L’ex presidente Commissione europea al Tg2000: “Per Bergoglio la Ue è importantissima ma non si deve sentire superiore agli altri”. Francesco è il Papa non europeo che “insegna tutto” all’Europa. “Pur non essendo europeo ha capito l’importanza dell’Europa”. Lo ha detto l’ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, commentando il quarto anniversario di Pontificato di Bergoglio.“Questo Papa – ha aggiunto Prodi - ha capito che l’Europa è un protagonista importantissimo ma che non deve assolutamente fare da padrino o credersi superiore agli altri. E’ un fermento molto importante che si deve mescolare nel mondo. In Europa vive il 6-7% della popolazione mondiale, ci rendiamo conto che cos’è la piccola Europa ? O stiamo insieme oppure è finita. Il Papa con questa sua provenienza nuova ci dà visibilmente l’idea della grandezza e della complicazione del mondo”.
Olanda-Turchia, Prodi: “Politica interna strumentalizza tutto”
L’ex presidente Commissione europea al Tg2000: “Europa c’entra fino ad un certo punto”. “La politica interna strumentalizza tutto”. Lo ha detto l’ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, commentando lo scontro diplomatico tra Olanda e Turchia.
“La crisi della Turchia – ha aggiunto Prodi - risponde a un dramma ancora più profondo: ognuno agisce per l’ interesse della propria politica interna. Gli olandesi perché hanno le elezioni e vogliono bloccare i populisti interni. La Turchia perché c’è un Referendum costituzionale ed Erdogan vuole ergersi di fronte ai suoi concittadini come il martire di una congiura europea, il patriota che salva il Paese. In questo caso l’Europa c’entra fino ad un certo punto”.
Olanda-Turchia, Prodi: “Politica interna strumentalizza tutto”
L’ex presidente Commissione europea al Tg2000: “Europa c’entra fino ad un certo punto”. “La politica interna strumentalizza tutto”. Lo ha detto l’ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, commentando lo scontro diplomatico tra Olanda e Turchia.
“La crisi della Turchia – ha aggiunto Prodi - risponde a un dramma ancora più profondo: ognuno agisce per l’ interesse della propria politica interna. Gli olandesi perché hanno le elezioni e vogliono bloccare i populisti interni. La Turchia perché c’è un Referendum costituzionale ed Erdogan vuole ergersi di fronte ai suoi concittadini come il martire di una congiura europea, il patriota che salva il Paese. In questo caso l’Europa c’entra fino ad un certo punto”.
Il mid-term di Papa Francesco e la riforma del cuore
“Pensando al prossimo Papa: un uomo che, attraverso la contemplazione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali, che la aiuti a essere la madre feconda che vive "della dolce e confortante gioia dell’evangelizzare”.
Questa frase costituisce il quarto ed ultimo paragrafo del breve foglio di appunti che aiutò l’allora cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, a tenere il suo intervento l’ultimo giorno , il 9 marzo, delle Congregazioni generali che precedettero il Conclave che lo ha eletto. E’ l’identikit del “prossimo Papa” che sarebbe stato lui stesso. “La Chiesa - si legge ancora in quel foglietto - è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria”.
Passati quattro anni , questo identikit costituisce anche il bilancio più profondo di quello che fin qui è stato Francesco : il nocciolo permanente della sua eredità. È l’insistere sulle periferie, sulla Misericordia, sulla gioia che ne ha fatto “il Papa del popolo” (People's Pope), e questo rimarrà, anche se dopo l’Osanna della Domenica delle Palme dovesse arrivare il Crucifige del Venerdì Santo da parte della stessa, identica, folla.
La paura del Papa e la “testa intelligente”. Anche se si addensano nuvole, e se il Papa si deve confrontare - come ha detto proprio oggi in un’intervista per l’anniversario il cardinale Pietro Parolin alla Radio Vaticana - con situazioni difficili, complicate -“ ce ne sono tante che sono anche motivo di preoccupazione , di inquietudine “ . Parolin ha usato proprio la parola “inquietudine”. Domenica , 12 marzo, durante la visita alla Parrocchia di Santa Maddalena di Canossa, alla Borgata Ottavia, Francesco ha parlato di che cosa gli fa paura . “Mi spaventa la capacità di distruggere che hanno le chiacchiere, distruggere l'altro di nascosto, questo è fare la strega".
"A me spaventa quando una persona è cattiva - ha confessato ancora - la malvagità. Tutti abbiamo il seme della cattiveria dentro ma quando una persona sceglie di essere cattiva mi spaventa perché può fare tanto male, in famiglia, sul posto di lavoro, anche in Vaticano quando c'è il chiacchiericcio». E nella recentissima intervista a Die Zeit , il Papa ha parlato di “ una testa intelligente” - dietro l’iniziativa di affiggere i manifesti anonimi per le strade di Roma contro di lui . “Posso capire se il mio modo di fare non piace a qualcuno, questo va benissimo. Chiunque può avere la sua opinione . E’ legittimo ed umano e arricchente” . Ma non è stato questo il giudizio del Papa per il falso “Osservatore Romano, pubblicato con la risposta ai Dubia dei quattro cardinali sull’Esortazione apostolica Amori Letitia :” Il falso Osservatore Romano , no (non è stato arricchente, ndr) . Ma il dialetto romanesco dei poster è stato bellissimo. Non era scritto da un uomo della strada ma da una testa intelligente”. “Qualcuno del Vaticano?” “No” è stata la risposta, sarcastica, del Papa :“ Ho detto una testa intelligente” e ha riso . A chi si riferiva?
“La testa intelligente” suona come quelle “menti raffinatissime” di cui parlò Giovanni Falcone ai tempi del Corvo di Palermo. Ed è un parallelo davvero inquietante.
Un Papa “liquido”. Papa Francesco - sociologicamente - è un “Papa liquido”, per usare la metafora del sociologo Baumann, in un mondo che probabilmente nel prossimo futuro lo sarà sempre meno, o che forse non lo è già più. Time, Newsweek, Life, Paris Match, National Geographic, Vanity Fair: le più importanti riviste del mondo gli hanno dedicato in passato copertine a Papa Francesco. Ma questa volta l’anniversario è stato ricordato un po’ più in sordina. Soltanto l’edizione italiana di Rolling Stone è andata in controtendenza :su un fondo giallo ha piazzato la faccia sorridente di Francesco con il pollice alzato e il titolo “Papa Pop”. Un papa popolare che parla e si fa capire da tutti un papa che “dice cose di buonsenso – spiega il giornale – talmente di buonsenso che la solitudine comincia ad essere palpabile”.
Nonostante Amoris Letitia (pubblicata un anno fa), “ha dato un grande impulso, sta dando un grande impulso, come sento anche da tante persone, alla pastorale familiare” (parole di Parolin ), di fatto solo poche Conferenze episcopali hanno preparato linee guida di applicazione. Quanto ai problemi sociali , il Financial Times , la settimana scorsa ha titolato a tutta pagina “Papal populists” un lungo articolo del corrispondente James Politi in cui viene messa sotto la lente la posizione del Pontefice, compreso l’appoggio ai rifugiati islamici, che “sta alimentando la posizione dei cattolici conservatori dentro e fuori il Vaticano”. Mentre “alcuni temono che il suo zelo riformista minacci l’unità della Chiesa”.
E’ come se - di recente e sempre di più - Francesco si sia reso conto che si trova a fare una specie di tagliando di mid-term del suo Pontificato. Tanto che nello storico discorso di Natale alla Curia ha dovuto ribadire, una per una, tutte le (molte riforme) compiute.
Dal punto di vista geopolitico, poi, il mondo con l’elezione di Donald Trump non è più lo stesso .Il confronto con il Presidente americano sarà la prossima sfida . Anche se gli auguri di Trump per l’anniversario dell’elezione hanno sottolineato in modo positivo i decenni di collaborazione costante tra Vaticano e Stati Uniti.
Dal punto di vista geopolitico, poi, il mondo con l’elezione di Donald Trump non è più lo stesso .Il confronto con il Presidente americano sarà la prossima sfida . Anche se gli auguri di Trump per l’anniversario dell’elezione hanno sottolineato in modo positivo i decenni di collaborazione costante tra Vaticano e Stati Uniti.
Un bilancio di mid-term. Molte riforme di Papa Francesco riguardano gli aspetti organizzativi ed economici del Vaticano . Ma anche a questo riguardo ci sono dei segnali di rallentamenti :il Bilancio del 2015 pur pubblicato nelle sue grandi linee non è stato approvato dal Papa che ne ha solo preso atto , dal momento che non è stato certificato. E non può essere un segnale di poco conto che Francesco abbia deciso che la nuova emissione di monete vaticane in euro (vendute in tutto il mondo e da sempre ricercate dai collezionisti), quella dell' anno 2017, sia senza la sua effigie, ma riproduca solo lo stemma papale.
Non è un fatto nuovo in assoluto (fece così anche Paolo VI negli ultimi anni del suo Pontificato), ma è come se sottolineasse anche figurativamente , una presa di distanza del Pontefice dalle vicende economiche. Così come i cardinali del Consiglio di sorveglianza sullo IOR hanno ricominciato a riunirsi in modo separato dal Consiglio di sovrintendenza laico che gestisce la cosiddetta banca vaticana.
Certamente i successi maggiori sono stati invece raggiunti nei rapporti con l’Italia dopo l’approvazione del trattato fiscale (1 aprile 2015) che è quello che ha permesso un effettiva ripulitura dei conti IOR con il rientro in Italia dei soldi di nostri connazionali attraverso la volontary disclosure.
Anche il contrasto alla pedofilia del clero rimane un dossier aperto. Dopo che le due vittime (Saunders e Collins) sono uscite in modo polemico dalla Commissione pontificia presieduta dal cardinale di Boston Sean O’Malley . Mentre tre altri membri della Commissione hanno testimoniato sulle loro difficoltà davanti alla Royal Commission australiana la scorsa settimana. Ora si teme che papa Francesco sia spinto dall'establishment vaticano ad allentare il giro di vite promesso contro i preti pedofili, come ha detto proprio oggi il teologo Francis Sullivan, direttore del Consiglio per la Verità, la Giustizia e la Guarigione (che ha guidato la risposta della Chiesa australiana), alla Commissione stessa. Il 1 settembre prossimo l’ONU attende dal Vaticano risposte precise.
Sull’uscita della Collins (1 marzo 2017) , O ‘Malley e Parolin si sono schierati da una parte e il prefetto della Congregazione della Fede, Gerhard Muller, dall’altra.
“La riforma del cuore”. Parolin nell’intervista a Radio Vaticana, ha dichiarato che ogni riforma anche strutturale di cui c’è bisogno “parte dal cuore, tutto parte dall’interno. E quindi, giustamente, il Papa insiste su questo. Io vorrei dire, è importante, come del resto lo dice lui, insistendo sulla “riforma del cuore”: non sono i criteri funzionali che devono guidare questa riforma ma, appunto, più profondamente, i criteri di un autentico ritorno a Dio e un’autentica manifestazione della vera natura della Chiesa”.
La vicenda dell’intervento di Francesco sull’Ordine di Malta e' esemplare da questo punto di vista. Il segno di Francesco sulla Chiesa non saranno le varie riforme, né il fatto di giocare da player geopolitico (da questo punto di vista, tutti i Papi lo sono, come non ricordare Pio XII e Giovanni Paolo II?) Non sarà questa la sua eredità . La sua eredità sarà quella contenuta nel foglietto di appunti delle Congregazioni generali , che riecheggia l’ultima pagina del romanzo preferito di Papa Bergoglio , “Il Padrone del Mondo “ del romanziere inglese Robert Hugh Benson, quando il Papa, sopravvissuto alla persecuzione, con pochi cardinali , rifugiato a Nazareth , in mezzo alle macerie , intona il Pange Lingua ( l’inno composto da San Tommaso d’Aquino, per la liturgia del Corpus Domini).
Corriere della Sera
(Marco Ventura) Ha chiesto al pilota dell' elicottero di avvicinarsi alla Statua della Libertà, di ruotare attorno a Ellis Island, l' isola simbolo di migrazione e speranza. Si è poi presentato alla Casa Bianca come figlio di emigranti, e ha voluto che i poliziotti gli recassero la bambina messicana bloccata oltre il cordone di sicurezza. Nel bacio a quella bimba, nei gesti dei quattro anni di pontificato, c' è il Francesco pastore.
Anzitutto colui che va in cerca delle sue pecore, che si sposta con esse; il Papa venuto d' oltreoceano per una Chiesa in cui i fedeli europei, 65% del totale mondiale cento anni fa, sono oggi ridotti a meno di un quarto. Francesco è poi il pastore che diffida di una dottrina cui tributare sacrifici umani: il pontefice per il quale la realtà è più importante della teoria, il tutto della parte, l' unità del conflitto. Ancora, Francesco è il pastore che odora di pecore, che sa di terra e di popolo, che dedica un' enciclica alla cura del pianeta, casa comune; che beve il mate e sa far festa. La misericordia pastorale dà forma alla Chiesa di Francesco. Chiesa non autoreferenziale ma in uscita verso le periferie materiali ed esistenziali; Chiesa sempre da riformare per fedeltà al Vangelo. Chiesa dei ponti e non dei muri, impegnata a collegare isole: incontrando il Patriarca di Mosca a Cuba e quello di Costantinopoli a Lesbo, sorvolando la memoria del viaggio verso la libertà a Ellis Island. Abbracciando i migranti di Lampedusa, primo viaggio di Francesco, quattro anni fa.
(Marco Ventura) Ha chiesto al pilota dell' elicottero di avvicinarsi alla Statua della Libertà, di ruotare attorno a Ellis Island, l' isola simbolo di migrazione e speranza. Si è poi presentato alla Casa Bianca come figlio di emigranti, e ha voluto che i poliziotti gli recassero la bambina messicana bloccata oltre il cordone di sicurezza. Nel bacio a quella bimba, nei gesti dei quattro anni di pontificato, c' è il Francesco pastore.
Anzitutto colui che va in cerca delle sue pecore, che si sposta con esse; il Papa venuto d' oltreoceano per una Chiesa in cui i fedeli europei, 65% del totale mondiale cento anni fa, sono oggi ridotti a meno di un quarto. Francesco è poi il pastore che diffida di una dottrina cui tributare sacrifici umani: il pontefice per il quale la realtà è più importante della teoria, il tutto della parte, l' unità del conflitto. Ancora, Francesco è il pastore che odora di pecore, che sa di terra e di popolo, che dedica un' enciclica alla cura del pianeta, casa comune; che beve il mate e sa far festa. La misericordia pastorale dà forma alla Chiesa di Francesco. Chiesa non autoreferenziale ma in uscita verso le periferie materiali ed esistenziali; Chiesa sempre da riformare per fedeltà al Vangelo. Chiesa dei ponti e non dei muri, impegnata a collegare isole: incontrando il Patriarca di Mosca a Cuba e quello di Costantinopoli a Lesbo, sorvolando la memoria del viaggio verso la libertà a Ellis Island. Abbracciando i migranti di Lampedusa, primo viaggio di Francesco, quattro anni fa.
La via del Concilio di papa Francesco, grande traduttore della tradizione cristiana
Negli ultimi due decenni la Chiesa cattolica era stata tentate di andare “via dal Concilio Vaticano II”: con l’avvento di papa Francesco è stata riconfermata sulla “via del Concilio”.
All’inizio del V anno del suo Pontificato, Francesco papa appare come il grande traduttore del Concilio Vaticano II. Coloro che, in questo quadriennio si sono stupiti della forza e della profezia del suo pontificato – siano essi semplici battezzati o cardinali elettori – dovrebbero rileggere le parole con cui Jorge Mario Bergoglio intervenne nella Congregazione dei Cardinali del 9 marzo, 4 giorni prima della sua elezione. Lo schema del discorso è di una chiarezza cristallina. Contiene tutti i punti che in questi 4 anni abbiamo visto progressivamente attuati. Con tutta la “autocritica” e la esigenza di uscita, di liberazione dalla autoreferenzialità e di riscoperta della centralità della periferia. Già allora vi era il lucido presentimento che questa fosse l’unica vera soluzione per una ripresa di credibilità della Chiesa e su questa prospettiva Francesco ha ottenuto il consenso dei Cardinali.
Una immagine è forse la migliore sintesi: Cristo non è soltanto “fuori e bussa per entrare”, ma è anche “dentro e bussa per uscire”. La Chiesa deve liberarsi dalla autoreferenzialità e permettere a Cristo di uscire. Ecco il testo di 4 anni fa: il migliore augurio per un altro quadriennio indimenticabile.
INTERVENTO ALLA CONGREGAZIONE DEI CARDINALI – 9 marzo 2013
di Jorge Mario Bergoglio
Si è fatto riferimento all’evangelizzazione. È la ragion d’essere della Chiesa. “La dolce e confortante gioia di evangelizzare” (Paolo VI). È lo stesso Gesù Cristo che, da dentro, ci spinge.
1) Evangelizzare implica zelo apostolico. Evangelizzare presuppone nella Chiesa la “parresìa” di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria.
2) Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare diviene autoreferenziale e allora si ammala (si pensi alla donna curva su se stessa del Vangelo). I mali che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno una radice nell’autoreferenzialità, in una sorta di narcisismo teologico. Nell’Apocalisse, Gesù dice che Lui sta sulla soglia e chiama. Evidentemente il testo si riferisce al fatto che Lui sta fuori dalla porta e bussa per entrare… Però a volte penso che Gesù bussi da dentro, perché lo lasciamo uscire. La Chiesa autoreferenziale pretende di tenere Gesù Cristo dentro di sé e non lo lascia uscire.
3 ) La Chiesa, quando è autoreferenziale, senza rendersene conto, crede di avere luce propria; smette di essere il “mysterium lunae” e dà luogo a quel male così grave che è la mondanità spirituale (secondo De Lubac, il male peggiore in cui può incorrere la Chiesa): quel vivere per darsi gloria gli uni con gli altri. Semplificando, ci sono due immagini di Chiesa: la Chiesa evangelizzatrice che esce da se stessa; quella del “Dei Verbum religiose audiens et fidenter proclamans” [la Chiesa che religiosamente ascolta e fedelmente proclama la Parola di Dio - ndr], o la Chiesa mondana che vive in sé, da sé, per sé. Questo deve illuminare i possibili cambiamenti e riforme da realizzare per la salvezza delle anime.
4) Pensando al prossimo Papa: un uomo che, attraverso la contemplazione di Gesù Cristo e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali, che la aiuti a essere la madre feconda che vive “della dolce e confortante gioia dell’evangelizzare”.
Roma, 9 marzo 2013
Rileggendo questo testo ritroviamo la ispirazione originaria del pontificato e restiamo sorpresi per il fatto che 4 anni dopo, con tutto ciò che è accaduto in questi 4 anni, essa conserva intatta tutta la sua forza, la sua lucidità e la sua bellezza. Negli ultimi giorni Francesco ha accennato ad alcuni “temi” che diventeranno sicuramente terreni di azione per la Riforma della Chiesa del futuro: entrambi hanno a che fare con un “superamento della autoreferenzialità ecclesiale” che si nutre di nuove procedure per onorare la tradizione. La procedura di “ordinazione presbiterale” - che potrà riguardare anche “viri probati” – e la procedura di “designazione episcopale” – che per individuare il Cardinal Vicario di Roma procederà a una radicale consultazione della Diocesi. A ciò deve essere unito anche lo “studio” intorno al diaconato femminile.
Tre segni che annunciano un altro quadriennio di riforme. A Francesco piace “camminare”: vuole una Chiesa che esca all’aria aperta e che non tema il confronto. Ma i processi, per essere riavviati, richiedono nuove procedure. Solo con procedure rinnovate la tradizione potrà essere onorata davvero. E nessuno deve avere paura di mutare le procedure: neppure i canonisti, che di procedure dovrebbero essere i più esperti.
La illusione che per tramandare la fede non si debba tradurre è superata. Il Concilio Vaticano II continua ad incidere a fondo, non viene sterilizzato. Su questo terreno celebriamo oggi i 4 anni compiuti e inauguriamo gli anni a venire di papa Francesco, grande traduttore.
Papa Francesco, le sfide del suo quinto anno: dalla Cei alla
Cina. Con la spina dei tradizionalisti. E di Trump
Il 13 marzo di quattro anni fa Jorge Mario Bergoglio veniva eletto dal conclave. Gli ultimi dodici mesi hanno visto affiorare con evidenza gli oppositori del suo pontificato. E per lui, a 80 anni, ci sono diversi fascicoli aperti: dalla Cei alle diocesi di Roma e Milano, dalla pedofilia nella Chiesa al sacerdozio per gli uomini sposati, dal ruolo delle donne al Caso Medjugorje. E al rapporto con la Casa Bianca
ROMA - Lo ha detto chiaramente: chi lo contesta non gli toglie il sonno. Ma il quarto anno del pontificato di Jorge Mario Bergoglio che si chiude oggi, anniversario della fumata bianca, è stato segnato da un logorio interno al Vaticano diventato ormai rumore di fondo. E così mentre messaggi d'auguri arrivano da tutto il mondo per ricordare il 13 marzo 2013, quando il Conclave elesse il successore di Benedetto XVI, è tra gli zucchetti rossi e violacei che circondano Francesco l'habitat nel quale coloro che hanno poca voglia di festeggiare la ricorrenza non si nascondono più. E proprio loro rischiano di complicare la vita al successore di Benedetto XVI che si ostina, invece, a spendere le sue energie su altri fronti: dall'ecumenismo al rinnovamento dell'episcopato, dai rapporti con la Cina a quelli con l'America nazionalista di Trump, dal ruolo delle donne nelle comunità ecclesiali a quello degli uomini sposati nell'amministrazione dei sacramenti, dall'applicazione delle disposizioni sul matrimonio al risveglio delle coscienze su migranti e poveri. Sono queste le sfide del quinto anno del pontefice venuto "quasi dalla fine del mondo" per cambiare il volto della Chiesa.
IN VIAGGIO PER L'ECUMENISMO - L'agenda internazionale prevede ritmi impegnativi. Bergoglio, che per sua ammissione non amava viaggiare quando era arcivescovo di Buenos Aires, a ottant'anni si appresta a partire per India e Bangladesh, andrà in Colombia a settembre per sugellare l'accordo di pace con le Farc per il quale si è impegnato in prima persona. E poi si stanno definendo i dettagli di un viaggio che lo dovrebbe portare in Egitto, dove resta aperta la ferita per le violenze sui cristiani copti degenerate con la strage nella cattedrale del Cairo del dicembre scorso, e nel Sud Sudan ancora martoriato dalla guerra civile. Ad accompagnarlo sarà il primate anglicano Welby e si rinnoverà quindi l'appello per quello che Francesco definisce "ecumenismo del sangue": un percorso, caro al pontefice, che permetta alle confessioni cristiane di riavvicinarsi partendo dal comune martirio.
IN VIAGGIO PER L'ECUMENISMO - L'agenda internazionale prevede ritmi impegnativi. Bergoglio, che per sua ammissione non amava viaggiare quando era arcivescovo di Buenos Aires, a ottant'anni si appresta a partire per India e Bangladesh, andrà in Colombia a settembre per sugellare l'accordo di pace con le Farc per il quale si è impegnato in prima persona. E poi si stanno definendo i dettagli di un viaggio che lo dovrebbe portare in Egitto, dove resta aperta la ferita per le violenze sui cristiani copti degenerate con la strage nella cattedrale del Cairo del dicembre scorso, e nel Sud Sudan ancora martoriato dalla guerra civile. Ad accompagnarlo sarà il primate anglicano Welby e si rinnoverà quindi l'appello per quello che Francesco definisce "ecumenismo del sangue": un percorso, caro al pontefice, che permetta alle confessioni cristiane di riavvicinarsi partendo dal comune martirio.
Bergoglio racconta Bergoglio: gli 80 anni del Papa
LE SPINE CON RUSSIA, USA E CINA - Lento ma certosino il lavoro diplomatico che punta a ricucire lo strappo con la Cina sulla questione della scelta dei vescovi. il Vaticano potrebbe alla fine accettare un confronto preliminare alle nomine, ma gli ostacoli sono tanti e Pechino resta lontana, nonostante i messaggi distensivi. Resterà poi un desiderio irrealizzato - come già per Giovanni Paolo II - il viaggio in Russia: "Non posso andare, perché dovrei andare anche in Ucraina", ha affermato il Papa. E sarà un terreno minato anche quello che dividerà il Vaticano dalla Casa Bianca. Bergoglio non perde occasione per mandare segnali critici nei confronti della politica di Donald Trump. L'ultimo riguarda gli indigeni che, ha detto il Papa, "hanno diritto a decidere sulle loro terre". A maggio, il presidente Usa arriverà in Italia per il G7 a Taormina ma eviterà di fare tappa in Vaticano. E la freddezza tra i due rischia di creare tensione con l'episcopato statunitense che invece trova punti di contatto con il tycoon.
TRA FATIMA E MEDJUGORJE - Il 12 e 13 maggio, intanto ci sarà la visita papale in Portogallo per il centenario delle apparizioni di Fatima. Un appuntamento che arriva mentre si surriscalda un altro fronte mariano, quello di Medjugorje. Francesco ha sempre usato espressioni prudenti sul fenomeno della Bosnia-Erzegovina, al limite dell'ostilità. Come quando, di recente, ha sottolineato che la Madonna non è "capo ufficio postale che ogni giorno manda una lettera diversa". Dopo la conclusione dei lavori della commissione presieduta dal cardinale Camillo Ruini, la Santa Sede ha inviato l'arcivescovo polacco Henryk Hoser per vigilare su ciò che viene proposto ai pellegrini. Ma nel frattempo il dossier resta sul tavolo della Congregazione per la dottrina della fede. E su quello del Papa.
I DOSSIER INTERNI ALLA CHIESA - Sul fronte interno al mondo cattolico è ancora vivace il dibattito post sinodale sulla famiglia e in particolare sulla comunione ai divorziati risposati. È su questo che quattro cardinali hanno messo in discussione il pontefice facendo pubblicare la lettera con i 'dubia' che denunciavano "confusione". La linea ufficiale del Vaticano, anche in questo caso, prevede che si vada avanti con l'applicazione dell'esortazione apostolica, ignorando le contestazioni. C'è poi la questione dei cosiddetti 'viri probati', cioè gli uomini sposati per i quali - ha detto Francesco - si deve pensare alla possibilità di un'ordinazione sacerdotale in alcune zone del mondo. E poi c'è la commissione che si è insediata a novembre per valutare l'ammissione delle donne al diaconato. E l'altra che è chiamata a dettare le linee guida sulla lotta alla pedofilia e che ha appena subito l'abbandono polemico da parte della vittima di abusi, che ha denunciato resistenze alla linea della fermezza dettata dal pontefice. Resistenze che si riflettono anche nella riforma della curia. Dopo l'istituzione del dicastero per lo Sviluppo umano integrale (nel quale il Papa ha conservato per sé la delega ai migranti) e la riorganizzazione dell'area della comunciazione, nuove decisioni sono all'orizzonte. Una potrebbe riguardare la Congregazione dei vescovi, che ha competenza sulle cattedre episcopali nel mondo.
TRA FATIMA E MEDJUGORJE - Il 12 e 13 maggio, intanto ci sarà la visita papale in Portogallo per il centenario delle apparizioni di Fatima. Un appuntamento che arriva mentre si surriscalda un altro fronte mariano, quello di Medjugorje. Francesco ha sempre usato espressioni prudenti sul fenomeno della Bosnia-Erzegovina, al limite dell'ostilità. Come quando, di recente, ha sottolineato che la Madonna non è "capo ufficio postale che ogni giorno manda una lettera diversa". Dopo la conclusione dei lavori della commissione presieduta dal cardinale Camillo Ruini, la Santa Sede ha inviato l'arcivescovo polacco Henryk Hoser per vigilare su ciò che viene proposto ai pellegrini. Ma nel frattempo il dossier resta sul tavolo della Congregazione per la dottrina della fede. E su quello del Papa.
I DOSSIER INTERNI ALLA CHIESA - Sul fronte interno al mondo cattolico è ancora vivace il dibattito post sinodale sulla famiglia e in particolare sulla comunione ai divorziati risposati. È su questo che quattro cardinali hanno messo in discussione il pontefice facendo pubblicare la lettera con i 'dubia' che denunciavano "confusione". La linea ufficiale del Vaticano, anche in questo caso, prevede che si vada avanti con l'applicazione dell'esortazione apostolica, ignorando le contestazioni. C'è poi la questione dei cosiddetti 'viri probati', cioè gli uomini sposati per i quali - ha detto Francesco - si deve pensare alla possibilità di un'ordinazione sacerdotale in alcune zone del mondo. E poi c'è la commissione che si è insediata a novembre per valutare l'ammissione delle donne al diaconato. E l'altra che è chiamata a dettare le linee guida sulla lotta alla pedofilia e che ha appena subito l'abbandono polemico da parte della vittima di abusi, che ha denunciato resistenze alla linea della fermezza dettata dal pontefice. Resistenze che si riflettono anche nella riforma della curia. Dopo l'istituzione del dicastero per lo Sviluppo umano integrale (nel quale il Papa ha conservato per sé la delega ai migranti) e la riorganizzazione dell'area della comunciazione, nuove decisioni sono all'orizzonte. Una potrebbe riguardare la Congregazione dei vescovi, che ha competenza sulle cattedre episcopali nel mondo.
Scalfari: "Gli 80 anni del mio Papa rivoluzionario"
LE NOMINE IN ITALIA - Proprio sulle nomine, il quinto anno di Francesco sarà decisivo per l'Italia. A maggio il Papa sceglierà, tra una terna indicata dall'assemblea dei presuli nazionali, il successore di Angelo Bagnasco alla guida della Cei, mentre hanno già raggiunto i limiti d'età l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola, e il vicario di Roma, Agostino Vallini. Bergoglio ha chiesto al clero e ai fedeli della diocesi capitolina di scrivere per dargli indicazioni utili. Una forma di consultazione più estesa rispetto a quella prevista dalla prassi, che potrebbe diventare un modello da applicare anche altrove. E questa, forse, potrebbe essere una delle riforme più importanti per trasferire anche nelle periferie della Chiesa l'approccio pastorale voluto da Francesco.
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