Chiesa cattolica e omosessualità sono oggi divenuti conciliabili ? A leggere Pfarrblatt, il bollettino parrocchiale della cattedrale Santo Stefano dell’arcidiocesi di Vienna sembra proprio di sì.
Il numero 2 datato “Autunno 2016” della rivista, alla pag. 17, presenta infatti un articolo dal titolo inequivocabile “We are family“, con raffigurato un sorridente ed insolito trio famigliare in tradizionale tenuta tirolese, formato da due uomini e il loro figlio adottivo.
A firmare l’articolo è proprio uno dei due “papà” Georg Urbanitsch, exanchor men del canale televisivo austriaco “Ö3, unito civilmente dal 2012 con Bernd Schlachter, proprietario di un ristorante a Vienna.
Nel 2014 la coppia ha adottato un bimbo sudafricano e, come fa sapere Urbanitsch in conclusione del suo articolo, nel prossimo futuro, i due uomini hanno in programma di adottare un altro bambino, questa volta una femmina di tre anni proveniente sempre dal Sud Africa.
Urbanitsch presenta ai lettori la sua particolare “famiglia”, descrivendola come fosse il più classico dei “quadretti” famigliari. Non importa se ci sono due papà e nessuna mamma, per Urbanitsch in ciò non vi è assolutamente nulla di speciale:
“La famiglia Arcobaleno, Modern Family, la famiglia non convenzionale … ci sono molti titoli per il nostro bel nido di santuario. Ma non siamo così speciali, noi, vale a dire: papà Bernd, Papi Georg, e figlio Siya (…) Il nostro rituale della sera è sempre lo stesso. Leggiamo un libro, preghiamo, parliamo di ciò che è stato fatto di buono durante il giorno, e cantiamo la ninna nanna. Abbastanza spettacolare davvero”.
La presentazione del modello famigliare gay all’interno del giornalino parrocchiale della cattedrale viennese, riportata dall’agenzia di stampa tedesca Kath.net il 30 settembre, assume un particolare rilievo per il fatto che titolare del duomo di Santo Stefano è l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, scelto da Papa Francesco per presentare proprio l’Amoris Laetitia nella conferenza stampa vaticana del 8 aprile 2016 .
Schönborn è infatti un noto acceso estimatore dell’esortazione post-sinodale da lui definita “un documento pontificio di grande qualità, di un’autentica lezione di sacra doctrina, che ci riconduce all’attualità della Parola di Dio (…) un atto del magistero colmo di misericordia“.
Una “misericordia” che ha fatto si che il figlio della coppia gay composta da Urbanitsch e Schlachter – come riporta sempre Kath.net–ricevesse il sacramento del battesimo nella stessa cattedrale di Santo Stefano del cardinale Schönborn dalle mani del suo parroco don Toni Faber.
Un atto, fino a prova contraria, in aperta violazione dell’insegnamento di sempre della Chiesa cattolica in materia, così come ribadito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, il 20 ottobre 1980, presieduta dall’allora Prefetto Card. Šeper, nella “Istruzione sul battesimo dei bambini” al punto 15:
“Tuttavia, per quanto la Chiesa sia cosciente dell’efficacia della fede che opera nel battesimo dei bambini, e della validità del sacramento che essa conferisce loro, riconosce dei limiti alla sua prassi, poiché, eccettuato il caso di pericolo di morte, essa non ammette al sacramento senza il consenso dei genitori e senza la seria garanzia che al bambino battezzato verrà data una educazione cattolica (27): si preoccupa infatti sia dei diritti naturali dei genitori, che delle esigenze di sviluppo della fede del bambino”.
Un insegnamento confermato nel Codice Diritto Canonico del 1983 che al capitolo III dedicato ai “Battezzandi” al canone n. 868 specifica come per battezzare lecitamente un bambino si esige
“che vi sia la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica; se tale speranza manca del tutto, il battesimo venga differito, secondo le disposizioni del diritto particolare, dandone ragione ai genitori”.
Il bollettino parrocchiale “Crescere nell’amore”, pubblicato dalle cattedrale dell’arcidiocesi di Vienna, che mette assieme una manifesta apologia dell’Amoris Laetitia e la “normalità” di una “famiglia” omosessuale, svela quello che l’autentico spirito “riformatore” della “Chiesa della Misericordia” odierna di cui il cardinale Christoph Schönborn è uno dei rappresentanti più autorevoli ed ascoltati. Una spirito di rottura che pretende di conciliare l’inconciliabile: cattolicesimo e comportamento omosessuale.
Chi si rivede....! Il cardinale Schönborn, più misericordioso di Dio..., che sta riuscendo a superare tutte le peggiori aspettative dell'esortazione Amoris Laetitia...
RispondiEliminaNon vorrei si fosse consultato con la gospa ...che tanto ammira. Sarebbe inquietante.