateismo.
Gor’kij ebbe a dire che la Vergine era il supremo nemico contro il quale lottava il comunismo russo, ed effettivamente dobbiamo riscontrare che aveva ragione: la storia insegna che a crollare fu l’Unione Sovietica, ma non la devozione del popolo nei confronti di Maria. Nemmeno 70 e rotti anni di indottrinamento e di propaganda messa in atto da gruppi come la capillare Lega degli Atei Militanti poterono sradicare dal cuore dei russi la devozione mariana. Ne è prova che oggi per venerare l’icona di Maria si fa la fila.
Sì, la fila. Noi occidentali siamo abituati a fare la coda per prendere i biglietti dell’ultimo kolossal cinematografico, in Russia si mettono in fila, pazienti, per salutare la Madre di Dio. Mi sono messo in coda anch’io, in silenzio, come tutti. Per raggiungere la Vergine ho atteso oltre mezz’ora. Davanti a me c’erano più o meno cento persone: almeno il venti, trenta per cento erano giovani; molti inoltre erano bambini accompagnati per mano dalle babushke. Non c’era una particolare ricorrenza, non era un fine settimana. Era semplicemente la normalità: rientrando nel santuario, in altre occasioni, ho potuto vedere di nuovo la coda di fedeli, a volte anche più lunga. E dire che l’icona di San Pietroburgo non è nemmeno l’originale: è una copia di inizio Settecento, fatta portare in città da Pietro il Grande; l’originale, dopo essere stato donato a Giovanni Paolo II, è tornato in Russia nel 2004 ed è stato consegnato al patriarca Alessio II.
Di converso, nella mia città, Torino, c’è un’immagine della Vergine Consolata, trovata in modo miracoloso esattamente come la Vergine di Kazan’: non ho mai visto la fila di persone per entrare nel santuario. Se si parla con i torinesi, probabilmente non sanno nemmeno la storia del ritrovamento miracoloso ad opera di un pellegrino cieco. Insomma, la differenza è abissale. Noialtri occidentali facciamo la fila solo nelle ultime ridotte della spiritualità cattolica: i santuari mariani. Code simili per venerare un’icona, in una chiesa qualsiasi, ce le scordiamo.
Orbene, se scrivo queste righe è per testimoniare come vanno le cose nel mondo.L’icona di San Pietroburgo è l’esempio che la rinascita spirituale è possibile – anzi, è certa – se non si dimentica il legame che abbiamo con Maria, madre dei popoli. È possibile se la politica è capace di una seria autocritica, riconoscendo gli errori del passato e facendo di tutto per rimediare, promuovendo il culto e la devozione. Putin, nel bene e nel male, lo ha fatto: i risultati sono quelli che ho descritto. In Italia siamo impegnati a togliere le statue della Madonna al Meeting di Cl e a promuovere leggi contrarie alla vita e al sentimento religioso. Il tutto senza che dal Vaticano ci sia alcuna reazione. Facciamo un po’ due conti…
La Vergine ci perdoni e ci illumini: forse oggi abbiamo più bisogno noi cattolici di una sincera conversione di quanto ne abbia bisogno il popolo russo.
PS. Chiudo con un breve “spot”. La Vergine di Kazan’ è considerata, nel mondo russo, la protettrice della famiglia. In epoche buie come la nostra, mi permetto di sponsorizzarne la devozione. Fine dello spot.
di Giorgio Enrico Cavallo
Ricordate il varietà televisivo di Rai Uno “Tante scuse” del 1974, con Raimondo Vianello e Sandra Mondaini e i “Ricchi e Poveri” ?
RispondiEliminaA proposito dei papi modernisti, così inclini a chiedere scusa al mondo intero a nome della Chiesa Cattolica, anche per il solo fatto di essersi dedicata alla salvezza delle anime per 2000 anni, ho riflettuto un poco sul prossimo viaggio di Bergoglio in Svezia per commemorare (o festeggiare?) i 500 anni dello scisma luterano, la ribellione al papa ed alla Chiesa Cattolica.
Ma guarda un po’, mi son detto, questi preti modernisti rivoluzionari, sovvertitori della retta dottrina cattolica : prima hanno voluto riconciliarsi con lo spirito illuminista (=massonico), con la rivoluzione del 1789, come affermò lo stesso cardinale Ratzinger, facendo un Concilio che è stato definito l’89 della Chiesa Cattolica (così il card. Suenens), e adesso vogliono far pace con i luterani, ma mica invitandoli a rientrare in Santa Romana Chiesa , magari chiedendo scusa per esserne usciti, no no, ci mancherebbe altro! Sono loro che vogliono chiedere scusa (capitolazione, calabraghismo, rinnegamento del passato della Chiesa e del depositum fidei) a nome della Chiesa Cattolica per aver fatto la Controriforma (povero San Carlo Borromeo, che abbaglio deve aver preso!) per aver ribadito con forza la santa dottrina cattolica, unica difesa del Cattolicesimo contro le eresie protestanti. Il Concilio di Trento, con l’istituzione dei seminari in ogni diocesi si prefisse appunto quell’obiettivo.
Andando avanti così, tra non molto vorranno riconciliarsi anche con Caino, chiedendo pubblicamente perdono per averlo presentato per secoli come il primo omicida della storia dell’umanità; del resto, i radicali non hanno creato l’associazione “nessuno tocchi Caino”? mica si preoccupano, questi signori, della morte violenta dei tanti “Abele”, vittime di spietati assassini.
Sempre più in basso questi rivoluzionari modernisti, stanno correndo all’impazzata verso l’abisso, verso il baratro infernale; forse non se ne rendono conto, forse sono solo inguaribili utopisti, come il “papa buono” che vedeva nei veggenti di Fatima dei semplici “profeti di sventura” e sognava una nuova primavera per la Chiesa e l’umanità intera, grazie al suo progetto di “aggiornamento” della Chiesa ai tempi nuovi (=capitolazione dinanzi al mondo, alla massoneria, al principe delle tenebre).
Sappiamo bene che i rivoluzionari utopisti seguono ostinatamente la loro ideologia (giacobina, comunista, omosessualista, immigrazionista, ecc.), e se essa cozza con la realtà peggio per quest’ultima, la manipolano, la snaturano per farla aderire alla loro perversa ideologia. Così è stato ed è tuttora per il progetto modernista di rinnovamento della Chiesa (e del popolo di Dio, ad essa affidato da Cristo Signore), portato avanti ostinatamente e pervicacemente da Roncalli, Montini, Ratzinger, e da ultimo da Bergoglio, che possiamo tranquillamente definire “il liquidatore della Chiesa Cattolica”. Viene però il dubbio che alcuni di loro, ai piani alti della gerarchia, non siano affatto incorreggibili utopisti in buona fede, bensì veri ingannatori in mala fede, agenti del nemico infiltratisi nelle nostre file per poter più facilmente depistare le anime, indirizzandole tra le braccia di Belzebù.