ISLAM E FOLLIA SUICIDA NEOCHIESA
Musulmani in chiesa a pregare ultima follia suicida e blasfema della Neochiesa. Perchè non è mai stato fatto prima e cosa c’è che non va nella proposta degli imam? Bergoglio? l’islam non avrebbe potuto desiderare un altro papa
di Francesco Lamendola
L’ultima follia suicida della Neochiesa modernista e progressista, pluralista e buonista, è stata quella di accettare la proposta di alcuni imam di Francia e Italia di lasciar entrare nelle chiese, alla Santa Messa, degli islamici, per pregare insieme con i cristiani in nome della pace.
Tale proposta è stata avanzata dopo l’assassinio di padre Jacques Hamel, 84 anni, in un paesino della Normandia vicino a Rouen, dove due giovanissimi islamici (nati e cresciuti in Francia, si prenda nota di questo particolare, e per la legge cittadini francesi) sono saliti sull’altare, hanno interrotto il rito della Santa Messa, hanno inneggiato ad Allah e al Corano, poi hanno fatto inginocchiare l’anziano sacerdote e lo hanno sgozzato sotto gli occhi dei fedeli scioccati e terrorizzati.
Da anni i cristiani sono perseguitati a morte in una ventina almeno di Paesi africani e asiatici a maggioranza islamica, e anche in altri dove gli islamici sono una minoranza. In Kenya, gli studenti di una università sono stati svegliati nella notte ed è stato chiesto loro di recitare i versetti del Corano: quelli che non sapevamo farlo, identificati come cristiani, sono stati massacrati sul posto. Erano centocinquanta ragazzi, la località si chiamava Garissa ed è passato solo un anno da quel fatto atroce: peraltro, uno dei tanti che hanno visto lo spargimento di sangue dei cristiani in odium fidei, a motivo della loro fede. In Nigeria, da molto tempo i seguaci di Boko Haram assaltano i villaggi cristiani, entrano nelle chiese, uccidono o bruciano vivi i fedeli, si fanno saltare in aria in mezzo al mercato (utilizzando per tali missioni anche bambini e bambine di neppure 10 anni), rapiscono decine di ragazze per farne le schiave sessuali dei guerrieri del Califfo. In Siria e in Iraq le comunità cristiane sono state spazzate via da una ondata di terrore organizzato e di uccisioni sistematiche, quali non si erano mai visti da secoli e secoli. In Turchia, un sacerdote cattolico italiano è stato assassinato da un giovane islamico, ma il fatto era stato ridotto alle proporzioni di un “semplice” episodio di malattia mentale.
Ora che il mirino dei terroristi islamici si è spostato, sempre più frequentemente, in Europa, e ora che, per la prima volta, l’orrore è stato perpetrato all’interno di una chiesa cattolica, nel bel mezzo della Santa Messa, gli imam delle numerose comunità islamiche esistenti in Europa occidentale si sono decisi a compiere un gesto di “solidarietà”, chiedendo di poter entrare nelle chiese e unirsi ai cristiani nella preghiera per commemorare padre Hamel e per invocare la pace di Dio sulla terra. Lodevole intento: curioso che non sia mai stato fatto prima; anzi, per dirla tutta, che una parola chiara e forte di condanna per le stragi di Madrid, di Londra, di Parigi, di Bruxelles, di Nizza, per gli stupri di Colonia, per i continui incitamenti all’odio e alla violenza di numerosi imam e per le centinaia di giovani islamici che partono dall’Europa per arruolarsi nelle file dell’Isis, per la rete di omertà e di coperture che ha permesso e che permette agli assassini di nascondersi alla polizia (come si è visto nel caso di Bruxelles), non sia mai stata pronunciata con quella autorevolezza e con quella solennità che sarebbero state assolutamente doverose, fin dal principio. Meglio tardi che mai, penserà qualcuno; e poi – sono parole di papa Francesco – non bisogna esagerare, dopotutto non è giusto né vero parlare di terrorismo islamico, anzi, neppure di un islam violento. La violenza – ha detto - c’è in tutte le religioni, i fondamentalisti sono presenti anche nel cattolicesimo, e in Italia, si sa, ci sono cattolici che uccidono le fidanzate e le suocere; dunque che cosa volete?, non c’è niente di cui preoccuparsi, oppure, se c’è qualcosa, allora bisogna che a fare mea culpa siano tutti, ma proprio tutti (anche i quaccheri e i mormoni?), e specialmente, è cosa ovvia, i cattolici. A dispetto del fatto che neppure un solo cattolico abbia ucciso, per motivi religiosi, un solo musulmano; mentre sono decine e decine di migliaia i cattolici e gli altri cristiani che vengono uccisi, stuprati, picchiati, derubati, costretti a fuggire dai fanatici islamici.
Cosa c’è che non va nella proposta degli imam e perché i vescovi e i preti cattolici, anzi, il papa per primo, avrebbero dovuto cortesemente declinare la richiesta?
La prima cosa che non va è l’ignoranza, che, nei cattolici modernisti e progressisti della Neochiesa, è pari soltanto alla loro immensa presunzione. Essi, evidentemente, non sanno che cosa sia la preghiera per un islamico e non vogliono sapere che si tratta di un atto essenzialmente diverso da quello che compie un cattolico; di più: non sanno che la preghiera di un islamico in un determinato luogo, rende quel luogo sacro all’islam e crea, di fatto, un precedente: pone una ipoteca su quel luogo in nome di Allah. Per esempio: se degli islamici, in Egitto, pregano in un determinato luogo, all’aperto, quel luogo rimane dedicato ad Allah, e i cristiani copti, i quali, magari, ne avevano l’intenzione, non potranno più utilizzare quel luogo per erigervi una chiesa cristiana. Anche se si stavano accingendo all’opera e anche se avevamo tutti i titoli di proprietà legale e tutte le necessarie autorizzazioni amministrative. Quanto alla preghiera: essa non è un atto paragonabile a quella dei cristiani durante la Messa, per il semplice fatto che i musulmani non hanno l’equivalente della Messa, né, peraltro, l’equivalente della chiesa. Non hanno chiese, nel senso che intendiamo noi, perché le moschee sono luoghi di preghiera e di formazione, talvolta di pubbliche assemblee, ma non di culto nel senso cristiano del termine. Pertanto, è impossibile che un islamico e un cristiano preghino con le stesse intenzioni, fianco a fianco, in un medesimo spazio sacro:per l’islam è impensabile addivenire a un modus vivendi con le altre religioni; l’unica prospettiva possibile è la sottomissione degli infedeli o la morte, e, anche se le condizioni della vita moderna hanno attenuato, in apparenza, la rigidità di questa alternativa, essa, in linea di massima, resta pur sempre valida, né mai qualcuno, nell’islam, si è sognato di modificarla.
Noi europei abbiamo preferito seguire la politica dello struzzo e illuderci che, mostrandoci miti e ragionevoli, saremmo stati risparmiati dalla furia dell’estremismo islamico: avremmo dovuto realizzare che il pericolo c’era ed era imminente almeno fin dal 1989, quando lo scrittore Salman Rushdie, cittadino britannico, fu colpito da una fatwa lanciatagli contro personalmente dall’ayatollahKhomeini, a causa della pubblicazione del suo romanzo I versetti satanici, giudicato offensivo nei confronti della fede islamica. Rushdie, da quel momento, ha dovuto rifugiarsi in luoghi segreti e vivere costantemente sotto la sorveglianza della polizia; ma il suo traduttore giapponese è stato ucciso, mentre il traduttore italiano e l’editore norvegese sono stati feriti, e la fatwa è stata rinnovata nel 2008 dal regime iraniano. Noi europei avremmo dovuto capire e trarre le logiche conclusioni: altro che accogliere i rappresentanti del regime iraniano con tutti gli onori, far sparire il vino dalla tavola e coprire le opere d’arte che avrebbero potuto offendere la loro delicata sensibilità, come ha fatto il nostro primo ministro Matteo Renzi. Ecco: questo è stato il nostro grossolano errore: fare mostra di paura e di debolezza. Per la mentalità islamica fondamentalista, ogni gesto conciliante viene interpretato come un gesto di resa: e questa è la seconda ragione per cui è stato sbagliato acconsentire all’ingresso degli islamici nelle chiese cattoliche per pregare insieme. Dal punto di vista di quei signori, non si è trattato, da parte della Chiesa cattolica, di un gesto di riconciliazione e di fraternità, ma di debolezza e di paura.
Il terzo motivo è formalmente di tipo pratico e organizzativo, ma, nella sostanza, di principio: nelle chiese cattoliche si dovrebbe pregare solo nelle lingue dei fedeli cattolici, con parole che tutti i presenti possano capire; si dovrebbe rispettare integralmente la liturgia cattolica; eventuali interventi e comunicazioni dei membri di altre religioni dovrebbero essere fatti prima o dopo la fine della Messa, e, in ogni caso, concordati con il parroco di quella chiesa e sottoposti al suo giudizio insindacabile. Vorremmo vedere sesarebbe mai possibile, anzi, se sarebbe anche solo immaginabile il contrario: che gruppi di cristiani entrassero nelle moschee senza rispettare scrupolosamente, fin dalla soglia (togliendosi le scarpe e, le donne, coprendosi il capo) tutte le prescrizioni dell’imam locale; e, per giunta, essendosi auto-invitati. Tu mi ammazzi un prete e poi ti inviti nella mia chiesa a pregare la tua religione, ha scritto con amarezza un sacerdote cattolico al quotidiano Il Giornale.
Ma c’è di più – ed è la quarta ragione di contrarietà, e, secondo noi, la più importante -: nell’islam, come abbiamo detto, non c’è l’equivalente della Santa Messa; la Santa Messa, per i cattolici, non è soltanto un momento di preghiera: è molto di più. È il rinnovarsi del Sacrificio eucaristico, la Passione del Signore Gesù. La preghiera è solo l’accompagnamento di questo rito, che culmina nel miracolo dell’Eucarestia, quando il pane e il vino si transustanziano nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Non ha senso che a tale rito presenzino i fedeli di un’altra religione; per pregare, si dirà: ma per pregare chi, e soprattutto per che cosa? I musulmani – giustamente, dal loro punto di vista; altrimenti non sarebbero tali – non credono alla divinità di Gesù, ritengono anzi blasfema una tale credenza (simili, in ciò, ai giudei): e allora, che tipo di preghiera sarà mai la loro, mentre il sacerdote leva in alto l’Ostia consacrata, come fece padre Hamel pochi istanti prima di essere sgozzato come un agnello davanti all’altare della sua chiesa?
È curioso: proprio quei cattolici modernisti e progressisti che hanno salutato il gesto di “solidarietà” degli islamici con altissimi squittii di soddisfazione, sono caduti in quel tipico errore di presunzione che essi, da sempre, rimproverano ai cattolici che amano definire, spregiativamente, tradizionalisti: quello di credere che tutto il mondo pensi come loro, senta come loro, creda come loro. Nella loro immensa ignoranza, non si sono presi nemmeno la briga di domandarsi se, per caso, concetti fondamentali come “preghiera”, “culto” e “luogo sacro”, abbiano, per gli islamici, lo stesso significato che hanno per i cattolici. Qualora se lo fossero chiesto, e si fossero informati, avrebbero scoperto che le cose non stanno come credono loro: che, al di là delle differenze esteriori, storiche e linguistiche, vi sono delle decisive differenze nel significato profondo della preghiera, della liturgia, della sacralità dei luoghi. Non sono solo differenze di parole e di gesti: sono differenze di intenzioni e di volontà. In altre parole, manca il comune denominatore indispensabile per celebrare insieme, cattolici e islamici, un rito come la Santa Messa: al di là delle ovvie differenze in fatto di dottrina e di teologia, vi sono delle differenze incolmabili proprio a livello di concezione. Il gesto di aprire le chiese ai musulmani dopo il barbaro assassinio di padre Hamel, pertanto, non può essere visto, da moltissimi islamici (non diciamo da tutti) che come una bandiera bianca, un segno di resa a discrezione. Oppure come una ingenuità colossale, ma altrettanto utile ai fini del fondamentalismo islamico: che è, e resta, la sottomissione dell’Europa alla legge del Profeta.
E qui veniamo all’ultima notazione, la più dolorosa, di questo tristissimo capitolo della storia più recente del cristianesimo:l’atteggiamento del sommo pontefice. Quando papa Francesco prescrive ai suoi fedeli il dovere dell’accoglienza nei confronti di milioni di immigrati islamici, per la maggior parte falsi profughi; quando va a visitare il campo di raccolta in Grecia, tuona contro l’egoismo degli Europei, e torna in Vaticano portandosi, col suo aereo, una dozzina di migranti, guarda caso tutti islamici; quando, per celebrare la Santa Pasqua, lava i piedi agli uomini e alle donne islamici; quando tuona: Vergogna! davanti ai volontari e ai marinai italiani che, con fatiche e spesso con rischio della vita, hanno tratto in salvo migliaia di naufraghi, ma non sono riusciti a impedire che qualcuno annegasse; quando nega apertamente che vi sia un terrorismo islamico, e paragona dei delitti comuni commessi da singoli italiani, alle stragi dei cristiani perpetrate, da anni, dai seguaci dell’islam: ebbene, quando fa e dice queste cose, e molte altre ancora del medesimo tenore, papa Francesco infligge alla Chiesa e al cattolicesimo delle ferite terribili, ne indebolisce la capacità di resistenza, manda segnali suicidi sia al gregge che dovrebbe custodire e proteggere, sia ai lupi che si aggirano intorno ad esso, bramosi di divorarlo.
Ah, dimenticavamo che papa Francesco, nella famosa intervista sull’aereo che lo riportava a casa da Cracovia, ha dichiarato che gli islamici vogliono la pace, e che lui lo sa bene, perché ha parlato con i loro imam. Peccato che non abbia accordato altrettanta veridicità alle accorate parole dei vescovi cattolici della Siria e dell’Iraq, i quali, da tempo, dicono tutt’altro: che l’islam vuole distruggere il cristianesimo e che già lo sta facendo, nelle loro antiche comunità ormai disperse, e si appresta a farlo anche in Europa. Forse che il papa non sa che fine abbiano fatto le già fiorenti comunità cristiane del Libano, della Siria, dell’Iraq, della Turchia, che esistevano quando l’Europa era ancora pagana? Perché non ascolta mai i suoi, ma sempre e solo gli altri? In un momento storico così drammatico come quello che stiamo vivendo, l’islam non avrebbe potuto desiderare un altro papa…
Musulmani in chiesa a pregare, ultima follia suicida (e blasfema) della Neochiesa
di Francesco Lamendola
Il sincreti(ni)smo dell'attuale chiesa col mondo islamico
In questi giorni che seguono gli attacchi terroristi di Nizza e di St. Etienne di Rouen, la chiesa è stata profanata e i fedeli cristiani raggirati da politiche multikulti e cerimonie cosiddette "interreligiose" organizzate tempestivamente da parte della CEI. Cattolici e mussulmani pregano insieme in Francia come in Italia, contro il terrorismo islamico? Questa sì che è bella! La chiesa dei Bagnasco e dei Bergoglio dà una mano ai governi mondialisti i quali ogni volta che avviene un massacro, in luogo di chiudere le frontiere si limitano a dire che ci vuole "più integrazione". Chiese profanate e fedeli cristiani raggirati dalle gerarchie ecclesiali i quali celebrano messa a dei "non battezzati" (né tanto meno comunicati o cresimati) allo scopo di far dimenticare gli orrori di questi ultimi giorni. A questo punto siamo ridotti! A quando S.Pietro a Roma, il Duomo di Milano o la Basilica di S.Marco di Venezia, trasformati direttamente in moschee sotto gli occhi imbarazzati e sgomenti di fedeli cristiani già in profonda crisi di coscienza a causa dell'apostasia delle loro gerarchie ecclesiali? A quando i muezzin al posto delle nostre argentine campane? A quando le genuflessioni con le terga rialzate per 5 volte al giorno rivolte verso la Mecca, nelle nostre stupende cattedrali?
Che questi mussulmani cosiddetti "moderati" pratichino la Taqiya (dissimulazione) e si fingano pentiti per l'islam radicale e dispiaciuti con i cristiani, o siano sinceri, a me poco importa. La cosa essenziale è che questa gente qui in Italia non ci dovrebbe stare, dato che la "questione islamica" è parte integrante della "questione migratoria". E ha ragione quella voce isolata del vescovo di Isernia, quando asserisce:
Che questi mussulmani cosiddetti "moderati" pratichino la Taqiya (dissimulazione) e si fingano pentiti per l'islam radicale e dispiaciuti con i cristiani, o siano sinceri, a me poco importa. La cosa essenziale è che questa gente qui in Italia non ci dovrebbe stare, dato che la "questione islamica" è parte integrante della "questione migratoria". E ha ragione quella voce isolata del vescovo di Isernia, quando asserisce:
La chiesa (e per lei, le sue gerarchie) sta diventando un pericoloso acceleratore della questione migratoria. Quanto alla questione più specificamente "islamica" è il caso di dire che chiamare i mussulmani a raccolta in chiesa a scopo di pacificazione col mondo cristiano già pesantemente colpito dal fanatismo islamico di Dacca e di St. Etienne, è come se la toppa fosse anche peggio del buco. Non sarà in questo modo che le chiese si riempiranno di fedeli. Anzi, così, li faranno scappare a gambe levate. E' penoso vedere che questi immigrati afro-islamici oltre a occupare il nostro suolo, a strappare quel poco di lavoro che gli Italiani non hanno più, ora entrano pure nelle nostre chiese, grazie alla dabbenaggine delle nostre gerarchie ecclesiali, al nuovo pensiero sincretico che tutto include, alla "nuova dottrina " che più che cristiana è diventata onusiana . E non saranno le dichiarazioni ipocrite e falsamente rassicuranti di Bergoglio e di Bagnasco pro islam ("moderato" o meno), a trattenere questa fuga già iniziata da un pezzo. Ma forse era proprio ciò che volevano.
Così scrive Armando Mannocchia su Imola Oggi.
Forse in un futuro che è già qui, non ci saranno più religioni specifiche legate a specifiche identità statuali, ma una sorta di Religio Civilis Unica e mondiale legata al Pensiero Unico, sotto l'egida dell'ONU. Già in queste ore lo si vede: uccidono cristiani, ma la risposta dei capi della chiesa, è una cerimonia "interreligiosa" con imam e rabbini, insieme ai cristiani. Aveva ragione (dal suo punto di vista, ma non dal mio) quel famoso dott. Day quando parlava di governo mondiale: "Le religioni ci daranno una mano". Sottinteso: a completare il disegno di "governance mondiale". Benvenuti nel Nuovo Ordine e nella Nuova Pax nati dal Caos, dalle ingiustizie, dalle stragi e dagli ammazzamenti. E continua...
Pubblicato da Nessie
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