MARIA, MADRE PIENA D’AMORE
Mai la Chiesa guarda a Maria separandola da Gesù. Nella festa dell’“Immacolata” la Chiesa contempla la bellezza spirituale di Maria non come cosa sua, ma come riflesso della bellezza e della grazia di Cristo; nell’“Assunzione” La contempla come unica creatura che, con Gesù e grazie a Gesù, ha già raggiunto il paradiso in anima e corpo.
Nella festa della Madre di Dio (1° gernnaio) il legame tra Maria e Gesù ci appare ancora più stretto: la Chiesa li contempla nel loro rapporto di Madre e Figlio. «Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4). Questa Donna è Maria di Nazareth, venerata dalla Chiesa non solo come “Madre di Cristo”, ma come “Madre di Dio”. E infatti è a Dio che ha dato la vita, la vita umana, ovviamente, non la vita divina. Al Figlio di Dio, sbocciato come Uomo nel suo grembo, Maria ha dato il suo sangue, i lineamenti del suo volto, il suo latte, le sue carezze, i suoi sorrisi, le sue attenzioni, le sue cure e tutto il suo amore e il suo calore di Madre. Chi può comprendere il mistero profondo che si nasconde in questa Donna?
Umile e semplice, povera e nascosta, in tutto uguale alle donne del suo tempo e della sua terra, eppure così diversa, così grande, così perfetta… così unica! Se una donna avverte in sé delle strane emozioni quando porta nel suo grembo un bambino, quali emozioni avrà provato Maria nel sentir palpitare nel suo grembo il Figlio di Dio! Un miscuglio di gioia e di timore, di confidenza e di adorazione che nessuno di noi può comprendere. Dio L’ha creata strapiena di grazia e di bellezza, splendida, degna di suo Figlio, talmente perfetta e ricca di virtù che Gesù, in Lei e vicino a Lei, non sentiva nostalgia del Cielo da cui era venuto. Maria, per suo Figlio Gesù, è stata la proiezione e il prolungamento del paradiso sulla terra. Come il sole riproduce in uno specchio la sua forma e il suo colore, così Dio ha riprodotto in Maria di Nazareth tutte le sue perfezioni. Per questo si può affermare che Maria, prima di generare il Figlio di Dio nel suo corpo, Lo ha generato nella sua anima “piena di grazia”.
Una maternità unica, quella di Maria, di gran lunga superiore a ogni altra, una maternità che toccò i vertici più alti della gioia, ma anche gli abissi più profondi del dolore; una maternità che non ha tenuto per sé il Figlio, ma L’ha offerto a Dio e ai carnefici perché desse la sua vita per noi. Una maternità tutta amore, che non ha mai conosciuto la ruggine dell’egoismo. Una maternità congiunta alla verginità: «Vergine prima, durante e dopo il parto», caso unico nella storia del mondo. Una maternità feconda come nessun’altra: Maria ha avuto un solo Figlio secondo la carne (e non poteva essere diversamente), ma sotto la croce ha ereditato da Gesù ogni uomo come figlio; figli nati a Lei non dal suo sangue, ma dalle sue lacrime di Madre ferita e dal Sangue di suo Figlio Gesù.
Madre di ogni uomo redento – Una madre ci ha generati alla vita della terra, un’altra Madre, Maria, ci ha generati alla vita del Cielo. Gesù, il più povero tra i poveri, non ha tenuto nulla per Sé; ha spartito con noi tutte le sue ricchezze: ci ha dato Dio come Padre e la sua Mamma… come Madre. Da quel giorno di dolore e di morte, vissuto sotto la croce, Maria ha preso con estrema serietà la sua missione di Madre: ci “perseguita’ col suo amore, veglia su di noi e prega per noi. Chissà quante volte, in Cielo, pensando a noi avrà detto a suo Figlio, come alle nozze di Cana: «Mio caro Gesù, quei figli che mi hai dato dall’alto della croce e che sono ancora in cammino in quella valle di lacrime e di tentazioni che è la Terra, non hanno più vino! Troppi di loro non hanno mai avuto o non hanno più il vino della grazia, non hanno più il vino della fede, della speranza, dell’amore; non hanno più il vino della pace. Abbi pietà di loro, Figlio mio, non colpirli come meriterebbero. Perdonali perché non sanno quello che fanno!». E questa preghiera la fa un’infinità di volte e non al plurale, ma indicando per nome te, me e ognuno dei suoi figli. Ma quante volte abbiamo risposto al suo amore di Madre con l’indifferenza, con l’ingratitudine, con il peccato! Quanta poca riconoscenza verso nostra Madre!
Quanta poca fiducia! Quanto poco affetto! Quanta poca preghiera! E pensare che tutto questo sarebbe a nostra forza. Se aprissimo di più il cuore alla Madonna, saremmo più vivi dentro, saremmo più profondi nella fede, più forti nelle difficoltà, più caldi nell’amore; sarebbero più stabili e serene le nostre famiglie, sarebbe più protetta l’innocenza dei nostri bambini, sarebbero meno in pericolo le sorti del mondo!
Grandezza della maternità – La maternità di Maria, inoltre, mi fa pensare alla grandezza e al valore di ogni maternità, grandezza e valore oggi troppo poco capiti e troppo spesso insidiati e calpestati. Quale dignità poter generare una vita, ma anche quale responsabilità non farlo per motivi di comodo! Quale responsabilità generare una vita, magari per “gioco”… e poi sopprimerla con la ferocia dell’aborto! Quale responsabilità farla nascere e farla rinascere nel Battesimo, e non coltivarla poi nella fede e nell’amore come il Signore vorrebbe! Quale responsabilità non difendere con estrema accortezza l’innocenza dei figli dai mille scandali che la insidiano! E quanti meriti davanti a Dio per una madre che educa alla vita di fede i suoi figli, con la parola e con l’esempio, e che li segue giorno dopo giorno con la preghiera perché il male non ne corrompa il cuore! Questo discorso, che vale per ogni mamma, vale anche, ovviamente, per ogni papà.
La pace secondo Dio – Il primo giorno di gennaio, da anni ormai, la Chiesa invita i suoi figli e tutti gli uomini di buona volontà a celebrare, insieme alla festa di Maria SS.ma Madre di Dio, la “Giornata mondiale della pace”. Ma che può fare un singolo uomo davanti a un problema così grande? È una domanda che tutti, qualche volta, ci siamo posti. E qui, spesso, molti sbagliano prospettiva, perché pensano che la pace sia qualcosa che riguarda soltanto i rapporti tra i popoli, che consista tutto sommato in un’assenza di guerra e che solo i governanti siano chiamati a costruirla. E così si incrociano le braccia e si aspetta che la pace ce la regali chi sta in alto. Innanzitutto, le relazioni tra popoli non sono l’unico settore in cui si deve cercare di costruire la pace. Ci sono settori più ristretti, ma non meno importanti, in cui ogni uomo è chiamato a seminare la pace. La pace va costruita prima di tutto dentro di sé: pace tra il corpo e l’anima, che spesso sono in tensione tra loro; pace tra gli interessi spirituali, verso i quali siamo spesso tanto distratti, e gli interessi materiali, ai quali riserviamo troppo spesso eccessiva attenzione. Pace nelle famiglie: tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli. Pace tra vicini di casa. Pace tra le classi sociali. Pace tra nord e sud. Solo alla fine si può parlare di pace tra i popoli.
La pace – dicevo – non è solo assenza di guerra. La pace è concordia, è attenzione all’altro, nei rapporti tra i singoli, nei rapporti tra i gruppi, nei rapporti tra i popoli; la pace è rispetto dell’altro e dei suoi diritti, è soccorso nei suoi bisogni. La pace nasce dal rispetto della verità, dalla giustizia, dall’amore, dal saper capire, dal saper sopportare. In terzo luogo non tocca solo ai governanti costruire la pace: tocca a tutti e prima di tutto agli educatori. Se fra una trentina d’anni scoppiasse una “terribile guerra”, la colpa non sarebbe solo dei governanti di quel tempo, ma anche di coloro che non li hanno educati alla pace quand’erano giovani, e di chi, qualche decennio prima, ha seminato o tollerato vergognose ingiustizie, e di chi non ha protestato, con tutti i mezzi, per far cessare quel diluvio di violenze che ci travolge dagli schermi della televisione e del cinema. Se scoppiasse, prima o poi, una terribile guerra, la colpa sarebbe anche di chi ha coltivato con ostinazione un assurdo spirito di partigianeria che fa sempre vedere il torto nei propri avversari e la ragione nel proprio branco. Nulla favorisce le guerre come l’incapacità di autocritica, che nasce dalla mancanza di umiltà. Se scoppiasse, prima o poi, una terribile guerra la colpa sarebbe di tutti coloro che non hanno pregato per la pace. Non solo, ma ogni peccato è un seme di guerra come insegna ripetutamente la Bibbia e come ha confermato a Fatima la Madonna. Tutti, perciò, siamo colpevoli e responsabili se la pace è costantemente in pericolo, se la guerra si profila sempre più all’orizzonte e se, già da ora, tante divisioni fanno sanguinare le relazioni tra varie persone, tra vari gruppi, tra vari popoli. Il pregare per la pace e il vivere in grazia di Dio sono cose che tutti possiamo fare e che servono molto di più dell’azione svolta dai governanti di tutto il mondo. «Vi lascio la pace, vi do la mia pace», ci ha detto Gesù. Che significa: «Fate la pace con Dio e vedrete fiorire la pace sulla Terra, perché dove c’è posto per Dio, fiorisce l’amore e solo dove c’è amore c’è pace. Ma dove non c’è posto per Dio, non c’è più posto per nessuno e rischio di guerra e sofferenze per tutti».
Anno nuovo, vita nuova – Vorrei terminare con un ultimo pensiero: l’anno vecchio sta per finire e un anno nuovo sta per arrivare. Che ne ho fatto dei giorni dell’anno che va a terminare? E che penso di fare dei giorni che forse vivrò nel nuovo anno? Ogni goccia di tempo, ogni giorno che vivo, ogni anno che passa, è un capitale enorme di cui il Signore un giorno mi chiederà conto. Io non sono il padrone del mio tempo, ne sono solo il consumatore, perché Padrone ne è solo Dio. Il fatto stesso ch’io non conosca il mio futuro, mi fa sentire piccolo davanti a Dio. La ruota del tempo è come un mulino, il mulino col quale Dio macina il suo grano, cioè la vita degli uomini, per vedere che farina sanno dare. Ma se nonostante il girare della ruota, se nonostante il procedere del tempo, di farina ne viene poca e magari scadente...? Forse alcuni non vedranno il sorgere di un nuovo anno: saranno falciati, giovani o vecchi, dopo il dolore della malattia o senza preavviso. Non lo auguro a nessuno, ovviamente, ma altrettanto ovviamente è possibile a tutti. E... ognuno di noi può essere nelnumero dei partenti. Dunque, non c’è tempo da perdere. Aiutaci, Signore, a “vivere in fretta”, aiutaci a vivere bene, aiutaci ad essere fedeli ai nostri doveri, a sfruttare il momento presente senza far calcolo del domani. Aiutaci, Signore, a comprendere le responsabilità che ci derivano dal tempo che ci offri. E grazie, grazie, Signore, fin dal primo giorno per il nuovo anno che ci doni.
E a Te, Madre buona, che non ti stanchi di amarci come figli, a Te, Regina della pace, da povere creature strettamente imparentate col buon ladrone spirato accanto a Gesù, a Te chiediamo: «Ricordati di noi, ora che sei nel tuo regno».
di don Enzo Boninsegna*
*da “Grandi cose ha fatto in me il Signore”, pro-manuscripto, 2003
http://www.presenzadivina.it/282.pdf
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