Sulla radio pubblica di nuovo in onda l’errore modernista
Sono molti gli articoli ed i programmi “a tesi” preconfezionate,
propinati al grande pubblico. Lo sono da decenni, in modo sempre più
invasivo, capillare, metodico. Complici il sonno delle coscienze, la
crisi della morale ed una crescente ignoranza, sono riusciti
progressivamente a condizionare il dibattito culturale, accademico,
politico, sociale, giurisprudenziale e medico, a drogare i costumi, ad
ottundere le menti, privandole di qualsiasi capacità critica e degli
strumenti necessari per svilupparla. La generazione dei reality e degli
imbonitori tv è stata indotta a bersi come vero tutto, ma proprio tutto
quanto diffuso dai media, autentica stampella del “pensiero unico”
dominante, pronto ad emarginare senza pietà o esitazione qualsiasi voce
contraria o stonata, in nome del democraticismo universale, buono solo
per chi canti col coro.
L’ennesima conferma in tal senso è giunta dal programma emesso da Radio3 lo scorso 8 settembre, 109 anni dopo l’enciclica Pascendi dominici gregis di
San Pio X. A condurlo, è stato chiamato Alfonso Botti, docente di
Storia Contemporanea all’Università di Modena e Reggio-Emilia. La sua
non è certo una voce super partes: è infatti condirettore della rivista Modernism,
che lui stesso, nel corso della trasmissione, cedendo ad una tentazione
autopromozionale, ha definito erede del modernismo storico. E’ chiaro,
dunque, in partenza, affidandogli una trasmissione sulla Pascendi,
quale potesse essere il taglio datole. Colpisce ma non stupisce,
osservando il curriculum del professore, il fatto che abbia insegnato
anche all’Università Cattolica di Milano.
Dal primo all’ultimo secondo, la mezzoretta radiofonica ha
rappresentato un pervicace e studiato attacco a San Pio X ed alla sua
enciclica, porto però in quel modo elegante, ammiccante, pacato ed
intellettuale, ch’è tipico dei salotti buoni del progressismo nostrano,
adusi a confonder le acque, dando alle cose un altro nome: non
modernismo, dunque, bensì «riformismo religioso», ch’è altra cosa dalla «somma di tutte le eresie»
fieramente osteggiata dal Santo Pontefice per salvar anime. Una
ridefinizione tuttavia, questa, tutt’altro che innocente, poiché tale da
far pensare che vi fosse alcunché da cambiare, qualche errore da
correggere; inoltre, già nella formulazione tale da solidarizzare con
quell’altro “riformatore”, lo scomunicato Lutero, oggi tornato
prepotentemente di moda e quasi quasi sospinto a forza sugli altari dal
laicismo imperante e dai settori più protestantizzati della Chiesa.
Cosa abbia rappresentato (e rappresenti) il modernismo, alla fin
fine, scaltramente, nel corso dell’intera trasmissione non è mai stato
detto. L’ascoltatore ignaro non ha appreso come tale ideologia mirasse
(e miri) non ad una o più verità di Fede, bensì alle radici stesse della
medesima, ritenendola nient’altro che un fenomeno della coscienza
soggettiva, rielaborato dall’intelletto umano e passibile di mutevolezza
di formule e contenuti, a seconda delle situazioni e delle epoche. Si è
parlato piuttosto nel corso del programma di «repressione curiale», definita «brutale e carica di pesanti conseguenze», senza tuttavia dir come e quando, con supponenza apodittica.
Le 65 proposizioni moderniste condannate dal decreto del S. Uffizio Lamentabili sane exitu del 3 luglio 1907 e l’anatema al modernismo contenuto nell’enciclica Pascendi dominici gregis
non sono stati considerati per ciò che furono ovvero una legittima
difesa dall’incombente pericolo, bensì liquidati sommariamente come «una curvatura conservatrice ed integralista del Cattolicesimo», che «rese
il mondo cattolico impermeabile alla democrazia, più autoritario,
facilitandone negli anni successivi l’esposizione al fascismo in Italia
ed al nazismo in Germania», giungendo così ad una grossolana,
dozzinale ed ingiustificata (né giustificabile) mistificazione storica,
capace di piegare l’analisi scientifica dei fatti ai capricci della
bieca ideologia.
Il Sodalitium Pianum, associazione fondata a Roma nel 1909
da mons. Umberto Benigni allo scopo di vigilare sull’insegnamento nei
seminari e nelle università, affinché qui non fosse diffuso l’errore,
benché benedetta a più riprese da San Pio X, è stata grottescamente
presentata in trasmissione come «un’associazione segreta e spionistica», che, «attraverso la delazione e la denigrazione, cercava di individuare gli autori modernisti», ricorsi a pseudonimi dopo la condanna della Pascendi.
Allo stesso modo pollice verso sulle misure mirate alla difesa del
Deposito della Fede, contenute nella parte dispositiva dell’enciclica e
culminate nel giuramento antimodernista del 1 settembre 1910, cui si
dovevano sottoporre tutti coloro che assumessero un incarico ufficiale
nella Chiesa.
Secondo Botti, in quel periodo la Chiesa «spezzò delle vite» per aver sospeso a divinis preti indegni dell’abito indossato; «molti docenti nei seminari persero il posto»,
in realtà solo trasferiti ad altro incarico, trattandosi di sacerdoti.
Affermazioni date in pasto agli ascoltatori, senza minimamente porsi
domande sulle ragioni di tali provvedimenti. Ciò avrebbe permesso di
riconoscere il volto di una Chiesa ancora credibile, ancora autorevole,
ancora salda nella Dottrina e preoccupata della difesa del gregge
affidatole da Dio, anziché la sua parodia proposta dal conduttore del
programma, quella di una Chiesa pronta a premiare «la piaggeria, l’obbedienza cieca», a mortificare «l’intelligenza, la libera ricerca, la coscienza, l’autonomia di pensiero».
E’ triste constatare come un accademico, quindi un uomo di ricerca,
riesca con le lenti deformanti dell’ideologia a prodursi un’immagine di
vicende ed uomini tanto lontana dalla realtà e dalla Storia,
insegnandola ad altri e reiterando quindi l’errore nelle generazioni a
venire. Di contro, è tempo che la Storia si riappropri di San Pio X, il
cui intento fu quello di ricondurre la Cattolicità nel solco profondo
della Tradizione tridentina, senza sbavature.
«Nonostante sia un tema studiato, la sua grande attualità è stata
del tutto ignorata nel dibattito culturale pubblico degli ultimi anni»:
così Botti ha concluso il suo programma. E finalmente un’affermazione,
sulla quale trovarsi d’accordo, ma per motivi opposti. Se l’argomento
non fosse stato trascurato, infatti, ora molti più ascoltatori avrebbero
le categorie storiche e le nozioni necessarie, per cogliere gli
elementi di propaganda e gli abusi, di cui sono intrise la campagna
diffamatoria e la tattica della disinformazione diffuse ancora oggi dal
modernismo tristemente imperante (M. F.).
http://www.corrispondenzaromana.it/notizie-brevi/sulla-radio-pubblica-di-nuovo-in-onda-lerrore-modernista/
Jade
RispondiEliminaNel programma per la conquista del mondo, gli ebrei rivelano le loro strategie:
possedere le banche e i media chiamati nel gergo modernista MSM- Main Streem-Media.
Operazione compiuta.