La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Prima parte. Buttiamo via Leone X e Pio XI
E soprattutto buttiamo via la Fede cattolica, per abbracciare una nuova “fede” fatta di caramellosa fratellanza contrabbandata per carità. In fondo, si rischia solo la dannazione eterna.
di Paolo Deotto
Dal 18 al 25 gennaio si celebrerà la “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”. Iniziamo un piccolo viaggio nei testi ufficiali, tratti dal sito della Santa Sede, per capire meglio cosa ci aspetta.
Chi è cattolico non ha di norma dubbi su cosa voglia dire “unità dei cristiani”. L’enciclica Mortalium animos (di cui riportiamo in calce un significativo passaggio) di Papa Pio XI è di una chiarezza assoluta: “Non si può altrimenti favorire l’unità dei cristiani che procurando il ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo, dalla quale essi un giorno infelicemente si allontanarono”.
Appunto, chi è cattolico non ha dubbi. È quindi lecito chiedersi a quale “religione” appartengano i signori del PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI (e chi li dirige e approva), che hanno tra le altre cose stilato il documento “Testi per La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e per tutto l’anno 2017”, del quale vi proponiamo alcuni passaggi interessanti.
Prima di passare a questa lettura, ci sembra utile ricordare, dato l’abbraccio “ecumenico” oggi imperante, che tale Martino Lutero fu scomunicato il 3 gennaio 1521 da Papa Leone X, con la bolla Decet Romanum Pontificem.
È vero che il CEO di Santa Marta ha già sdoganato de facto l’eresia luterana; tuttavia non ci sembra inutile il richiamo alla scomunica di Lutero, perché ci riporta alla domanda precedente, che è poi il punto principale di tutta la faccenda: a Roma quale “religione” si professa? Il quesito non è da nulla, e da Roma si allarga, visto che non risulta – e saremmo felici di essere smentiti – che nessun vescovo abbia finora fatto sentire la sua voce su questa “settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”.
Passiamo dunque alla lettura di alcuni passaggi del testo ufficiale:
Si parte subito in quarta. Lutero fu un “testimone del Vangelo”. Se ne evince che Papa Leone X non aveva capito niente. Da notare come cattolici e luterani siano messi sullo stesso piano. Infatti non esistono più condanne dell’eresia luterana: esistono “secoli di reciproche condanne e vilipendi”. È anche interessante notare che i partecipanti a questa bella festa del volemose bene vengono definiti con il termine commerciale di “partners”.
Il testo del materiale per la settimana di preghiera è stato redatto dal “Consiglio delle chiese in Germania (ACK)”, un bel minestrone in cui c’è dentro un po’ di tutto. Per togliere ogni eventuale residuo dubbio, si ribadisce la “commemorazione” della riforma luterana. Eresia? Ma va là!
Ed ecco l’elenco dei membri della “commissione”. Nel testo si parla anche di un interessante pellegrinaggio che si è svolto in quelli che potremmo chiamare “i luoghi luterani”. Se qualcuno sta pensando alla Torre di Babele, probabilmente ci azzecca.
Come primo assaggio del documento ufficiale, che ognuno può leggere per intero cliccando qui, ci sembra sufficiente. Nei giorni prossimi torneremo sulle altre parti interessanti del documento della Santa Sede. Non allarmiamoci: in fondo, non si rischia niente di più grave della dannazione eterna, ma questa sembra l’ultima delle preoccupazioni per Roma.
In chiusura, riportiamo un passaggio della enciclica Mortalium animos di Papa Pio XI. Potete leggere il testo integrale di questa enciclica cliccando qui.
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“… Potrà sembrare che questi pancristiani, tutti occupati nell’unire le chiese, tendano al fine nobilissimo di fomentare la carità fra tutti i cristiani; ma come mai potrebbe la carità riuscire in danno della fede? Nessuno certamente ignora che lo stesso apostolo della carità, San Giovanni (il quale nel suo Vangelo pare abbia svelato i segreti del Cuore sacratissimo di Gesù che sempre soleva inculcare ai discepoli il nuovo comandamento: « Amatevi l’un l’altro »), ha vietato assolutamente di avere rapporti con coloro i quali non professano intera ed incorrotta la dottrina di Cristo: « Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo nemmeno ». Quindi, appoggiandosi la carità, come su fondamento, sulla fede integra e sincera, è necessario che i discepoli di Cristo siano principalmente uniti dal vincolo dell’unità della fede.
Come dunque si potrebbe concepire una Confederazione cristiana, i cui membri, anche quando si trattasse dell’oggetto della fede, potessero mantenere ciascuno il proprio modo di pensare e giudicare, benché contrario alle opinioni degli altri? E in che modo, di grazia, uomini che seguono opinioni contrarie potrebbero far parte di una sola ed eguale Confederazione di fedeli? Come, per esempio, chi afferma che la sacra Tradizione è fonte genuina della divina Rivelazione e chi lo nega? Chi tiene per divinamente costituita la gerarchia ecclesiastica, formata di vescovi, sacerdoti e ministri, e chi asserisce che è stata a poco a poco introdotta dalla condizione dei tempi e delle cose? Chi adora Cristo realmente presente nella santissima Eucaristia per quella mirabile conversione del pane e del vino, che viene detta transustanziazione, e chi afferma che il Corpo di Cristo è ivi presente solo per la fede o per il segno e la virtù del Sacramento? Chi riconosce nella stessa Eucaristia la natura di sacrificio e di Sacramento, e chi sostiene che è soltanto una memoria o commemorazione della Cena del Signore? Chi Stima buona e utile la supplice invocazione dei Santi che regnano con Cristo, soprattutto della Vergine Madre di Dio, e la venerazione delle loro immagini, e chi pretende che tale culto sia illecito, perché contrario all’onore « dell’unico mediatore di Dio e degli uomini », Gesù Cristo? Da così grande diversità d’opinioni non sappiamo come si prepari la via per formare l’unità della Chiesa, mentre questa non può sorgere che da un solo magistero, da una sola legge del credere e da una sola fede nei cristiani; sappiamo invece benissimo che da quella diversità è facile il passo alla noncuranza della religione, cioè all’indifferentismo e al cosiddetto modernismo, il quale fa ritenere, da chi ne è miseramente infetto, che la verità dogmatica non è assoluta, ma relativa, cioè proporzionata alle diverse necessità dei tempi e dei luoghi e alle varie tendenze degli spiriti, non essendo essa basata sulla rivelazione immutabile, ma sull’adattabilità della vita. Inoltre in materia di fede, non è lecito ricorrere a quella differenza che si volle introdurre tra articoli fondamentali e non fondamentali, quasi che i primi si debbano da tutti ammettere e i secondi invece siano lasciati liberi all’accettazione dei fedeli. La virtù soprannaturale della fede, avendo per causa formale l’autorità di Dio rivelante, non permette tale distinzione. Sicché tutti i cristiani prestano, per esempio, al dogma della Immacolata Concezione la stessa fede che al mistero dell’Augusta Trinità, e credono all’Incarnazione del Verbo non altrimenti che al magistero infallibile del Romano Pontefice, nel senso, naturalmente, determinato dal Concilio Ecumenico Vaticano. Né per essere state queste verità con solenne decreto della Chiesa definitivamente determinate, quali in un tempo quali in un altro, anche se a noi vicino, sono perciò meno certe e meno credibili? Non le ha tutte rivelate Iddio? Il magistero della Chiesa — che per divina Provvidenza fu stabilito nel mondo affinché le verità rivelate si conservassero sempre incolumi, e facilmente e con sicurezza giungessero a conoscenza degli uomini, — benché quotidianamente si eserciti dal Romano Pontefice e dai Vescovi in comunione con lui, ha però l’ufficio di procedere opportunamente alla definizione di qualche punto con riti e decreti solenni, se accada di doversi opporre più efficacemente agli errori e agli assalti degli eretici, oppure d’imprimere nelle menti dei fedeli punti di sacra dottrina più chiaramente e profondamente spiegati. Però con questo uso straordinario del magistero non si introducono invenzioni né si aggiunge alcunché di nuovo al complesso delle dottrine che, almeno implicitamente, sono contenute nel deposito della Rivelazione divinamente affidato alla Chiesa, ma si dichiarano i punti che a parecchi forse ancora potrebbero sembrare oscuri, o si stabiliscono come materia di fede verità che prima da taluno si reputavano controverse.
Pertanto, Venerabili Fratelli, facilmente si comprende come questa Sede Apostolica non abbia mai permesso ai suoi fedeli d’intervenire ai congressi degli acattolici; infatti non si può altrimenti favorire l’unità dei cristiani che procurando il ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo, dalla quale essi un giorno infelicemente s’allontanarono: a quella sola vera Chiesa di Cristo che a tutti certamente è manifesta e che, per volontà del suo Fondatore, deve restare sempre quale Egli stesso la istituì per la salvezza di tutti”.
– di Paolo Deotto
riscossacristiana.it/la-settimana-di-preghiera-per-lunita-dei-cristiani-prima-parte-buttiamo-via-leone-x-e-pio-xi-di-paolo-deotto/ 10/1/2017
La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Seconda e ultima parte. Il gioco dei mattoni e altre piacevolezze
Per leggere la prima parte, clicca qui.
Siamo arrivati alla “Celebrazione ecumenica della Parola di Dio”, ovvero a una curiosa para-liturgia in cui il volemose bene è preceduto da una sorta di autoflagellazione per quanto siamo stati cattivi prima. Ma dal momento che la Dottrina e i dogmi sono stati buttati via, tutto diventa più facile.
È subito evidente l’autoflagellazione da parte dei cattolici (o meglio, presunti tali) perché, se lo scopo di questa singolare “celebrazione” è testualmente “confessare pubblicamente i peccati di divisione che sono seguiti alla Riforma”, se ne deduce che la scomunica da parte di Papa Leone X è stata, appunto, un “peccato di divisione”. È interessante anche notare come, aboliti i peccati tradizionali, se ne inventino di nuovi. Sappiamo ora che, oltre al mancato rispetto della raccolta differenziata, è peccato anche la “divisione”. Fatto il peccato (di divisione) se ne chiede perdono. In questo pasticcio abbiamo anche dei generici “cristiani” che diventeranno, nientemeno, “ambasciatori di Cristo e ministri di riconciliazione”. Con poche idee, ma ben confuse, si inventa una nuova religione, in cui si diventa “ministri” con poca fatica. Leggere per credere:
Ora, prima di fare un breve commento al testo dei “Gesti simbolici della celebrazione” vorrei sottolineare che ho ritenuto indispensabile pubblicare il testo fotografato dal sito della Santa Sede, perché se mi fossi limitato a riportare quanto tra poco leggerete, avrei corso il rischio di essere accusato di abuso di alcol o di sostanze stupefacenti, e di scrivere quindi in preda alle allucinazioni. No, è tutto vero e del resto ognuno può dilettarsi a leggere il testo originale cliccando su http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/weeks-prayer-doc/rc_pc_chrstuni_doc_20160531_week-prayer-2017_it.html
Comunque, uomo avvisato mezzo salvato. Se da mercoledì 18, entrando in parrocchia, vedrete qualcuno che prepara finti mattoni con scatole da scarpe ricoperte di carta da pacco, non chiamate il 118. Vuol solo dire che la vostra parrocchia sta seguendo scrupolosamente le istruzioni del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. L’aggettivo “pontificio”, visto chi attualmente esercita il ruolo, spiega molte cose. Il testo, come vedete, inizia con un bel cavolo a merenda. Cosa c’entra l’abbattimento del muro di Berlino? Ma non importa. Abbattere muri è una delle direttive implacabili del CEO di Santa Marta e quindi va bene in tutte le salse.
Noterella: saggiamente viene previsto un cerimoniale “minore” per piccoli gruppi. È giusto, non tutti possono trovare dodici scatole da scarpe, carta da pacco, eccetera. A questa strana cerimonia pagana viene dato all’improvviso il nome di “liturgia”. Considerando cos’è la vera liturgia, si può affermare che questa una bestemmia. Punto e basta. Ma non andiamo oltre: leggete il gioco del mattone, che carino:
Bello, vero? Notate che i fedeli che hanno fatto e smantellato muri e poi hanno acceso candele proprie e altrui, eccetera, vengono “mandati in missione”. Che sciocchini che siamo! Noi pensavamo che la missione fosse quella assegnata da Nostro Signore Gesù Cristo: “Andate e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Ci siamo sbagliati, anche perché “chi siamo noi” per voler convertire un maomettano, o un seguace di Manitou o della dea Kalì? La nostra missione invece è la “riconciliazione”, a prescindere da tutto, e anzitutto dalla Verità. Insomma, qui si assegna la missione di smantellare definitivamente ciò che resta del cattolicesimo, asfissiandolo in un abbraccio di riconciliazione zuccherosa e sentimentale.
Ultima noterella: il “Rito delle candele” è preceduto dal Credo. Ma quale “credo” si reciterà? Come la mettiamo con la “Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”? Sarà interessante saperlo.
E qui chiudiamo, con la “Benedizione e invio in missione”. Ogni commento ulteriore sarebbe superfluo e ringraziamo gli amici lettori che fin qui ci hanno seguito. Ricordiamo che chi vuol leggere il testo completo di quanto abbiamo pubblicato per estratti, può farlo cliccando su http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/weeks-prayer-doc/rc_pc_chrstuni_doc_20160531_week-prayer-2017_it.html . L’unica cosa che, per ora, viene spontaneo dire è di tenersi lontani dalle chiese dove si faranno questi strani giochetti.
E preghiamo anche noi per l’unità dei cristiani. Certamente. Preghiamo perché tutti coloro che si sono allontanati dall’unica Fede, la Fede cattolica, vi facciano ritorno. Dovunque si trovino, anche e soprattutto a Roma. E ricordiamoci che la Fede non è soggetta a restyling…
13/1/2017
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