Il Papa: ai membri della Pontificia Accademia per la Vita non sarà più richiesto di firmare la dichiarazione pro vita
di Jan Bentz
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Ai membri della Pontificia Accademia per la Vita non sarà più richiesto di firmare una dichiarazione per cui si impegnano a sostenere gli insegnamenti della Chiesa a difesa della vita.
Nelle nuove normative promulgate per il corpo vaticano il 4 novembre scorso, Papa Francesco ha anche esteso il mandato per includervi una messa a fuoco sull’ambiente.
Papa Francesco, come ha annunciato il sito del Vaticano, ha approvato le normative il mese scorso.
Le precedenti normative erano state pubblicate nel 2004 e elencavano in tre punti i compiti specifici della Accademia (paragrafo 2): di “studiare le domande e i problemi connessi con la promozione e la difesa della vita umana da una prospettiva interdisciplinare”, di “educare a una cultura della vita” e di “informare la Chiesa e il pubblico sui risultati delle proprie attività di studio e di ricerca”.
Nelle nuove normative, al paragrafo 3 è stata apposta una integrazione: mentre prima esso stabiliva che la ricerca di carattere scientifico deve “essere orientata alla promozione e la difesa della vita umana”, la sua nuova versione recita:
«L’Accademia ha un compito di natura prevalentemente scientifica, diretto alla promozione e alla difesa della vita umana (Vitae Mysterium, 4). In particolare, essa studia i vari aspetti che riguardano la cura della dignità della persona umana nelle varie fasi dell’esistenza, il mutuo rispetto tra generi (genders in inglese, ndr) e generazioni, la promozione di una qualità della vita umana che integri il valore materiale e spirituale, con uno sguardo proteso verso una autentica “ecologia umana” che può aiutare a recuperare l’originario equilibrio della Creazione tra la persona umana e l’intero universo» (Chirografo, 15 agosto 2016).
La sorpresa riguarda l’inserimento della parola “genere” (in inglese gender, ndr), al posto della più specifica e meno tendenziosa parola “sesso”, così come la considerazione della qualità di una vita umana in un rapporto di dipendenza con “l’intero universo”. Ciò lascia la porta spalancata ad ogni tipo di moderna tendenza, come quella di elevare la vita animale allo stesso livello di quella umana, o instillare l’idea di un genere sociologico che precede il sesso biologico di una persona.
Allo stesso tempo, è introdotta l’ambigua locuzione “equilibrio originario della Creazione”, che necessita di tutta una spiegazione teologica ulteriore, in modo da non incorrere nell’errore di una concezione pagana del cosmo.
Un altro drastico cambiamento per la Pontificia Accademia per la Vita è la abolizione del requisito per i suoi membri di firmare una “dichiarazione di servitori della vita”, prevista per quanti sono medici o ricercatori, che rende esplicito il loro impegno di seguire l’insegnamento della Chiesa nel rispettare la sacralità della vita umana e il dovere di non eseguire “attività di ricerca distruttive sull’embrione o il feto, l’aborto volontario, l’eutanasia”.
La rimozione di tale dichiarazione difficilmente può essere vista come qualcosa di insignificante. Il vero fondamento della Pontificia Accademia per la Vita consiste nel contrastare le tendenze della “cultura della morte”, come Giovanni Paolo II chiamava la moderna cultura secolarizzata.
Storicamente la Pontificia Accademia per la Vita è nota per essere composta principalmente da cattolici ortodossi nel difendere gli insegnamenti della Chiesa in tema di vita, quando invece altre accademie sono state criticate in passato per aver accolto membri che si oppongono agli insegnamenti della Chiesa.
In ogni caso, la stessa direzione della Pontificia Accademia per la Vita è stata sotto attacco negli ultimi anni. Nel 2009, l’allora presidente Arcivescovo Rino Fisichella pubblicò un articolo sull’Osservatore Romano, avversando un arcivescovo brasiliano che aveva scomunicato dei medici per aver procurato un aborto ad una ragazzina di nove anni incinta di due gemelli. L’articolo scatenò la rivolta di oltre la metà dei membri della Accademia.
Nel 2012, la direzione della Accademia affrontò le critiche dei suoi membri riguardo una conferenza sull’infertilità in cui vennero ospitati dei relatori che suggerivano procedure di fecondazione artificiale quali la IVF come naturali e accettabili.
Nelle nuove normative, che erano in preparazione da diversi anni, si ipotizzava di “consentire alla Accademia di rispondere con maggiore efficacia alle molte sfide che l’etica della vita presenta ai credenti e a tutti gli uomini e le donne che si interrogano su cosa significhi vivere una autentica vita umana”, come afferma il sito.
L’arcivescovo Vincenzo Paglia, nominato di recente alla presidenza della PAV, ha spiegato che le nuove normative aiuteranno a coordinare il lavoro della Accademia in connessione con altri corpi curiali, ma il loro compito si estenderà oltre. Ha aggiunto che la PAV d’ora in poi collaborerà con “altre istituzioni accademiche, includendo quelle che riflettono credenze e culture diverse dalla nostra, che sono come noi attive in questo terreno di studio così delicato e in corso di sviluppo”.
Monsignor Renzo Pegoraro, cancelliere della PAV ha soggiunto che l’Accademia continuerà a svolgere il suo lavoro. “Allo stesso tempo, comunque, questo sviluppo nella vita della Accademia è pensato per rispondere al bisogno di un approccio allargato alle pressanti e complesse domande che la vita stessa si trova oggi ad affrontare – un approccio che assicuri che la vita sia sempre tutelata, protetta e rispettata”.
Le nuove normative entreranno in vigore dal primo gennaio 2017.
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fonte: LifeSiteNews – traduzione di RC
– di Jan Bentz
12/11/2016
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