SIGNORE, PIETA'
Signore, pietà: per quanto siano stupidi e malvagi, non disprezzare i Tuoi figli, non scacciarli, non maledirli; meritano soprattutto la Tua pietà.
Credono
d’essere chissà che cosa, gonfiano il petto, si drizzano bene sui
talloni per aumentare d’un centimetro, in confronto a Te, la loro
microscopica statura, pensando quasi di arrivare ad eguagliarti; ma sono
solamente dei poveretti, dei nani ridicoli, dei boriosi scimmiotti,
gonfi di vento.
Non
disprezzarci e non maledirci, se puoi; siamo comunque Tuoi figli,
portiamo impresso – in qualche piega nascosta dell’anima nostra - il
sigillo del Tuo splendore.
Un debolissimo riverbero della Tua magnificenza traspare in noi, nonostante tutto; e, quando ci raggiunge il soffio della Grazia che da Te spira, possiamo innalzarci davvero, sino a compiere opere grandi. Da soli, però, non siamo nulla: siamo solamente sabbia, che il vento disperde nelle quattro direzioni; siamo un effimero disegno in riva al mare, che l’onda lambisce e poi cancella.
Un debolissimo riverbero della Tua magnificenza traspare in noi, nonostante tutto; e, quando ci raggiunge il soffio della Grazia che da Te spira, possiamo innalzarci davvero, sino a compiere opere grandi. Da soli, però, non siamo nulla: siamo solamente sabbia, che il vento disperde nelle quattro direzioni; siamo un effimero disegno in riva al mare, che l’onda lambisce e poi cancella.
Abbi pietà di noi.
Pietà
per gli uomini che soffrono, anche se, il più delle volte, sono essi
stessi i responsabili della loro sofferenza; abbi pietà ugualmente, per
la stoltezza di chi aveva il Paradiso fra le mani, e se l’è lasciato
sfuggire perché non gli pareva abbastanza.
Pietà
per gli stanchi, i vinti, i falliti; per i depressi, i soli, gli
sfiniti; per quelli che hanno fallito, per gli umiliati e offesi dalla
vita.
Pietà
per quelli che non sanno amare, che non sanno aprirsi, che non sanno
donarsi; per quelli che non sanno vedere l’amore, né riceverlo, né
ricambiarlo; per tutti coloro che ignorano la gioia, per avere inseguito
sogni troppo ambiziosi, per aver disdegnato il presente.
Pietà
per coloro che vivono rinchiusi nella prigione del passato,
nell’inferno dei ricordi, nell’amarezza dei rimpianti: su di loro pesa
la maledizione di un cielo senza sole e senza stelle, di un’afa sempre
uguale ed opprimente, di un’aria ferma, pullulante d’insetti e di
mosconi, che li tortura come una sete ardente.
Pietà
per coloro che vivono sempre proiettati un passo avanti, nel vano
tentativo di afferrare una felicità futura; che sperano nel domani, che
attendono la rivelazione dell’attimo dopo: sono così concentrati nel
fissare avanti a sé, che non vedono quanto sta davanti ai loro piedi: né
le gemme che potrebbero raccogliere, e che li renderebbero felici, né
le lunghe spine che trafiggeranno loro i piedi, facendoli soffrire
atrocemente.
E
pietà anche per quanti vivono immersi nel presente, immemori dell’ieri e
indifferenti al domani: sono come ranocchi sprofondati nello stagno,
sguazzano in quel metro di fango come se fosse il mare, e non si
accorgono di quanto misera e compassionevole sia la loro esistenza.
Pietà
per coloro che odiano: si comunicano con il loro odio come fosse
un’ostia quotidiana, e non lasciano passare una giornata senza attingere
al piatto del rancore; odiano così tanto, da non accorgersi che stanno
odiando la loro stessa vita, la stanno imbruttendo, la stanno
soffocando, la stanno avvelenando: sono i peggiori nemici di se stessi.
E, se mai riusciranno a placare il loro odio con il gusto della vendetta
realizzata, sentiranno, di colpo, tutto il vuoto e l’orrore della loro
vita sprecata, inutile, senza alcun senso.
Pietà
anche per quanti amano troppo e male: per quanti si gettano nell’amore
come affamati ed assetati, senza fermarsi mai, senza vivere in
profondità i loro sentimenti; s’immergono nell’amore come lupi ansiosi
di sbranare il gregge, ma, in realtà, ciò che stanno sbranando è la loro
stessa pace, il loro equilibrio, la loro anima: si torturano con le
fiamme della passione, si flagellano con la frusta della gelosia,
s’incoronano di spinte con il cruccio dell’amara delusione. Sono come
bambini che scherzano con un ordigno potentissimo, e si lacerano a
sangue le carni da se stessi.
Signore,
pietà: è un ben misero spettacolo quello che ti offre questa umanità,
che Tu hai amato fino a donarle il Tuo Figlio Unigenito, affinché noi
uomini, nella nostra follia e nel nostro traviamento, lo trattassimo
come l’ultimo dei malfattori. Eppure, Tu continui ad amarci. Abbi pietà
di questi pazzi ingrati, di questi bambini capricciosi, di questi
energumeni e forsennati, i quali, simili ai vignaioli omicidi, non hanno
rispettato neppure il figlio del padrone della vigna. Abbi pietà e
trattieni il Tuo giusto sdegno: meritiamo più compassione che durezza.
Trattieni il Tuo giusto sdegno, risparmiaci la Tua vendetta: abbiamo
meritato il castigo, ma Tu, che sei l’Amore illimitato, ricordati della
Tua promessa, e rimetti la spada nel fodero.
Pietà
anche e soprattutto per chi non chiede pietà, per chi pensa di non
averne alcun bisogno: per i superbi, i presuntuosi, gli arroganti; sono i
più lontani da Te, i più colpevoli: sarebbero già condannati senza
appello, senza la Tua immensa misericordia. Abbi pietà di loro, perché
non sanno quello che fanno; se lo sapessero, si getterebbero ai Tuoi
piedi, a servirti e adorarti, a lodarti e ringraziarti. E a chiedere il
Tuo perdono.
Pietà
per quelli che sono stati schiacciati dalla vita, e per quelli che
hanno fatto del male agli altri o a se stessi: ben sapendo che, fra gli
uomini, non esiste una netta divisione fra vittime e carnefici, perché
siamo tutti figli di Adamo, e non c’è vittima che non sia anche un po’
carnefice, né carnefice che non sia, almeno in parte, vittima.
Pietà
per gli uomini e le donne che non vogliono pietà, che credono di non
averne bisogno: sono i più disperati e i più infelici, anche se,
generalmente, non lo sanno. Pietà per quelli che credono di poter fare
ogni cosa da soli, e sanno solamente collezionare errori sopra errori,
avvitandosi nella loro presunzione e nella loro auto-punizione. Nessuno
li può salvare, perché non vogliono essere salvati; e nessuno li può
consolare, perché rifiutano con sdegno qualsiasi consolazione. Sono i
carnefici di se stessi e i peggiori nemici della loro stessa pace.
Pietà
per i violenti che calpestano il prossimo, e per i masochisti che
affliggono se stessi; per quelli che credono d’aver diritto di possedere
qualsiasi cosa, e per quelli che non si sentono degni neanche di
respirare l’aria e di ricevere la luce del sole. Pietà per chi vuole
troppo e per chi non si crede degno di ricevere alcunché.
Pietà
per gl’intelligenti, che pensano di aver capito ogni cosa, e per i
colti, che ritengono di sapere tutto; pietà per i vanitosi, che devono
sempre mettersi in mostra, e per i narcisisti, in eterna adorazione di
se stessi; per i bugiardi, che non sanno dire la verità neanche a se
stessi, e per gl’infedeli, che tradiscono tutti perché non hanno fede
nella loro parte migliore.
Pietà
per questi piccoli uomini che non sanno chiedere, o che non sanno
chiedere nella maniera giusta; che non sanno ricordare, né dimenticare;
che non sanno lottare per ciò che desiderano, né perdonare a chi si
prende ciò che non hanno osato afferrare. Pietà per chi ha sprecato la
sua vita, per chi ha mancato il senso della sua esistenza. Salvalo dalla
disperazione, Signore; aiutalo a rimettersi in piedi, imparando dalla
propria sofferenza.
Pietà
per chi non ha compreso il senso della croce, per chi vorrebbe che la
vita ne fosse priva: folle se non Ti conosce, apostata se dice di
credere al Vangelo. Il Vangelo è la via della croce e della redenzione:
niente croce, nessuna redenzione. Pietà per chi non lo ha compreso, o
per chi, pur avendolo compreso, si arroga l’inverosimile diritto di
capovolgere le parole del Vangelo, che sono le Tue parole. Perdonali,
perché non sanno quello che fanno.
Pietà
per i preti infedeli, per i teologi impazziti, per quella parte della
Chiesa che si è fatta prendere dalla smania di fare la rivoluzione, ma
senza che i suoi membri provassero a fare, ciascuno, la sua rivoluzione
interiore. Hanno tradito, con ciò stesso, il senso del Vangelo: ciechi
che hanno preteso di guidare un esercito di ciechi. Stanno marciando
verso l’abisso: per causa loro, non sono pochi quelli che stanno
perdendo la fede; e molti altri la perderanno, se Tu non ti affretti a
sostenerli, davanti al tradimento dei Tuoi stessi sacerdoti.
Abbi
pietà di noi, Signore: Ti abbiamo tradito, Ti abbiamo disprezzato,
abbiamo persino preteso di creare un feticcio che Ti assomigliasse, ma
che arrivasse a dire il contrario delle cose che Tu hai detto, e a fare
l’opposto delle sante cose che Tu hai fatto. Abbi pietà del loro
sacrilegio, che ha traviato molti altri: non stancarti di cercare se vi
sono almeno pochi giusti, come facesti a Sodoma, prima di distruggerla.
Anche
se stiamo abusando della Tua misericordia, noi sappiamo che sei
misericordioso: salvaci non perché lo meritiamo, ma perché Tu ci ami, e
non permettere che l’opera delle Tue mani, che si riflette indegnamente
in noi, vada perduta. Nemmeno il vasaio getta via la creta, se il vaso
riesce difettoso; tenta di raddrizzarlo, se può, altrimenti ne
costruisce un altro; ma la creta non la getta, altrimenti non potrebbe
più fabbricare dei vasi. Noi siamo i Tuoi vasi: abbi pietà della nostra
imperfezione, causata non da Te, ma da noi stessi.
Signore, pietà.
Non
avremmo alcun diritto di chiederla; non dovremmo neanche mostrare a Te
la nostra faccia: hai avuto sin troppa pazienza. Eppure, ricordati della
Tua promessa; come lo sposo che non si dimentica della sua sposa, per
quanto costei si allontani e tradisca colui che la ama, pure non essere
in collera con noi, e vieni in nostro soccorso; ci stiamo già facendo
troppo male con le nostre stesse mani; ci stiamo punendo da soli.
Perché
la vera punizione è andare lontano da Te: tutto il resto, tutto il male
che ci colpisce, non è che la conseguenza del nostro allontanarci dalla
luce del Tuo amore. Se rimanessimo nel Tuo amore, nulla di male
potrebbe capitarci; nulla potrebbe spaventarci; nulla riuscirebbe a
scoraggiarci. Siamo infelici perché Ti abbiamo voltato le spalle; ma non
Ti avremmo voltato le spalle, se fossimo rimasti nel Tuo amore.
Servi
infedeli e malvagi, abbiamo deluso le Tue aspettative, abbiamo
disprezzato i Tuoi doni incomparabili. Come la moglie adultera, che si
prostituisce negli angoli oscuro con il primo venuto, così non ci siamo
prostituiti davanti ai falsi dèi – il potere, la ricchezza, il piacere -
e abbiamo tradito proprio Te, che sei tutto. Meriteremmo le pene più
severe; meriteremmo che Tu nascondessi a noi, per sempre, il Tuo santo
volto. Se lo facessi, noi resteremmo al buio: e sarebbe la fine. Nessuno
di noi splende di luce propria: la luce che è in noi, non viene da noi
stessi, non è nostra: viene da Te, e da Te soltanto. È la luce
incorruttibile del Tuo amore, che ha incominciato a risplendere prima
ancora che il mondo fosse.
Tu,
che sei la Verità, dissipa le tenebre dell’errore, nelle quali ci siano
avvoltolati da noi stessi; Tu ci avevi indicato la strada giusta, ma
noi l’abbiamo ignorata, e abbiamo voluto far tutto da soli. Ci sembrava
una intollerabile umiliazione dover riconoscere la Tua maestà: anche se
quella maestà si è manifestata a noi attraverso la prova d’amore più
sublime che sia dato immaginare, quella dell’Incarnazione del Tuo unico
Figlio.
Pur
di non riconoscere a Te quel che Ti spetta, da figli ingrati e malvagi
abbiamo preteso di gonfiarci sino a imitare la Tua infinita grandezza:
ma non c’è grandezza negli uomini che non si riconoscono piccoli, e non
c’è vera umanità negli uomini che si ribellano contro il proprio statuto
ontologico, nella pretesa d’essere creatori e non creature.
Signore, pietà. Kyrie, eleison:
Signore, abbi benevolenza. Senza la Tua benevolenza e senza la Tua
pietà, per noi è finita: perché da soli, questo è certo, non ci potremo
mai salvare. Da soli, possiamo solo scendere di un altro gradino sulla
scala che conduce all’Inferno. E siamo già vicini al fondo di essa. Non
vedi che siamo già con un piede nella bocca dell’Inferno? Noi siano
pazzi e ciechi; ma Tu, che sai tutto e vedi tutto, vieni in nostro
soccorso, adesso, il più presto possibile, perché già scende la notte, e
si ode dappertutto il lungo ululato dei lupi, che fa rabbrividire.
Squarcia, per noi, il buio delle tenebre; manda, per noi, un Angelo d
luce, che disperda i lupi voraci: perché i pastori, che erano soltanto
dei mercenari, sono fuggiti, lasciando indifeso il Tuo gregge.
Sei
Tu il Buon Pastore; di Te abbiamo bisogno, e di nessun altro. Non
guardare alle nostre continue infedeltà, ma a quel fondo di sincero
pentimento che Tu vedi brillare, col Tuo sguardo penetrante, nelle
pieghe più nascoste dell’anima nostra. Tu vedi, e Ti commuovi, quel
principio di pentimento che vi è in noi, prima ancora che noi ne siamo
pienamente consapevoli: perché ci ami a tal punto, da saper cogliere
anche il più piccolo segnale mediante il quale Tu possa venire in nostro
aiuto. Ma contro la nostra volontà, nemmeno Tu, o Signore, puoi
salvarci… Abbi dunque pietà di noi. Amen.
Signore, pietà
Signore, pietà
di
Francesco Lamendola
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