Quando il rispetto per l’altro porta un cardinale a nascondere la croce
Il cardinale Marx e il capo della chiesa evangelica di Germania, Heinrich Bedord-Strohma, a Gerusalemme si sono tolti il simbolo religioso mentre salivano il Monte del Tempio. Un gesto che alcuni hanno letto come di accondiscendenza e sottomissione, non di tolleranza
Gerusalemme in una foto di Leon Yaakov (via Flickr)
Roma. E’ dovuto intervenire il portavoce della Conferenza episcopale tedesca, Matthias Kopp, per cercare di porre un argine alle polemiche montate in Germania dopo la visita dei giorni scorsi a Gerusalemme del cardinale Reinhard Marx (numero uno dell’episcopato locale e arcivescovo di Monaco e Frisinga) in compagnia del capo della chiesa evangelica di Germania, Heinrich Bedord-Strohm. Recandosi in visita alla Cupola della roccia e alla moschea di al Aqsa, infatti, Marx e Bedord-Strohm si sono levati la croce pettorale, evitando di esibire il simbolo della propria confessione religiosa mentre salivano il Monte del Tempio, uno dei due siti della capitale israeliana rispetto ai quali l’Unesco, con una doppia risoluzione di qualche settimana fa, ha negato il legame con la millenaria tradizione ebraica (con voto contrario della Germania, tra i pochi paesi occidentali a essersi opposto al documento).
Kopp, in una nota inviata all’agenzia Kath.net, ha spiegato che “si è trattato di un gesto di discrezione, un gesto apparso tanto più opportuno in considerazione delle ordinarie tensioni religiose e della ulteriore intensificazione di esse dovuta alla recente risoluzione dell’Unesco”.
ARTICOLI CORRELATI Chiesa sottomessa allo spirito del tempo La chiesa vive meglio nel mondo di Trump o di Hillary? Perché la chiesa dovrebbe andare a lezione da chi l’ha rinnegata?Premettendo che la croce è stata nascosta anche durante la visita al Muro del Pianto – sempre per rispetto, quasi si dovesse mantenere una sorta di par condicio religiosa che tanti tratti in comune ha con il più classico politicamente corretto – il portavoce della conferenza episcopale tedesca ha spiegato il senso del gesto: il cardinale Marx e il capo della chiesa evangelica hanno semplicemente voluto dire “noi qui ci sentiamo ospiti, la nostra visita non si accompagna ad alcun tipo di rivendicazione che possa aggravare una controversia già difficile e accesa”. Più sofisticato il messaggio implicito del rappresentante evangelico, secondo cui “solo con il rispetto, l’accortezza, la prudenza e l’umiltà sarà possibile giungere alla pace”.
Simbolismi e propositi che però non hanno per nulla convinto lo storico ebreo (nato a Tel Aviv e cattedratico a Monaco di Baviera) Michael Wolffsohn, che non s’è fatto intenerire neppure dal gesto di rispetto mostrato dinanzi al Muro del Pianto: “A quanto pare, il cardinale cattolico e il vescovo evangelico intendono la tolleranza come la sottomissione o il sacrificio di sé”, ha scritto in un commento sulla Bild, ricordando come persino i Papi che in passato visitarono le moschee – Giovanni Paolo II a Damasco, Benedetto XVI e Francesco a Istanbul – non siano neppure stati sfiorati dall’idea di privarsi della croce pettorale. Anche perché nessun esponente del clero islamico locale, prosegue lo storico, ha mai preteso un gesto di tale portata. La tolleranza, invece, ha aggiunto Wolffsohn “non è né accondiscendenza né sottomissione, ma dovrebbe significare prima di tutto rispetto dell’altro”, accettandolo “come una cosa del tutto naturale”. Il discorso, come prevedibile, è scivolato sul portato simbolico della croce e di quanti rischiano la vita pur di non nasconderla. Basti pensare ai cristiani di Mosul, Qaraqosh, dell’intera piana di Ninive, con le case marchiate e le croci abbattute. Per non parlare della martoriata Aleppo, in Siria.
Di queste considerazioni s’è fatta interprete Miriam Hollstein, che sempre sulla Bild ha ricordato “che tanti uomini sono stati uccisi per avere reso testimonianza alla loro fede con il segno della croce o con una catenina al collo”. Il simbolismo poi rimanda indietro il pensiero di duemila anni: “Sul Monte del Tempio, Gesù prese su di sé la croce. Proprio lì, i suoi successori l’hanno messa da parte”.
di Matteo Matzuzzi | 09 Novembre 2016
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/11/09/cardinale-marx-gerusalemme-nasconde-la-croce___1-v-150769-rubriche_c272.htm
LA PERSECUZIONE ANTICRISTIANA
Stiamo marciando a gran passi verso una aperta persecuzione anticristiana. Come aveva annunziato Gesù ai suoi discepoli, anche se ogni qualvolta le persecuzioni li hanno attanagliati la loro fede si è rafforzata nella Verità
di Francesco Lamendola
Stiamo marciando a gran passi verso l’aperta persecuzione anticristiana
Se una giornalista norvegese, come Siv Kristin Saellmann, viene redarguita dalla direzione (anche se non proprio licenziata), perché si è permessa di presentare il telegiornale indossando una catenina con un ciondolo a forma di croce, di un centimetro e mezzo d’altezza - neanche un crocifisso vero e proprio, quindi -, vuol dire che si sta preparando un futuro davvero cupo per i cristiani: e ciò nella più totale indifferenza, quando non addirittura nello scherno e nel compiacimento, della gran massa dell’opinione pubblica. Sapevamo che l’Europa, da alcuni anni a questa parte, si è completamente laicizzata, eppure stentiamo ancora a trarre le logiche conseguenze di questo fatto, e continuiamo a stupirci di ciò che non dovrebbe stupire per nulla. In breve, quel che i cristiani devono aspettarsi è il medesimo destino che i loro confratelli stanno già subendo in Nigeria, in Siria e in tanti altri luoghi dell’Africa e dell’Asia: la persecuzione aperta, violenta, fino al martirio, e non più la semplice discriminazione o la progressiva e silenziosa emarginazione.
Probabilmente non sarà domani, e nemmeno dopodomani; tuttavia, se non avviene un miracolo, sarà, e anche prima di quel che si possa pensare allo stato delle cose: forse non più di qualche lustro, di qualche anno. Ciò significa che i veri cristiani si devono spiritualmente preparare al martirio, vale a dire che devono incominciare a pensare all’eventualità di dover testimoniare con la vita la loro fede. Stiamo ritornando indietro nel tempo, alle epoche buie dell’Impero Romano, di Nerone e di Diocleziano. I segnali c’erano già stati, solo che non li abbiamo voluti vedere. Nel Messico, in Russia, in Spagna, in Albania, in Cina, nel corso del XX secolo, vi sono state persecuzioni a morte di migliaia e centinaia di migliaia di cristiani. Finita la guerra fredda e cadute le dittature, avevamo pensato che simili cose non sarebbero più accadute. Ebbene, ci sbagliavamo. Quel che non è riuscito a fare il diabolico consumismo, coi processi della secolarizzazione, come l’apertura festiva e domenicale dei centri commerciali, o con la sostituzione di Halloween alla commemorazione di Ognissanti, lo farà il legislatore; e se non sarà sufficiente, lo faranno gli organi di polizia. Professare la fede cristiana diverrà un reato. Oh, all’inizio perdurerà l’ipocrisia di far finta che il cristianesimo non sarà perseguitato in se stesso, ma solo nei comportamenti illegittimi dei singoli fedeli: di fatto, questi ultimi dovranno scegliere fra l’abdicare completamente ai loro valori, e perfino ai simboli e ai riti della loro fede, oppure sottomettersi e accettare la scristianizzazione.
Un po’ alla volta, ma sempre più velocemente, verranno abbandonati, o proibiti, riti e simboli. Le scolaresche non reciteranno più i canti di Natale, e alle famiglie sarà proibito scambiarsi gli auguri, per rispetto del laicismo e della aconfessionalità dello Stato. I crocifissi verranno fatti sparire da tutti i luoghi pubblici, nascosti come oggetti vergognosi; perfino sotto la forma di ciondoli da appendere a collanine o braccialetti. Farsi il segno della croce in pubblico, ad esempio davanti a una chiesa (gesto, peraltro, già praticamente scomparso per conto suo) potrà essere multato, come lo è il fare i propri bisogni corporali sulla pubblica via, o fumare in un locale pubblico. Poi, il gioco si farà ancora più scoperto, più aggressivo. Infermiere e medici che invocheranno l’obiezione di coscienza per non partecipare alle interruzioni volontarie della gravidanza verranno denunciati, licenziati, multati. Andrà a finire che nominare Gesù o Maria verrà ritenuto offensivo per la Costituzione, e soggetto alle sanzioni di legge, come lo era, fino a qualche anno fa, il bestemmiare in pubblico. Si tornerà ad una qualche forma di giuseppismo o di Kulturkampf: i cristiani verranno presentati come nemici del progresso e del bene pubblico, come reazionari inaffidabili, e come cattivi cittadini; l’opinione pubblica verrà aizzata contro di loro; conventi e chiese verranno chiusi, con i pretesti più diversi, compresi l’instabilità strutturale o l’assenza di criteri igienici e antisismici, e gli ordini religiosi giudicati “socialmente inutili” verranno costretti a sciogliersi, magari indirettamente, con lo strumento di una pressione fiscale esorbitante, insostenibile. Lo stesso destino verrà riservato alle scuole private d’indirizzo cattolico. Anche in quel caso, si monterà l’opinione pubblica “progressista” per descriverle come pericolosissimi focolai di sanfedismo e di oscurantismo: per esempio, si sbatterà in prima pagina il “criminale” direttore di una scuola cattolica che oserà non rinnovare il contratto di lavoro a qualche insegnante dichiaratamente omosessuale, o bisessuale, o transessuale, presentato come la vittima d’una ignobile omofobia. Oppure si farà ricorso al vecchio argomento, ma sempre efficace, della pedofilia del clero: e si giustificherà un generale repulisti delle scuole e dei collegi cattolici, magari anche dei seminari (quei pochi che restano aperti e funzionanti) traendo spunto da qualche singolo caso, enormemente amplificato e, magari, montato ad arte. L’incendio del Reichstag, di sinistra memoria, insegna.
Scriveva già un paio d’anni fa il giornalista cattolico Alberto Friso nell’articolo La fede alla prova delle persecuzioni (sulla rivista La Madonna di Castelmonte, n. 3, marzo 2014, pp. 19-20):
… il retro pensiero è il seguente: un individuo può anche essere cristiano, purché non lo professi pubblicamente, e risolva il tutto nel privato. Così, in Norvegia, una giornalista è stata licenziata perché aveva presentato il telegiornale indossando una catenina con un ciondolo a forma di croce; in Gran Bretagna sono stati banditi gli auguri di Natale; in Francia la Chiesa sta ricordando al governo Hollande, impegnato a legalizzare l’eutanasia [di fatto approvata nel gennaio 2016, con il trucco linguistico di chiamarla “sedazione terminale”], dopo le nozze gay, che “né la Repubblica né lo Stato, né i medici sono proprietari della vita umana”, come ha ammonito la vigilia di Natale il cardinale Barbarin, arcivescovo di Lione, In Belgio i cristiani sono in prima fila per scongiurare che diventi legge il progetto che vuole estendere l’eutanasia ai bambini [anche questo approvato ed entrato in vigore, nel settembre 2016]. Apertamente dileggiati i credenti spagnoli, che sostengono il ripristino della legge sull’aborto ripulita dalle liberalizzazioni di Zapatero, e lo stesso dicasi per la Croazia, dove la Chiesa in dicembre ha guidato una grande, e contestata, iniziativa per la difesa della famiglia. Ancora in Spagna, sintomatico è il caso della giornalista Costanza Miriano, la cui traduzione del libro “Sposati e sii sottomessa” (si trova anche nelle librerie San Paolo) ha dato origine alla prima richiesta di censura editoriale dai tempi del regime fascista di Francisco Franco. Sono tutti brutti segnali di un clima laicista e forcaiolo. Bisogna vigilare…
Se queste sono le prime avvisaglie (ma neanche le prime, a ben guardare: sono fatti che accadono già da vari anni), e se il prossimo futuro dei cattolici sarà quello che abbiamo delineato all’inizio, c’è da domandarsi come si regolerà la Chiesa in tempo di persecuzioni. E qui, temiamo, verrà la parte peggiore di tutto il quadro. Infatti, se la Chiesa è stata, nelle precedenti persecuzioni, il faro luminoso al quale i cristiani, pur nelle loro angustie, hanno potuto guardare sempre, trovandovi conforto spirituale e saldezza di dottrina, molti segnali fanno pensare che, nella persecuzione anticristiana prossima ventura, non sarà più così: i fedeli si vedranno abbandonati e traditi proprio dalla Chiesa, o da parti consistenti di quella Chiesa nella quale sono stati cresciuti, e che hanno imparato a considerare come una madre premurosa, capace di mantenere dritta la barra del timone anche nel bel mezzo delle più fiere burrasche. E questo sarà, senza dubbio, l’aspetto più triste e sconfortante di una situazione già di per sé drammatica: l’assenza di un sostegno spirituale e di una retta guida teologica da parte di quei pastori che dovrebbero porsi come i custodi e i difensori del gregge loro affidato per volere di Gesù Cristo. In un certi senso, ogni cristiano dovrà imparare a trovare in se stesso la guida spirituale necessaria in tempi tanto difficili. Non potrà più fare affidamento, o potrà farlo assai raramente, sul consiglio, sul conforto, sulle precise e puntuali indicazioni, teologicamente ortodosse ed eticamente sane, dei rappresentati del clero. In altre parole, le pecorelle dovranno imparare a riconoscere la voce del Buon Pastore ritornando direttamente al Vangelo; non sempre la voce dei loro pastori sarà riconoscibile come la voce dell’autentico pastore, ma potrà essere una sua eretica contraffazione. A questo proposito, occorre riconoscere che i cattolici, da sempre, e anche negli ultimi decenni, hanno avuto scarsa familiarità con la Bibbia e con lo stesso Nuovo Testamento: li conoscono poco e male, molti di loro non li hanno letti per niente, e la loro conoscenza in proposito si limita alle letture della Messa domenicale e a poco altro. Peggio ancora: le affermazioni estemporanee, e sovente più che discutibili, di teologi e vescovi progressisti e modernisti, rimbalzando sui media, dove godono di una immediata amplificazione, sono scambiate da molti fedeli ingenui e sprovveduti per l’autentico Magistero cattolico; le stesse interviste del papa Francesco, rilasciate a ritmo industriale, specialmente in aereo, nel corso dei suoi viaggi pastorali, tendono a sostituirsi, indebitamente, al Magistero cattolico, che ha carattere solenne ed ufficiale e che è tutt’altra cosa dalle uscite personali di un singolo individuo, fosse pure il vescovo di Roma. Bisogna ammettere, sia pure con tristezza, che, in fatto di conoscenza diretta dei sacri testi, tanto i protestanti, quanto i testimoni di Geova, hanno molti punti da dare ai cattolici.
Tornare alla Bibbia, dunque, e rileggere il Vangelo, sarà indispensabile per non perdere il giusto orientamento dottrinale e non lasciarsi travolgere dal vento di apostasia che soffia, e soffierà sempre più forte, all’interno della Chiesa stessa. Se un vescovo, come quello di Anversa, dice che la Chiesa cattolica dovrebbe “aprire” ai matrimoni omosessuali, i fedeli devono essere immediatamente in grado di riconoscere l’illiceità e l’eterodossia di tali affermazioni. Tuttavia, non stiamo affermando che i cattolici devono prendere esempio dai luterani o dai calvinisti, e leggersi la Bibbia in tutta libertà, ciascuno a suo modo, come direbbe Pirandello. Niente affatto: devono imparare a leggerla per conto loro, ma per tradurre in pratica l’autentico Vangelo di Cristo, e non certo per inventarsi dieci, cento o mille “vangeli”, costruiti sul capriccio del mondo e motivati dalla smania di trovare un accordo con la civiltà moderna, che è, nella sua più intima essenza, radicalmente anticristiana. I cattolici, del resto, non riconoscono le sole Scritture come base della Rivelazione di Cristo, ma anche la sacra Tradizione: per esempio, nelle Scritture non si parla del culto di Maria, e nemmeno di quello dei Santi (ragion per cui i protestanti li hanno eliminati addirittura, giudicandoli “eretici”): però la Tradizione ci assicura che l’uno e l’altra sono antichissimi, perfino più antichi di una parte delle Scritture (cioè di alcuni libri del Nuovo Testamento).
In teoria, se i cristiani dovranno tornare a professare la fede in piccoli gruppi, o addirittura da soli, ci sarà il pericolo del moltiplicarsi delle eresie. Noi, però, non crediamo che sarà così: perché ogni qualvolta le persecuzioni hanno attanagliato i cristiani, la loro fede si è rafforzata nella Verità. Gesù, del resto, lo aveva annunziato ai suoi discepoli (Matteo, 10, 16-23):
Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.
Stanno per arrivare tempi molti bui; del resto alcuni grandi mistici, come Anna Katharina Emmerich, l’avevano predetto; però i cristiani devono ricordar sempre che la Chiesa visibile, quella dei viventi, è solo una parte del grandioso edificio cui appartengono. Oltre la Chiesa pellegrinante, ci sono la Chiesa purgante, formata dalle anime del Purgatorio, e la Chiesa trionfante, formata dalle anime beate del Paradiso; e a capo di essa c’è sempre Gesù Cristo, che veglia incessantemente come il Buon Pastore, e ha solennemente promesso ai suoi che le porte dell’inferno non prevarranno. Certo, per esser dei veri testimoni della fede, bisogna staccarsi dalle cose del mondo, compresa la paura della morte. Ma non si deve aver paura: quando giungerà l’ora, verrà in soccorso lo Spirito…
Stiamo marciando a gran passi verso l’aperta persecuzione anticristiana
di Francesco Lamendola
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