“S’i fosse papa, allor serei giocondo,
ché tutti cristiani imbrigarei”,
cioè metterei nei guai, scriveva quel bello spirito di Cecco Angiolieri. Ma certamente il povero Francesco non aveva intenzione di mettere nei guai nessun cristiano; però, ahimè, con la sua esortazione apostolica Amoris Laetitia qualche problema l’ha creato, altroché.
Ci riferiamo a qualche cosa che la maggior parte di chi ci legge conosce bene e meglio di noi. Cioè al nodo dei divorziati risposati, senza che il primo matrimonio sia stato riconosciuto nullo dalla Chiesa. Possono avere l’eucarestia? Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno detto di no. Francesco in una noticina dell’esortazione apostolica ha fatto capire che in certi casi, sì.
Da qui si è aperta una situazione di estrema confusione. Alcuni vescovi e conferenze episcopali hanno detto chiaramente che dal momento che l’Amoris Laetitia conferma la dottrina sul matrimonio, non si serviranno della noticina. Altri hanno annunciato che la useranno. Per cui a seconda della diocesi troverai risposte diverse. Il che, bisogna ammetterlo, non è il massimo, in nessuna organizzazione, figuriamoci nella Chiesa che il Credo definisce una santa cattolica e apostolica. E su questo tema specifico, potremmo aggiungere, leopardata.
Quindi suppliche filiali, e petizioni, e documenti, e lettere aperte, e i famosi “Dubia”, e la richiesta di condannare gli otto errori causati dai cosiddetti abusi del documento.
Un bel pasticcio. E di non facile soluzione. Giornalisti notoriamente bene informati (Edward Pentin, per esempio) dicono che il Pontefice non la prende bene. In effetti negli ultimi discorsi si trovano spesso critiche, anche generiche, verso i preti “rigidi”; che è una parola-codice per identificare chi solleva perplessità sulla comunione a chi, secondo la Chiesa, è in una situazione irregolare, permanente. C’è addirittura chi interpreta come una critica a qualcuno dei principali Dubbiosi l’aneddoto raccontato venerdì scorso: “E ‘con la rigidità’ c’è pure ‘la mondanità’. Così ‘un sacerdote mondano, rigido, è uno insoddisfatto perché ha preso la strada sbagliata’. Proprio ‘a proposito di rigidità e mondanità’, Francesco ha voluto far riferimento a un episodio, ‘successo tempo fa: è venuto da me un anziano monsignore della curia, che lavora, un uomo normale, un uomo buono, innamorato di Gesù, e mi ha raccontato che era andato all’Euroclero a comprarsi un paio di camicie e ha visto davanti allo specchio un ragazzo — lui pensa non avesse più di venticinque anni, o prete giovane o che stava per diventare prete — davanti allo specchio, con un mantello, grande, largo, col velluto, la catena d’argento, e si guardava. E poi ha preso il ‘saturno’, l’ha messo e si guardava: un rigido mondano”.
Ma forse non serve arrabbiarsi, dare di rigido, irridere chi ama certi accessori magari un po’ sontuosi, legati al ruolo. E forse non serve neanche pensare che chi non è d’accordo o è arretrato o non capisce o ha secondi fini. Fra i critici ci sono cervelli di prima qualità e sono in troppi a trovare in buona fede che Amoris Laetitia è un documento ambiguo per contentarsi di dire: sono contro il Papa.
Sarò sciocco, ma mi è venuta in mente una cosa. In realtà me l’ha suggerita una frase detta proprio dal Pontefice: “Ringrazio specialmente per la presenza del Papa Emerito Benedetto XVI; ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio in casa”.
Forse, come accade nelle famiglie quando c’è un problema, non sarebbe male parlarne con il Nonno. Forse sarebbe utile andare a chiacchierare con Benedetto XVI. Forse ne potrebbe scaturire una soluzione che riconcili le lacerazioni.
E non c’è bisogno che nessuno lo sappia.
Si fossi papa…e mi trovassi in queste acque, forse farei così.
Marco Tosatti
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