“In entrambe le parti [cattolica e luterana] c’era una sincera volontà di difendere la vera fede”. (Francesco I)
di Piero Vassallo
.
Nel 1931 il cardinale Eugenio Pacelli, allarmato e angosciato dal pacioso languore in cui si era adagiata la resistenza cattolica all’eresia modernista, affermò profeticamente che un prelato senza vera fede, figura della paradossale pietra di legno, avrebbe potuto occupare – con esiti sciagurati e devastanti – il soglio pontificio.
L’elezione del cardinale Pacelli al pontificato interruppe, per la durata di quasi un ventennio, il cammino, alla luce del giorno, della rovinosa teologia dei modernizzanti.
Pio XII, circondato da curiali inaffidabili, frenò ma non poté impedire il sotterraneo – oscuro e verminoso – progresso dell’errore.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale peraltro suscitò più urgenti e drammatici problemi. La minaccia costituita da sanguinarie ideologie attirò l’attenzione della gerarchia cattolica, che, per sventare il pericolo, promosse assidue opere di misericordia.
L’urgenza dei problemi posti dalla guerra impedì l’avvistamento tempestivo e la necessaria reazione all’involuzione nichilistica, in atto nell’avanguardia del mondo moderno.
Terminato il nobile pontificato di Pio XII, i modernizzatori, nascosti nella deliziosa ombra del papa buono, ripresero, con nuova lena, la loro rovinosa, progressiva attività.
Il foro interno dei sacerdoti è ovviamente impenetrabile e ingiudicabile. Le bizzarre esternazioni di alcuni fra i successori di Pio XII svelano nondimeno i rovinosi risultati ottenuti dal cammino border line della teologia modernizzante, in attività incontrollata e funesta, dopo l’allegra, squillante e gongolante celebrazione del Concilio ecumenico Vaticano II.
Di qui l’irresistibile ascesa del paroliere italo-argentino Jorge Mario Bergoglio, dal sagace scrittore Antonio Socci sarcasticamente definito cappellano di Obama e maggiordomo della Casa Bianca.
Bergoglio, con un gesto che il quotidiano di Giuliano Ferrara definisce omaggio a Lutero, ha facilitato e quasi incoraggiato l’esplosione di una teologia vagamente e allegramente imparentata con le battute del surrealista André Breton. Si tratta di una teologia avventizia, fittizia e sgangherata, che non esige ma esclude tassativamente l’obbedienza dei fedeli.
L’inefficacia della teologia bergogliana peraltro si deduce dalle statistiche citate (con sottile intenzione polemica) dal cardinale guineano Robert Sarah: forte crescita della Chiesa africana (strenuamente fedele alla Tradizione) e tracollo della Chiesa sudamericana (de)nutrita dalla teologia progressista, che è stimata e professata da papa Bergoglio.
L’intossicazione della cultura cattolica si legge a chiare lettere nel bizzarro manifesto dei vescovi progressisti, un documento in cui si contempla il perfetto, stralunato rovesciamento della misericordia nel viscido buonismo:
a. la proposta di ammettere alla sacra Comunione chi è divorziato e vive una nuova unione civile;
b. l’affermazione che la convivenza è un’unione che può avere in se stessa alcuni valori;
c. la perorazione per l’omosessualità, che è presumibilmente normale.
La circolazione di tali curiosità, frutti del potere conquistato (e abusato) dai nuovi teologi, dimostra la necessità urgente di resistere alle suggestioni emanate da quella alta frazione della gerarchia vaticana che è ferita e intossicata dalle velenose schegge del modernismo.
– di Piero Vassallo
preghiera ecumenica di Jorge Mario Bergoglio nella cattedrale luterana di Lund
31 ottobre 2016
31 ottobre 2016
In questo incontro di preghiera, qui a Lund, vogliamo manifestare il nostro comune desiderio di rimanere uniti a lui per avere la vita.
Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi. Abbiamo la possibilità di riparare ad un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri.
Gesù … ci guarda e il suo sguardo di amore ci incoraggia a purificare il nostro passato e a lavorare nel presente per realizzare quel futuro di unità a cui tanto anela.
dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono: Dio solo è il giudice. Si deve riconoscere con la stessa onestà e amore che la nostra divisione si allontanava dalla intuizione originaria del popolo di Dio, che aspira naturalmente a rimanere unito c’era una sincera volontà da entrambe le parti di professare e difendere la vera fede, ma siamo anche consapevoli che ci siamo chiusi in noi stessi per paura o pregiudizio verso la fede che gli altri professano con un accento e un linguaggio diversi
Con questo nuovo sguardo al passato non pretendiamo di realizzare una inattuabile correzione di quanto è accaduto, ma «raccontare questa storia in modo diverso»
Con gratitudine riconosciamo che la Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa.
L’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio.
Con il concetto di “solo per grazia divina”, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, … La dottrina della giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio.
Insieme possiamo annunciare e manifestare concretamente e con gioia la misericordia di Dio, difendendo e servendo la dignità di ogni persona. Senza questo servizio al mondo e nel mondo, la fede cristiana è incompleta.
Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi. Abbiamo la possibilità di riparare ad un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri.
Gesù … ci guarda e il suo sguardo di amore ci incoraggia a purificare il nostro passato e a lavorare nel presente per realizzare quel futuro di unità a cui tanto anela.
dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono: Dio solo è il giudice. Si deve riconoscere con la stessa onestà e amore che la nostra divisione si allontanava dalla intuizione originaria del popolo di Dio, che aspira naturalmente a rimanere unito c’era una sincera volontà da entrambe le parti di professare e difendere la vera fede, ma siamo anche consapevoli che ci siamo chiusi in noi stessi per paura o pregiudizio verso la fede che gli altri professano con un accento e un linguaggio diversi
Con questo nuovo sguardo al passato non pretendiamo di realizzare una inattuabile correzione di quanto è accaduto, ma «raccontare questa storia in modo diverso»
Con gratitudine riconosciamo che la Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa.
L’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio.
Con il concetto di “solo per grazia divina”, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, … La dottrina della giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio.
Insieme possiamo annunciare e manifestare concretamente e con gioia la misericordia di Dio, difendendo e servendo la dignità di ogni persona. Senza questo servizio al mondo e nel mondo, la fede cristiana è incompleta.
Commento a caldo (di G.S.):
… costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta
e riprovati in materia di fede.
Costoro però non progrediranno oltre,
perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti…
(II Tim. 3, 8-9)
e riprovati in materia di fede.
Costoro però non progrediranno oltre,
perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti…
(II Tim. 3, 8-9)
Non v’è dubbio che le parole di Bergoglio corrispondono a questa profezia di San Paolo: nella falsità e nella retorica galleggiano vanità, orgoglio, bestemmia, slealtà, maldicenza, tradimento, sfrontatezza, “con la parvenza della pietà, mentre [ne è] rinnegata la forza interiore” (cfr. II Tim. 3, 1-4).
Queste parole spiegano a sufficienza perché Bergoglio ha voluto rendere omaggio a Lutero: una profonda affinità di sentire e di pensare lo lega a quel sovvertitore della Fede, rivelando come insieme appartengano a quelli che “si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta e riprovati in materia di fede.” (II Tim. 3, 8).
Non è la “separazione” che ha prodotto la “divisione” e la “distanza”, ma fu Lutero a volerle, ed è Bergoglio che le conferma con la parvenza della pietà….
Non sono le “controversie” e i “malintesi” che impediscono la comprensione, ma è la acclarata comprensione che comanda di scartare e condannare l’errore e la sovversione di Lutero, che Bergoglio conferma con la parvenza della pietà….
Non siamo noi cattolici che dobbiamo “purificare il nostro passato”, ma sono i protestanti a dover rigettare il loro, per ricondursi alla verità e all’unità nell’unica Chiesa Cattolica voluta da Cristo, che Lutero ha voluto sovvertire, esaltato oggi da Bergoglio con la parvenza della pietà….
Non siamo noi cattolici che “dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono”, ma sono i protestanti a doverlo fare e a chiedere perdono a Dio: Egli infatti li ha già giudicati, mentre oggi Bergoglio li assolve con la parvenza della pietà….
E’ vero che il “popolo di Dio” aspirava a rimanere unito, nella Chiesa cattolica, ma fu Lutero a brigare e a fornicare per sviare il popolo dalla retta via, mentre oggi Bergoglio lo conferma nell’errore e nella deviazione, con la parvenza della pietà….
Non è vero che con “sincera volontà” “entrambe le parti” professano e difendono “la vera fede”… anzi, queste parole di Bergoglio ribadiscono il contrario, almeno per quanto riguarda i protestanti e Bergoglio stesso. Vero è, invece, che “entrambi le parti” – protestanti e Bergoglio – non professano la vera fede e difendono solo la loro fede di parte, come fece Lutero e come oggi conferma Bergoglio con la parvenza della pietà….
Non si tratta di “accento” e “linguaggio” diversi, ma di una fede diversa, che non è la fede di Cristo e degli Apostoli: una fede a proprio piacimento, come la volle Lutero e come Bergoglio oggi la ribadisce con la parvenza della pietà….
Errare è umano, perseverare è diabolico: e Bergoglio professa tale perseveranza asserendo che “non pretendiamo di realizzare una inattuabile correzione” – che tuttavia dovrebbe essere realizzata dai protestanti e non dai cattolici –; e in questo invito a perseverare nell’errore si rivela tutta la valenza diabolica di una “mente corrotta” e di un essere “riprovato in materia di fede”… con la sfrontata esortazione a mentire e a falsificare, espresse con le parole: “raccontare questa storia in modo diverso”; il tutto presentato con la parvenza della pietà….
E’ due volte falso “che la Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”.
Una volta perché la Chiesa l’ha sempre fatto, e l’ha fatto in conformità alla verità; un’altra volta perché Lutero diede centralità solo alla libera interpretazione – la sua – della Scrittura, allo scopo di distorcere la verità.
E solo Bergoglio può essere grato per queste falsità, che egli conferma e offre a credere ai cattolici in forza della sua intima affinità con Lutero e in vista della nuova corruzione della fede, che tuttavia persegue con la parvenza della pietà….
Lutero non visse alcuna “esperienza spirituale”, ma solo una perversa, lubrica e titanica esperienza ai limiti inferiori dell’umano.
Solo Bergoglio poteva bestemmiare al punto da suggerire che tale “esperienza spirituale” “ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio“… come se Lutero avesse realizzato le sue mire subumane con l’aiuto e la benedizione di Dio; quando invece si trattò in tutta chiarezza dell’aiuto e della maledizione del Demonio, qui fatte proprie da Bergoglio con la parvenza della pietà….
E il colmo dell’empietà Bergoglio lo raggiunge quando ribatte lo stesso concetto più chiaramente: “ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana”; calandosi gioiosamente nei panni di Lutero, affermando che “La dottrina della giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio.”
Mentre invece la giustificazione “solo per grazia divina” è la negazione dell’insegnamento di Cristo.
E’ inevitabile allora che Bergoglio giunga alla conclusione che “Insieme possiamo annunciare e manifestare concretamente e con gioia la misericordia di Dio, difendendo e servendo la dignità di ogni persona. Senza questo servizio al mondo e nel mondo, la fede cristiana è incompleta.”
A conferma che Cristo e il suo insegnamento sono stati messi da parte per far posto alle suggestioni dell’Anticristo che vuole l’uomo non al servizio di Dio, ma “del mondo e nel mondo”. Istanza talmente sentita da Bergoglio che senza esitazione apostata la vera fede sentenziando che senza il detto apporto del Demonio “la fede cristiana è incompleta”.
Ecco allora che stiamo vivendo i giorni predetti da San Paolo, i giorni dell’iniquità:
Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. (II Tim 4, 3-4)
Così che per noi cattolici
vale l’ingiunzione:
Si allontani dall’iniquità chiunque invoca il nome del Signore (II Tim 2, 19)
e incombe il dovere di esclamare a imitazione di Gesù Cristo, alto e forte rivolti a Bergoglio:
Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! (Mt 16, 23; Mc. 8, 33)
III 1.11.16 – ore 18,00
Piccola enciclopedia della commemorazione dell’eretico Lutero
Pubblicata a spizzichi e bocconiIV 2.11.16 – ore 8,00
Con commozione, Bergoglio afferma che luterani e cattolici sono “profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma, un dono per l’unità dei cristiani”.
Da ciò consegue che la vera Chiesa è quella luterana che, quale ottavo dono dello Spirito Santo, gode dell’assistenza della Santissima Trinità onde, se fila il sillogismo, noi tutti, cattolici, dovremmo aderire a quella chiesa per poterci sentire nella Chiesa di Cristo.
Ma, beatissimo Papa Bergoglio, noi avremmo delle serie difficoltà a fare il salto del fossato perché dovremmo ritenere:
Per contro dovremmo, rispettivamente, credere:
Santità, vuole sapere come la pensiamo? Glielo diciamo con la coraggiosa, luminosa e chiara risposta data al massone Napoleone Bonaparte da Pio VII: NON POSSUMUS, NON VOLUMUS, NON DEBEMUS – non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV169_Piccola_enciclopedia_Lutero_IV.html
Pubblicata a spizzichi e bocconiIV 2.11.16 – ore 8,00
Trafiletto di L. P.:
Con commozione, Bergoglio afferma che luterani e cattolici sono “profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma, un dono per l’unità dei cristiani”.
Da ciò consegue che la vera Chiesa è quella luterana che, quale ottavo dono dello Spirito Santo, gode dell’assistenza della Santissima Trinità onde, se fila il sillogismo, noi tutti, cattolici, dovremmo aderire a quella chiesa per poterci sentire nella Chiesa di Cristo.
Ma, beatissimo Papa Bergoglio, noi avremmo delle serie difficoltà a fare il salto del fossato perché dovremmo ritenere:
1) illegittima la scomunica comminata da Leone X con la bolla “Decet Romanum Pontificem” del 3 gennaio 1521 -
2) inutile la cosiddetta “Riforma cattolica” attuata dal Concilio di Trento – quella che i nemici definiscono “Controriforma” –
3) casuale se non superflua o mitologica, come afferma la Scuola di Tubinga, la fioritura di santità che costella luminosa la storia della Chiesa (martiri, confessori, vergini, missionari. . .) –
4) esclusivi dello scisma luterano i frutti spirituali -
5) castello di carta tutto l’impianto teologico – N. T., Tradizione, Santi Padri, Dottori – e, quindi, logicamente da rottamare:
2) inutile la cosiddetta “Riforma cattolica” attuata dal Concilio di Trento – quella che i nemici definiscono “Controriforma” –
3) casuale se non superflua o mitologica, come afferma la Scuola di Tubinga, la fioritura di santità che costella luminosa la storia della Chiesa (martiri, confessori, vergini, missionari. . .) –
4) esclusivi dello scisma luterano i frutti spirituali -
5) castello di carta tutto l’impianto teologico – N. T., Tradizione, Santi Padri, Dottori – e, quindi, logicamente da rottamare:
a) la presenza reale di Cristo nell’Eucaristìa -
b) le opere di bene che necessariamente si affiancano alla fede -
c) il culto di iperdulìa reso alla Vergine Marìa -
d) il carattere sacrificale della Santa Messa –
e) i sacramenti quale via e pratica di salvezza -
f) il primato di Pietro e l’infallibilità ex cathedra -
g) l’efficacia dell’indulgenza -
h) il culto dei santi -
i) il magistero principe della Chiesa nell’interpretazione biblica –
l) il sacerdozio maschile –
m) il celibato del clero –
n) il libero arbitrio.
b) le opere di bene che necessariamente si affiancano alla fede -
c) il culto di iperdulìa reso alla Vergine Marìa -
d) il carattere sacrificale della Santa Messa –
e) i sacramenti quale via e pratica di salvezza -
f) il primato di Pietro e l’infallibilità ex cathedra -
g) l’efficacia dell’indulgenza -
h) il culto dei santi -
i) il magistero principe della Chiesa nell’interpretazione biblica –
l) il sacerdozio maschile –
m) il celibato del clero –
n) il libero arbitrio.
Per contro dovremmo, rispettivamente, credere:
l’Eucaristìa come simbolo del Corpo di Cristo;
la “sola fides” come mezzo di salvezza;
il culto della vergine quale “cancro del cattolicesimo”, siccome afferma Karl Barth;
la Messa quale semplice memoria della Cena pasquale;
inutili i sacramenti;
il Papa un abusivo capo di una chiesa;
inutili le indulgenze;
inutile e idolatrico il culto dei santi;
erroneo il Magistero cattolico;
valida l’interpretazione personale della Sacra Scrittura;
liberi il sacerdozio e le dignità episcopale femminile,
ed, infine,
legittimo il matrimonio omosessuale celebrato in chiesa.
la “sola fides” come mezzo di salvezza;
il culto della vergine quale “cancro del cattolicesimo”, siccome afferma Karl Barth;
la Messa quale semplice memoria della Cena pasquale;
inutili i sacramenti;
il Papa un abusivo capo di una chiesa;
inutili le indulgenze;
inutile e idolatrico il culto dei santi;
erroneo il Magistero cattolico;
valida l’interpretazione personale della Sacra Scrittura;
liberi il sacerdozio e le dignità episcopale femminile,
ed, infine,
legittimo il matrimonio omosessuale celebrato in chiesa.
Santità, vuole sapere come la pensiamo? Glielo diciamo con la coraggiosa, luminosa e chiara risposta data al massone Napoleone Bonaparte da Pio VII: NON POSSUMUS, NON VOLUMUS, NON DEBEMUS – non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo.
Sacrosanto Concilio TridentinoSessione VI - 13 gennaio 1547
Cànoni sulla Dottrina della Giustificazione 1 - Se qualcuno afferma che l’uomo può essere giustificato davanti a Dio dalle sue opere, compiute con le sole forze umane, o con il solo insegnamento della legge, senza la grazia divina meritata da Gesú Cristo: sia anàtema. 2 - Se qualcuno afferma che la grazia divina meritata da Gesú Cristo viene data solo perché l’uomo possa piú facilmente vivere giustamente e meritare la vita eterna, come se col libero arbitrio, senza la grazia, egli possa realizzare l’una e l’altra cosa, benché faticosamente e con difficoltà: sia anàtema. 3 - Se qualcuno afferma che l’uomo, senza previa ispirazione ed aiuto dello Spirito Santo, può credere, sperare ed amare o pentirsi come si conviene, perché gli venga conferita la grazia della giustificazione: sia anàtema. 4 - Se qualcuno dice che il libero arbitrio dell’uomo, mosso ed eccitato da Dio, non coopera in nessun modo esprimendo il proprio assenso a Dio, che lo muove e lo prepara ad ottenere la grazia della giustificazione; e che egli non può dissentire, se lo vuole, ma come cosa senz’anima non opera in nessun modo e si comporta del tutto passivamente: sia anàtema. 5 - Se qualcuno afferma che il libero arbitrio dell’uomo dopo il peccato di Adamo è perduto ed estinto; o che esso è cosa di sola apparenza anzi nome senza contenuto e finalmente inganno introdotto nella chiesa da Satana: sia anàtema. 6 - Se qualcuno afferma che non è potere dell’uomo rendere cattive le sue vie, ma che è Dio che opera il male come il bene, non solo permettendoli, ma anche volendoli in sé e per sé, di modo che possano considerarsi opera sua propria il tradimento di Giuda non meno che la chiamata di Paolo: sia anàtema. 7 - Se qualcuno dice che tutte le opere fatte prima della giustificazione, in qualunque modo siano compiute, sono veramente peccati che meritano l’odio di Dio, e che quanto piú uno si sforza di disporsi alla grazia tanto piú gravemente pecca: sia anàtema. 8 - Se qualcuno afferma che il timore dell’inferno, per il quale, dolendoci dei peccati, ci rifugiamo nella misericordia di Dio o ci asteniamo dal male, è peccato e rende peggiori i peccatori: sia anàtema. 9 - Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato dalla sola fede, cosí da intendere che non si richieda nient’altro con cui cooperare al conseguimento della grazia della giustificazione e che in nessun modo è necessario che egli si prepari e si disponga con un atto della sua volontà: sia anàtema. 10 - Se qualcuno dice che gli uomini sono giustificati senza la giustizia del Cristo mediante la quale egli ha meritato per noi, o che essi sono formalmente giusti proprio per essa: sia anàtema. 11 - Se qualcuno afferma che gli uomini sono giustificati o per la sola imputazione della giustizia del Cristo, o con la sola remissione dei peccati, senza la grazia e la carità che è diffusa nei loro cuori mediante lo Spirito Santo e inerisce ad essi; o anche che la grazia, con cui siamo giustificati, è solo favore di Dio: sia anàtema. 12 - Se qualcuno afferma che la fede giustificante non è altro che la fiducia nella divina misericordia, che rimette i peccati a motivo del Cristo, o che questa fiducia sola giustifica: sia anàtema. 13 - Chi afferma che per conseguire la remissione dei peccati è necessario che ogni uomo creda con certezza e senza alcuna esitazione della propria infermità e indisposizione, che i peccati gli sono rimessi: sia anàtema. 14 - Se qualcuno afferma che l’uomo è assolto dai peccati e giustificato per il fatto che egli crede con certezza di essere assolto e giustificato, o che nessuno è realmente giustificato, se non colui che crede di essere giustificato, e che l’assoluzione e la giustificazione venga operata per questa sola fede: sia anàtema. 15 - Se qualcuno afferma che l’uomo rinato e giustificato è tenuto per fede a credere di essere certamente nel numero dei predestinati: sia anàtema. 16 - Se qualcuno dice, con infallibile ed assoluta certezza, che egli avrà certamente il grande dono della perseveranza finale - a meno che sia venuto a conoscere ciò per una rivelazione speciale -: sia anàtema. 17 Se qualcuno afferma che la grazia della giustificazione viene concessa solo ai predestinati alla vita, e che tutti gli altri sono bensí chiamati, ma non ricevono la grazia, in quanto predestinati al male per divino volere: sia anàtema. 18 - Se qualcuno dice che anche per l’uomo giustificato e costituito in grazia i comandamenti di Dio sono impossibili a osservarsi: sia anàtema. 19 - Chi afferma che nel Vangelo non si comanda altro, fuorché la fede, che le altre cose sono indifferenti, né comandate, né proibite, ma libere; o che i dieci comandamenti non hanno nulla a che vedere coi cristiani: sia anàtema. 20 - Se qualcuno afferma che l’uomo giustificato e perfetto quanto si voglia non è tenuto ad osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa, ma solo a credere, come se il Vangelo non fosse altro che una semplice e assoluta promessa della vita eterna, non condizionata all’osservanza dei comandamenti: sia anàtema. 21 - Se qualcuno afferma che Gesú Cristo è stato dato agli uomini da Dio come redentore, in cui confidare e non anche come legislatore, cui obbedire: sia anàtema. 22 - Se qualcuno afferma che l’uomo giustificato può perseverare nella giustizia ricevuta senza uno speciale aiuto di Dio, o non lo può nemmeno con esso: sia anàtema. 23 - Se qualcuno afferma che l’uomo, una volta giustificato, non può piú peccare, né perdere la grazia, e che quindi chi cade e pecca, in realtà non mai è stato giustificato; o, al contrario, che si può per tutta la vita evitare ogni peccato, anche veniale, senza uno speciale privilegio di Dio, come la Chiesa ritiene delle beata Vergine: sia anàtema. 24 - Se qualcuno afferma che la giustizia ricevuta non viene conservata ed anche aumentata dinanzi a Dio con le opere buone, ma che queste sono solo frutto e segno della giustificazione conseguita, e non anche causa del suo aumento: sia anàtema. 25 - Se qualcuno afferma che in ogni opera buona il giusto pecca almeno venialmente, o (cosa ancor piú intollerabile) mortalmente, e quindi merita le pene eterne, e che non viene condannato solo perché Dio non gli imputa a dannazione quelle opere: sia anàtema. 26 - Se qualcuno afferma che i giusti non devono aspettare e sperare da Dio - per la sua misericordia e per tutti meriti di Gesú Cristo - l’eterna ricompensa in premio delle buone opere che essi hanno compiuto in Dio, qualora, agendo bene ed osservando i divini comandamenti, abbiano perseverato fino alla fine: sia anàtema. 27 - Se qualcuno afferma che non vi è peccato mortale, se non quello della mancanza di fede, o che la grazia, una volta ricevuta, non può essere perduta con nessun altro peccato, per quanto grave ed enorme, salvo quello della mancanza di fede: sia anàtema. 28 - Se qualcuno afferma che, perduta la grazia col peccato, si perde sempre insieme anche la fede, o che la fede che rimane non è vera fede, in quanto non è viva, o che colui che ha la fede senza la carità, non è cristiano: sia anàtema. 29 - Se qualcuno afferma che chi dopo il battesimo è caduto nel peccato non può risorgere con la grazia di Dio; o che può recuperare la grazia perduta, ma per la sola fede, senza il sacramento della penitenza, come la santa Chiesa romana e universale, istruita da Cristo Signore e dai suoi Apostoli, ha finora creduto, osservato e insegnato: sia anàtema. 30 - Se qualcuno afferma che dopo aver ricevuto la grazia della giustificazione, a qualsiasi peccatore pentito viene rimessa la colpa e cancellato il debito della pena eterna in modo tale che non gli rimanga alcun debito di pena temporale da scontare sia in questo mondo sia nel futuro in purgatorio, prima che possa essergli aperto l’ingresso al regno dei cieli: sia anàtema. 31 - Se qualcuno afferma che colui che è giustificato pecca, quando opera bene in vista della eterna ricompensa: sia anàtema. 32 - Se qualcuno afferma che le opere buone dell’uomo giustificato sono doni di Dio, cosí da non essere anche meriti di colui che è giustificato, o che questi con le buone opere da lui compiute per la grazia di Dio e i meriti di Gesú Cristo (di cui è membro vivo), non merita realmente un aumento di grazia, la vita eterna e il conseguimento della stessa vita eterna (posto che muoia in grazia) ed anche l’aumento della gloria: sia anàtema. 33 - Se qualcuno afferma che con questa dottrina cattolica della giustificazione, espressa dal santo sinodo col presente decreto, si riduce in qualche modo la gloria di Dio o i meriti di Gesú Cristo nostro Signore, e non piuttosto si manifesta la verità della nostra fede e infine la gloria di Dio e di Gesú Cristo: sia anàtema. |
Le interviste volanti di Papa Francesco
di Antonio Gurrado | 02 Novembre 2016 ore 16:30
Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco (foto LaPresse)
Assistenti di volo, togliete il microfono al Papa. Ricorderete senz'altro i tempi in cui era uno scoop già la sola notizia che in aereo un pontefice rispondesse a ruota libera ai giornalisti, e i contenuti delle sue dichiarazioni traevano maggior risalto dal contesto inconsueto. Tre anni dopo è diventata un'abitudine, quindi un rincalzo. Pur nuove e degne di nota, le parole sui profughi pronunciate da Francesco decollato dalla Svezia sono finite a pagina 16 su Repubblica, prima notizia dopo il terremoto; a pagina 21 sul Corriere, dopo anche Mosul, le presidenziali americane, Marine Le Pen, Beppe Grillo, la morte di Tina Anselmi e lo spread; a pagina 13 sul Giornale, dopo anche il referendum ed Equitalia, all'interno di una doppia pagina sull'emergenza immigrazione, in un riquadro sovrastato dalla notizia di uno stanziamento governativo per il dialogo coi paesi africani; La Stampa, a quanto vedo, ha glissato.
ARTICOLI CORRELATI Il flop tutto americano dell’enciclica papale sull’ambiente Onore a San Lutero Vandana Shiva in VaticanoSono convinto che il Papa veda l'intervista volante come un'occasione di parresia, di predicazione continua e capillare che dà senso alla sua testimonianza di primo fra i cristiani; ma i lettori dei giornali nella parresia vedono soltanto un'intervista, e un personaggio che si fa intervistare ogni volta che sale su un aereo scivola, per quanto illustre, inevitabilmente verso le pagine dedicate alla cronaca curiosa o alle esternazioni precotte delle star dello spettacolo. Non dico di rifugiarsi nella penombra muta del Pio XIII di Paolo Sorrentino; ma, per richiamare l'attenzione di un pubblico che si annoia o si distrae, sul prossimo aereo il Papa potrebbe presentarsi davanti ai giornalisti e dire: “Abbiamo un'oretta di volo: già che ci siamo, vi celebro una Messa”.
http://www.ilfoglio.it/bandiera-bianca/2016/11/02/papa-francesco-interviste-aereo___1-vr-150379-rubriche_c244.htm
Il crollo simbolico della cattedrale di Norcia
(di Cristina Siccardi) Di tutte le chiese di Norcia, e la cittadina ne conta a decine, nessuna è rimasta illesa con l’ultimo terribile terremoto di domenica 30 ottobre, vigilia della celebrazione della Preghiera Ecumenica Comune, nella Cattedrale Luterana di Lund, con Papa Francesco e il Vescovo Munib Yunan, Presidente della LWF (Lutheran World Federation), che hanno firmato una Dichiarazione comune in cui si esprime “gratitudine” per «i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma», e «deplorazione» per la rottura dell’unità della Chiesa.
L’unità, come hanno sempre riportato i libri di storia e la storia della Chiesa, è stata spezzata da Lutero e la Chiesa ha dovuto addirittura aprire un Concilio per rispondere alle sue violente eresie. Il terremoto ha squassato la Chiesa di Roma tanto 500 anni fa quanto oggi. Ciò che Papa Francesco afferma è ponderato e meditato o tutto viene elargito secondo parametri sentimentalisti e pacifisti? Come si può essere «profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma»? A quali inganni sono sottoposti i fedeli? La manipolazione della credulità delle persone è evidente non solo da parte delle autorità laiche, ma ora anche da parte di quelle vaticane. La Chiesa ha subito un tragico terremoto mentre le case di Nostro Signore crollavano a Norcia, cuore del monachesimo occidentale, o venivano ferite e fiaccate in tutto l’ex Stato Pontificio.
Nursia, sorta probabilmente nel V-IV secolo a.C., divenne capoluogo settentrionale dei Sabini; nel 209 a.C. venne conquistata dai Romani che la cinsero con le mura. La viabilità antica fece della città un crocevia fondamentale degli itinerari tra la Flaminia e il medio Adriatico, evidenziando la funzione di cerniera che ne valorizzava il ruolo territoriale durato fino al XVI secolo. Sede di diocesi nel V secolo, venne devastata dai Goti, invasa dai Longobardi e dai Saraceni. Libero e fiorente Comune, prese definitiva configurazione fra l’XI e il XIV secolo e una nuova cinta muraria, edificata nel XIII secolo, in buona parte sopra quella romana, ne fissò la forma urbana.
Le vicende successive sono scandite dagli eventi sismici. Nel 1328 un terremoto rade al suolo Norcia medioevale, lasciando in piedi solo le possenti mura. La città viene nuovamente devastata nel 1567, nel 1703 e nel 1730. Proprio di quest’ultima epoca risale il regolamento pontificio antisismico, che proibiva di costruire case superiori a due piani: le nuove forme edilizie, che nelle residenze gentilizie sopperiranno alla contenutezza architettonica con la ricerca dell’ornato, diverranno carattere peculiare del tessuto abitativo, connotando il rinnovamento sette-ottocentesco di Norcia.
Già nell’alto Medioevo fulcro dell’impianto urbano, l’ampia piazza centrale era uno spazio sapientemente articolato in funzione degli edifici monumentali che la delimitavano, in una stratificazione di funzioni, stili ed epoche dal gotico trecentesco al rinnovamento ottocentesco. Della basilica di San Benedetto resta in piedi adesso solo la facciata tardogotica. La chiesa, eretta in età alto-medioevale, secondo la tradizione sulla casa dei genitori di San Benedetto e di Santa Scolastica, fu ricostruita nel 1389 e più volte ristrutturata.
La basilica, a croce latina, a una navata con abside semicircolare (poligonale all’esterno), fu completamente ristrutturata nel XVIII secolo e ancora dopo successivi terremoti. A sinistra dell’ingresso, sotto la cantoria, era collocato un affresco del Cinquecento, Madonna col Bambino, Santa Barbara e San Michele arcangelo; fra il primo e il secondo altare di destra Madonna col Bambino e i Santi Benedetto e Scolastica (XVI secolo). Nel braccio destro della crociera, all’altare, Madonna e santi nursini di Vincenzo Manenti. Nell’abside era collocato un grande coro ligneo cinquecentesco e due scalette laterali portavano alla cripta a tre navate: nella cappellina, in fondo alla navata sinistra, con frammenti di affreschi della fine del XIV secolo, la tradizione indica il luogo dove nacquero san Benedetto, patrono d’Europa, e santa Scolastica, patrona delle monache benedettine.
Cinquemila edifici di rilevanza artistica sono stati colpiti dalle scosse sismiche dal 24 agosto ad oggi, che hanno martellato Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo. Un’onda drammatica si è abbattuta anche su Roma, mettendo in pericolo San Paolo fuori le Mura (lesionato uno degli archi) e la cupola borrominiana di Sant’Ivo alla Sapienza, ma anche la chiesa di Sant’Eustachio, a poca distanza dal Pantheon, e quella di San Francesco nel rione Monti. Ai Castelli romani, invece, è stata chiusa San Barnaba, nel centro storico.
Simbolo di questo patrimonio distrutto della fede cattolica, grazie alla quale gli artisti hanno potuto produrre capolavori fra i più straordinari del pianeta, commissionati dalla Chiesa e realizzati per il culto, per dare maggior Gloria a Dio, per elevare le anime, è proprio la basilica di San Benedetto, al quale tutto il mondo Occidentale è debitore: grazie al santo monaco, con i suoi conventi e le sue abazie, è stata salvata la cultura classica durante le invasioni barbariche. L’elenco delle chiese minate dall’ultimo sisma è impressionante.
A Norcia la cattedrale di Santa Maria è crollata per tre quarti, la chiesa della Madonna Addolorata, santuario molto caro ai norcini, è completamente distrutto, così come la chiesa di Santa Rita. A pochi metri dalla basilica, la chiesa di Santa Maria Argentea è crollata per due terzi, travolgendo, fra tutto il resto, anche un organo settecentesco. La navata di San Francesco, chiesa del 1300, ha ceduto. Distrutta pure la pieve di San Salvatore a Campi di Norcia, gioiello medievale; lesioni profonde in Sant’Agostino.
La volta della chiesa di Sant’Agostino ad Amatrice è crollata. A Rieti la Curia ha disposto la chiusura della Cattedrale di Santa Maria. A Castel Raimondo è inagibile la chiesa di San Biagio, chiuse anche la Sacra Famiglia e quella del cimitero. È crollata a Montegallo la Pieve di Santa Maria in Pantano. A Fermo sono inagibili le chiese della Misericordia, di San Zenone, dei Cappuccini, di San Francesco.
A Jesi è parzialmente crollata la volta di San Giuseppe, mentre a Fabriano si sono verificate lesioni in San Niccolò e nella chiesa del Sacro Cuore; mentre a Penna San Giovanni il campanile si è abbattuto sulla chiesa di San Giovanni, nella piazza principale. Seri danni hanno subito la concattedrale di San Catervo e la basilica di San Nicola a Tolentino. Ad Ascoli il campanile di Sant’Angelo Magno è gravemente lesionato; inagibile, invece, la chiesa di Porta Cartara. Il Duomo di Orvieto è stato chiuso perché oggetto di osservazioni a seguito di frammenti di intonaco distaccatisi dalle pareti. Ferite le chiese di Amelia, San Francesco, e di Guardea, Santissimi apostoli Pietro e Paolo e Sant’Egidio. Il campanile di Civita di Bagnoregio, borgo che da vent’anni viene restaurato con una mobilitazione internazionale, è crepato.
Il Papa, i cardinali, i vescovi, il clero rifletteranno su questi accadimenti o penseranno, come i razionalisti e positivisti, che le azioni umane non generano alcuna reazione divina? Che cosa ancora dobbiamo vedere crollare, dopo la fede, dopo la pratica religiosa, dopo la morale, dopo la famiglia, dopo le chiese? Nei documenti approvati dal Concilio di Trento (1545-1563) è presente la seguente scomunica alle tesi luterane della giustificazione per fede: «Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato per sola fede, nel senso che non si richiede nient’altro per cooperare al conseguimento della grazia della giustificazione, e che non è assolutamente necessario che egli si prepari e si disponga con un atto della sua volontà: sia anatema» (DS, 1559, n. 9).
Lutero ha operato una rottura insanabile tra natura e Grazia, indulgendo anche a tesi di tipo gnostico-manicheo, per le quali la natura è da considerarsi irredimibile. In conclusione, ammesso che l’eresiarca sia partito in cerca di una fede più genuina, è giunto a negare il Santo Sacrificio dell’altare, i Sacramenti, i dogmi, la dottrina della Chiesa di Roma. La nostra ed unica Chiesa. Con Lutero non abbiamo nulla da spartire, così come con Ario, Mani, Marcione, Fra’ Dolcino. (Cristina Siccardi) http://www.corrispondenzaromana.itURL to article: http://www.corrispondenzaromana.it/il-crollo-simbolico-della-cattedrale-di-norcia/
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