Aborto e “finestra di Overton”
mercoledì 23 novembre 2016
Per chi usa il principio di non contraddizione, è chiaro che la neo-chiesa overtoniana vuole derubricare il peccato d’aborto. I mass media ne prendono atto, amplificando iperbolicamente, ciò che è già in embrione, unico embrione che è sacrosanto abortire…
La lettera del papa Misericordia et misera ha sollevato il solito polverone mediatico e intra-ecclesiale, che insieme vanno di concerto. Quello ecclesiale è il più preoccupante perché richiama immediatamente la “finestra di Overton” (QUI e QUI). Sulla base della finestra di Overton, si possono costruire (e sono state costruite) campagne a favore di alcune idee non ancora accettate dalla società. Le idee passano dalle seguenti fasi:
1 impensabili (inaccettabile, vietato);
2 radicali (vietato ma con eccezioni);
3 accettabili;
4 sensate (razionalmente difendibili);
5 diffuse (socialmente accettabili);
6 legalizzate (introdotte a pieno titolo)
Il concetto di base è capire in quale finestra si trovi attualmente un’idea (ad esempio, la legalizzazione delle droghe leggere) e farla progressivamente slittare verso quella successiva, in una serie di passi…
Ovviamente, questo meccanismo è molto utilizzato della chiesa neo-modernista. Mi concentro su questo aspetto, evidenziando in primis le reazioni di mons. Paglia (*), neo-presidente della Pontificia Accademia per la vita: «Anche la scomunica può saltare»; proseguendo con Lucetta Scaraffia, coordinatrice del mensile “Chiesa donne mondo” allegato all’Osservatore Romano, che in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, afferma addirittura che con questa Lettera «la donna smette di essere considerata la “grande peccatrice” secondo una certa tradizione»; terminando con l’immarcescibile Galantino, che, nel suo commento di ieri su Il Sole 24 Ore, spiega che neanche chi si pente di un peccato grave come l’aborto può rimanere «senza l’abbraccio del suo perdono» e così prosegue: «Se si comprende che non dev’esserci ostacolo alla possibilità di riconciliazione, allora non si fatica ad accogliere la bontà della concessione ora estesa nel tempo a tutti i sacerdoti, perché assolvano quanti hanno posto fine a una vita innocente». Traduzione del Galantino-pensiero: scomunica e rinvio a penitenzieri specifici sono ostacoli alla possibilità di riconciliazione. Questa è una vera e propria bugia, falsamente misericordiosa, in contrasto con ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, bugia che, però, fa parte della finestra di Overton della chiesa neo-modernista.
Leggiamo Evangelium Vitae n°. 62:
Questo è vero sempre. Pertanto, per chi usa il principio di non contraddizione, è chiaro che la neo-chiesa overtoniana vuole derubricare il peccato d’aborto. I mass media ne prendono atto (**), amplificando iperbolicamente, ciò che è già in embrione, unico embrione che è sacrosanto abortire…
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia.
1 impensabili (inaccettabile, vietato);
2 radicali (vietato ma con eccezioni);
3 accettabili;
4 sensate (razionalmente difendibili);
5 diffuse (socialmente accettabili);
6 legalizzate (introdotte a pieno titolo)
Il concetto di base è capire in quale finestra si trovi attualmente un’idea (ad esempio, la legalizzazione delle droghe leggere) e farla progressivamente slittare verso quella successiva, in una serie di passi…
Ovviamente, questo meccanismo è molto utilizzato della chiesa neo-modernista. Mi concentro su questo aspetto, evidenziando in primis le reazioni di mons. Paglia (*), neo-presidente della Pontificia Accademia per la vita: «Anche la scomunica può saltare»; proseguendo con Lucetta Scaraffia, coordinatrice del mensile “Chiesa donne mondo” allegato all’Osservatore Romano, che in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, afferma addirittura che con questa Lettera «la donna smette di essere considerata la “grande peccatrice” secondo una certa tradizione»; terminando con l’immarcescibile Galantino, che, nel suo commento di ieri su Il Sole 24 Ore, spiega che neanche chi si pente di un peccato grave come l’aborto può rimanere «senza l’abbraccio del suo perdono» e così prosegue: «Se si comprende che non dev’esserci ostacolo alla possibilità di riconciliazione, allora non si fatica ad accogliere la bontà della concessione ora estesa nel tempo a tutti i sacerdoti, perché assolvano quanti hanno posto fine a una vita innocente». Traduzione del Galantino-pensiero: scomunica e rinvio a penitenzieri specifici sono ostacoli alla possibilità di riconciliazione. Questa è una vera e propria bugia, falsamente misericordiosa, in contrasto con ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, bugia che, però, fa parte della finestra di Overton della chiesa neo-modernista.
Leggiamo Evangelium Vitae n°. 62:
«La disciplina canonica della Chiesa, fin dai primi secoli, ha colpito con sanzioni penali coloro che si macchiavano della colpa dell’aborto e tale prassi, con pene più o meno gravi, è stata confermata nei vari periodi storici. Il Codice di Diritto Canonico del 1917 comminava per l’aborto la pena della scomunica. Anche la rinnovata legislazione canonica si pone in questa linea quando sancisce che «chi procura l’aborto ottenendo l’effetto incorre nella scomunica latae sententiae», cioè automatica. La scomunica colpisce tutti coloro che commettono questo delitto conoscendo la pena, inclusi anche quei complici senza la cui opera esso non sarebbe stato realizzato: con tale reiterata sanzione, la Chiesa addita questo delitto come uno dei più gravi e pericolosi, spingendo così chi lo commette a ritrovare sollecitamente la strada della conversione. Nella Chiesa, infatti, la pena della scomunica è finalizzata a rendere pienamente consapevoli della gravità di un certo peccato e a favorire quindi un’adeguata conversione e penitenza».
Questo è vero sempre. Pertanto, per chi usa il principio di non contraddizione, è chiaro che la neo-chiesa overtoniana vuole derubricare il peccato d’aborto. I mass media ne prendono atto (**), amplificando iperbolicamente, ciò che è già in embrione, unico embrione che è sacrosanto abortire…
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia.
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Autore: Mondinelli, Andrea Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it
http://www.culturacattolica.it/?id=17&id_n=39460
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