I tradizionalisti di Papa Francesco
Introduzione nostra
Il Catholic Herald è un’importante rivista cattolica inglese che viene distribuita perfino nelle parrocchie. Abbiamo riportato questo articolo perché, nonostante non contenga delle novità, si sofferma su alcuni punti che ci sono sembrati interessanti – come la preservazione del patrimonio immobiliare della Fraternità e la possibilità che alla fine, di tutta questa storia non se ne faccia niente.
Non v’è dubbio che, come ricorda l’Autore, papa Francesco abbia tutto l’interesse a togliersi dai piedi questo ostacolo della Fraternità “vagante” e quindi appare logico supporre che non ponga particolari condizioni. Tuttavia, ci sembra opportuno ricordare due cose di non poco interesse relativamente alla personalità di questo papa venuto dalla fine del mondo: la prelatura personale che non esclude, Codice alla mano, né l’ingerenza degli Ordinarii del luogo né quella dello stesso Francesco; e la manifesta capacità di Francesco di agire, non solo in dispregio della dottrina, ma anche in violazione di ogni norma comportamentale e di ogni legge sia ecclesiastica sia mondana.
Questo significa che porsi “nelle mani” di Bergoglio equivale a mettersi nelle mani della volpe posta a capo del pollaio, come afferma Mons. Richard Williamson. Senza contare le ultime novità sulle prossime donne prete con le quali non riusciamo a capire come potrebbero disporsi i sacerdoti e i fedeli della Fraternità.
Tutta questa faccenda ha un punto debole in ciò che possiamo chiamare con una forzatura che tuttavia rende l’idea: mutazione genetica. Quale altra espressione può usarsi per descrivere il sorprendente cambiamento dei vertici della Fraternità, quando si legge, nero su bianco, cos’hanno sottoscritto molti di loro nel lontano 1988:
«Essere dunque associati pubblicamente alla sanzione che ha colpito i sei vescovi cattolici, difensori della fede nella sua integrità e integralità, sarà per noi un punto d’onore e un segno di ortodossia di fronte ai fedeli. Questi infatti hanno il preciso diritto di sapere che i sacerdoti ai quali si rivolgono non sono in comunione con una contraffazione della Chiesa, evolutiva, pentecostale e sincretista. Uniti a questi fedeli, noi facciamo nostre le parole del Profeta (I Re, VII, 3): Preparate i vostri cuori al Signore, e servite Lui solo; ed Egli vi libererà dalle mani dei vostri nemici. Convertitevi a Lui con tutto il vostro cuore, e togliete di mezzo a voi gli dèi stranieri.»
(Lettera aperta dei Superiori della Fraternità Sacerdotale San Pio X
al cardinale Gantin, Prefetto della Congregazione dei Vescovi, 6 luglio 1988)
al cardinale Gantin, Prefetto della Congregazione dei Vescovi, 6 luglio 1988)
Giovanni Paolo II non riuscì a stabilire un accordo soddisfacente per la FSSPX. Nemmeno Benedetto XVI. Interviene l’improbabile costruttore di ponti
Nel fine settimana dei manifesti con un Papa Francesco accigliato sono stati affissi sui muri di Roma da tradizionalisti che protestano contro le sue tattiche da “bullismo”, mentre arrivava la notizia che Roma è sul punto di firmare un accordo con la Fraternità San Pio X; ad opera del presunto bullo modernista dei manifesti e praticamente senza condizioni.
Questo è surreale; ma in effetti oggi a Roma tutto è surreale. E’ come se gli sceneggiatori de “Il Giovane Papa” [film di Sorrentino] si fossero lanciati sul pontificato di Bergoglio.
I rapporti fra Francesco e i cattolici conservatori sono ogni giorno sempre più avvelenati. Il Santo Padre ha appena strappato la costituzione dell’Ordine di Malta; si tratta di una controversia complicata, ma che oppone chiaramente il Papa e i suoi alleati al super-ortodosso cardinale Burke, che è patrono dell’Ordine - per il momento.
Burke ha recentemente paragonato se stesso e gli altri cardinali contrari ad Amoris Laetitia a San John Fisher, che andò incontro alla morte piuttosto che riconoscere il Re d’Inghilterra come capo della Chiesa inglese. Non è difficile capire chi è Enrico VIII in questa analogia.
Agli occhi dei tradizionalisti, il catalogo di errori di Papa Francesco è così lungo che, per citare un prete in Vaticano, “molti di noi sono emotivamente, anche se non intellettualmente, sedevacantisti”.
Un sedevacantista, come dice il nome, è convinto che la cattedra di Pietro sia vacante e che l’uomo ivi seduto sia un impostore. Questo prete conservatore non lo crede. Ma il pensiero lo perseguita, e nota come il divieto per i cattolici divorziati e risposati di ricevere la Comunione sia sparito a Malta e in Germania - con la tacita approvazione del Vicario di Cristo.
I componenti della Fraternità San Pio X non sono mai stati sedevacantisti. Essi accettano che i pontefici post-Vaticano II sono dei veri papi. Ma per gran parte dei loro 47 anni di storia si sono comportati come una setta separatista, anche se sono ben costituiti e hanno successo, con circa 600 sacerdoti in 37 paesi e un enorme nuovo seminario in Virginia. Essi sono più conservatori di Burke: respingono i documenti cruciali del Concilio Vaticano II, e in particolare quelli che riguardano i non cattolici. Alcuni di loro, soprattutto in Francia, sono stati collegati all’estrema destra.
Nel 1976, il loro defunto fondatore, Mons. Marcel Lefebvre, fu sospeso dall’esercizio dei ordini sacri dopo l’illecita ordinazione di sacerdoti nel suo seminario di Ecône, in Svizzera. Nel 1988 egli ordinò quattro vescovi, tra cui l’attuale Superiore Generale, Mons. Bernard Fellay. Per questo Lefebvre fu scomunicato da Giovanni Paolo II, insieme ai quattro vescovi - uno dei quali, Richard Williamson, si è rivelato essere un negazionista dell’Olocausto. (Da allora è stato espulso dalla Fraternità).
Nel 2008, Benedetto XVI ha ritirato queste scomuniche. Il percorso sembrava chiaro: un riavvicinamento con la FSSPX. Che non c’è mai stato. Anche se ai lefebvriani veniva offerta l’indipendenza sotto una prelatura personale, che rispondeva solo al Papa, Fellay non era disposto a soddisfare una condizione di Roma: l’accettazione nominale dei documenti del Vaticano II. (Si dice che Benedetto avesse voluto abbandonare questa condizione, solo che ne fu distolto dai suoi consiglieri.)
Ed ecco che la settimana scorsa, proprio mentre la principale corrente tradizionalista era arrabbiata con Papa Francesco, Fellay e il Vaticano fanno sapere di essere vicini ad un accordo sulla prelatura personale.
Come chiudere? Roma avrebbe anche abbozzato la data: il 13 maggio, centenario delle apparizioni di Fatima, e il 7 luglio, il X anniversario del Summorum Pontificum, con cui Benedetto spazzò via le restrizioni alla celebrazione della Messa antica.
I principali tradizionalisti sono sconcertati.
Perché la Fraternità San Pio X avrebbe rifiutato l’offerta di Benedetto, che ha riabilitato la loro liturgia e i loro vescovi, per poi accettare la stessa cosa da Francesco, che sembra non ami tutto ciò che riguarda la Chiesa pre-conciliare e - secondo il parere di alcuni cardinali – invita gli adulteri alla balaustra?
L’ultima intervista di Fellay avanza una possibile risposta: Roma è disposta a transigere sull’accettazione del Concilio Vaticano II. Egli fa notare che Mons. Guido Pozzo, capo dell’Ecclesia Dei - il dicastero vaticano responsabile delle relazioni con la FSSPX - ora dice che “alcuni testi del Concilio non costituiscono criteri per la cattolicità”.
Gli argomenti su questi testi - e il grado di riconoscimento che la FSSPX deve dare loro - sono diabolicamente tecnici. Ma forse qui non c’è bisogno di addentrarsi su questo, perché, per dirla diplomaticamente, Francesco non è molto interessato ai piccoli particolari scritturali.
Oppure, come sostiene una fonte della FSSPX: “Lui ha zero interesse per la teologia, e perciò non è realmente preoccupato se noi continuiamo a rifiutare il Vaticano II. Lui è molto più autoritario di Benedetto, e se decide che vuole questo togliendo di mezzo gli ostacoli; nessuno oserà contraddirlo.”
Il cardinale Gerhard Müller, capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, può opporsi a Roma che vuole chiudere un occhio sul rifiuto degli insegnamenti del Concilio da parte della Fraternità. Ma è un segreto di Pulcinella a Roma, che il Papa non apprezzi molto le sue opinioni.
Anche così, perché un papa di sinistra che interpreta i documenti conciliari con spirito radicale, tra tutti dovrebbe smussare gli angoli per mettersi d’accordo con i lefebvriani?
Bisogna guardare all’Argentina, dove l’ex cardinale Bergoglio instaurò una improbabile alleanza con l’allora superiore del distretto della FSSPX superiore, Don Christian Bouchacourt. Il governo di sinistra negava alla Fraternità la residenza permanente nel paese sulla base del fatto che i lefebvriani non fossero cattolici. Bouchacourt si appellò a Bergoglio, che gli disse: “Tu sei cattolico, è evidente. Ti aiuterò io.” Il governo ha continuato a molestare la FSSPX, ma da allora l’Arcivescovo di Buenos Aires è divenuto Papa e ha insistito sul riconoscimento della Fraternità come cattolica.
“Francesco ci guarda come degli emarginati, e a lui piace l’identificazione con la periferia”, dice la fonte FSSPX. “Ecco perché è più amico con noi che con i tradizionalisti sotto il suo controllo, che tratta senza pietà. Guardate cosa è successo a quei Francescani.”
E qui il riferimento è ai Frati Francescani dell’Immacolata, a cui Francesco ha vietato di utilizzare la Forma Straordinaria e il cui seminario ha chiuso dopo una disputa interna.
I principali tradizionalisti hanno messo in guardia la FSSPX, che la stessa cosa potrebbe accadere a loro se si sottometteranno al Papa - e ora essi possono citare anche lo spietato trattamento riservato della Santa Sede per l’Ordine di Malta.
Questo colpo di Stato ha indubbiamente spaventato la FSSPX: la minaccia alla loro indipendenza e ai loro beni immobiliari li preoccupa più di Amoris Laetitia, che intendono semplicemente ignorare.
Fellay ha detto agli amici che lui è molto preoccupato per quello che è successo all’Ordine di Malta. Questo potrebbe allontanarlo. Inoltre, i membri della FSSPX sussurrano tra di loro che, proprio in questo momento, hanno il meglio che si possa sperare.
Papa Francesco ha riconosciuto le loro confessioni come lecite quando ha dato ai sacerdoti della FSSPX, insieme a tutti i sacerdoti cattolici, l’autorità speciale di concedere l’assoluzione per i peccati gravi durante l’Anno della Misericordia. Questo permesso è stato esteso a tempo indeterminato.
Ora, dice Fellay, gli è stato detto che lui e i suoi colleghi vescovi della FSSPX “possono ordinare lecitamente dei sacerdoti della Fraternità à senza prima ricevere alcuna esplicita approvazione da parte del vescovo locale”. (Roma sembra confusa su questo punto.)
Probabilmente, ai lefebvriani è già stato dato quasi tutto quello che vogliono. Perché non rimanere in questo confortevole limbo?
Nessuno nella Fraternità sarà sorpreso se si arriverà alla fine del 2017 senza che si definisca la prelatura personale. La FSSPX ha una storia di accordi ritrattati all’ultimo minuto.
D’altra parte, a questo Papa piace andare per la sua strada. Egli non si preoccuperà minimamente delle grida di angoscia che verranno dai suoi sostenitori liberali se i lefebvriani verranno condotti fino all’altar maggiore della Chiesa.
Una prelatura personale permetterebbe alla FSSPX di celebrare i sacramenti e gestire i seminari esattamente come stanno facendo in questo momento; Fellay non firmerà altrimenti. Essi potrebbero rimanere tradizionalisti senza compromesso - perché Francesco ha apparentemente deciso di non chiedere loro di scendere a significativi compromessi (e deve sicuramente capire che deve garantire i loro diritti di proprietà).
Quindi, in un certo senso, essi sarebbero i suoi tradizionalisti. E se questo crea tensioni con i colleghi “Tradi” che sono rimasti fedeli al Vaticano o si sono già riconciliati con esso, dal punto di vista del Papa: tanto meglio.
Papa Francesco ha riconosciuto le loro confessioni come lecite quando ha dato ai sacerdoti della FSSPX, insieme a tutti i sacerdoti cattolici, l’autorità speciale di concedere l’assoluzione per i peccati gravi durante l’Anno della Misericordia. Questo permesso è stato esteso a tempo indeterminato.
Ora, dice Fellay, gli è stato detto che lui e i suoi colleghi vescovi della FSSPX “possono ordinare lecitamente dei sacerdoti della Fraternità à senza prima ricevere alcuna esplicita approvazione da parte del vescovo locale”. (Roma sembra confusa su questo punto.)
Probabilmente, ai lefebvriani è già stato dato quasi tutto quello che vogliono. Perché non rimanere in questo confortevole limbo?
Nessuno nella Fraternità sarà sorpreso se si arriverà alla fine del 2017 senza che si definisca la prelatura personale. La FSSPX ha una storia di accordi ritrattati all’ultimo minuto.
D’altra parte, a questo Papa piace andare per la sua strada. Egli non si preoccuperà minimamente delle grida di angoscia che verranno dai suoi sostenitori liberali se i lefebvriani verranno condotti fino all’altar maggiore della Chiesa.
Una prelatura personale permetterebbe alla FSSPX di celebrare i sacramenti e gestire i seminari esattamente come stanno facendo in questo momento; Fellay non firmerà altrimenti. Essi potrebbero rimanere tradizionalisti senza compromesso - perché Francesco ha apparentemente deciso di non chiedere loro di scendere a significativi compromessi (e deve sicuramente capire che deve garantire i loro diritti di proprietà).
Quindi, in un certo senso, essi sarebbero i suoi tradizionalisti. E se questo crea tensioni con i colleghi “Tradi” che sono rimasti fedeli al Vaticano o si sono già riconciliati con esso, dal punto di vista del Papa: tanto meglio.
Articolo di Damian Thompson
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1848_Thompson_Ritorno_all-ovile.html
Pubblicato sul n° del 10 febbraio 2017
della rivista cattolica inglese Catholic Herald
L'impaginazione è nostra
della rivista cattolica inglese Catholic Herald
L'impaginazione è nostra
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1848_Thompson_Ritorno_all-ovile.html
Sto ultimando la lettura della “Lettera aperta ai cattolici perplessi”, di Mons. Marcèl Léfèbvre, e mi hanno molto colpito le sue seguenti affermazioni (cfr pag. 138) “”I giovani seminaristi, formati coi nuovi catechismi…, educati in una fede che non è la vera, trovano normali le nozioni neoprotestanti che si vanno inculcando loro; cosa ne sarà della religione di domani se non resistiamo’ ?”
RispondiEliminaSe fosse vivo oggi, questo santo sacerdote, avrebbe la risposta ala sua domanda: la “religione di domani”, alla quale egli accenna è infatti quella che è sotto i nostri occhi, sfigurata, capovolta, distrutta proprio dai Vicari di Cristo succedutisi da Roncalli in poi (con le riunioni interreligiose di Assisi 1 e 2, le preghiere nelle moschee e nelle sinagoghe, i baci al Corano e alla Torah, ecc.), e oggi profanata dall’uomo biancovestito di Santa Marta (con la celebrazione di Lund, la persecuzione dei FF I, la liturgia interconfessionale cattolico-anglicana del 13 marzo prossimo in San Pietro)
Alcune recenti conferme della deriva di questo clero neomodernista : ieri ho letto per caso un opuscolo che riportava i discorsi tenuti recentemente da Bergoglio e mi hanno colpito alcune sue frasi : "la misericordia di Dio è senza condizioni - Dio non ha paura dei nostri errori, e altre frasi simili". Mi sono ricordato, allora,di quel che ho sentito l'estate scorsa da un giovane prete durante un'omelia, al mare "Il cristiano non deve guardare in alto, cercando di perfezionarsi, e tenendo al corrente il suo confessore : no, il cristiano deve guarda in basso...". al che, al termine della Messa gli chiesi "scusi, don, ma perché il cristiano non deve mirare in alto, cercando di elevarsi verso la perfezione?"; lapidaria la sua risposta "perché così porterebbe la divisione nella sua comunità, tra buoni e cattivi..".
Per due anni consecutivi, nell’omelia dell’Ascensione, il parroco (sessantottino ormai avanti con gli anni e con gli acciacchi) ha avuto il coraggio di affermare che, secondo lui, il racconto di Luca “non è credibile, è una favola per bambini; non si può credere – ha soggiunto – ad un Gesù che sale in Cielo come un missile; semplicemente, ad un certo momento gli Apostoli non lo videro più, e così si inventarono questa storia per rafforzare la fede nei neofiti”; probabilmente quest’uomo non crede neppure alla Resurrezione ed ai miracoli operati da Gesù, seguendo forse le scellerate teorie di Ravasi, il quale distingue il “Cristo della storia” (basato sull’esegesi biblica storico-crritica) dal Cristo della fede, al quale ultimo solo attribuisce l’Incarnazione, i miracoli, la Resurrezione e l’ascensione di NSGC, eventi tutti ritenuti semplici miti, adatti a rafforzare la fede ma storicamente non attendibili. Lo stesso don Alessandro Minutella, in una sua coraggiosa omelia presente in Internet, rivela come gli attuali testi di teologia neghino questi eventi miracolosi, alla base della nostra fede cristiana da due millenni. Veramente il clero odierno ha perduto la fede, libera nos a malo, Domine !