Aspettando Pio XIII
(THE YOUNG POPE)
Cercare di capire quali fossero le intenzioni reali di Paolo Sorrentino, – ammesso che non volesse soltanto far parlare di sé – il regista di “The Young Pope”, richiede capacità che sconfinano nell’etologia e nell’astrofisica. La serie, una volta superato lo choc della prima puntata, è da vedere. Una volta vista, cosa resta? Un canguro morto. Ora, vediamo quali conclusioni possiamo trarre noi, “rigidi mondani” cui avevano a suo tempo spiegato che l’abito non fa il monaco, ma solo quando si tratta di gettare la veste.
La serie comincia con la dichiarazione sul “silenzio infinito di Dio”e con la netta impressione che non si voglia fare altro che sbertucciare la Chiesa costantiniana, con l’appendice delle scarpette rosse di BXVI. Che c’entra il canguro? Non so cosa ne penserebbe oggi il capitano James Cook che, sbarcato lungo la costa nord-orientale dell'Australia per effettuare una riparazione alla nave, lo registrò per la prima volta come "Kangooroo or Kanguru" il 4 agosto 1770, ma secondo me, senza andare a cercare quello che non c’è, il canguro è metafora di Lenny Belardo, Pio XIII. Perché è un marsupiale. Il canguro rimane nel marsupio della madre fino ai dodici mesi, Lenny Belardo viene abbandonato dai genitori a dodici anni. Poi magari il canguro è solamente un dettaglio sciocco. Possiamo chiederci allora chi è Lenny Belardo.
Il Pontefice è un cardinale statunitense che i media definirebbero ultraconservatore, noi, con qualche riserva, solamente cattolico. Come uomo è un bambino emotivamente distrutto dall’abbandono. Come Papa un orfano di padre e madre diventato padre e madre di tutta la Chiesa cattolica. Un uomo tormentato dai genitori (non è altro che la proiezione di un’adolescenza distrutta), che della sua infanzia ricorda “soltanto che un giorno non c’era più”, perciò vuole che si risponda tutte le lettere dei bambini.
Il nuovo pontefice, frutto di accordi di palazzo fra fazioni in lotta, Pio XIII - ha scelto il nome Pio XIII per terrorizzare il popolo (e i preti) - è un uomo che mangia poco e ha sempre appresso la pipa del padre hippie e soprattutto ama Dio e la verità (da buon americano è allergico alle bugie). Dirà: “Amo Dio perché è troppo doloroso amare gli uomini”. Il Papa fuma e non è consentito fumare nel Palazzo apostolico, come stabilito da GPII, ma ora c’è un nuovo Papa e la sigaretta elettronica è uno spregevole surrogato di una cosa vera, mentre il pontefice vuole “sempre una verità piena”.
PioXIII fin da bambino ha pensato a confondere i pensieri del prossimo sui veri pensieri nella sua testa. Non si definisce solo saggio, ma anche intransigente, irritabile, vendicativo e con una memoria prodigiosa. Compie miracoli ma a volte crede di non credere in Dio. La sua mente è un’intercapedine dove tutto ciò che gli viene nascosto prima o poi gli verrà rivelato.
Ha anche il senso dell’umorismo. Ad esempio il trasferimento di quel cardinale di Boston che ha fama di non lavarsi mai i piedi, al quale invia alcune buste con la scelta fra il trasferimento in Alaska o lavarsi i piedi. All’ovvia scelta del cardinale di lavarsi i piedi il Papa risponde: “Ottima scelta cardinale. Troverà molta acqua in Alaska”. D’altra parte “La bellezza a basse temperature è bellezza”. Porta scarpette rosse, il Triregno, e reintroduce il bacio della pantofola.
È un uomo refrattario alla diplomazia ed ancor più ad ogni forma di papolatria (“io non sono nessuno. Io non valgo niente. Soltanto Gesù Cristo esiste”), le uniche interviste che rilascia sono a Dio. Un anti-Bergoglio. Il mondo e la Chiesa, ovviamente, ne sono scandalizzati, di fronte a tanta reazione a tinte medievali la chiesa modernista risulta essere l’equivalente spirituale di un bambino bolso che scrive sul vetro col dito. La Chiesa intera, però, ci fa una magra figura, a partire dalle losche manovre per il potere. A partire dal cardinal Voiello, Segretario di Stato, uomo con tre passioni: tifo per il Napoli, morbosità per la venere paleolitica di Villendorf e il volontariato segreto per accudire un ragazzo disabile. Inizialmente Voiello si organizza per ricercare i peccati nel passato del Papa al fine di ricattarlo “perché l’uomo è come Dio, non cambia mai”, perciò corrompe il confessore con la promessa del cardinalato. Non sa, però, che il Papa, sotto il ritratto di san Pio X, aveva già chiesto al padre confessore, don Tommaso, un uomo semplice cui fanno male i capelli, ma solo ogni tanto, di fare di fatto la spia, violando il segreto confessionale, per raccontargli i segreti dei prelati.
Inoltre, nella serie vengono ridicolizzati i veggenti di ogni tempo insieme con Padre Pio, tramite l’episodio del veggente fasullo che, per intervento di Maria, guarirebbe anche i legamenti dei calciatori. Eppure, lo stesso Voiello capirà chi è veramente il suo Papa e, convertendosi, dirà: “è un santo”.
Per questo la serie The Young Pope lascia a tratti esterrefatti: pazzia o santità? Cattolicità o fanatismo? Sberleffo o fede? In realtà, se si riesce a superare lo sgomento iniziale, non si può rigettare questo pontefice immaginario, perché Pio XIII mette al centro di tutto Dio: “Ci siamo dimenticati di Dio! Bisogna essere più vicini a Dio che a gli uomini, perché tutti a noi siamo soli davanti a Dio!”, “Io non devo provare a voi l’esistenza di Dio. Spetta a voi provare che non esiste!”
Non tutto è ovviamente ortodosso come la sua visione della vita e del matrimonio, nella sua predicazione infatti non c’è posto per la libertà, non c’è posto per il libero arbitrio. Anche se è vero che senza Dio si diventa morti, randagi abbandonati per strada.
Tuttavia, Sua Santità sceglie di pregare. Sempre. Perché ha fiducia nella forza di Dio anziché nella forza degli uomini.
Un Papa potentemente in ginocchio sull’asfalto di un parcheggio, ma allo stesso tempo un pontefice che prega in apnea sul fondo di una piscina con i dubbi di un laico qualsiasi. PioXIII in Conclave era interessato solo a come essere utile a Dio. E d’altra parte ha gravi crisi di fede, ama se stesso più di Dio (arriva a dire: “Lenny tu ti sei illuminato da solo, cazzo!”), salvo poi pentirsene amaramente.
Che dire della dottrina di questo pontefice? Un sacerdote che si confessa così: “io non ho nessun peccato. Il mio solo peccato, ed è un peccato immenso, è che la mia coscienza non mi accusa di niente”. Lascia perplessi. Eppure ha le idee chiare sulla Chiesa di Cristo e sul ruolo del Papa e lo spiega alla responsabile del merchandising vaticano, una dottoressa che ha studiato ad Harvard, che il Papa definisce luogo di decadenza dove si insegna decadenza. Invece in Vaticano “proviamo ad elevare noi stessi”. Non vuole vendere la propria immagine. Un Papa invisibile. Tenuto conto di un Bergoglio che rilascia interviste a nastro con visibilità massmediatica quasi patologica, Belardo rappresenterebbe un’iperbole negativa?
Il suo progetto di Chiesa è “l’assenza è presenza”. Cioè le fondamenta del mistero. E “là fuori tutti devono imparare che sono necessari il sacrificio e la sofferenza per trovare Dio”. Il paragone è distruttivo: di fronte all’oscurantismo sentimentalista delle buone maniere di un Vescovo di Roma che abbraccia il mondo così come è per lasciarlo com’è, giudicando le persone caso per caso, un casuista bello e buono che si affida alle intenzioni (buone o meno) e alla coscienza personale, vediamo un pontefice per il quale la liturgia non è più un appuntamento mondano e il peccato non più perdonabile ad libitum; un Papa che, ripristinando la Messa tridentina, il rosario in latino, vuole cattolici innamorati di Dio e senza mai la delusione nei loro occhi.
Non negozia su niente: “Quando Gesù salì sulla croce non fece nessun compromesso. Neanche io ne farò”. “Con questo abuso del perdono siamo diventati una barzelletta”. Un Papa sovrano assoluto, che non lavora in modo collegiale come un cardinale e “se uno ha problemi d’udito si faccia curare le orecchie”. “Ci siamo soltanto per Dio. Noi non andiamo da nessuna parte. Noi siamo il cemento. Soltanto la Chiesa possiede il carisma della verità, diceva sant’Ignazio di Antiochia”. Perché “È soltanto il moderno lassismo che vuol trasformare i diritti in peccati”. Con le altre assurdità della Francia dopo la rivoluzione.
Pio XIII non insegue il mondo come i vecchi Papi che temevano di perdere il consenso: “Io sono il papa giovane e non do alcuna importanza al consenso”. Perché vuole amore assoluto a Dio. Nella vecchia Chiesa postconciliare le pubbliche piazze sono state riempite, ma i cuori sono stati svuotati di Dio. Nella nuova Chiesa del XXI secolo, che poi è quella più antica, non ci saranno fedeli a mezzo servizio, ma fanatici di Dio. “Perché il fanatismo è amore”. Con il risultato che le piazze si svuotano, le donazioni sono drasticamente diminuite e così il turismo. Ma Lenny Belardo ha avversione per i turisti. Sono di passaggio. Così accade che il povero Voiello, preoccupato, lamenti il fatto che piccole sacche di integralismo cattolico stiano cominciando a pullulare, proprio come nell’islam. La risposta di Pio XIII è glaciale: “L’islam ha molti più seguaci della Chiesa cattolica”.
Interessante la concezione politica. Mentre non esita a dire al primo ministro Groenlandese “Noi cattolici siamo arrivati prima. Tutti gli altri sono ospiti”, alla faccia dell’ecumenismo, sono esaltanti le perentorie richieste al Governo Italiano:
1- Maggiore aiuto alle famiglie cattoliche.
2- No unioni di fatto.
3- No matrimoni gay.
4- Fondi maggiori alle scuole cattoliche.
5- Maggiori benefici bancari e fiscali alla santa sede.
6- Divieto tassativo di aborto in qualunque caso.
7- Divieto tassativo di divorzio in qualunque caso.
8- No a cedimenti sulle tentazioni dell’eutanasia.
9- Limitazioni alla libertà religiosa dei mussulmani e degli induisti.
10- Riapertura della discussione sui Patti Lateranensi e una piena revisione degli attuali confini territoriali dello Stato del Vaticano.
Dichiarando, con tutto ciò, che in caso di rifiuto, Dio spazzerà via il 41% delle preferenze del Presidente del Consiglio e che egli “in quanto Vicario di Cristo sarà ben felice di aiutarlo”. Ritorno del Non Expedit (Di questi tempi diciamo “troppo gentili” mi verrebbe da dire: “magari!”).
La Chiesa di Papa Belardo è una Chiesa in cui ovviamente la scienza è un dono di Dio e contemporaneamente “è tempo di smetterla con le lacrime ai funerali”. Una Chiesa di imperativi, perché è questo che Dio vuole. Dove vengono perseguiti tutti i sacerdoti omosessuali, un imperativo è “scovarli e impedire nuove ordinazioni”, ma poi viene nominato Segretario particolare un omosessuale, se pur in odore di santità. Una Chiesa in cui è più difficile diventare preti che astronauti.
Chi è, dunque, Lenny Belardo? Un santo? Un incubo? Un orfano qualunque che un pomeriggio qualsiasi guarisce la mamma moribonda del suo amico Billy? Un predicatore dell’amore che, come dice sant’Agostino, “se vuoi vedere Dio hai a disposizione l’idea giusta, perché Dio è amore”? Un cattolico coraggioso che non antepone la pace a Dio, perché è Dio la pace? Di sicuro non lo si può ridurre ad un angelus di spalle. Forse, Sua Santità Pio XIII è solo un uomo traumatizzato che si è semplicemente arreso “alla complessa, alla insondabile architettura che il Signore ha preparato per noi”.
Ora basta, perché non è nostra intenzione scrivere un trattato sulla serie tv, sappiano, però, gli autori che, se volevano deridere la Chiesa di sempre, hanno fallito. Dio sorride, sono le ultime parole. Sempre.
di Matteo Donadoni
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.