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Papa Francesco, il Pontefice del politicamente corretto
Smarriti camminiamo tra le macerie del mondo. I capisaldi della società liberal stanno crollando. Le torri d’avorio costruite negli ultimi 70 anni vacillano davanti alla realtà. La Brexit in Inghilterra, Donald J. Trump negli Stati Uniti d’America e domani, magari, il No alla farsa costituzionale di Matteo Renzi porterà sussulti, incalcolabili, anche in Italia. I padroni del vapore restano alla finestra e maledicono gli ignoranti. In un mondo che vive di scossoni spirituali un uomo, dovrebbe, portare la parola del Signore in Terra e dissipare le nubi dentro di noi, eppure la sua voce suona lontana. Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, ha intrapreso un percorso distante dai fedeli. Un dato del Censis, su tutti, lo testimonia. 7 italiani su 10 non posseggono, nelle librerie delle proprie abitazioni, una copia del Vangelo. Ma il numero ancora più allarmante è che 8 su 10 non sfogliano, abitualmente, le pagine delle sacre scritture. Il deserto combattuto con la sabbia. Un cammino nella laicità intrapreso dal nostro popolo per via di scelte, fatte dai vertici della Chiesa Cattolica, che allontano, giorno dopo giorno, sempre più persone dalle guglie delle cattedrali. Vediamo un aumento massiccio di studenti disertare l’ora di religione, gli oratori, dove ognuno di noi ha trascorso parte dell’infanzia, ricoprirsi di polvere e diventare luoghi dimenticati. Questo avviene quando l’anima è ferita. L’anima deve essere curata con parole ed atteggiamenti vicini all’Europa, continente ora messo in ginocchio dalle continue crisi economiche.
Francesco, seduto al tavolo di Eugenio Scalfari, ha asserito “i comunisti la pensano come i cristiani”. Derubricare Cristo come un Che Guevara qualunque è un atto quantomeno discutibile. Pensare che ogni domenica si debba pregare invocando una sorta di parente prossimo di Stalin solo perché “ha parlato di una società dove i poveri, i deboli, gli esclusi, siano loro a decidere” è un colpo al cuore. Sulle colonne de L’Intraprendente è arrivata una risposta piccata contra questa, ennesima, apostasia. “Ciò che colpisce è che lei – riferendosi al Pontefice – non tiene conto di quanto il comunismo sia stato per decenni il più acerrimo nemico del cristianesimo. Tra Russia sovietica, Cina, Cuba si calcola siano stati eliminati milioni e milioni di cristiani. Portati nei gulag, vittime di pogrom, privati dei diritti civili, torturati e uccisi per ‘colpa’ di essere cristiani. Martiri, Sua Santità, del Co-Mu-Ni-Smo”. Scelte, certo, ma che fanno smarrire la bussola a migliaia di credenti.
Dopo l’agghiacciante sgozzamento avvenuto, sul finire dello scorso luglio, nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, di cui si macchiarono alcuni attentatori islamici, riconducibili all’Isis, ai danni di padre Jacques Hamel, di 86 anni, non ci saremmo aspettati di vedere al Giubileo dei carcerati un chierichetto “figlio” di Allah al fianco del vicario di Cristo. Eppure anche questo è successo. Anzi Issam, così si chiama il detenuto, ha dichiarato “resto musulmano, ma credo nel dialogo e nel rispetto”. Un’affermazione che ci riporta alla mente la volontà, ecumenica, di ospitare tra i banchi davanti al tabernacolo i maomettani unendoci in preghiera. Il crollo della rettitudine, l’allontanamento dai principi cardini, un processo d’integrazione che strizza l’occhio alla Chiesa islamo-cristiana voluta da padre Paolo Dall’Oglio. Lo stesso gesuita, che all’indomani dello scoppio del conflitto in Siria, si schierò contro il legittimo presidente siriano Bashar al-Assad. Voli pindarici, pro ribelli, che hanno condotto il religioso nelle grinfie dei nemici della libertà facendone perdere le tracce da oltre tre anni.
Il processo di non ritorno sembra innescato. Il Giubileo, terminerà il 20 novembre prossimo, è risultato catastrofico. L’evento ha registrato il dimezzamento delle presenze rispetto al 2000, passando da 30 milioni di fedeli, giunti a Roma, a 14 milioni. Una sconfitta sui numeri, un segnale inequivocabile della lontananza tra gli uomini della Chiesa ed il popolo. La misericordia pro-terzomondismo, ostentata e bramata dai porporati, a fronte dell’Italia che vede sempre più disoccupati e sempre meno figli, dimostra l’incapacità della curia di occuparsi dei propri vicini. Perché le primarie attenzioni vanno date a chi condivide il tuo stesso pianerottolo, poi la mano va tesa agli altri, senza dimenticare che i cristiani sono nostri fratelli inscindibili. Di questo la gente se ne accorge e per questo la domenica i banchi delle abbazie sono vuoti.
Piove sul bagnato nel pontificato. Lo scorso settembre quattro cardinali hanno chiesto lumi, a Papa Francesco, sull’esortazione apostolica Amoris laetitia. Parliamo di Walter Brandmuller, già presidente del comitato per le scienze storiche, Raymond L. Burke, già prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna, e di Joachim Meisner, arcivescovo emerito di Colonia. I prelati volevano risposte da Bergoglio in merito alle dichiarazioni sulla famiglia, sull’adulterio, sul matrimonio, sulle questioni di coscienza e sull’accesso ai “sacramenti per le coppie di divorziati risposati”, così come scrive La Verità. Il giornale di Maurizio Belpietro ha ricordato anche un altro episodio. “Il caso più eclatante fu la lettera che tredici cardinali consegnarono direttamente nelle mani del Papa il giorno di apertura dell’assemblea ordinaria nell’ottobre 2015, una lettera che sollevò la risposta dura di Francesco, in cui rimandò al mittente le accuse di cospirazione”.
Risposte questa volta non ne sono arrivate. La Chiesa sembra aver preso la via della protestantizzazione, accompagnata dal sottofondo della secolarizzazione, in un concerto di Lutero che sorride ai calcoli e meno ai fedeli in cerca di risposte. www.ilgiornale.it
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