L’assassinio dell’Ambasciatore russo ad Ankara: una rappresaglia di Obama e/o la NATO per Aleppo?
Funerale di Stato per ambasciatore Karlov |
Mancano pochi giorni nefasti al presidente uscente Obama per tentare di disarticolare il sorprendente avvicinamento tra D.Trump e Putin, quello che cerca in tutti i modi di impedire la CIA, adesso utilizzata per demonizzare lo zar Vlady Putin. I governi della Russia, della Turchia e dell’Iran, all’unisono dei loro multimedia, si sono “infilati i guanti” ed hanno segnalato come autori dell’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara, se non la NATO, direttamente gli USA e/o la CIA, attraverso i suoi agenti locali.
Yeni Safak ha citato il senatore Franz Klintsevich, vicedirettore del Comitato di Difesa e Sicurezza del Parlamento russo, il quale ha attribuito la responsabilità dell’omicidio ai “servizi segreti della NATO”.
Dalla parte iraniana, Alaedin Boruyerdi, presidente della Commissione della Sicurezza Nazionale e politica Estera dell’Assemblea Consultiva Islamica (Mayles) ha denunciato che l'”omicidio dell’ambasciatore russo in Turchia è stato architettato e pianificato dagli USA”. Vedi: Hispan Tv
Ha richiamato molto l’attenzione il fatto che, lo stesso giorno in cui Obama si trovava in vacanza alle Hawai giocando a golf, sono avvenuti in forma simultanea gli assassinii degli jihadisti in Belgio, a Zurigo ed in Giordania, ed all’unisono dell’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara.
Non mancano accuse retrospettive contro la NATO che finanzia e sostiene gli jihadisti: “Newsbud” segnala che “l’auditor capo della NATO, ha avuto incarico di finanziare gli assassinii realizzati in Belgio”, Uf!
Lascio da parte il turbativo rapporto di come gli USA abbiano armato gli jihadisti in Siria nel corso degli ultimi anni. (Cosa ormai ben nota).
Non mancano accuse retrospettive contro la NATO che finanzia e sostiene gli jihadisti: “Newsbud” segnala che “l’auditor capo della NATO, ha avuto incarico di finanziare gli assassinii realizzati in Belgio”, Uf!
Lascio da parte il turbativo rapporto di come gli USA abbiano armato gli jihadisti in Siria nel corso degli ultimi anni. (Cosa ormai ben nota).
Lo stesso giorno dell’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia, Petr Polshikov, un diplomatico russo di alto rango, è stato assassinato mentre era a casa sua. Cosa sta arrivando? (What is going on?)
Dopo questi avvenimenti ho voluto rivedere i miei 20 messaggi Twitter del giorno dell’assassinio dell’ambasciatore in Turchia con la finalità di metterli in contrasto con la realtà e mi ha meravigliato che questi coincidevano con l’atteggiamento ufficiale della Russia, della Turchia e dell’Iran, che ho condensato nella mia intervista a Russia Today. Vedi: RT Actualidad
Dopo questi avvenimenti ho voluto rivedere i miei 20 messaggi Twitter del giorno dell’assassinio dell’ambasciatore in Turchia con la finalità di metterli in contrasto con la realtà e mi ha meravigliato che questi coincidevano con l’atteggiamento ufficiale della Russia, della Turchia e dell’Iran, che ho condensato nella mia intervista a Russia Today. Vedi: RT Actualidad
1. Obama se ne va in vacanza alle Hawai e lascia il mondo alla deriva: gli rimangono 32 giorni per disarticolare l’accordo fra Trump e Putin.
2. Bisognava aspettarsi un attentato contro la Russia dopo la caduta strategica di Aleppo: un punto di inflessione.
3. I turchi considerano sempre Aleppo una loro provincia.
4. L’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara è accaduto a 50 mt. dall’Ambasciata degli USA ad Ankara.
5. Con la chiusura dell’Ambasciata USA ad Ankara, un giorno dopo dell’assassinio dell’ambasciatore russo, sono iniziate le uccisioni degli ambasciatori…
6. Gli equilibri mondiali si sgretolano e Obama…goca a golf.
7. La caduta di Aleppo non si può distanziare dal tossico ambiente russofobo di Obama/Hillary/Rothschild/Soros negli USA.
8. Obbligati ad indagare sui possibili collegamenti del “poliziotto speciale” turco della NATO/CIA.
9. L’immagine trionfale del “poliziotto speciale” turco assassino è impattante. Si rifletterà per molto tempo su tutta l’Eurasia.
10. USA/NATO vogliono riaccendere i tizzoni dei 350 milioni di popolazione turco e turcomanna contro la Russia, dai Balcani fino al Deserto del Gobi? Ben progettato.
12. Arrivano forti rappresaglie dei perdenti di Aleppo contro la Russia. Non rimarranno con le braccia conserte.
13- CIA/NATO/Obama/Hillary/Rothschild/Soros cercano di destabilizzare il “triangolo Rusia/Turchía/Irán” realizzato per risolvere la guerra in Siria senza gli USA nè l’Unione Europea.
14- Fondamentale il contesto dell’attentato nella Galleria d’Arte: “La Russia attraverso gli occhi della Turchia”.
15. Non si può sottovalutare che la Turchia è un paese fratturato (contenzioso curdo) ed in crisi con la NATO/USA/UE.
16- La domenica 15 Dicembre, nella mia rubrica “Bajo la Lupa” si indicava molto chiaramente il malessere degli USA/NATO/UE per non poter partecipare al vertice della Rusia/Turquía/Irán a seguito della caduta di Aleppo.
2. Bisognava aspettarsi un attentato contro la Russia dopo la caduta strategica di Aleppo: un punto di inflessione.
3. I turchi considerano sempre Aleppo una loro provincia.
4. L’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara è accaduto a 50 mt. dall’Ambasciata degli USA ad Ankara.
5. Con la chiusura dell’Ambasciata USA ad Ankara, un giorno dopo dell’assassinio dell’ambasciatore russo, sono iniziate le uccisioni degli ambasciatori…
6. Gli equilibri mondiali si sgretolano e Obama…goca a golf.
7. La caduta di Aleppo non si può distanziare dal tossico ambiente russofobo di Obama/Hillary/Rothschild/Soros negli USA.
8. Obbligati ad indagare sui possibili collegamenti del “poliziotto speciale” turco della NATO/CIA.
9. L’immagine trionfale del “poliziotto speciale” turco assassino è impattante. Si rifletterà per molto tempo su tutta l’Eurasia.
10. USA/NATO vogliono riaccendere i tizzoni dei 350 milioni di popolazione turco e turcomanna contro la Russia, dai Balcani fino al Deserto del Gobi? Ben progettato.
12. Arrivano forti rappresaglie dei perdenti di Aleppo contro la Russia. Non rimarranno con le braccia conserte.
13- CIA/NATO/Obama/Hillary/Rothschild/Soros cercano di destabilizzare il “triangolo Rusia/Turchía/Irán” realizzato per risolvere la guerra in Siria senza gli USA nè l’Unione Europea.
14- Fondamentale il contesto dell’attentato nella Galleria d’Arte: “La Russia attraverso gli occhi della Turchia”.
15. Non si può sottovalutare che la Turchia è un paese fratturato (contenzioso curdo) ed in crisi con la NATO/USA/UE.
16- La domenica 15 Dicembre, nella mia rubrica “Bajo la Lupa” si indicava molto chiaramente il malessere degli USA/NATO/UE per non poter partecipare al vertice della Rusia/Turquía/Irán a seguito della caduta di Aleppo.
17. Esperto militare turco: l’assassinio dell’ambasciatore russo non è stato una coincidenza, se si considera la riunione dei cancellieri di Russia, Turchia ed Iran.
18. Interessante che Trump abbia enunciato la simultaneità degli attentati in Turchia, Berlino e Svizzera. Qualche cosa deve sapere. Lui sa che è stata la CIA?
19. Sono trascorse varie ore senza che Obama, in vacanza alle Hawai, abbia condannato l’assassinio dell’ambasciatote russo ad Ankara. Trump lo ha già fatto.
20. Oggi si è accentuata la battaglia per il destino dell’anima geostrategica della Turchia tra la Russia e gli USA/UE: il pronostico è riservato.
18. Interessante che Trump abbia enunciato la simultaneità degli attentati in Turchia, Berlino e Svizzera. Qualche cosa deve sapere. Lui sa che è stata la CIA?
19. Sono trascorse varie ore senza che Obama, in vacanza alle Hawai, abbia condannato l’assassinio dell’ambasciatote russo ad Ankara. Trump lo ha già fatto.
20. Oggi si è accentuata la battaglia per il destino dell’anima geostrategica della Turchia tra la Russia e gli USA/UE: il pronostico è riservato.
Il filosofo Alexander Dugin (AD), ideologo dello Zar Vlady Putin, ha commentato che “l’autore di questo sanguinoso crimine già è stato identificato come un membro delle rete gulenista. Nello stesso giorno è avvenuto un attacco terrorista in Germania organizzato dal Daesh, così credo che siamo testimoni dell’agonia dell’amministrazione globalista, forzata ad abbandonare la Casa Bianca. Hanno cercato di distruggere le realzioni russo-turche nel giorno della votazione del Collegio Elettorale. Questo è stato l’ultimo attacco alla nostra collaborazone strategica”.
Quindi AD ha commentato in forma trionfale che “l’organizzatore pagherà un alto prezzo per questo assassinio. La nostra risposta più forte e più sonora a questo crimine sarà la continuazione dell’alleanza strategica russo-turca, e l’acelerazione del processo di ritiro della Turchia dalla NATO, creando una nuova alleanza euroasiatica. Questa è l’unica risposta ragionevole e simmetrica, perchè i nostri nemici -i globalisti- temono questo momento più che qualsiasi altro. Niente fermerà il nostro progresso nella realizzazione di un ordine mondiale multipolare e democratico”. Vedi: L’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia dimostra che il sistema globalista è ormai in agonia.
Molto sicuro di se stesso e confidando nella sua nuova luna di miele con Trump, lo zar Vlady Putin, nella sua conferenza stampa annuale, si è burlato del Partito Democratico, che non sa perdere, nel domandare in forma sarcastica se lo stesso Putin si trovasse anche dietro la maggioranza ottenuta al Congresso USA dal Partito Repubblicano e nel Senato.
Il New York Times (NYT) si lamenta che i coloqui tripartiti tra Russia, Turchia e Iran abbaino avuto luogo senza la partecipazione degli USA, non si dica senza la UE.
La realtà è quella che il triangolo Rusia/Irán/Turchia è un passo avanti per risolvere il delicato contenzioso siriano, quello che abbiamo già anticipato quattro mesi fa. Vedi: Bajo La Lupa
La realtà è quella che il triangolo Rusia/Irán/Turchia è un passo avanti per risolvere il delicato contenzioso siriano, quello che abbiamo già anticipato quattro mesi fa. Vedi: Bajo La Lupa
Adesso la Russia richiederà l’estradizione del prelato islamico Fetulah Gulen, se si andrà a dimostrare la sua implicazione nell’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara.
Questa richiesta non è meno importante e sarebbe una prova del fuoco per Trump: consegnare Gulen, presunto agente della CIA esiliato attualmente in Pensylvania, perchè a sua volta lo zar Vlady Putin lo possa regalare su un piatto d’argento al sultano Erdogan in cambio di un aggiustamento sulla Siria. I 350 milioni di sunniti dei popoli truchi centro-asiatici valgono bene la pena. Trump potrebbe farlo poichè lui ha un motivo di lite a morte con la CIA.
Cosa avverrà con Snowden rifugiato in Russia?
Cosa avverrà con Snowden rifugiato in Russia?
Fonte: Telesur
Traduzione: Luciano Lago
Da Sarajevo ad Ankara
di Atilio Boron
Il crescente protagonismo della Russia è motivo di enorme preoccupazione per le così denominate “democrazie” occidentali, in realtà un insieme di sordide ed immorali plutocrazie disposte a sacrificare i propri popoli sull’altare del mercato. Preoccupazione perché dopo la avvenuta disintegrazione dell’Unione Sovietica, la Russia veniva data per morta da molti distaccati analisti ed esperti degli Stati Uniti e dell’Europa.
Immersi nella loro ignoranza ed accecati dal pregiudizio, questi signori hanno dimenticato che la Russia è stata sin dagli inizi del secolo XVIII con Pietro il Grande e soprattutto durante il regno di Caterina la Grande, intorno alla metà di questo stesso secolo, una delle principali potenze europee il cui intervento quasi sempre faceva inclinare la bilancia da una parte o dall’altra, nei permanenti conflitti tra i suoi vicini occidentali, specialmente il Regno Unito, la Francia e l’Impero Austro-Ungarico.
Dimenticarsi della storia inevitabilmente finisce per produrre grossi errori di analisi come quelli che affliggono gli strateghi occidentali.
La rivoluzione russa e la sconfitta dello zarismo provocarono un eclisse transitoria del protagonismo russo che molti pensarono fosse definitiva. Di sicuro la vittoria alleata avvenuta nella seconda guerra mondiale ed il ruolo cruciale esercitato dall’Unione Sovietica dopo la sua formidabile ripresa economica nel dopo-guerra, fecero in modo che Mosca tornasse ad occupare il suo tradizionale ruolo arbitrale nel consesso internazionale.
La rivoluzione russa e la sconfitta dello zarismo provocarono un eclisse transitoria del protagonismo russo che molti pensarono fosse definitiva. Di sicuro la vittoria alleata avvenuta nella seconda guerra mondiale ed il ruolo cruciale esercitato dall’Unione Sovietica dopo la sua formidabile ripresa economica nel dopo-guerra, fecero in modo che Mosca tornasse ad occupare il suo tradizionale ruolo arbitrale nel consesso internazionale.
Durante quasi mezzo secolo il sistema internazionale è stato segnato dal marchio del bipolarismo con l’Occidente e il (di nuovo) mal denominato “mondo libero” da un lato, e l’Unione Sovietica e i suoi alleati dall’altro. Con la fulminante implosione della Urss si determinò la convinzione di molti analisti che allora la Russia sarebbe scomparsa per sempre e che quello che doveva venire, avrebbe dovuto rappresentare un nuovo secolo americano segnato per l’incontestabile unipolarismo degli Stati Uniti, liberati dal loro abituale avversario sovietico e con la Cina ancora lontana dall’essere ciò che sarebbe diventata pochi anni più tardi. La risposta della Storia è stata demolitrice.
Così come assicura Eduardo Febbro, nella sua nota del domenica passata in Pagina/12: “Non c’è terreno sopra il quale lo zar Putin non abbia vinto i suoi avversari: ha schiacciato la rivolta in Cecenia, ha vinto in Siria, ha annesso la Crimea, ha impedito militarmente che gli indipendentisti ucraini (del Dobass) passassero sotto l’influenza europea, ha imposto il suo ordine in Georgia ed in Ossezia, e, soprattutto, è riuscito a destabilizzare dall’interno le stesse democrazie europee con una adeguata politica di finanziamento dei partiti e movimenti di diverso ordine ideologico. Diciassette anni dopo essere arrivato alla testa al potere a Mosca, questo timido ex tenente colonnello dei servizi segreti, il KGB, è la figura maggiore del XXI secolo.
L’alleanza della Russia con la Cina, ed il succesivo aggregarsi dell’Iran e dell’India, oltre all’astuto riavvicinamento con la Turchia, rappresenta il peggiore scenario possibile per la declinante egemonia globale degli Stati Uniti, secondo Zbigniew Brzinski, il principale stratega di Washington.
L’assassinio di Andrej Karlov ad Ankara ha due propositi inoccultabili: il primo è mettere in difficoltà la Turchia sede della impressionante base aerea nordamericana di Incirlik – che conta con la permanenza di circa 5000 uomini della Forza Aerea degli Stati Uniti – affinché non sia attratta verso Mosca privando la Nato di una localizzazione chiave per chiudere dal Mediterraneo orientale l’accerchiamento della Russia che comincia nel nord con i paesi baltici. Il secondo è far sapere alla Russia che l’Occidente non resterà con le braccia conserte mentre Putin si rafforza e acquista prestigio ponendo fine al caos che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno prodotto in Siria e che non hanno potuto o non hanno voluto risolvere.
L’assassinio di Karlov può ben essere stato una provocazione come l’assassinio dell’arciduca Francesco d’Austria a Sarajevo nel 1914 potrebbe precipitare una guerra se la parte colpita, la Russia, reagisse in maniera impulsiva. Ma se qualcosa ha dimostrato un personaggio tanto controverso come Putin, è che può essere accusato di qualsiasi cosa meno di essere una persona avventata. Piuttosto si tratta di un protagonista molto razionale e riflessivo, un uomo che gioca con impressionante freddezza nel caldo scacchiere della politica mondiale.
Il crimine perpetrato ad Ankara è stato un chiaro messaggio mafioso diretto a Mosca, per questo lo jihadista che ha compiuto l’assassinio è stato eliminato, chiudendogli la bocca per sempre. i servizi occidentali sono esperti nel reclutare ipotetici “estremisti fanatici” per perpetrare crimini che sostengono la continuità dell’impero.
Fonte: Rebelion
Traduzione: Manuel de Silvahttp://www.controinformazione.info/da-sarajevo-ad-ankara/
Fosse comuni e camere di tortura ad Aleppo. Emerge la vera natura dei “ribelli” appoggiati dall’Occidente
di Luciano Lago
Dopo il ritrovamento delle fosse comuni, delle camere di tortura a cui venivano sottoposti molti dei disgraziati abitanti di Aleppo, cade qualsiasi mascheratura dei denominati “ribelli moderati” che, secondo i media atlantisti erano i protagonisti della battaglia di Aleppo contro le forze dell’Esercito siriano e di Hezbollah.
(La Presse). La Russia denuncia il ritrovamento ad Aleppo di fosse comuni con decine di corpi mutilati e che portano i segni di spari alla testa. A dirlo è il portavoce dell’esercito russo, Igor Konashenkov: “Abbiamo trovato grandi fosse comuni con decine di siriani che hanno subìto torture selvagge e rappresaglie. Molti di loro sono mutilati”. E poi ha aggiunto: “Questo è solo l’inizio”. Aleppo è passata la scorsa settimana interamente nelle mani dell’esercito siriano, dopo un lungo assedio.
“I risultati della prima ispezione dei quartieri di Aleppo abbandonati dalla cosiddetta opposizione possono impressionare molti”, ha proseguito il portavoce. Negli ultimi mesi Mosca ha denunciato l’uccisione, per mano dei gruppi armati che controllavano Aleppo est, di numerosi civili che volevano abbandonare Aleppo tramite i corridoi umanitari allestiti dall’esercito russo. Konashenkov ha comunicato anche il ritrovamento di sette magazzini di munizioni sufficienti ad armare diversi battaglioni di combattenti, e di armamenti pesanti abbandonati come carri armati, cannoni e lanciarazzi.
Di conseguenza adesso non si può più nascondere che i “ribelli moderati” quelli che tutti i Governi europei consideravano “i legittimi rappresentanti del popolo siriano” a favore dei quali anche nelle piazze italiane (a Milano, a Bologna ed a Roma) la sinistra mondialista convocava le “veglie per Aleppo”, erano dei criminali jihadisti che uccidevano e torturavano tutti coloro che venivano considerati sostenitori del Governo o professanti una fede religiosa diversa ripetto a quella radicale salafita dei miliziani.
L’evidenza attualmente non si può più occultare perchè ad Aleppo sono arrivati anche gli osservatori internazionali e la propaganda di manipolazione dell’Occidente non può più ingannare nessuno. L’Esercito siriano, con l’appoggio dei russi, ha liberato la città di Aleppo che era in mano ai gruppi terroristi criminali appoggiati dalla NATO e dall’Arabia Saudita. Questi criminali hanno tenuto la popolazione in ostaggio ed hanno tucidato molti di quelli che tentavano di fuggire.
Erano questi i “ribelli democratici” esaltati dalle TV occidentali, erano questi i “ribelli” a cui Obama aveva inviato tonnellate di armi, erano sempre questi i “legittimi rappresentanti del popolo siriano” , di cui parlava Gentiloni, come ministro degli Esteri. L’Inganno e la falsità della propaganda occidentale sono ormai sotto gli occhi di tutti ma continua.
Le tv italiane cercano adesso di “arrampicarsi sugli specchi” e riportano nei loro servizi che ad Aleppo, nei quartieri Est della città, vi erano arroccati i miliziani dell’ISIS, sono le stesse TV che prima parlavano di bombardamenti dell’aviazione russa e siriana sui quartieri occupati dai ribelli ed oppositori di Assad. Questi ultimi adesso sono diventati l’ISIS, secondo le TV italiane, dopo che sono venuti alla luce i crimini efferati di cui questi individui sono stati responsabili.
Il “putridume” dell’apparato mediatico occidentale è oggi sotto gli occhi di tutti anche di coloro che avevano creduto alle corrispondenze trasmesse dalla RAI, dalle 7 e dai grandi giornali che trasmettevano la propaganda manipolatoria diffusa dall’organizzazione come i “Caschi Bianchi”, sovvenzionati dagli USA e dal Regno Unito o dal fantomatico “Ossevatorio per i diritti Umani” con sede a Londra.
Sul conflitto in Siria tutte le verità sono già state dette da pochi, ma lo spazio per altre menzogne di molti è ancora infinito.
http://www.controinformazione.info/fosse-comuni-e-camere-di-tortura-ad-aleppo-emerge-la-vera-natura-dei-ribelli-appoggiati-dalloccidente/Ad Aleppo, la disfatta morale e intellettuale dell’Occidente
“Primi attacchi aerei dell’aviazione russa in appoggio alle truppe turche ad Al-Bab”.
Chi l’avrebbe mai detto? “Secondo una fonte militare dell’aeroporto di Kuweires, una squadriglia di caccia Su-24 e Su-34 hanno sferrato attacchi aerei su Al-Bab, distruggendo vari mezzi appartenenti al cosiddetto Stato Islamico d’Irak e Al Sham”, che è sempre Daesh.
Secondo alcuni però, i colpi sarebbero diretti alle milizie curde anti-Assad. Erdogan ha accettato il principio della “integrità territoriale della Siria” (non certo di buona voglia) perché ciò comporta l’eliminazione dei sogni indipendentisti curdi?
La notizia (fonte Almasdar New, yemenita sciita) aggiunge che “nonostante l’appoggio aereo russo, l’armata turca non ha potuto mantenere il controllo dell’ospedale Al-Faruq e di Jabal al-Akil dopo che i terroristi dello stato islamico hanno assestato un colpo diretto con il loro ordigno esplosivo improvvisato”.
Il che rivela forse qualcosa sul temibile esercito turco, il secondo della NATO. Erdogan ha mandato oltre confine alcune centinaia di commandos; ma non osa impegnare l’esercito, che è fatto di coscritti, e che lui ha “purgato” di comandanti come veri e presunti complici di Gulen.
Secondo l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani (quello fatto da uno che sta a Londra), “Al Bab è stata giovedì oggetto di vari raid aerei turchi che hanno ucciso 72 civili, fra cui 21 bambini”. L’attacco aereo russo invece è di lunedì e non ha fatto vittime civili – o più probabilmente, sono adesso i turchi ad avere diritto alla loro quota di accuse di crimini di guerra. Infatti i media italiani hanno dato il dovuto rilievo.
Le atrocità? Le han fatte i “nostri ribelli”
Su Aleppo, con molto disagio, la “narrativa” sta un po’ cambiando. Si osa dar notizia del fatto che ad Aleppo la gente festeggia i soldati dell’esercito nazionale, che i cristiani hanno celebrato il Natale nella gioia ed hanno ricevuto la visita di Assad e signora, e che si sono scoperte fosse comuni di civili giustiziati e mutilati dallo Stato Islamico, ossia dai protetti dalla coalizione internazionale. E’ già un progresso dopo cinque anni che “atrocità” e crimini di guerra, parecchi dei quali inventati (i gas nervini del 2012) venivano imputati esclusivamente ad Assad, e negli ultimi giorni prima della liberazione di Aleppo Est, a Mosca.
Naturalmente dicendo il meno possibile. Nulla sugli ufficiali della NATO catturati dall’armata siriana in una cantina di Aleppo Est, il cui numero – dato inizialmente a 14, sarebbe invece di 110. Colpevoli, nella loro qualità di comandanti dei tagliagole preferiti dalla UE e da Washington, dei crimini contro l’umanità che i russi coi siriani vanno scoprendo.
Silenzio sui 100 cadaveri – risultati di soldati siriani catturati – che i ribelli hanno liquidato col classico colpo alla nuca prima di sloggiare (che ne dirà Stoltenberg?). Discrezione sui “sette immensi magazzini con munizioni sufficienti per armare diversi battaglioni di fanteria” documentati dal portavoce elle forze russe, generale Igor Konachenkov: “Molti di questi depositi si trovavano in ospedali e scuole”. Per delicatezza d’animo e non impressionare la Mogherini, le tv non hanno dato i video che mostrano l’enorme quantità di queste armi. Che noi stessi, intesi come occidentali, abbiamo fornito loro perché instaurassero il Califfato.
Sono state trovate anche immani quantità di generi alimentari, ben nascoste; la dittatura jihadista lasciava la popolazione civile senza cibo, sequestrava gli “aiuti umanitari” per la sua sbirraglia, e vietava ai civili di nutrirsene. Su questo, persino l’Osservatorio dei Diritti Umani in Siria (quello di Londra) ha osato accusare i terroristi. Un altro segno della graduale modifica della narrativa.
Strano “suicidio” del funzionario NATO
Nessun tentativo mediatico di collegare la ‘caduta di Aleppo Est’ e la strana morte in Belgio del revisore generale della NATO, Yves Chandelon, suicidato con un colpo di pistola alla testa nella sua auto, vicino ad Andenne. L’uomo di pistole ne aveva tre, regolarmente denunciate; quella con cui s’ ucciso è un’altra, non sua.
Chissà perché, la famiglia non crede al suicidio; sostiene che Yves, pochi giorni prima, aveva confidato di sentirsi minacciato da strane telefonate. Stava indagando sui finanziamenti del terrorismo islamico: cosa che, in fondo, è un segreto di Pulcinella. Il suo ‘suicidio’ apre interessanti questioni: è parte delle pulizie di fine stagione della presidenza Obama, oppure è il sintomo di una spaccatura fra due fazioni interne all’Alleanza Atlantica?
Perché comunque la si metta, quella di Obama, della UE e dei sauditi e israeliani è una disfatta di prima grandezza. Tanto più se si tien conto dell’ultima rivelazione di Wikileaks
Dove un documento del governo Usa datato 2006 mostra che Washington ha progettato il cambiamento di regime in Siria fin da 15 anni fa, scatenando deliberatamente il bagno di sangue cui abbiamo assistito, coi 250 mila morti e i sei milioni almeno di profughi e senzatetto. Progettato in tutti i particolari: dal “giocare le ansie sunnite sull’influenza iraniana”, all’attizzare “i curdi”, creare divisioni “in senso ai servizi di sicurezza e militari” del regime, fino alle denunce false al tribunale dell’Aja di aver fatto uccidere il capo libanese Hariri (probabilmente ucciso da Sion) e alla diffusione di falsità demonizzanti contro Assad eil “primo cerchio” del regime – il compito a cui i nostri media si sono così valorosamente dedicati diffondendo ogni sorta di fake news imbeccate.
Risultato: l’esclusione degli Usa
Il risultato è che Russia, Turchia e Iran si sono riunite – a Mosca – per discutere la sistemazione della Siria, senza invitare Washington.
E’ la disfatta morale, ma anche intellettuale, di Obama, della strategia neocon e della UE: il Nobel per la Pace è stato sconfitto politicamente dal “piccolo paese che non produce niente”, la Russia, e che ai tempi di Eltsin i cervelloni strategici americani avevano definito “un Alto Volta con i missili”. Ma proprio questo fa giganteggiare le figure degli indubbi vincitori, Putin e Lavrov: con quanti pochi mezzi hanno battuto la superpotenza e il suo codazzo di satelliti.
Come mai? I motivi ha cominciato a provare ad enumerarli il massimo analista strategico franco-svizzero, Guillaume Berlat .
“La definizione di un quadro concettuale globale” che Putin ha seguito coerentemente e con costanza, dall’inizio delle “primavere arabe” (laddove Obama le ha provocate con vacue speranze che i Fratelli Musulmani realizzassero una “democrazia”, mentre per i neocon la destabilizzazione è un fine in sè).
La declinazione del quadro concettuale attorno ad alcuni principi. “Stabilizzare il regime siriano per evitare la destabilizzazione anche regionale (ammaestrato dagli effetti dell’implosione della Libia sulle aree circostanti), scongiurare la diffusione del virus islamista nel Caucaso, mantenere la sua base militare in Mediterraneo – giocando gli Usa e ridicolizzando la UE”, per giunta apparendo come il difensore dei cristiani e delle altre minoranze perseguitate in Oriente.
Il sagace uso congiunto della forza militare e della diplomazia. “La diplomazia senza le armi è come la musica senza strumenti”, diceva Bismarck; ma gli Usa si son fatti dettare la politica dal loro super-armamento, credendo che la potenza degli strumenti esima dal comporre la musica, perché quelli la suonano da sé.
La psichiatrica follia di questo s’è vista nel settembre scorso, quando Ashton Carter (capo del Pentagono) ha bombardato le truppe siriane assediate a Der Ezzor (tra 60 e100 soldati morti, con la partecipazione di caccia belgi e danesi) al solo scopo di mandare a monte un accordo stipulato fra John Kerry e Lavrov per condurre operazioni militari congiunte contro Daesh. Cosa riconosciuta da Kerry sospiroso: “Purtroppo abbiamo avuto divisioni nelle nostre file che hanno reso l’applicazione dell’accordo estremamente difficile…”.
Lavrov “inclusivo”
Patetica figura Kerry, di fronte a Sergei Lavrov, sperimentato non solo dalla lunga permanenza come ministro, ma dalla precedente esperienza di diplomatico all’Onu, e assistito dal quadro concettuale” complessivo stilato con Vladimir Vladimirovic. Di lui rimarrà nella storia la limpida, chiaroveggente diplomazia inclusiva, così contraria a quella americana. Infaticabilmente, Lavrov parla con gli iraniani, ma anche con gli americani traditori e doppi, coi turchi dopo che Erdogan fa abbattere il caccia russo, parla coi sionisti, perfino coi sauditi, trattando come legittimi interlocutori le cricche più infide, da leale interlocutore, lui. Tratta coi “ribelli” siriani, cercando di metterli al tavolo di pace. E’ stato lui a sventare in extremis l’intervento occidentale contro Damasco nel 2013, facendo aderire la Siria alla convenzione di divieto delle armi chimiche.
Quanto alla forza militare, è quella necessaria e sufficiente che Putin usa in vista di obiettivi chiaramente definiti. Spero si ricorderà il totale “effetto sorpresa” ottenuto su Washington ed Ankara con i dispiegamento istantaneo e invisibile dei caccia bombardieri, l’esibizione delle migliori novità tecniche delle tre armi, abbastanza da impressionare gli americani e indurli a non rischiare troppo nello spazio aereo (Erdogan, Hollande volevano da Obama una no-fly zone in Siria), assumendo anche i necessari rischi ed azzardi – l’abbattimento del caccia da un rabbioso Erdogan, che oggi è costretto ad agire da “alleato” di Mosca. Con ciò ha mostrato ai regimi arabi che, lui, non abbandona gli alleati nelle peste, come hanno fatto altri.
Tutto ciò non sarebbe bastato al successo, nota Berlat, senza quarto fattore: e qui l’analista evoca un dato morale, di carattere: la forza di una volontà irremovibile. Non dimentichiamo che in Siria, Putin ha sfidato un paese dieci volte più armato, una superpotenza economicamente dieci volte superiore, che non si esenta da atti criminali e talora da sussulti irrazionali, da idrofobia.
L’inflessibilità della volontà s’è dimostrata nella assoluta impermeabilità, spesso ironica, al martellamento mediatico. “I cani occidentali abbaiano, la carovana russa passa”, il Cremlino non si fa deviare nemmeno d’un metro dalla traiettoria iniziale dalla guerra mediatica. Il sistema mediatico occidentale s’è coperto di vergogna diffondendo propaganda e menzogne plateali; i governanti si sono compromessi in interviste con asserzioni irresponsabili e minacce delinquenziali, dichiarazioni estemporanee, rivelazioni controproducenti (tipo “Al Qaeda, sul terreno, fa un buon lavoro”). Putin parla quanto basta; usa il potere di veto all’Onu quando occorre, senza farsi intimidire; Lavrov non si abbandona alle emozioni, entrambi si impegnano in incontri utili e riservati, come quello che ha restituito temporaneamente la ragione a Erdogan.
E’ una forza di volontà intelligente, sostenuta da realismo, pragmatismo e sangue freddo. Gli occidentali perdono vistosamente d’intelligenza, credono alle loro proprie menzogne, se ne fanno irretire: invocano “interventi umanitari” per rifornire tagliagole wahabiti resi folli dal captagon, di fronte ai quali Assad è fin troppo evidentemente più civile e preferibile; farneticano di una “opposizione democratica” che sanno benissimo non esistere, trattandosi di mercenari stranieri pagati dai sauditi; invocano “tregue” che hanno l’unico scopo di salvare i terroristi da loro armati, e ormai alle corde. E tutto ciò, nonostante gli sforzi mediatici, si vede ad occhio nudo. “Tutto, nel racconto occidentale su Aleppo, sa di truffa e inganno”, ha scritto Fulvio Scaglione su Famiglia Cristiana.
Mogherini, Hollande e Merkel intimano ai russi, che trattano da criminali di guerra, di aprire corridoi umanitari. Ma “i “corridoi” esistono già, i civili sono già stati evacuati dai quartieri orientali di Aleppo dalle forze governative siriane e soprattutto dai russi che hanno anche messo in campo (a differenza della Ue) una mole imponente di aiuti umanitari per gli sfollati, proporzionale al loro impegno bellico. Persino i ribelli vengono portati con i loro famigliari (e i pochi civili che intendono seguirli) in aree controllate dalle milizie a cui appartengono con la supervisione della Croce Rossa Internazionale”, scrive la NBQ, che titola opportunamente: “Ad Aleppo, la UE perde la faccia”.
L’Unione Europea si è attenuta ad una rappresentazione della realtà “deforme in modo abissale” sulla Siria, per di più condita dal sentimento ingiustificato di non si sa quale superiorità civile e morale, che è un’imitazione dell’altrettanto ingiustificato senso della “eccezionalità” americana di cui Obama si riempie la bocca. “Noi” siamo l’Occidente, “noi” siamo la civiltà, l’umanitarismo e la democrazia, “Assad must go”,Putin è un dittatore…senza accorgersi della rozzezza e del semplicismo delle loro visioni che li ha portati ad una vera disfatta – intellettuale e morale.
E’ in nome di questa ‘superiorità’ che Obama, prima di Natale, ha firmato il decreto per consegnare ai ribelli in Siria i missili anti-aerei a spalla; “un atto ostile” l’ha definito la portavoce di Lavrov, Maria Zakharova.
E’ stato forse per suo ordine che il noto “incidente aereo” ha sterminato il coro dell’armata rossa. Non riesce proprio a capire che versare sangue non è un sostituto per l’intelligenza che gli manca, la malvagità e le vendette postume non bastano a rimpiazzare una strategia, una diplomazia, una politica estera impotente.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.