LA GNOSI NELLA CHIESA E SOCIETA'
Lo gnosticismo non è mai morto anzi si sta impadronendo della società e della Chiesa cattolica che vorrebbe infiltrare e sovvertire dall’interno. La filosofia gnostica e le sue aberazioni è la filosofia della modernità
di Francesco Lamendola
Come si vede, c’è una sostanziale affinità e convergenza fra il prete scomunicato del XIX secolo, apostata e massone, e il famoso scienziato e dirigente delle Nazioni Unite del XX secolo, rispetto a ciò che essi auspicano che avvenga nella Chiesa cattolica. E cioè non una repressione o una persecuzione dall’esterno, che sarebbero riconosciute subito come tali, ma una lenta e graduale infiltrazione, una paziente opera d’inquinamento dottrinale, sì da stravolgerne, alla fine, l’identità, lo scopo e la prospettiva, per sostituirla con una neochiesa, o una contro-chiesa, che, di cattolico, avrà ancora il nome, ma poco più di quello, o solamente quello, mentre tutto il resto, dietro la superficie, sarà stato alterato al punto da renderla irriconoscibile e da creare le condizioni per una sua fusione con le altre religioni, in vista della costruzione di un Nuovo Ordine Mondiale. In esso vi sarà un solo Stato ed una sola religione: la religione gnostica dell’Uomo, ben deciso a glorificare e a divinizzare se stesso, così come era in colui che viene generalmente considerato il capostipite della gnosi: Simon Mago, che venne maledetto da san Pietro per aver voluto comparare col denaro il dono dello Spirito Santo (cfr. Atti degli Apostoli, 8, 9-24).
Il lettore rifletta su questa affermazione dell’abbé Paul Roca (1830-1893), tenebroso personaggio del quale abbiamo già parlato in un recente articolo:
Quello che dobbiamo cercare e aspettare, come i Giudei aspettano il Messia, è un Papa secondo i nostri bisogni… per spezzare con lui la roccia sulla quale Dio ha costruito la sua Chiesa… Noi avremo i mignolo del successore di Pietro coinvolto nel complotto.
E poi su quest’altra affermazione, stavolta di Julian Huxley (1887-1975), biologo, strenuo difensore dell’evoluzionismo e primo direttore dell’U.N.E.S.C.O.:
Quanto alla Chiesa cattolica, essa dovrà essere gradualmente purgata dalle sue dottrine intransigenti e particolari e non conserverà che le espressioni basilari della religione condivisibili con una vasta confraternita religiosa e culturale che dovrà includere tutti i culti e tutte le civiltà.
Il pensiero gnostico, dunque, è più che mai attuale, e, pertanto, pericolosissimo per la Chiesa cattolica, che esso vorrebbe infiltrare e sovvertire dall’interno – operazione, peraltro, già da tempo avviata e giunta, secondo ogni evidenza, ormai a buon punto, anche se fortunatamente non del tutto conclusa. Ricordiamo le riflessioni di Paolo VI, quasi in punto di morte, durante una conversazione con il filosofo Jean Guitton, avvenuta l’8 settembre 1977:
Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia.
Qualcuno potrebbe pensare che è arduo vedere un collegamento fra la gnosi dei primi secoli dell’era cristiana – quella di Simon Mago, Saturnino, Basilide, Carpocrate, Valentino e Marcione – e certe tendenze spirituali e religiose (religiose fra virgolette) oggi esistenti, fuori e anche dentro la Chiesa cattolica. È una obiezione quasi ovvia, ed è facile rispondere, anche se preferiremmo che così non fosse: la gnosi, come atteggiamento complessivo dell’uomo verso il divino, non è affatto un fenomeno storico limitato ai primi secoli della nostra era; anzi, oggi è più viva che mai: si potrebbe quasi dire che la modernità segna il ritorno e il trionfo dello gnosticismo, sia pure dissimulato in forme pratiche, più che in dottrine teoriche.
Quali sono, infatti, i punti essenziali delle dottrine gnostiche?
- Primo, la convinzione che solo pochi individui sono destinati ad accedere alla verità suprema, e quindi alla salvezza, mentre la massa deve accontentarsi di una religiosità d’infimo livello. - Secondo: alla suprema conoscenza si giunge non con un atto di fede in Dio e di umiltà verso di Lui, ma in sfida a Dio, sottraendogli, rubandogli i suoi segreti, per divenire simili a Lui; da ciò il particolare interesse della gnosi nei confronti delle pratiche magiche.
- Terzo: Dio e il mondo sono in sostanza la stessa cosa (panteismo), quindi il “Cristo venturo” non è il Figlio di Dio, la Seconda Persona della Santissima Trinità, bensì l’Uomo nuovo, l’evoluzione dell’Adam Qadmon della Cabala ebraica, essere androgino originario.
- Quarto: Gesù non ha realmente sofferto e non è realmente morto sulla croce (docetismo), perché, come Dio, ciò non sarebbe stato possibile: in tal caso, però, ne consegue che non ha nemmeno redento gli uomini.
- Quinto (anche se questo punto, a rigore, mal si concilia con il terzo, cioè col panteismo): vi è un perenne e inconciliabile conflitto tra il Dio buono, puramente spirituale e il Demiurgo malvagio, che ha creato un mondo materiale dominato dal male.
- Sesto: ci si inizia alle verità più alte per mezzo di una forma di intuizione interiore, nonché per mezzo della magia, e non “semplicemente” facendosi battezzare e credendo nel Vangelo (questa, appunto, sarebbe la religiosità “inferiore” riservata alla maggioranza degli uomini, indegni o incapaci di pervenire alla Verità).
- Settimo: tutte le religioni e tutte le culture sono destinate a fondersi, e a ciò bisogna attivamente adoperarsi; e ciò che alla fine dovrà emergere e trionfare sarà il culto dell’Uomo stesso, la sua orgogliosa auto-glorificazione (vedi punto due).
Ebbene, alcune di queste proposizioni, o anche tutte, sono presenti in una serie di elucubrazioni teologiche, non sempre espresse sino in fondo, ma subdolamente suggerite, da un certo numero di teologi, perfino tra quelli che si definiscono “cattolici” e che pretendono di aver subito una ingiustizia se sono stati allontanati dalle facoltà cattoliche (come nel caso di Hans Küng); sono presenti nelle omelie di certi arcivescovi, vescovi e sacerdoti, e nei pensieri e nei comportamenti pratici di un numero non indifferente di religiosi e di religiose, sempre più vistosamente mondanizzati e sempre più insofferenti, in maniera aperta o sottintesa, di ogni sia pur tenute residuo di autorità da parte del sacro Magistero: come se fosse cosa perfettamente ovvia e naturale che ciascun membro del clero cattolico si fabbrichi, e vada in giro a predicare, non più il Vangelo secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni, ossia l’unico e indivisibile Vangelo di Gesù Cristo, ma il Vangelo (con la lettera minuscola)secondo me. Tutte cose che sono state rese possibili dalla funesta “svolta antropologica”, tanto sbandierata a partire dal Concilio Vaticano II, quasi fosse stata un momento trionfale nella storia del cattolicesimo, e il cui maestro riconosciuto è stato Karl Rahner: prima di essa, la sana teologia cattolica, e specialmente quella che fra tutte godeva della maggiore stima e diffusione, ossia la teologia tomista, forniva a tutti i credenti, clero e laici, una guida sicura per sostenere e alimentare la propria fede e non suscitava di certo, come ora sta purtroppo accadendo, una serie di dubbi, anche angosciosi, di ambiguità, di malintesi, di perplessità, di confusioni, di smarrimenti, di turbamenti.
Ha osservato Epiphanius, nel volume Massoneria e sette segrete. La faccia occulta della storia, Napoli, Controcorrente Edizioni, 1990, 2002, pp. 41-43):
Quanta attualità quindi si rinviene nel pensiero gnostico dei primi secoli dopo Cristo! [L’allusione è rivolta specificamente alla psicanalisi freudiana, che scarica sull’inconscio la responsabilità delle azioni malvagie, e, nello stesso tempo, esorta l’Io a compierle, per non creare pericolose “repressioni”.] L’uomo moderno […] è iniziato alla gnosi senza che se ne renda conto. L’aspetto più preoccupante, tuttavia, dell’inarrestabile espansione della gnosi nella società moderna, deriva dalla diffusione, effettuata con abilità seconda solo alla perfidia, di un opportuno “état d’esprit”, favorevole all’affermazione e alla glorificazione del Male, della distruzione, della perversione, dell’irrazionale in quanto tale, e ostile ad ogni forma di Bene, di azione costruttiva, di virtù, di razionalità, di buon senso. Facendo leva sul conformismo, sullo spirito di emulazione e sull’istinto gregario dell’uomo (e del giovane in particolare) questi viene indotto a conformarsi a questo “état d’esprit” con comportamenti istintuali, autodistruttivi e innaturali. Il tutto avviene senza che l’uomo ne sia conscio, se ne renda conto, anche se esso avverte quasi sempre un certo disagio del quale non riesce a definire e riconoscere la natura e le cause, e che determina in misura crescente crisi, depressione, follia suicida e omicida. Un utile ruolo depistante è qui giocato dalla psicoanalisi e dalla psicoterapia, che […] deresponsabilizzano e, quale antidoti a tale disagio, suggeriscono dosi ulteriori degli stessi comportamenti che hanno già causato il disagio medesimo. Per creare questo “état d’esprit” gli artefici si basano su consolidate tecniche di manipolazione della coscienza, servendosi dei personaggi che si susseguono sulla ribalta dell’attualità, comparendo e scomparendo sotto la loro sapiente regia e interpretando ciascuno il ruolo loro assegnato. Divi dello spettacolo, della musica rock, della Tv, dello sport, della politica, del mondo scientifico e letterario, si susseguono incessantemente sotto le luci della ribalta, funzionali a questa o quella parte della tragica commedia, ne siano essi consapevoli o inconsapevoli strumenti.
Gli effetti tremendi dell’immersione totale e costante, per anni del pubblico in un ambiente artificiale finalizzato alla diffusione di modelli banali, amorali, perversi e negativi, sono rilevati e apprezzati solo da quell’infima minoranza che, bandendo TV, cinema, concerti rock, discoteche, e simili, percepiscono il progressivo degrado morale ed intellettuale di coloro che li circondano. Dal carattere totalizzante di questa immersione della massa della società deriva pure l’incapacità dell’uomo comune di realizzare o ricordare modelli comportamentali assai più virtuosi, che fino a poco tempo fa esistevano quasi ovunque e sono stati distrutti. Modelli che gli assicuravano una vita serena e pacifica, della quale è rimasto solo un vago e nostalgico ricordo, che riaffiora però con prepotenza nelle rare pause del suo vivere convulso e artificioso. L’avversione e il rifiuto di ogni legge – “historia docet” – degenera lentamente in nichilismo, devastante per il singolo e per la società e in sincretismo che si sostanzia nel protervo rifiuto di riconoscere la Verità e con essa il Logos, la Seconda Persona divina.
Senza tema di smentite si può dunque affermare che l’origine di questa autentica tragedia è da ricondurre all’iniziazione dell’uomo moderno al pensiero gnostico […].
Il vero gnostico in realtà è colui che ha accolto in pieno l’eco del “non serviam”, il grido di Lucifero che, riecheggiato fra gli angeli, fu udito anche da Nostro Signore quando, venuto sulla terra, raccontò Egli stesso la parabola: “Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare […]. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un’’ambasceria a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi” (Lc XIX, 12-14).
Lo gnostico è il perpetuatore dello spirito di rivolta che animò l’antico tentatore quando sussurrava ad Adamo ed Eva l’”eritis sicut Dei”, solo che mangiate dell’Albero della Conoscenza (gnosi). Tanto basti, ché gli stessi adepti delle sette gnostiche degli Ofiti o dei Naasseni (“ophis” in greco e “naas” in ebraico significano serpente) ammettevano: “Noi veneriamo il serpente perché Dio l’ha posto all’origine della gnosi per l’umanità: egli stesso ha insegnato all’uomo e alla donna la completa conoscenza degli alti misteri”. Così, concludere il Couvert [in “De la gnose à l’oecumenisme”, Vouillé, Éditions de Chiré, 1983, p. 21], tutto è chiaro. Ogni elucubrazione gnostica ostentatamente sapiente è in realtà destinata a distogliere i cristiani dall’adorazione del vero Dio e a portarli verso l’adorazione del Serpente, scopo supremo della setta.
Sarete come dei: in questa frase è compendiata la filosofia gnostica, che è, per l’appunto, la filosofia della modernità. Tutte le aberrazioni della scienza moderna – la manipolazione genetica, la bioingegneria, la clonazione, la fabbricazione di ibridi – traggono di qui la loro radice. Di qui anche il crollo del senso etico nelle persone, nelle famiglie, nella società; la violenza, la corruzione, la droga, il sadismo, la pornografia dilaganti. Di qui, infine, la disperazione diffusa, che è come il rumore di fondo della nostra sventurata società: disperazione alla quale i cosiddetti specialisti del corpo e della psiche (non più dell’anima, concetto che è stato abolito e bandito come oscurantista e medievale) non sanno dare altro sollievo, che predicare una sempre maggiore sregolatezza morale...
Lo gnosticismo non è mai morto, anzi, si sta impadronendo della società e della Chiesa cattolica
di Francesco Lamendola
http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=10804:gg&catid=70:chiesa-cattolica&Itemid=96
di Attilio Negrini
Primavera 2016, vigilia del campionato europeo di calcio in Francia. Ascoltando la registrazione di una magistrale lezione di Massimo Introvigne sulla Massoneria a un certo punto si parla dell’architetto del mondo, che secondo il rito di York si chiama Jahbulon, la divinità il cui nome è composto da Javeh, Dio dell’Antico Testamento, Bul, il nome del Cananeo dio Baal e On, il dio egizio Osiride.
Questo nome mi ricorda qualcosa, il pallone con cui giocano da qualche anno i miei figli. Il suo nome è “Jabulani”, e fu adottato come pallone ufficiale dalla FIFA nel 2010 in occasione dei mondiali di calcio giocati in Sud Africa.
Quando il quattro di dicembre del 2009 il Jabulani venne presentato alla stampa, fu presto accolto con sfottò e pernacchie dagli addetti ai lavori, per le sue caratteristiche balistiche a dir poco incredibili. Ecco alcune testimonianze:
Gianluigi Buffon: “Lo Jabulani è un pallone indecente” (Repubblica, 1 giugno 2010).
Fabio Capello: “Lo Jabulani è il peggior pallone mai realizzato” (Corriere dello Sport, 17 giugno 2010).
Julio Cesar: “Siamo stupidi noi giocatori che accettiamo tutto” (Gazzetta dello sport, 2 giugno 2010).
Giampaolo Pazzini: “È difficile anche per noi attaccanti, perchè se arriva un cross e tu calibri il colpo di testa, poi il pallone “scarta” e rischi il liscio. Per me è un disastro”.
Poi c’è una divertente video intervista al calciatore brasiliano Luis Fabiano: “Sembra un pallone del supermercato, non si può calcolare la traiettoria”, seguito da un laconico “sobrenatural!” che suscita una immediata risata tra i giornalisti presenti.
Gli unici a correre in soccorso sono calciatori in qualche modo legati allo sponsor Adidas, la casa produttrice del pallone, come l’ex campione del Milan Kakà: “Vorrei calmare le acque su tutti i discorsi attorno allo Jabulani perché da quando faccio il calciatore professionista, in occasione di ogni grande manifestazione ho ascoltato critiche su ogni tipo di pallone”.
Jabulani, Jahbulon, è evidente il riferimento etimologico del nome del pallone, ma non si può sempre scadere nel complottismo, la via più facile per dare una risposta a tutto e trovare il colpevole di ogni male. Il solito grande vecchio che nessuno vede ma tutti immaginano, e poi che male c’è? Si tratta di una palla da calcio!
Le informazioni ufficiali sul nome del pallone dicono che questa parola viene dalla lingua zulu, nella quale ha il significato di “esultare”.
Ma la spiegazione non convince. Cercando con Google a prima vista non appare nulla di eclatante, poi però approfondendo la ricerca ecco spuntare dei particolari.
“Quattro elementi triangolari su sfondo bianco conferiscono al pallone un aspetto unico, in cui si riconosce lo spirito africano” scrive il Corriere dello Sport. “Otto elementi tridimensionali di forma sferica in EVA e TPU sono saldati termicamente tra loro e si congiungono armonicamente attorno alla carcassa interna, e il risultato è una sfericità perfetta”.
Osservando però il pallone risulta evidente come i quattro elementi triangolari posti simmetricamente sulla sfera formano dei triangoli, visivamente iscritti in un crchio, che sono esattamente il triangolo massonico con la scritta “jah”. “bul”. “on”, rispettivamente su ciascun lato (scritta ovviamente assente sul pallone).
Forse allora il commento di Luis Fabiano, “Sobrenatural”, non era così fuori luogo.
La simbologia è essenziale nella massoneria. Scriveva Andrew Michael Ramsay, massone vissuto a cavallo tra diciassettesimo e diciottesimo secolo. “‘Noi possediamo dei segreti, segreti che consistono in segni grafici e in parole sacre e che compongono un linguaggio tanto muto quanto eloquente, grazie al quale possiamo dialogare a distanza e riconoscere di primo acchito i nostri Confratelli, quale che sia la loro lingua”.
La domanda è, posto che il Jabulani sia la firma della massoneria su una competizione sportiva internazionale, come si traduce questa influenza sui campionati mondiali?
Quando ci si addentra in queste ricerche si rischia di perdersi, di capirne sempre meno e di coprirsi di ridicolo, tuttavia qualcosa di strano accadde durante i mondiali del Sud Africa.
“La potentissima lobby cultural-affarista del condom non si ferma neppure di fronte allo sport. Anzi, proprio il campionato mondiale di calcio in Sudafrica ha rappresentato un ottimo pulpito per proclamare al mondo il verbo della contraccezione. In contrapposizione, peraltro, con il retrivo e oscurantista Benedetto XVI”.
Così esordisce Gianfranco Amato in un articolo riportato nel suo “I nuovi Unni” (Fede & Cultura, 2012).
In quell’occasione la Gran Bretagna inviò in Sudafrica ben 42.000.000 di preservativi da usare durante la World Cup. In un primo momento la FIFA si oppose alla pubblicità del condom e alla distribuzione gratuita negli stadi, poi, “di fronte alla minaccia di una scomunica da parte della chiesa del politically correct, ha visto bene di fare marcia indietro” e “tramite un comunicato ha puntualmente smentito di aver bloccato le benemerite attività finalizzate alla lotta all’AIDS, e ha dichiarato, anzi, che aprirà proprio a Cape Town, in Sudafrica, il primo “centro della speranza”, il Football for Hope Khayelitsha Center, dove per la prima volta il calcio sarà usato come una scuola per i bambini, affinchè vengano istruiti su come evitare il contagio dell’AIDS”.
Ma siamo sicuri che queste campagne abbiano lo scopo di debellare l’AIDS e che siano efficaci? Niente affatto. “Il governo sudafricano distribuisce ogni anno 450 milioni di preservativi, e malgrado ciò, oggi in quel Paese vi sono 5,7 milioni di sieropositivi, su una popolazione di 47 milioni di abitanti” e “il 30% circa delle donne in stato di gravidanza è affetta da AIDS” (Sempre Gianfranco Amato – “I nuovi Unni”).
Ma allora chi e per quale recondito motivo ideologico sponsorizza il condom e, soprattutto, usa una manifestazione sportiva come i mondiali di calcio per questo scopo?
Forse la risposta è scritta in un pallone, quello del controllo delle nascite è infatti da sempre uno dei principali cavalli di battaglia di stampo gnostico della massoneria.
Jabulani: un pallone con “un lato oscuro”?
9 gennaio 2017di Attilio Negrini
Primavera 2016, vigilia del campionato europeo di calcio in Francia. Ascoltando la registrazione di una magistrale lezione di Massimo Introvigne sulla Massoneria a un certo punto si parla dell’architetto del mondo, che secondo il rito di York si chiama Jahbulon, la divinità il cui nome è composto da Javeh, Dio dell’Antico Testamento, Bul, il nome del Cananeo dio Baal e On, il dio egizio Osiride.
Questo nome mi ricorda qualcosa, il pallone con cui giocano da qualche anno i miei figli. Il suo nome è “Jabulani”, e fu adottato come pallone ufficiale dalla FIFA nel 2010 in occasione dei mondiali di calcio giocati in Sud Africa.
Quando il quattro di dicembre del 2009 il Jabulani venne presentato alla stampa, fu presto accolto con sfottò e pernacchie dagli addetti ai lavori, per le sue caratteristiche balistiche a dir poco incredibili. Ecco alcune testimonianze:
Gianluigi Buffon: “Lo Jabulani è un pallone indecente” (Repubblica, 1 giugno 2010).
Fabio Capello: “Lo Jabulani è il peggior pallone mai realizzato” (Corriere dello Sport, 17 giugno 2010).
Julio Cesar: “Siamo stupidi noi giocatori che accettiamo tutto” (Gazzetta dello sport, 2 giugno 2010).
Giampaolo Pazzini: “È difficile anche per noi attaccanti, perchè se arriva un cross e tu calibri il colpo di testa, poi il pallone “scarta” e rischi il liscio. Per me è un disastro”.
Poi c’è una divertente video intervista al calciatore brasiliano Luis Fabiano: “Sembra un pallone del supermercato, non si può calcolare la traiettoria”, seguito da un laconico “sobrenatural!” che suscita una immediata risata tra i giornalisti presenti.
Gli unici a correre in soccorso sono calciatori in qualche modo legati allo sponsor Adidas, la casa produttrice del pallone, come l’ex campione del Milan Kakà: “Vorrei calmare le acque su tutti i discorsi attorno allo Jabulani perché da quando faccio il calciatore professionista, in occasione di ogni grande manifestazione ho ascoltato critiche su ogni tipo di pallone”.
Jabulani, Jahbulon, è evidente il riferimento etimologico del nome del pallone, ma non si può sempre scadere nel complottismo, la via più facile per dare una risposta a tutto e trovare il colpevole di ogni male. Il solito grande vecchio che nessuno vede ma tutti immaginano, e poi che male c’è? Si tratta di una palla da calcio!
Le informazioni ufficiali sul nome del pallone dicono che questa parola viene dalla lingua zulu, nella quale ha il significato di “esultare”.
Ma la spiegazione non convince. Cercando con Google a prima vista non appare nulla di eclatante, poi però approfondendo la ricerca ecco spuntare dei particolari.
“Quattro elementi triangolari su sfondo bianco conferiscono al pallone un aspetto unico, in cui si riconosce lo spirito africano” scrive il Corriere dello Sport. “Otto elementi tridimensionali di forma sferica in EVA e TPU sono saldati termicamente tra loro e si congiungono armonicamente attorno alla carcassa interna, e il risultato è una sfericità perfetta”.
Osservando però il pallone risulta evidente come i quattro elementi triangolari posti simmetricamente sulla sfera formano dei triangoli, visivamente iscritti in un crchio, che sono esattamente il triangolo massonico con la scritta “jah”. “bul”. “on”, rispettivamente su ciascun lato (scritta ovviamente assente sul pallone).
Forse allora il commento di Luis Fabiano, “Sobrenatural”, non era così fuori luogo.
La simbologia è essenziale nella massoneria. Scriveva Andrew Michael Ramsay, massone vissuto a cavallo tra diciassettesimo e diciottesimo secolo. “‘Noi possediamo dei segreti, segreti che consistono in segni grafici e in parole sacre e che compongono un linguaggio tanto muto quanto eloquente, grazie al quale possiamo dialogare a distanza e riconoscere di primo acchito i nostri Confratelli, quale che sia la loro lingua”.
La domanda è, posto che il Jabulani sia la firma della massoneria su una competizione sportiva internazionale, come si traduce questa influenza sui campionati mondiali?
Quando ci si addentra in queste ricerche si rischia di perdersi, di capirne sempre meno e di coprirsi di ridicolo, tuttavia qualcosa di strano accadde durante i mondiali del Sud Africa.
“La potentissima lobby cultural-affarista del condom non si ferma neppure di fronte allo sport. Anzi, proprio il campionato mondiale di calcio in Sudafrica ha rappresentato un ottimo pulpito per proclamare al mondo il verbo della contraccezione. In contrapposizione, peraltro, con il retrivo e oscurantista Benedetto XVI”.
Così esordisce Gianfranco Amato in un articolo riportato nel suo “I nuovi Unni” (Fede & Cultura, 2012).
In quell’occasione la Gran Bretagna inviò in Sudafrica ben 42.000.000 di preservativi da usare durante la World Cup. In un primo momento la FIFA si oppose alla pubblicità del condom e alla distribuzione gratuita negli stadi, poi, “di fronte alla minaccia di una scomunica da parte della chiesa del politically correct, ha visto bene di fare marcia indietro” e “tramite un comunicato ha puntualmente smentito di aver bloccato le benemerite attività finalizzate alla lotta all’AIDS, e ha dichiarato, anzi, che aprirà proprio a Cape Town, in Sudafrica, il primo “centro della speranza”, il Football for Hope Khayelitsha Center, dove per la prima volta il calcio sarà usato come una scuola per i bambini, affinchè vengano istruiti su come evitare il contagio dell’AIDS”.
Ma siamo sicuri che queste campagne abbiano lo scopo di debellare l’AIDS e che siano efficaci? Niente affatto. “Il governo sudafricano distribuisce ogni anno 450 milioni di preservativi, e malgrado ciò, oggi in quel Paese vi sono 5,7 milioni di sieropositivi, su una popolazione di 47 milioni di abitanti” e “il 30% circa delle donne in stato di gravidanza è affetta da AIDS” (Sempre Gianfranco Amato – “I nuovi Unni”).
Ma allora chi e per quale recondito motivo ideologico sponsorizza il condom e, soprattutto, usa una manifestazione sportiva come i mondiali di calcio per questo scopo?
Forse la risposta è scritta in un pallone, quello del controllo delle nascite è infatti da sempre uno dei principali cavalli di battaglia di stampo gnostico della massoneria.
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