OCCHIONERO, OCCHIO-PIRAMIDE, OCCHIO A RAVASI. MA E’ ANCORA PRESTO.
Mi hanno telefonato in cento: il mio parere sui fratelli spioni Occhionero, che hanno infiltrato le mail di Mario Draghi, Ravasi, Monti, massoni sciolti e a pacchetti. Cosa ne penso. Cosa volete ne pensi. E’ troppo presto per capire i media riempiono il vuoto con fuffa e polvere negli occhi, interviste a Genchi e altri depassés, il consueto rumore di fondo utilissimo.
Io dico: aspettiamo. La sola cosa che sembra certa è che i due Occhionero sono: amici dell’ambasciatore Usa a Roma. Residenti a Londra. Interni a potenti ditte finanziarie della City. Con aiuti tecnici e politici in Usa per la loro impresa di hackeraggio. La moglie, cittadina americana. Il fratello Occhionero, oltre che gran maestro della loggia romana, è anche introdotto nella gran loggia dell’illinois.
“E’ stato beccato grazie alla collaborazione dell’Fbi con la polizia italiana, ma NON delle altre agenzie americane”, mi dice il noto amico di Washington: “il repulisti dell’intelligence Usa”! (voluto da Trmp e dal suo quartier generale) “ha raggiunto l’Italia?”. Si noti il punto di domanda. E’ troppo presto per farne a meno.
Ricordiamo solo che una parte dell’Fbi ha forzato il suo direttore, Comey, ad aprire controvoglia le indagini sulla Clinton in piena campagna elettorale (Comey poi le ha subito chiuse: lì si arrivava al Pizzagate attraverso il computer del marito sessuomane di Huma Abedin). E’ quell’ FBI che oggi apre agli inquirenti italiani i servi dell’occhio della piramide? Sembra ragionevole.
A me personalmente interesserebbe molto vedere le liste che ing. Occhionero ha stilato, in ordine alle caratteristiche dei personaggi: “politici”, “cardinali”,”masson”… Per esempio monsignor Ravasi è catalogato come massone? E Monti? E Draghi?
Ma soprattutto Ravasi. Forse si ricorderà che pubblicò su 24 Ore, il 14 febbraio 2016, un inatteso invito ai “cari fratelli massoni” a cui la nuova Chiesa di Begoglio, dopo 500 condanne in due secoli, allarga le braccia tutte misericordia. Il papa che è stato salutato ufficialmente dal Grande Oriente a poche ore dalla sua elezione,, come quello sotto il quale “la Chiesa non sarebbe più stata come prima”. Il papa che, quando atterra in qualche paese estero, la massoneria locale gli fa trovare manifesti di benvenuto. Il Papa che pochi giorni fa ha di nuovo invocato (come l’ha già fatto in Laudato Si) “una autorità politica mondiale” nuova, “per ridurre l’inquinamento”, munita di una banca centrale globale emettitrice di una moneta unica, “per la salvezza dell’umanità” e “lo sviluppo”. Il Papa che ha compassione per l’ambiente e nessuna per i Francescani dell’immacolata…
Secondo una vocina interna al Vatiano, sarebbe Ravasi, in realtà, il grande promotore degli eventi che portarono alle dimissioni di Benedetto XVI. La sua appartenenza alla lista Massoneria sarebbe di notevole significato.
Lo sapremo presto? Lo sapremo mai?
CHIESA E MASSONERIA, LE AMBIGUITÀ DEL CARDINALE
Padre Rosario Esposito (1921-2007),
religioso paolino che alla fine della vita ha deciso di rendere pubblica la
propria affiliazione alla massoneria, ha calcolato che la Chiesa ha emesso 586
condanne contro l’ordine dei liberi muratori. Moltissime. La ragione di tanto
reiterato interesse da parte dei Papi è principalmente dovuta all’instancabile
azione lobbistica dei fratelli che non smettono mai, all’indomani di ogni nuova
condanna, di professarsi tutt’altro che ostili alla Chiesa cattolica.
I Papi non avrebbero visto giusto e, in ogni caso, il nuovo
tipo di massoneria avrebbe abbandonato ogni forma di ostilità nei confronti
della Chiesa.
La prima condanna antimassonica è emessa da Clemente XII nel
1738 solo pochi anni dopo la fondazione della Gran Loggia di Londra nel 1717.
Tenuto conto che ripetuti giuramenti vincolano al segreto i fratelli massoni
per tutto quanto riguarda la vita di loggia, tenuto conto anche che la
violazione del patto stipulato comporta la pena di morte, la tempestività della
condanna è prodigiosa. Nella lettera apostolica In Eminenti papa Corsini
specifica che il suo pronunciamento riguarda tutte le associazioni di tipo
massonico, indipendentemente dal nome con cui vengono chiamate. Particolare di
non poco conto.
L’ultimo pronunciamento a carico della massoneria è emesso
il 26 novembre 1983 dal cardinal Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione
per la dottrina della fede, che scrive con l’esplicita approvazione del Santo
Padre Giovanni Paolo II. La secolare condanna è ribadita nei termini più netti.
La motivazione della reiterazione del pronunciamento è dovuta –una volta di
più- al non aver il Codice di Diritto Canonico del 1983 esplicitamente
condannato la massoneria: dalla mancata ripetizione della scomunica le logge
deducono (meglio, affermano e divulgano di dedurre) che l’ostilità
ecclesiastica nei loro confronti è finita.
Questo rapido excursus è necessario per cercare
di capire l’articolo (“Cari fratelli massoni”) che è stato pubblicato da Il
Sole 24 Ore domenica 14 febbraio a firma del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente
del Pontificio Consiglio della Cultura. Il cardinale dà risalto a «un
interessante volumetto» che, oltre alla Dichiarazione di Ratzinger, riporta
«due documenti di altrettanti episcopati locali, la Conferenza episcopale
tedesca (1980) e quella delle Filippine (2003)». A partire dall’analisi di
questi testi Ravasi giunge alla conclusione che, proprio come scrivono i
vescovi tedeschi, «bisogna andare oltre “ostilità, oltraggi, pregiudizi”
reciproci, perché “rispetto ai secoli passati sono migliorati e mutati il tono,
il livello e il modo di manifestare le differenze” che pure continuano a
permanere in modo netto».
Cosa dicono i vescovi tedeschi? Ripercorriamo i punti
salienti della Dichiarazione nell’ordine in cui vengono menzionati: è possibile
ipotizzare un nuovo rapporto fra Chiesa cattolica e massoneria, si domandano i
presuli? «L’opinione che la Libera Muratoria si fosse a tal punto trasformata,
che la precedente posizione della Chiesa fosse superata» è stata diffusa
tramite «un’ampia attività rivolta alla pubblica opinione, in forma di
convegni, sedute aperte di logge, pubblicazione di libri, articoli in giornali
e riviste» (curiosamente la Dichiarazione parla di articoli in giornali). I
vescovi precisano: l’opinione menzionata fu favorita da un certo modo,
completamente falso, di interpretare l’ultimo Concilio «come se la Chiesa
avesse abbandonato l’idea orientatrice di una verità obiettiva, sostituendola
con quella della dignità umana. Ne conseguirebbe un rapporto di vicinanza fra
la Chiesa cattolica e la Libera Muratoria».
Le cose non stanno così perché «la Libera Muratoria mette in
questione la Chiesa in modo fondamentale».
É vero che «sono migliorati e mutati il tono, il livello e il modo di
manifestare le differenze» come è vero che la Chiesa sa di dover collaborare
«quando si tratta del raggiungimento di fini umanitari e caritativi» (e quando
mai è successo il contrario?), ma è altrettanto vero che «La Libera Muratoria
non è mutata nella sua essenza» e che quindi «l’appartenenza contemporanea alla
Chiesa cattolica e alla Libera Muratoria è esclusa». Le dichiarazioni di
incompatibilità non «impediscono, però, il dialogo», scrive Ravasi. La
notazione è curiosa perché non c’è periodo storico in cui la Chiesa non sia
stata aperta al confronto. E questo vale dall’inizio.
A cominciare dalla Prima lettera di Pietro («pronti sempre a
rispondere a chi vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia
questo sia fatto con dolcezza e rispetto»), per continuare con tutto il
pensiero filosofico cristiano (vedi la Città di Dio di Agostino o la Summa di
Tommaso). Alla massoneria appartiene invece la teorizzazione di un tipo di
dialogo particolare, funzionale alla scomparsa della verità cattolica: «Il gran
punto sta nel dividere dal Papa il maggior numero possibile di cattolici […]
Modo lento, ma certo, a combattere e spegnere il mostro chiamato superstizione
cattolica, il quale s’incarna nel Papa e nell’esercito clericale, sì numeroso e
sì bene ordinato, è la libera discussione, il cui suono rintrona ormai fin
entro le mura del Vaticano», scrive nel 1871 il massone Giuseppe Ricciardi.
Dopo aver parlato di dialogo, il cardinale scrive una frase
allusiva che risulta incomprensibile: bisogna «superare quell’atteggiamento di
certi ambienti integralisti cattolici che –per colpire alcuni esponenti anche
gerarchici della Chiesa a loro sgraditi- ricorrevano all’arma dell’accusa
apodittica di una loro appartenenza massonica». A chi si riferisce Ravasi? Chi
sono coloro che screditano alcuni membri della gerarchia (quali?) addebitando
loro un’appartenenza massonica non dimostrata? L’arma di cui parla Ravasi ha un
nome preciso, si chiama calunnia. L’accusa andrebbe pertanto circostanziata,
trattandosi di materia grave. Altrimenti si tratta di fare di tutta l’erba un
fascio.
Forse non sarebbe stato male, oltre alla citazione di un
documento prodotto da una singola Conferenza episcopale, fare qualche cenno al
ricchissimo, sempre chiaro e netto magistero pontifico, magistero che mette
ripetutamente in evidenza anche il carattere satanico del progetto massonico.
Cosa rimane dalla lettura dell’articolo di Ravasi? La sensazione che il dialogo
fra massoneria e Chiesa cattolica vada ufficializzato, superando la secolare
contrapposizione frontale. Non sarebbe male se, per l’ennesima volta, la Santa Sede
tornasse a pronunciarsi contro la massoneria.
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