La ricetta di chi non vuole barriere mette a rischio l'Europa
Foto LaPresse/Xinhua |
No ai muri. Qualsiasi cosa accada: no ai muri. Una strage? No ai muri. Uno stupro di massa? No ai muri. Un’ondata di rapine? No ai muri. Un’invasione? No ai muri. Ci sono persone che affermano di possedere un rimedio universale e questo rimedio è: No ai muri. Un campione degli antimuri è il vescovo Galantino: no ai muri sempre e comunque. C’era una volta il Decalogo, adesso c’è un solo comandamento: “Non alzerai un muro”.
Nella Bibbia il crollo delle mura cittadine è una punizione divina che prelude allo sterminio degli abitanti ma non è un problema, i vescovi della Cei sono post-biblici. Altro campione è Renzo Piano, il Galantino dell’architettura (stessa avversione per il mattone, stesso entusiasmo per brecce e squarci), che con perfetto tempismo ha comunicato la realizzazione a New York di un’università senza muri. Fa niente che a Westminster il bilancio delle vittime sarebbe stato meno pesante se un certo cancello fosse stato ben chiuso. No anche ai cancelli, dice Piano imperterrito. “Paradiso” nell’antico iranico significa “giardino chiuso da muri”: tutti i nemici dei muri siano dunque riconosciuti come agenti dell’inferno.
di Camillo Langone
ABORTO È OMICIDIO, DICE UN PROFESSORE. L’UNIVERSITÀ
CATTOLICA (?) DI LOVANIO LO METTE SOTTO INCHIESTA.
L’aborto è un omicidio? Se la definizione di omicidio della Treccani è corretta (omicidio: Il delitto di chi sopprime una o più vite umane) un’affermazione del genere non dovrebbe suscitare scandalo. In particolare in ambienti cattolici: anche di recente il Pontefice l’ha definito un crimine orrendo. Invece l’Università Cattolica di Lovanio ha aperto un’inchiesta verso un professore ospite che ha osato dire durante una lezione: “La verità è che l’aborto è l’uccisione di una persona innocente. Ed è proprio un omicidio particolarmente abietto, perché l’innocente in questione è senza difesa”.
La frase è contenuta in un testo di quindici pagine intitolato “La philosophie pour la Vie”, destinato a studenti del primo anno di corso in filosofia. Il testo paragona l’aborto allo stupro, considerando che dovrebbe essere considerato “più grave dello stupro”. E anche questo – a rigor di logica – non dovrebbe essere contestabile. Un omicidio è giudicato dal Codice in maniera più pesante di uno stupro.
Il quotidiano belga “LE SOIR” però si è fatto eco della reazione di un sito, “Sinergie Wallonne”, un sito che sostiene l’eguaglianza dei sessi, criticando il professore, Stéphane Mercier, invitato dall’Università cattolica di Lovanio a sostituire un collega in congedo sabbatico. “Ditemi che è un falso” scrive una donna nei commenti su Sinergie Wallonne, indignata per le parole del professore.
E l’Università? Vista la posizione della Chiesa sull’aborto (Catechismo: Non uccidere il bimbo con l’aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita [Didaché, 2, 2; cf Lettera di Barnaba, 19, 5; Lettera a Diogneto, 5, 5; Tertulliano, Apologeticus, 9]. Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo umano. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti”), e quella del Pontefice, ci si poteva attendere parole ferme e serene a sostegno del professore.
Invece L’Università cattolica di Lovanio, ha prima preso tempo, e poi ha convocato il docente per aprire un’istruttoria. Mercier sarà ascoltato per chiarire il contenuto del testo e l’uso che ne verrà fatto all’interno del corso. A prescindere dall’istruttoria, “il diritto all’aborto è iscritto nel diritto belga e il testo di cui siamo venuti a conoscenza è in contraddizione con i valori sostenuti dall’università. Il fatto di veicolare posizioni contrarie a questi valori durante l’insegnamento è inaccettabile”.
Ci aspettiamo che dopo una dichiarazione del genere il card. Versaldi, responsabile dell’Educazione Cattolica in Vaticano, sia saltato sulla sedia e abbia cominciato a sfogliare la sua agenda per vedere chi possa far parte di una commissione d’inchiesta sull’Università che si fregia, a nostro parere impropriamente, del nome di “cattolica”. E immagino che anche l’episcopato belga sia tutto in un fermento scandalizzato….MARCO TOSATTI
CALA L'8XMILLE ALLA CHIESA ITALIANA? I PASTORI SI DIMENTICANO CHE ANCHE LE PECORE NEL LORO PICCOLO...
Qualche giorno fa ero con due amici cattolici, di quelli proprio inossidabili, ed è venuto fuori che quest’anno, per la prima volta in vita loro, non avrebbero dato l’8 per mille alla Chiesa cattolica. Non volevo crederci: se c’erano due persone di cui non lo avrei mai detto, erano loro. Il giorno dopo, manco a farlo apposta, sono apparsi online i risultati di un’indagine dalla quale risulta che la percentuale dei fedeli che quest’anno devolverà l’8 per mille alla Chiesa è la più bassa da dieci anni a questa parte, ed è scesa a picco nell’ultimo anno.
“Troppi scandali, la gente chiede trasparenza e legalità”, spiegano dalla Cei. Non so quali strumenti statistici abbiano per dare questa spiegazione, io statistiche non ne ho fatte, però di amici che si sentono parte viva della Chiesa ne ho moltissimi, e così ho indagato.
Con mio grande stupore, in tanti – non tutti, ma parecchi – hanno fatto quella stessa scelta quest’anno. Ho cercato di capire, perché io invece personalmente alla Chiesa darei il 1000 per mille, è continuerò a devolvere l’8, sempre.
La motivazione addotta dai miei amici cattolici “obiettori fiscali”, secondo la mia piccola e personalissima indagine, è esattamente opposta a quella data dalla Cei. Non è proprio per niente da cercare nel fatto che vogliono trasparenza e legalità, e non la trovano nella Chiesa. La verità è invece precisamente il contrario. È proprio perché sappiamo che l’uomo – tutti, compresi quelli di Chiesa – è cattivo, che abbiamo bisogno della Chiesa, cioè di chi ci metta in comunicazione con Dio. I sacerdoti non sono operatori sociali da cui pretendiamo onestà ed efficienza, sono coloro che aprono il canale con Dio: sacer dare. È vedendo la nostra povertà – e quella dei sacerdoti – che ci attacchiamo sempre di più alla Chiesa: siamo uomini affoganti, bisognosi di essere salvati, e per questo cerchiamo Dio. E vogliamo qualcuno che ci introduca al mistero, abbiamo bisogno di qualcuno che ci garantisca che quello che intuiamo non è un parto della nostra fantasia. Qualcuno che ci dica la Verità su noi stessi, non qualcuno che organizzi rivendicazioni di diritti umani, raccolte differenziate, spettacoli per intrattenerci.
Se devo sostenere economicamente qualcuno che mi dice che Marco Pannella è un punto di riferimento spirituale, allora l‘8 per mille piuttosto lo do, lo darei ai radicali. Meglio l’originale, piuttosto che una pallida copia. Se devo sostenere un ecologismo raffazzonato, piuttosto scelgo Greenpeace. Se devo finanziare l’affresco di Terni – che è prima di tutto un dipinto molto brutto – che non parla di redenzione, di salvezza, di vita eterna, ma semplicemente scatta una foto, mal realizzata, del reale, forse, ecco, preferisco di no.
Se devo sostenere chi non ha lottato, non ha speso una parola – salvo qualche eccezione – per impedire che venisse approvata la legge sulle unioni civili che come noi prevedevamo ha aperto la strada anche alle adozioni, se devo dare i miei soldi a chi ha smesso di annunciare la verità sull’uomo e sulla donna, e invece ha deciso che è meglio difendere i cosiddetti “diritti” delle persone omosessuali, allora finanzio l’Arcigay, non la Chiesa cattolica, perché quegli altri il loro lavoro lo fanno con grande efficacia e aggressività. Se devo sostenere i giornali diocesani che pubblicano articoli sulle unioni civili celebrate, salutandole con gioia, con un melenso linguaggio “inclusivo”, preferisco di no, e magari leggo altro, qualche autore omosessuale che almeno scriva bene davvero (tipo Michael Cunningham, per dire). Se qualcuno nella Chiesa dimentica che l’unica cosa di cui hanno davvero bisogno le persone omosessuali non è certo l’accoglienza, che da sola non serve a niente, ma qualcuno che apra loro lo spiraglio di un cammino di speranza e verità, se devo dire che va tutto bene così, che senso ha annunciare la salvezza, se non c’è più niente che grida, che mendica, che supplica di essere salvato?
Non so quanto sia affidabile il mio campione. Di certo qualcosa è cambiato: tanti credenti, che prima erano pronti a difendere i propri pastori, adesso si sentono da loro abbandonati. E non sono certo quelli che si scandalizzano per casi di mala gestione, non sono i cattolici che tirano fuori la vecchia tiritera dei preti pedofili, non è quello che addolora i miei amici, perché, come dicevo, noi lo sappiamo che gli uomini, anche di Chiesa, sono cattivi, ed è per questo che abbiamo bisogno di salvezza.
Io continuerò sempre a sostenere come potrò la Chiesa, mia madre, perché voglio per i miei cari e per me la salvezza eterna. Il mondo non ha bisogno di pastorali creative, di essere intrattenuto – se c’è una cosa di cui c’è sovrabbondanza oggi è proprio l’intrattenimento: nessuno oggi ha bisogno di essere distratto, ma aiutato a ritrovare il centro, e se devo essere intrattenuta vedo un film dei fratelli Cohen – il mondo chiede che la Chiesa sia sempre più coraggiosa nell’annunciare che questa vita è un passaggio per quella eterna.
Il mondo, infine, non ha bisogno che gli si dica che va comunque tutto bene così anche se dice no al disegno di Dio, perché il salario del peccato è la morte, e se nessuno te lo annuncia tu muori.
“Troppi scandali, la gente chiede trasparenza e legalità”, spiegano dalla Cei. Non so quali strumenti statistici abbiano per dare questa spiegazione, io statistiche non ne ho fatte, però di amici che si sentono parte viva della Chiesa ne ho moltissimi, e così ho indagato.
Con mio grande stupore, in tanti – non tutti, ma parecchi – hanno fatto quella stessa scelta quest’anno. Ho cercato di capire, perché io invece personalmente alla Chiesa darei il 1000 per mille, è continuerò a devolvere l’8, sempre.
La motivazione addotta dai miei amici cattolici “obiettori fiscali”, secondo la mia piccola e personalissima indagine, è esattamente opposta a quella data dalla Cei. Non è proprio per niente da cercare nel fatto che vogliono trasparenza e legalità, e non la trovano nella Chiesa. La verità è invece precisamente il contrario. È proprio perché sappiamo che l’uomo – tutti, compresi quelli di Chiesa – è cattivo, che abbiamo bisogno della Chiesa, cioè di chi ci metta in comunicazione con Dio. I sacerdoti non sono operatori sociali da cui pretendiamo onestà ed efficienza, sono coloro che aprono il canale con Dio: sacer dare. È vedendo la nostra povertà – e quella dei sacerdoti – che ci attacchiamo sempre di più alla Chiesa: siamo uomini affoganti, bisognosi di essere salvati, e per questo cerchiamo Dio. E vogliamo qualcuno che ci introduca al mistero, abbiamo bisogno di qualcuno che ci garantisca che quello che intuiamo non è un parto della nostra fantasia. Qualcuno che ci dica la Verità su noi stessi, non qualcuno che organizzi rivendicazioni di diritti umani, raccolte differenziate, spettacoli per intrattenerci.
Se devo sostenere economicamente qualcuno che mi dice che Marco Pannella è un punto di riferimento spirituale, allora l‘8 per mille piuttosto lo do, lo darei ai radicali. Meglio l’originale, piuttosto che una pallida copia. Se devo sostenere un ecologismo raffazzonato, piuttosto scelgo Greenpeace. Se devo finanziare l’affresco di Terni – che è prima di tutto un dipinto molto brutto – che non parla di redenzione, di salvezza, di vita eterna, ma semplicemente scatta una foto, mal realizzata, del reale, forse, ecco, preferisco di no.
Se devo sostenere chi non ha lottato, non ha speso una parola – salvo qualche eccezione – per impedire che venisse approvata la legge sulle unioni civili che come noi prevedevamo ha aperto la strada anche alle adozioni, se devo dare i miei soldi a chi ha smesso di annunciare la verità sull’uomo e sulla donna, e invece ha deciso che è meglio difendere i cosiddetti “diritti” delle persone omosessuali, allora finanzio l’Arcigay, non la Chiesa cattolica, perché quegli altri il loro lavoro lo fanno con grande efficacia e aggressività. Se devo sostenere i giornali diocesani che pubblicano articoli sulle unioni civili celebrate, salutandole con gioia, con un melenso linguaggio “inclusivo”, preferisco di no, e magari leggo altro, qualche autore omosessuale che almeno scriva bene davvero (tipo Michael Cunningham, per dire). Se qualcuno nella Chiesa dimentica che l’unica cosa di cui hanno davvero bisogno le persone omosessuali non è certo l’accoglienza, che da sola non serve a niente, ma qualcuno che apra loro lo spiraglio di un cammino di speranza e verità, se devo dire che va tutto bene così, che senso ha annunciare la salvezza, se non c’è più niente che grida, che mendica, che supplica di essere salvato?
Non so quanto sia affidabile il mio campione. Di certo qualcosa è cambiato: tanti credenti, che prima erano pronti a difendere i propri pastori, adesso si sentono da loro abbandonati. E non sono certo quelli che si scandalizzano per casi di mala gestione, non sono i cattolici che tirano fuori la vecchia tiritera dei preti pedofili, non è quello che addolora i miei amici, perché, come dicevo, noi lo sappiamo che gli uomini, anche di Chiesa, sono cattivi, ed è per questo che abbiamo bisogno di salvezza.
Io continuerò sempre a sostenere come potrò la Chiesa, mia madre, perché voglio per i miei cari e per me la salvezza eterna. Il mondo non ha bisogno di pastorali creative, di essere intrattenuto – se c’è una cosa di cui c’è sovrabbondanza oggi è proprio l’intrattenimento: nessuno oggi ha bisogno di essere distratto, ma aiutato a ritrovare il centro, e se devo essere intrattenuta vedo un film dei fratelli Cohen – il mondo chiede che la Chiesa sia sempre più coraggiosa nell’annunciare che questa vita è un passaggio per quella eterna.
Il mondo, infine, non ha bisogno che gli si dica che va comunque tutto bene così anche se dice no al disegno di Dio, perché il salario del peccato è la morte, e se nessuno te lo annuncia tu muori.
Costanza, non è che proprio l'opulenza ha mandato fuori di testa i tanti chiamati a servire Dio? Mi viene da pensare che, forse, la Chiesa era più Chiesa quando era povera. Del resto il Capo ci conforta in questo, quando raccomandava i suoi (attuali preti vescovi cardinali e papi) di andare in giro 'nudi', spogli di tutto il materiale possibile, a vantaggio della testimonianza dell'unica ricchezza rappresentata da Cristo. O no?
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