Il mariologo Perrella: “Punire la suora che ha detto che la Madonna non era vergine”
“Suor Lucia Caram? Si occupi di cucina. Giusto adottare provvedimenti.” Lo dice in questa intervista a La Fede Quotidiana il noto mariologo, Preside al Marianum, padre Raffaele Perrella intervistato sul caso della suora spagnola Lucia Caram che da un programma televisivo di cucina, ha messo in dubbio la verginità di Maria e sostenuto che tra la Madonna e San Giuseppe potrebbero essere intercorsi rapporti sessuali e che non ci sarebbe nulla di strano.
Professor Perrella, secondo la suora spagnola, non è poi tanto certa la maternità verginale di Maria che potrebbe anche aver avuto relazioni sessuali con Giuseppe, come la mettiamo?
Da dove vengono fuori queste affermazioni?
” Dal niente. Il Vangelo mi sembra chiaro. Siamo ai pruriti di novità. Lo ripeto, sono affermazioni sconclusionate”.
Però, almeno al momento, non risultano essere state adottate sanzioni verso la suora, mentre contro Padre Cavalcoli si sono abbattuti gli strali..
” Probabilmente non è al momento politicamento corretto adottare sanzioni, si passa per retrogradi o intolleranti. In quanto a Cavalcoli dissento. Lui disse certe cose in un momento inopportuno. Io credo che vesro la suora sia giusto adottare dei provvedimenti. Non mi meraviglia che tal episodio sia accaduto in Spagna un paese che vive una grave e profonda secolarizzazione e forse persino scristianizzazione”.
Torniamo alla verginità di Maria…
” Ancora? E’ una cosa che ciclicamente viene fuori, basta. Io ho anche scritto un libro sul tema. Alla suora che fa queste affermazioni dico: si occupi di cucina che è meglio, visto che teologicamente risulta molto zoppicante e volgare. Le stravaganze che sostiene tornano come ritornelli, me vennero risolte con chiarezza proprio da San Giovanni Paolo in un suo discorso memorabile a Capua. Io capisco il delicato tasto dei rapporti sessuali, non è tabù parlarne, ma lo si faccia con delicatezza, competenza, decoro e stile , garbo, non in tv, senza rozzezza”.
Alla suora che cosa dice?
” Che io la manderei via, è di scandalo. Oltre che ignorante in mariologia, dice cose stupide”.
Bruno Volpe
Michele M. Ippolito 14 febbraio 2017
http://www.lafedequotidiana.it/mariologo-perrella-punire-la-suora-detto-la-madonna-non-vergine/
La cattedrale sembra una moschea
Nella folle Hammamet padana manca solo un'oasi
Nella folle Hammamet padana manca solo un'oasi
C'è il pino marittimo, c'è l'abete montano e c'è la palma di pianura padana, anzi la palma di piazza del Duomo a Milano, una specie autoctona. Alla definizione di palma sui dizionari leggiamo: «Le palme sono una famiglia di piante monocotiledoni appartenenti all'ordine Arecales.
Tale famiglia comprende oltre 200 generi con circa 2.800 specie, diffuse per la maggior parte nei climi tropicale e subtropicale». È ben noto che Milano è una tipica città subtropicale, con il clima di Palermo e di Tunisi, e che quindi le piante più adatte, e nel rispetto della tradizione locale, per la piazza del Duomo, sono le palme, alte, slanciate, diremmo gotiche, in armonia con il Duomo stesso.
Le palme da giardino sono molto ricercate e ambite, sia per la loro bellezza, sia per la loro storia. Della famiglia delle Aracaceae, sono state individuate dagli studiosi come le piante più antiche del pianeta. Con le felci, hanno popolato la Terra sin dall'epoca del Giurassico, ovvero circa 130 milioni di anni fa. Caratteristiche delle aree più calde del mediterraneo africano, così come del Sud America e alcune zone del continente Asiatico, le palme sono simbolo di maternità, di fecondità e, non da ultimo, di protezione. Ma non si deve dimenticare che, nell'era imperiale dell'Antica Roma, le palme erano il simbolo della gloria militare e dello stesso potere imperiale. Le palme da giardino vennero classificate, per la prima volta, da Carlo Linneo che le chiamò, non a caso, «Principi delle Piante». A importarle in tutta Europa, facendole diventare un vero e proprio must dei giardini mediterranei e continentali, è stato il principe russo Pietro Troubetzkoy che, nel 1870, creò la prima piantagione di palme europea nella sua villa sul lago Maggiore, punto di riferimento per gli appassionati del genere. Ora gli appassionati di palme potranno andare in piazza del Duomo a Milano, credendosi anche loro principi in un meraviglioso giardino. Peccato che i giardini nelle città, come scrive Francesco Lamendola, abbiano senso in rapporto con i luoghi, con la loro storia e con il loro destino, e maggiore sarà il contrasto all'inquinamento specialmente se le amministrazioni comunali e gli urbanisti avranno la sensibilità e le conoscenze per impiantare quelle specie arboree, a cominciare dal platano, dal frassino e dal bagolaro, che maggiormente si prestano ad «assorbire» le sostanze di scarico rilasciate dai motori a scoppio - il monossido di carbonio, il biossido di zolfo, il mercurio, il piombo, l'arsenico, il cadmio, eccetera - tutte velenose e più o meno gravemente cancerogene. A Milano, invece, le palme, per allevare il punteruolo rosso.
La cultura del verde urbano, dunque, è segno di maturità, di civiltà, di responsabilità; e la si misura non solo da quanto verde pubblico esiste, ma anche da come è tenuto, e non solo a livello di pulizia, ma anche, per esempio, dal modo in cui vengono eseguite le potature sugli alberi dei viali e dei giardini, o da come viene gestita la coabitazione degli umani con i piccoli animali che dimorano nei giardini e fra gli alberi. Nei giardini della Hofburg, a Vienna - per esempio - è possibile vedere gli scoiattoli saltellare sui rami dei grandi alberi e perfino a terra, senza troppa paura della presenza umana: pare quasi che sia possibile vederseli saltare in mano, se la si allunga verso di essi. Questo tipo di rapporto fra l'uomo e l'animale, in un contesto urbano, non s'improvvisa nello spazio di un mattino: è il risultato di una coesistenza secolare, di una civiltà matura e consapevole, di un rispetto verso la natura che si realizza nell'arco di numerose generazioni, con pazienza, con tenacia, con particolari accorgimenti educativi e didattici: perché tali cose possono, o no, far parte della cultura complessiva di un popolo, ma è certo che, se nessun adulto le insegna ai bambini, specialmente con l'esempio concreto, finiranno per scomparire. Da oggi però potranno pensare di essere al mare, trovare oasi e piscine e sguazzare nella nuova Hammamet padana, anche con la nebbia. Gli altri a Milano Marittima, temporaneamente trasferita tra piazza Duomo e San Babila. Palme per tutti!
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