A.L. UN VESCOVO USA: IL VANGELO DI IERI SPIEGA PERCHÉ LA CHIESA HA SEMPRE NEGATO LA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI.
L’Amoris Laetitia, in assenza di una risposta chiarificatrice del Pontefice Regnante ai Dubia espressi dai cardinali, continua a generare interpretazioni e problemi. Qualche giorno fa abbiamo visto quello che diceva un vescovo austriaco, stampando la lettera di un suo amico, un sacerdote tedesco in missione in America Latina. Oggi vediamo che in contesto del tutto diverso il vescovo di Bismarck, negli Stati Uniti, David Kagan pensa a quello che molti hanno forse pensato ieri, quando è stato letto il Vangelo del giorno. E’ Gesù che parla. “Fu pure detto: ‘Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio’. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio”.
Imbarazzante, mi sembra. Perché è così esplicito e definitivo, ed è Gesù che parla, non uno degli scribi o dei farisei. E infatti il vescovo Kagan, su Twitter, posta: “Leggete il Vangelo di oggi. Non c’è da sorprendersi che la Chiesa abbia sempre insegnato che i divorziati e risposati non possono ricevere la Santa Comunione. Sesto comandamento”.
Sempre il vescovo Kagan, il 9 febbraio, postava su Twitter: “Su che cosa è basato quello che è l’insegnamento definitivo sul matrimonio della Chiesa? Leggete la prima lettura di oggi dalla Genesi. Quella è la verità, nessun’altra”.
La lettura era la seguente: “Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna”.
Personalmente, credo che il problema esista, bello grande, e che non sia un problema ideologico o di gente che non vuole bene a questo Pontefice. Magari persone che per buona parte della loro vita si sono date da fare per difendere Chiesa e papi contro venti e maree. Il fedele comune, sentendo queste parole delle letture, trova difficile fare due più due eguale a cinque. Anche se magari a qualcuno, se è gesuita, o teologo, riesce. Ma noi siamo povera gente.
Marco Tosatti
Fake news su Amoris laetitia
amoris-laetitia-prelates-holding-book Coccopalmerio
diventata il "fine giurista" del Papa mentre Mueller
il reietto...
Intelligenti riflessioni della Miriano.
L
di Costanza Miriano
13-2-17
Lo so, sono giornalista anche io e so come funziona. Dire
che la dottrina non è cambiata non fa vendere copie, cliccare pagine,
discutere. Però bisognerebbe andarci piano coi titoli a effetto, con le
polemiche e le divisioni.
Il Cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del
Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, ha pubblicato un libricino, una
trentina di pagine, dal titolo “Il Capitolo ottavo della esortazione apostolicapost sinodale Amoris Laetitia”, Libreria Editrice Vaticana, dall’8 febbraio in
libreria. Questo libro dà una lettura di Amoris Laetitia sulla base di esegesi
e della lettura delle note. Subito scatta la macchina dell’informazione,
d’altra parte di qualcosa bisogna discutere, e arrivano i titoli: “il Papa
risponde ai dubia dei quattro Cardinali”.Ma perché lo stesso non si è detto
quando invece ha parlato il Cardinal Muller, che non è presidente di un
Pontificio Consiglio, bensì il più titolato di tutti a parlare di dottrina,
perché Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, la
Congregazione prima fra tutte per dignità, quella che una volta era detta la
suprema? Nella sua intervista al Timone e in tutte le occasioni in cui ha
parlato Muller è stato molto chiaro nel dire che la dottrina non è cambiata.
Perché quando parla lui non sta parlando il Papa, quando
parla Coccopalmerio invece sì? Perché Coccopalmerio viene definito dai media
“un fine giurista” (leggi: lui sì che sa cosa dice AL), Muller invece viene
minacciato e insultato? La Congregazione è proprio l‘organismo che A NOME DEL
PAPA custodisce, espone , difende la dottrina della fede: così nella
Costituzione Bonus Pastor che stabilisce le competenze dei Dicasteri Vaticani.
Non solo. Il pontificio Consiglio per l’Interpretazione delle Leggi della
Chiesa, di cui Coccopalmerio è Presidente , aveva già ufficialmenteinterpretato il canone relativo alla disciplina eucaristica nel senso della Familiaris Consortio.
Pertanto il libretto del Cardinale esprime il suo pensiero, come il Papa ha
invitato a fare, in questi tempi di parresia. Ma non sta ridefinendo la
dottrina a nome del Papa.
http://blog.messainlatino.it/2017/02/fake-news-su-amoris-laetitia.html
di Cristiano Lugli13/2/2017
http://blog.messainlatino.it/2017/02/fake-news-su-amoris-laetitia.html
Tolto ogni ‘dubia’. E ora?
di Cristiano Lugli13/2/2017
.
E ora che si fa?
La risposta che tanto fu attesa non ha mancato di arrivare, seppur in modo indiretto, peraltro tipico del modus agendi bergogliesco.
Da mercoledì 8 febbraio è infatti disponibile in tutte le librerie religiose un piccolo opuscolo di 30 pagine, edito dalla Libreria Editrice Vaticana e a cura del Cardinal Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Curioso – e come dicevamo tipico dell’avanguardia bergogliana – che il testo non sia stato promulgato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale avrebbe il compito di rispondere ad eventuali “dubia” posti da cardinali e vescovi, ma meno curioso se si considera che la demolizione delle procedure e dei principi gerarchici è un’altra delle caratteristiche di questa “nuova gestione” ecclesiale.
Il libretto è intitolato “Il Capitolo ottavo della esortazione apostolica post sinodale Amoris Lætitia”, e funge da indiretta riposta per “chiarire i dubbi” – come si mormora in Vaticano – posti dalla parte conservatrice, legata alla difesa della Dottrina della Chiesa.
I 4 Cardinali hanno dunque ora la possibilità di prendere atto di quanto scritto non da un qualunque pontificatore come Antonio Spadaro, ma da un Pontificio Consiglio con imprimatur di Bergoglio.
In modo chiaro è così scritto nell’opuscoletto:
“Divorziati risposati, coppie di fatto, conviventi non sono certamente modelli di unioni in sintonia con la Dottrina cattolica, ma la Chiesa non può voltarsi dall’altra parte. Per cui i sacramenti della Riconciliazione e della Comunione vanno dati anche alle cosiddette famiglie ferite e a quanti, pur vivendo in situazioni non in linea con i tradizionali canoni matrimoniali, esprimono la sincera volontà di avvicinarsi ai sacramenti dopo un adeguato periodo di discernimento”.
Non può esservi evidentemente maniera più chiara di ripetere quanto già espresso in “Amoris laetitia“, nn. 300-305, confermato e pluri confermato dai vari Schönborn e dallo stesso Coccopalmerio. Del resto è anche lecito pensare che il colpo fosse già preparato da almeno qualche mese, visto che il Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi non aveva mancato di esporsi sulla questione già lo scorso luglio [1], in un testo in cui affermava quanto segue:
“(…) A questo punto, considerati con attenzione, senza preconcetti e – speriamo – fedelmente analizzati, tutti gli elementi contenuti nell’Esortazione, possiamo valutare teologicamente la eventuale ammissione di un fedele ai sacramenti della Penitenza e della Eucaristia.
(…) Credo che possiamo ritenere, con sicura e tranquilla coscienza, che la dottrina, nel caso, è rispettata. (…) Ed è esattamente tale proposito l’elemento teologico che permette l’assoluzione e l’accesso all’Eucaristia, sempre – ripetiamo – in presenza di una impossibilità di cambiare subito la condizione di peccato”.
Tutto era già pronto, per il semplice fatto che non era ignoto di come il Capitolo VIII dell’Esortazione avrebbe fatto rizzare i capelli alla frangia più legata a Ratzinger (come di fatto è stato).
La risposta ai “dubia” non è diretta e non è specifica; questo qualcuno potrebbe ancora opinarlo nel caso in cui non volesse guardare la realtà dei fatti: questa è la risposta che Bergoglio ha dato ai 4, bypassando il Card. Müller il quale, nonostante la sua impostazione modernista, è ancora troppo rigido ed attaccato alle formalità dei ruoli per i canoni di Santa Marta.
Cosa aspettarsi dunque ora? Secondo alcune indiscrezioni la cosiddetta “correzione formale” sarebbe già stata indirizzata a Bergoglio sotto forma privata, e questo potrebbe essere il motivo per cui, prima che venisse pubblicata in forma appunto pubblica come promesso dai Cardinali, è uscito il libretto di 30 pagine di Coccopalmerio, dove peraltro si invitano palesemente i “dubbiosi” ad applicarsi per raggiungere una corretta (!) “conversione pastorale”, vista la chiarezza dottrinale (sic!) espressa in AL:
“Come si fa, allora, a parlare di confusione dottrinale da parte di Papa Francesco? Certo, il cammino pastorale, teologico e spirituale, intrapreso da Bergoglio è un cammino d’altura, che esige da parte di tutti, e in primis dai Pastori, una radicale conversione pastorale, che è anche conversione spirituale e culturale. E questo non è sempre facile”.
L’invito è chiaramente rivolto ai “conservatori”, definiti dal misericordioso Bergoglio come “specialisti del Logos, sgranarosari, restaurazionisti, dottori della lettera che giudicano gli altri con il cuore chiuso e rigido, senza pensare alla vita delle persone ma solo agli schemi delle leggi, cristiani ideologici” e via discorrendo.
Il leitmotiv è sempre lo stesso, ovvero ritenere la condanna dall’errore come chiusura, poiché in fondo questa è la neo-chiesa dell’Homo, e non la Chiesa di Dio. Una neo-chiesa annunciata già da Paolo VI con l’invito a sperimentare il “Nuovo Umanesimo” e proseguita con il Personalismo di Giovanni Paolo II, per il quale l’errore, in senso stretto, è anzitutto quello che scalfisce l’uomo in quanto tale, nella sua bellezza e grandezza, prima ancora che essere un’offesa a Dio.
Proprio ieri, in una conferenza tenuta dal Cardinal Carlo Caffarra in provincia di Reggio-Emilia, è emerso questo problema, e cioè un approccio prettamente personalista alla grave situazione dinanzi alla quale siamo posti specialmente sul tema della Famiglia in senso tradizionale. Il tema è affrontato positivamente dal punto di vista razionale, antropologico e morale, eppure vi è un qualcosa che manca su tutti questi aspetti. Non si sente più parlare di condanna all’omosessualità in quanto sodomia, peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, ma piuttosto si parla di offesa ai criteri antropologici; l’aborto è un male e non lo nega nessuno, ma non è più un Male perché peccato gravissimo contro Dio prima ancora che offesa alla vita umana; così come il divorzio è cattivo perché lede le persone coinvolte (marito e moglie) procurando danno all’eventuale prole, e non perché disgregazione gravissima di ciò che Dio ha unito. Tutto giusto, ma derivante da criteri personalistici e sentimentali, non dalla coscienza del rapporto con Dio e dall’osservanza dovuta ai Suoi comandamenti.
Ma tornando ai dubia, molte persone, nello spazio della conferenza dedicato alle domande, hanno mostrato interesse per la questione. Vista la quantità di domande, tutte tra loro molto simili, il Cardinal Caffarra ha rimandato alla lettura di un’intervista pubblicata su “Il Foglio” in data 14 gennaio [2]. Ecco un passaggio dove Caffarra parla delle ragioni che hanno portato i quattro a prendere di petto la situazione:
“Alcune persone continuano a dire che noi non siamo docili al magistero del Papa. E’ falso e calunnioso. Proprio perché non vogliamo essere indocili abbiamo scritto al Papa. Io posso essere docile al magistero del Papa se so cosa il Papa insegna in materia di fede e di vita cristiana. Ma il problema è esattamente questo: che su dei punti fondamentali non si capisce bene che cosa il Papa insegna, come dimostra il conflitto di interpretazioni fra vescovi. Noi vogliamo essere docili al magistero del Papa, però il magistero del Papa deve essere chiaro. Nessuno di noi – dice l’arcivescovo emerito di Bologna – ha voluto ‘obbligare’ il Santo Padre a rispondere: nella lettera abbiamo parlato di sovrano giudizio. Semplicemente e rispettosamente abbiamo fatto domande. Non meritano infine attenzione le accuse di voler dividere la Chiesa. La divisione, già esistente nella Chiesa, è la causa della lettera, non il suo effetto. Cose invece indegne dentro la Chiesa sono, in un contesto come questo soprattutto, gli insulti e le minacce di sanzioni canoniche“.
Ora con il libretto scritto da Coccopalmerio, che potremmo definire “manuale interpretativo di Amoris Lætitia”, cade ogni dubbio sull’ “insegnamento” di Bergoglio. Ci chiediamo ora quali saranno le prossime contromosse.
Una cosa è certa (ma lo era già da prima): le premesse di questi danni sono già nella costituzione pastorale Gaudium et Spes, dove i fini del Matrimonio sono stati invertiti in modo irreparabile, come è evidente, lasciando libero il campo alla lenta disfatta della vita matrimoniale, a suo tempo definita in modo perfetto ed inequivocabile nell’Enciclica Casti Connubii.
Sempre ieri, il Cardinal Caffarra parlava giustamente del processo di “decostruzione dell’edificio matrimoniale – familiare“, affermando che se si vuole distruggere o togliere di mezzo un palazzo si possono utilizzare due modalità: la prima è piazzare delle mine per poi farle esplodere di modo che il palazzo crolli; la seconda modalità è invece quella di smontare pezzo per pezzo il palazzo, rimettendolo in piedi da un’altra parte, in modo scombinato. Purtroppo di questa seconda modalità non si riconosce la causa: o ci si rende conto che la decostruzione di tutto l’edificio della Chiesa (e perciò della Famiglia cattolica) proviene dai 16 documenti volutamente ambigui del Concilio Ecumenico Vaticano II, oppure la battaglia per far rifiorire il buon seme si combatterà su un campo già corrotto – come avviene in molte frange del conservatorismo – senza riportare nessun tipo di frutto se non un cortocircuito senza alcuna via d’uscita.
.
[1] http://www.eancheilpaparema.it/2016/07/il-cap-viii-di-amoris-laetitia-per-una-lettura-guidata-card-coccopalmerio/
[2] http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/01/14/news/carlo-caffarra-papa-sinodo-famiglia-coscienza-newman-chiesa-114939/
E ora che si fa?
La risposta che tanto fu attesa non ha mancato di arrivare, seppur in modo indiretto, peraltro tipico del modus agendi bergogliesco.
Da mercoledì 8 febbraio è infatti disponibile in tutte le librerie religiose un piccolo opuscolo di 30 pagine, edito dalla Libreria Editrice Vaticana e a cura del Cardinal Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Curioso – e come dicevamo tipico dell’avanguardia bergogliana – che il testo non sia stato promulgato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale avrebbe il compito di rispondere ad eventuali “dubia” posti da cardinali e vescovi, ma meno curioso se si considera che la demolizione delle procedure e dei principi gerarchici è un’altra delle caratteristiche di questa “nuova gestione” ecclesiale.
Il libretto è intitolato “Il Capitolo ottavo della esortazione apostolica post sinodale Amoris Lætitia”, e funge da indiretta riposta per “chiarire i dubbi” – come si mormora in Vaticano – posti dalla parte conservatrice, legata alla difesa della Dottrina della Chiesa.
I 4 Cardinali hanno dunque ora la possibilità di prendere atto di quanto scritto non da un qualunque pontificatore come Antonio Spadaro, ma da un Pontificio Consiglio con imprimatur di Bergoglio.
In modo chiaro è così scritto nell’opuscoletto:
“Divorziati risposati, coppie di fatto, conviventi non sono certamente modelli di unioni in sintonia con la Dottrina cattolica, ma la Chiesa non può voltarsi dall’altra parte. Per cui i sacramenti della Riconciliazione e della Comunione vanno dati anche alle cosiddette famiglie ferite e a quanti, pur vivendo in situazioni non in linea con i tradizionali canoni matrimoniali, esprimono la sincera volontà di avvicinarsi ai sacramenti dopo un adeguato periodo di discernimento”.
Non può esservi evidentemente maniera più chiara di ripetere quanto già espresso in “Amoris laetitia“, nn. 300-305, confermato e pluri confermato dai vari Schönborn e dallo stesso Coccopalmerio. Del resto è anche lecito pensare che il colpo fosse già preparato da almeno qualche mese, visto che il Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi non aveva mancato di esporsi sulla questione già lo scorso luglio [1], in un testo in cui affermava quanto segue:
“(…) A questo punto, considerati con attenzione, senza preconcetti e – speriamo – fedelmente analizzati, tutti gli elementi contenuti nell’Esortazione, possiamo valutare teologicamente la eventuale ammissione di un fedele ai sacramenti della Penitenza e della Eucaristia.
(…) Credo che possiamo ritenere, con sicura e tranquilla coscienza, che la dottrina, nel caso, è rispettata. (…) Ed è esattamente tale proposito l’elemento teologico che permette l’assoluzione e l’accesso all’Eucaristia, sempre – ripetiamo – in presenza di una impossibilità di cambiare subito la condizione di peccato”.
Tutto era già pronto, per il semplice fatto che non era ignoto di come il Capitolo VIII dell’Esortazione avrebbe fatto rizzare i capelli alla frangia più legata a Ratzinger (come di fatto è stato).
La risposta ai “dubia” non è diretta e non è specifica; questo qualcuno potrebbe ancora opinarlo nel caso in cui non volesse guardare la realtà dei fatti: questa è la risposta che Bergoglio ha dato ai 4, bypassando il Card. Müller il quale, nonostante la sua impostazione modernista, è ancora troppo rigido ed attaccato alle formalità dei ruoli per i canoni di Santa Marta.
Cosa aspettarsi dunque ora? Secondo alcune indiscrezioni la cosiddetta “correzione formale” sarebbe già stata indirizzata a Bergoglio sotto forma privata, e questo potrebbe essere il motivo per cui, prima che venisse pubblicata in forma appunto pubblica come promesso dai Cardinali, è uscito il libretto di 30 pagine di Coccopalmerio, dove peraltro si invitano palesemente i “dubbiosi” ad applicarsi per raggiungere una corretta (!) “conversione pastorale”, vista la chiarezza dottrinale (sic!) espressa in AL:
“Come si fa, allora, a parlare di confusione dottrinale da parte di Papa Francesco? Certo, il cammino pastorale, teologico e spirituale, intrapreso da Bergoglio è un cammino d’altura, che esige da parte di tutti, e in primis dai Pastori, una radicale conversione pastorale, che è anche conversione spirituale e culturale. E questo non è sempre facile”.
L’invito è chiaramente rivolto ai “conservatori”, definiti dal misericordioso Bergoglio come “specialisti del Logos, sgranarosari, restaurazionisti, dottori della lettera che giudicano gli altri con il cuore chiuso e rigido, senza pensare alla vita delle persone ma solo agli schemi delle leggi, cristiani ideologici” e via discorrendo.
Il leitmotiv è sempre lo stesso, ovvero ritenere la condanna dall’errore come chiusura, poiché in fondo questa è la neo-chiesa dell’Homo, e non la Chiesa di Dio. Una neo-chiesa annunciata già da Paolo VI con l’invito a sperimentare il “Nuovo Umanesimo” e proseguita con il Personalismo di Giovanni Paolo II, per il quale l’errore, in senso stretto, è anzitutto quello che scalfisce l’uomo in quanto tale, nella sua bellezza e grandezza, prima ancora che essere un’offesa a Dio.
Proprio ieri, in una conferenza tenuta dal Cardinal Carlo Caffarra in provincia di Reggio-Emilia, è emerso questo problema, e cioè un approccio prettamente personalista alla grave situazione dinanzi alla quale siamo posti specialmente sul tema della Famiglia in senso tradizionale. Il tema è affrontato positivamente dal punto di vista razionale, antropologico e morale, eppure vi è un qualcosa che manca su tutti questi aspetti. Non si sente più parlare di condanna all’omosessualità in quanto sodomia, peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, ma piuttosto si parla di offesa ai criteri antropologici; l’aborto è un male e non lo nega nessuno, ma non è più un Male perché peccato gravissimo contro Dio prima ancora che offesa alla vita umana; così come il divorzio è cattivo perché lede le persone coinvolte (marito e moglie) procurando danno all’eventuale prole, e non perché disgregazione gravissima di ciò che Dio ha unito. Tutto giusto, ma derivante da criteri personalistici e sentimentali, non dalla coscienza del rapporto con Dio e dall’osservanza dovuta ai Suoi comandamenti.
Ma tornando ai dubia, molte persone, nello spazio della conferenza dedicato alle domande, hanno mostrato interesse per la questione. Vista la quantità di domande, tutte tra loro molto simili, il Cardinal Caffarra ha rimandato alla lettura di un’intervista pubblicata su “Il Foglio” in data 14 gennaio [2]. Ecco un passaggio dove Caffarra parla delle ragioni che hanno portato i quattro a prendere di petto la situazione:
“Alcune persone continuano a dire che noi non siamo docili al magistero del Papa. E’ falso e calunnioso. Proprio perché non vogliamo essere indocili abbiamo scritto al Papa. Io posso essere docile al magistero del Papa se so cosa il Papa insegna in materia di fede e di vita cristiana. Ma il problema è esattamente questo: che su dei punti fondamentali non si capisce bene che cosa il Papa insegna, come dimostra il conflitto di interpretazioni fra vescovi. Noi vogliamo essere docili al magistero del Papa, però il magistero del Papa deve essere chiaro. Nessuno di noi – dice l’arcivescovo emerito di Bologna – ha voluto ‘obbligare’ il Santo Padre a rispondere: nella lettera abbiamo parlato di sovrano giudizio. Semplicemente e rispettosamente abbiamo fatto domande. Non meritano infine attenzione le accuse di voler dividere la Chiesa. La divisione, già esistente nella Chiesa, è la causa della lettera, non il suo effetto. Cose invece indegne dentro la Chiesa sono, in un contesto come questo soprattutto, gli insulti e le minacce di sanzioni canoniche“.
Ora con il libretto scritto da Coccopalmerio, che potremmo definire “manuale interpretativo di Amoris Lætitia”, cade ogni dubbio sull’ “insegnamento” di Bergoglio. Ci chiediamo ora quali saranno le prossime contromosse.
Una cosa è certa (ma lo era già da prima): le premesse di questi danni sono già nella costituzione pastorale Gaudium et Spes, dove i fini del Matrimonio sono stati invertiti in modo irreparabile, come è evidente, lasciando libero il campo alla lenta disfatta della vita matrimoniale, a suo tempo definita in modo perfetto ed inequivocabile nell’Enciclica Casti Connubii.
Sempre ieri, il Cardinal Caffarra parlava giustamente del processo di “decostruzione dell’edificio matrimoniale – familiare“, affermando che se si vuole distruggere o togliere di mezzo un palazzo si possono utilizzare due modalità: la prima è piazzare delle mine per poi farle esplodere di modo che il palazzo crolli; la seconda modalità è invece quella di smontare pezzo per pezzo il palazzo, rimettendolo in piedi da un’altra parte, in modo scombinato. Purtroppo di questa seconda modalità non si riconosce la causa: o ci si rende conto che la decostruzione di tutto l’edificio della Chiesa (e perciò della Famiglia cattolica) proviene dai 16 documenti volutamente ambigui del Concilio Ecumenico Vaticano II, oppure la battaglia per far rifiorire il buon seme si combatterà su un campo già corrotto – come avviene in molte frange del conservatorismo – senza riportare nessun tipo di frutto se non un cortocircuito senza alcuna via d’uscita.
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[1] http://www.eancheilpaparema.it/2016/07/il-cap-viii-di-amoris-laetitia-per-una-lettura-guidata-card-coccopalmerio/
[2] http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/01/14/news/carlo-caffarra-papa-sinodo-famiglia-coscienza-newman-chiesa-114939/
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