Il Papa "eletto" anti Trump ma il tycoon piace ai cattolici
Bergoglio: "Mi interessa soltanto se fa soffrire i poveri". Eppure la maggioranza dei fedeli ha votato per il presidente
Bergoglio: "Mi interessa soltanto se fa soffrire i poveri". Eppure la maggioranza dei fedeli ha votato per il presidente
Il magnate newyorkese in effetti ha tutte le caratteristiche per risultare sospetto agli occhi della Santa Sede: è ricco, poco diplomatico e per giunta molto duro sull'immigrazione illegale. Il Papa, in un colloquio con Repubblica, dopo aver premesso di non voler dare «giudizi sulle persone e sugli uomini politici» aggiunge però un pensiero che sembra ritagliato sul nuovo presidente Usa: «Voglio solo capire quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi». Tanto che il quotidiano di De Benedetti titola: «Trump? Non giudico. Mi interessa soltanto se fa soffrire i poveri».
Quando Trump era ancora solo un candidato, e anche molto sfavorito nella corsa alla Casa Bianca, Bergoglio non aveva risparmiato critiche severe sul questione del «muro» col Messico. «Una persona che pensa di fare i muri, chiunque sia, e non fare ponti, non è cristiano. Questo non è nel Vangelo» - disse Papa Francesco sul volo di ritorno dal Messico nel febbraio scorso - Non mi immischio ma solo dico che questo uomo (Trump, ndr) non è cristiano, se dice queste cose». Ora, dopo l'elezione del tycoon, ufficialmente il Vaticano è più prudente («Muri? Aspettiamo di vedere quali saranno le scelte che Trump farà durante il suo mandato. Diamogli il tempo di cominciare» commenta il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin). Ma la sinistra orfana di Obama guarda già a Bergoglio come al leader mondiale in chiave anti Trump.
Se il Papa sembra molto lontano dalla nuova America trumpista, i cattolici Usa (che valgono il 25% dell'elettorato) sono molto più scettici sulla Clinton. Riporta infatti il New York Times che la maggioranza (il 52%) dei cattolici americani ha votato per «The Donald», mentre Hillary Clinton ha convinto il 68% di atei e agnostici e solo il 45% dei cattolici. I protestanti hanno votato al 58% Trump, contro il 39% per la candidata Democratica. Significativo per portare il voto cattolico a Trump, racconta il Foglio, è stato il ruolo del suo vice, autodefinitosi «un cristiano, un conservatore e un repubblicano, in quest'ordine». Un buon padre di famiglia, dai solidi valori cristiani, che è riuscito a compensare l'immagine da uomo spregiudicato e «peccatore» di Donald Trump. E ha pesato pure, osservano i commentatori Usa, il trattamento che i cattolici hanno ricevuto dall'amministrazone Obama e dalle élite progressiste» negli States, molto schierate per aborto, diritti gay, utero in affitto (sponsor i vip hollywodiani che hanno sostenuto apertamente la Clinton).
Non a caso il 9 mattina, appariva un messaggio quasi di lutto sul sito di Planned Parenthood, il colosso che raggruppa le cliniche Usa specializzate in aborto. L'organizzazione ha finanziato la campagna elettorale della Clinton (convinta abortista), che ha promesso in cambio finanziamenti federali per Plaenned Parenthood. Trump invece, ha spiegato in una lettera pubblica («La mia visione per una cultura della vita») di essere contro «la cultura della morte e l'aborto». Quindi su posizioni molto più cattoliche e vicine al Vaticano di quanto non siano quelle della sinistra liberal. Che però sembra preoccupare meno il Santo Padre.
- Sab, 12/11/2016
http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-eletto-anti-trump-tycoon-piace-ai-cattolici-1330626.html
http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-eletto-anti-trump-tycoon-piace-ai-cattolici-1330626.html
Il volto di Obama dice tutto. E’ la fine di un’epoca
Stamattina alla radio ho sentito magnificare il colloquio tra Obama e Trump e ancora una volta i media tradizionali dimostrano di non capire la politica americana così come non hanno saputo capire e interpretare la campagna elettorale.
Le parole pronunciate nella brevissima sessione con i giornalisti in cui entrambi hanno espresso stima reciproca nell’interesse del Paese sono rituali e, per il passaggio dei poteri, obbligate.
La mimica, in queste occasioni, vale più di ogni altri commento. Ho guardato la sequenza delle foto e solo una volta Obama sorride ma senza spontaneità. Osservate queste immagini, guardate l’espressione sul volto di Barack, è quella di un uomo che non riesce mascherare il proprio disappunto, la propria disistima per la persona che gli sta davanti
Sul volto di Obama è scolpita la sconfitta che non è solo personale, è quella di un establshment che ha governato gli Usa per per 24 anni, da Bill Clinton in avanti, e che ora viene accompagnato alla porta.
Sul volto di Obama è scolpita la consapevolezza – anzi, la paura – che un’epoca si sia davvero chiusa. E non è certo una cattiva notizia per il mondo.
Agnoletto: «Papa Francesco è il nostro leader contro Trump»
Sbagliato definirci no-global, siamo per la globalizzazione
dei diritti, diversamente dai nazionalisti e razzisti. Ma loro si sono fatti
ascoltare meglio. Ora il Papa ci dice di impegnarci politicamente.
"Donald Trump? La vera novità è un'altra. Tra coloro
che sono su posizioni alter-mondialiste abbiamo un alleato formidabile: Papa
Francesco". Vittorio Agnoletto nel 2001 era il portavoce del Genoa Social
Forum, la sigla che raccoglieva il variegato popolo arrivato a manifestare al
G8 contro la globalizzazione senza regole. Genova significò tante cose. La
contestazione di un sistema che ha alimentato crescenti diseguaglianze sociali,
la Diaz, la morte di Carlo Giuliani. Uno snodo della storia. Poi quel popolo si
è disperso, senza una vera spalla politica (almeno in Italia) che trasformasse
la protesta in azione. L'ironia della storia ha voluto che quindici anni dopo
si sia tornati a parlare dei guasti della globalizzazione selvaggia, e lo si è
fatto per il successo di proposte elettorali opposte a quelle invocate dal
popolo di Genova, Seattle e Porto Alegre. «Ma noi - dice Agnoletto in questo
colloquio con Linkiesta.it - non abbiamo mai avuto niente a che spartire con la
Lega, la Le Pen e tutti quelli che predicano il ritorno delle piccole patrie e
dei nazionalismi, un solco in cui si inserisce anche Trump. Trump sarà
sconfitto solo se rinascerà un grande movimento alternativo dal basso».
Agnoletto, che effetto le fa sentir parlare del nuovo
presidente americano come di un alfiere dei no-global?
No, non ci siamo. Le propongo un ragionamento diverso.
Abbiamo sempre detto che era un errore e una semplificazione della stampa
definirci no-global. Noi eravamo e siamo alter-mondialisti, vogliamo una forma
diversa di globalizzazione. Di fronte alla globalizzazione del mercato,
proponiamo la globalizzazione dei diritti. Questo anche per dirle che noi non
abbiamo mai avuto niente a che spartire con la Lega, la Le Pen e tutti quelli
che predicano il ritorno delle piccole patrie e dei nazionalismi, un solco in
cui si inserisce Trump.
Ecco, parliamo di Trump.
Lui si inserisce in quel filone esasperato del nazionalismo
fondato sulla negazione dei diritti fondamentali che per noi sono fondamentali.
Lei citava Genova: le ricordo che il 18 luglio del 2001 iniziammo con una
marcia a favore della libera circolazione dei migranti.
Le ho fatto queste domande, perché quindici anni dopo,
quando sentiamo parlare dei guasti della globalizzazione, vediamo apparire
personaggi come Trump.
La novità è un'altra. Tra coloro che sono su posizioni
alter-mondialiste abbiamo un alleato formidabile: Francesco.
Il Papa.
Cinque giorni fa il Papa ha convocato in Vaticano un incontro
con 180 personalità, leader o protagonisti dei movimenti sociali. C'ero
anch'io. Abbiamo lavorato, al di là del credo religioso dei singoli, su tre
temi proposti personalmente da lui: lavoro, casa e terra. A questi si è
aggiunta una riflessione comune sulla democrazia partecipativa e sulle
migrazioni. Alla fine, davanti a più di tremila persone in sala Paolo VI, il
Papa ha parlato e ha riproposto i contenuti del nostro movimento. Ma ci ha
anche detto che dobbiamo fare un salto nella politica, perché dobbiamo cambiare
un sistema fondato sulle ingiustizie. Sul piano politico oggi è una partita a
tre.
Che squadre ci sono in campo?
Allora, ci sono gli alter-mondialisti, vicini a Francesco.
In mezzo c'è l'establishment. Poi ci sono le destre nazionaliste e razziste,
che sono cresciute dove abbiamo perso noi.
Forse la mancanza di una vostra leadership unitaria e
riconoscibile è stata un problema.
La caratteristica stessa dei nostri movimenti è tale per cui
l'assenza di una leadership è giustificata. E' questo che ci differenzia dai
nostri avversari. Se parliamo di democrazia dal basso, come potremmo coltivare
il culto di un leader?
Forse lo avete finalmente trovato nel Papa.
Diciamo che Papa Francesco è, sui nostri temi, un punto di
riferimento etico e morale. Attenzione: Papa Francesco, non il Vaticano, perché
lì ci sono invece molte resistenze. Lo abbiamo visto proprio l'altro giorno.
Che cosa?
C'erano più di tremila persone ad ascoltare il Papa, come le
ho detto, ma la sala ne conteneva novemila. Il grosso dell'associazionismo
cattolico, che a Genova era insieme a noi, non c'era, perché fatica
evidentemente a sentire sue le parole di Francesco.
«Abbiamo sempre detto che era un errore e una
semplificazione della stampa definirci no-global. Noi eravamo e siamo
alter-mondialisti, vogliamo una forma diversa di globalizzazione. Non abbiamo
mai avuto niente a che spartire con la Lega, la Le Pen e tutti quelli che
predicano il ritorno delle piccole patrie e dei nazionalismi, un solco in cui
si inserisce Trump».
Quindi questo è il quadro delle forze in campo. Vede
profilarsi una nuova stagione di tensioni anche fuori dalle sedi istituzionali?
Non ho la sfera di cristallo. Ma dobbiamo pensare ancora
alla sfida a tre. Anche negli Stati Uniti la partita era a tre: uno dei tre lo
hanno messo fuori gioco con ogni mezzo, Bernie Sanders. Sarebbe scorretto dire
che avrebbe vinto lui, ma sicuramente si sarebbe votato su due modelli
alternativi di società. Sanders avrebbe conteso i ceti popolari e medio-bassi
che poi hanno votato Trump.
Ma adesso?
Devo fare un'opera di onestà e chiarezza: noi come movimento
alter-mondialista, in Italia e in Europa, siamo stati sconfitti, a differenza
di quello che è successo invece in Sudamerica.
E perché siete stati sconfitti?
Per tre ragioni. La prima è che tutte le casematte della
società europea sono dominate dal liberismo e c'è stata una repressione
durissima nei nostri confronti dopo Genova. La seconda è che questa situazione
è garantita dai principali media. La terza ragione è l'assenza di una vera
alternativa politica di sinistra. Non avevamo grande spazio da conquistare.
Oggi non siamo alla vigilia della rinascita di un grande movimento come quello
di Genova. Ma sarà una ricostruzione lenta.
Prima parlava però della mancanza di una spalla politica a
certe rivendicazioni.
La sinistra politica si è dissolta. Ritengo anzi che alcuni
virus della scena mondiale degli ultimi venti anni siano purtroppo entrati
anche nella classe dirigente di quel che rimane della sinistra italiana. L'io
ha preso il posto del noi.
Quindi non avreste ancora quella sponda politica?
Assolutamente no. Ci fosse stata una sponda politica per le
nostre rivendicazioni, non sarebbe nato il Movimento 5 Stelle, che pure prende
voi non solo a sinistra. Ed è una specificità italiana, questa. In Grecia c'è
stata per esempio Syriza, in Gran Bretagna c'è Corbyn. Quello di Genova è stato
l'incontro di molte anime che avevano trovato dei punti su cui lavorare
insieme. Ma poi è mancato il salto culturale della sinistra. Quindi la
repressione durissima del movimento e la mancanza di una spalla politica hanno
fatto sì che i pezzi di quel movimento siano andati ciascuno per conto suo.
È questo che vi ha tolti dalla scena?
Diciamo che noi avevamo capito dove il mondo stava andando.
Avevamo capito che era alle porte una crisi economica e sociale. Ma non abbiamo
avuto la capacità di collegare l'analisi alla vita quotidiana delle persone.
Non abbiamo spiegato con parole semplici che i processi globali sarebbero
ricaduti sulla testa dei più deboli. Quindi è stato più facile per i più deboli
seguire chi ha dato risposte più semplici, chi ha scaricato tutte le colpe
sugli ultimi, cioè gli immigrati.
E qui torniamo a Trump. Come risponderete a questa che è
sicuramente una svolta politica che rimette al centro il tema della
globalizzazione ma da una prospettiva diversa?
Potrei darle una risposta facile, elencando le cose negative
che ci aspettano dal mandato del nuovo presidente Usa. Le rispondo invece così:
per essere fermato, Trump, o viene sconfitto da un grande movimento dal basso o
fra quattro anni sarà rieletto senza problemi. Perché è stato il sistema
liberista attuale a consegnare il mondo a forze populiste e razziste. E non
possiamo pensare che la soluzione venga da lì. La rinascita passa dalle forze
alternative.
di Alessandro Franzi
@ilbrontolo
http://www.linkiesta.it/it/article/2016/11/12/agnoletto-papa-francesco-e-il-nostro-leader-contro-trump/32358/
http://www.maurizioblondet.it/fiocchi-neve-picchiatori-negri-uniti-nella-lotta-durera/
Fiocchi di neve e picchiatori negri uniti nella lotta. Durerà?
Un lettore mi scrive dagli Usa: “Il collega con l’ufficio di fianco al mio, uno scienziato sessantenne piuttosto famoso, mi ha appena detto, sconsolato, che la sua alma mater, Yale, ha cancellato la sessione di esami di mezzo termine, perché gli studenti sono troppo stressati per parteciparvi…”.
La generazione Snowflakes (”Cristalli di Neve”, così perfetti e delicati) è traumatizzata dalla vittoria di Trump. Università e scuole superiori stanno offrendo “safe spaces”, spazi sicuri dove i giovani delicati e perfetti non possano essere raggiunti dalle durezze della realtà.
La St. Mary’s University di Moraga, California, ha inviato una email a tutti i suoi studenti invitandoli “consolarsi a vicenda” nel Centro Interculturale, e nel Cento di Risorse Femminili (Women’s Resource Center), due “spazi sicuri” dove vengono forniti “bevande tiepide” e “nutrimenti”, e dove possono calmare l’insopportabile stress “dipingendo, impegnandosi in progetti creativi, dialogando e riflettendo”.
La Illinois State University ricorda ai suoi studenti che l’istuto dispone di un “Servizio di assistenza psicologica” (Student Counseling Service) ove “Il consulente vi può aiutare a verbalizzare i vostri sentimenti, trasformare la vostra angoscia in azione, e auto-consolarvi”. Fra le tecniche di “auto-consolazione” (self-soothing) sono indicati: succhiare una caramella dura, guardare le nuvole, prendere un bagno caldo..
Alla Miami University, il Women’s Center annesso alla Facoltà di Studi Internazionali offre “spazio di sostegno condiviso” a tutti coloro che “vivono nella paura e nel dolore” dopo la vittoria di Trump. Perché “la campagna di Trump ha alzato le possibilità dell’oppressione delle comunità vulnerabili e sistematicamente emarginate. Molti studenti oggi non si sentono sicuri oggi”.
Il preside di un college (New School) comunica ai suoi studenti ai quali l ‘esposizione alla “islamofobia, misoginia, razzismo, xenofobia, e un’ondata di altri discorso d’odio” ha creato “insicurezza sostanziale” che si posso servire del “safe space” fornito dall’istituto, dove potranno “elaborare le loro emozioni”: Similmente la university of California Merced comunica che è stato allestito nel campus “uno spazio di riunione” dove coloro che soccombono alla “crisi emotiva dovuta alle elezioni” potranno trovare counseling”, anche “di gruppo”.
Decisamente, se l’Europa è afflitta dalla Erasmus Generation (che unisce “studio e divertimento” mentre viene indottrinata all’ideologia della Commissione), l’America ha un problema con la Snowflakes Generation. Cinquant’anni fa dai campus di Berkeley e Harvard, un’altra generazione di studenti innescò la protesta contro il Vietnam, la rivoluzione sessuale, il movimento Hippy – e la rivoluzione culturale , il “vietato vietare” che poi dilagò nel’68 in Europa , ora c’è il rischio che arrivi da noi anche la Snowflake Revolution? C’è tra tremare al pensiero.
E’ dunque urgente imparare a conoscere il fenomeno, che si rivela nel diluvio di lacrime, strilli (e minacce di uccidere Trump) in questi Cristalli di Neve. Essi chiedono, anzi, pretendono di essere protetti da parole ed idee contrarie alle loro, invocando che esse provocano loro “traumi emotivi”. Nella Harvard Law School, la celebre facoltà di diritto (da cui è uscito anche il presidente Obama), le studentesse hanno chiesto ai professori di non usare la parola “violare” – come nell’espressione “violare la legge” – perché essa può “scatenare angoscia” in compagne che possono aver subito atti di aggressione sessuale. In certe facoltà al docente di letteratura latina gli studenti hanno intimato di smettere di leggere le Metamorfosi di Ovidio perché non aveva dato il “trigger warning”, ossia avvertito in anticipo, e preparato psicologicamente gli studenti, che nel testo si parlava di “aggressioni sessuale”, ciò che traumatizzava studentesse che potevano averle subite. La lettura del Grande Gatsby di E Fitzgerald, ed ancor peggio la visione del film tratto dal romanzo, con Leonardo di Caprio protagonista, ha fatto sì che il docente di letteratura americana di Harvard sia stato sottoposto ad un vero e proprio processo da parte degli studenti, con interrogatorio: “Perché ha scelto di mostrare questo film?”, “Perché ci ha imposto la lettura del testo senza preavvertirci del contenuto?”.
Nell’insieme, dunque, gli snowflakes hanno di fronte alle idee, realtà, e persino alle parole a loro sgradite il seguente atteggiamento: non si preparano a combatterle non vogliono attrezzarsi per contrastarle; non vogliono sentirle, invocando che esse producono loro“angoscia emotiva” , emotional distress, e “urtano i loro sentimenti”. Ed effettivamente, gli Snowflakes sono grandi utenti dei pronti soccorsi psichiatrici e notevoli consumatori di psicofarmaci.
Ovviamente sono dei pericolosi nemici della libertà d’espressione e di pensiero che dovrebbero dominare le università; essendo figli di papà ricchissimi e le università con le loro rette costosissime dovendo accontentarli, il corpo studentesco nel suo insieme esercita una dittatura del politicamente corretto dove gli studenti si assumono da soli il compito di psico-polizia e sorveglianti dei tabù e divieti di pensare in modo “emozionalmente urtante”, a cui li ha abituati il conformismo mainstream imposto dalle “minoranze oppresse” o “discriminate” o che si proclamano tali: donne, lgbt, musulmani, immigrati clandestini, finocchi vari. Adesso si vede che sono anche contro la realtà (che non fornisce affatto “safe spaces”) e contro la democrazia, che non obbedisce ai loro delicatissimi sentimenti. E si lanciano in terrificanti bizze e capricci, ma si rivelano anche capacissimi di atti di violenza.
A Stafford, Texas, uno studente di undici anni è stato pestato dai compagni perché, in una finta elezione a scuola, aveva ammesso di aver votato per Trump.
A Stafford, Texas, uno studente di undici anni è stato pestato dai compagni perché, in una finta elezione a scuola, aveva ammesso di aver votato per Trump.
E’ solo un caso fra le centinaia che stanno avvenendo in Usa; gli snowflakes sono parte delle folle che bruciano auto, bandiere, spaccano vetrine – affiancati dai disoccupati organizzati pagati per questo lavoro da Soros e simili finanziatori, e dai violenti di Black Lives Matter, di cui possiamo vedere qui come pestano un bianco gridandogli “Tu hai votato Trump!”. Ovviamente i mainstream media non l’hanno diffuso.
Un altro docente italiano, che lavora in una prestigiosa università frequentata da jewish princessses, figlie viziate di miliardari ebrei (non farò il nome né dell’uno né dell’altra) scrive: “Qui al College e in generale nel Paese s’è scatenata tutta una sarabanda di “Hitler ad portas’, ‘proteggiamo le studentesse’, ‘siamo in pericolo’, creando un tale panico che ovviamente le cose- come nel film di Ken Russell The Devils of Loudun– poi succedono, almeno nell’immaginazione. Esempio: Sono passati, si, due scemi con la bandiera di Trump sul campus e avranno anche sbeffeggiato le studentesse del college, ma si è cominciato a dire che han sputato a dei neri. Io non so quale sia la verità, ovviamente, ma …petizioni di qui, petizioni di la, ho ricevuto oltre trenta email dalla presidentessa, dal decano, da professori che organizzano marce, studentesse che non si sentono ‘sicure’ (da notare che tre anni fa fu una statua di un uomo in mutande a renderle non sicure…).
Snowflakes delicatissimi e picchiatori negri pagati: che disagevole alleanza. Durerà? Saranno in grado di innescare la rivoluzione colorata in Usa? Stiamo a vedere. Se la speranza prima è che Trump sciolga la NATO e faccia amicizia con Putin, anche una guerra civile americana che li distraesse dal mondo, non sarebbe sgradita: the second best, come dicono loro.
il vescovo di Roma "MI INTERESSA SOLTANTO SE FA SOFFRIRE I POVERI" continua a schierarsi contro Trump facendo il processo all'intenzione che non averà perchè il Signore ha benedetto il suo mandato...e si ostina a parteggiare per un'abortista conclamata....peggio di così....facesse un esame di coscienza per lo scandalo che da ai fedeli!Speriamo si converta a Dio!
RispondiEliminaLa sua sfacciata partigianeria per la Clinton lo squalifica completamente come cristiano, non solo come religioso consacrato: se non è un massone questo, ditemi voi cos'altro serve per qualificarlo in tal modo. Ricordate quella foto fattagli su di un tram a BAires? si volle far ritrarre con il gesto della "mano del marrano", segno di riconoscimento tra massoni (è rimasta famosa quella di Napoleone Bonaparte, altro massone doc, anticristiano e anticattolico). Elogia i peggiori nemici di Cristo (Pannella, la Bonino, Napolitano, Scalfari, i centri sociali) e sputtana continuamente i bravi cattolici, etichettandoli con i titoli più infamanti ed oltraggiosi. Cos'altro serve agli ottusi papolatri per aprire gli occhi? sono anche loro assatanati ?
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