Lutero non era un riformatore ma rivoluzionario eretico
Basta con le menzogne! C’è un limite a tutto! Nessun Vescovo e nessun Papa, in nome della pace e del dialogo o dell’ecumania, possono imporre una visione distorta della storia.
E’ di questi giorni la notizia di solite manovre occulte, per imporre alla Chiesa, visioni distorte della storia. In questo sito francese, vedi qui – è riportato che si sta svolgendo in Vaticano, fino al 31 marzo, un incontro dal titolo: «Lutero, 500 anni dopo. Una rilettura della Riforma luterana nel suo contesto storico ecclesiale» dove per concetto di “rilettura della Riforma” si intende con ciò RIABILITARE Lutero, riletto appunto distorcendo la storia. Infatti, in una conferenza stampa che si è tenuta ieri 22 marzo 2017, nella Sala Stampa della Santa Sede, il Presidente del Comitato, il Padre Ardura, assistito dal prof. Johannes Grohe, storico che insegna alla Pontificia Università della Santa Croce, ha spiegato ai giornalisti che questo seminario di studi consiste in «una ricerca della verità» in un contesto storico ed economico complesso:
«Lutero voleva fare inizialmente una riforma dall’interno, non voleva provocare uno scisma» – ha dichiarato. «All’inizio voleva fare una riforma all’interno della Chiesa, come è stato spesso il caso nel corso dei secoli. Egli compì un cammino spirituale, il punto di partenza quindi era buono. Ma in seguito ci sono state delle pressioni da tutti i lati, degli elementi che sono sopraggiunti dall’esterno, storici, politici ed economici, che hanno influenzato l’evoluzione della stessa Riforma e hanno condotto alla rottura.»
Insomma, detto in breve, il Padre Ardura, mentre afferma da un lato di non sapere se Papa Francesco voglia riabilitare Lutero, dall’altro professa, abusivamente – diciamo chiaro -, che cattolici e protestanti hanno «una comunione nella stessa fede», grazie ad «un accordo tra le due Chiese»!
Tutto ciò E’ FALSO! Clamorosamente falso! Mentono sapendo di mentire, e questo è inaccettabile! In questo link – Ripensando Lutero – avevamo già dato prova, attraverso il domenicano Padre Coggi, che questa visione benevola, ma modernista, delle azioni di Lutero, non erano affatto di RIFORMA ma di RIVOLUZIONE. Lutero è stato un rivoluzionario, non un riformatore. Chi sono infatti i veri Riformatori? SONO I SANTI e non gli eretici! Sant’Ignazio di Lojola fonda la Compagnia per contrastare l’eresia luterana, senza alcun patteggiamento, senza alcun compromesso!
Lutero inizia la sua avventura NON per una benevola Riforma interna alla Chiesa, ma perché NON sopportava più il voto celibatario. In quanto monaco agostiniano, non accettava più di doversi “contenere” e da qui inizia senza dubbio la sua “bella” ricerca del Volto misericordioso di Dio, ma lo fa per un motivo personale soggettivo, che appartiene alle incontinenze e non al cuore… Il suo interessamento contro i vizi e i peccati nella Chiesa, la vendita delle indulgenze, ed altre immoralità, è solo una fase successiva che sarà usata da Lutero come manganello e ricatto.
Nei vari racconti biografici e storici, si evincono due periodi di Lutero durante la sua permanenza da monaco: la prima parte molto regolare e serena, ma sopraggiunta una certa rilassatezza e a causa di un temperamento eccitabile e nervoso, cominciò a non sopportare più le privazioni soprattutto quelle legate al celibato e dunque alla continenza e piuttosto che ammettere di non essere magari portato alla vita monastica, tentò di trovare nella Scrittura una sorta di “nuova giustificazione” ai suoi tormenti e tentazioni legate sempre alla concupiscenza, alla carne. Lutero era tormentato dal sentimento di trovarsi sempre in uno stato di peccato e fatte le dovute confessioni, penitenze, digiuni ripetuti con ansia sempre più inquieta, cede davanti al dubbio atroce di non poter resistere davanti all’inesorabile maestà di Dio; di qui inizia l’atroce dubbio di ritrovarsi nel numero dei dannati. Questa tensione crebbe a livelli davvero esasperati da farlo diventare davvero morbosamente angoscioso ed inquieto.
I veri motivi, spiega poi nel libro Padre Coggi, furono di natura strettamente teologica e soprattutto legati al dramma interiore che egli viveva…. Anche il domenicano Padre Riccardo Barile – vedi qui – ha espresso chiarissimamente in un articolo a La Nuova Bussola Quotidiana del novembre scorso, una preoccupante riflessione: “Ferma restando la necessità del dialogo ecumenico, è però importante rendersi conto che non è vero che tra cattolici e luterani ci unisce la fede e ci dividono solo delle interpretazioni teologiche. È vero invece che sui sacramenti, l’Eucarestia, l’approccio alle Scritture, il ministero sacerdotale, la Messa come sacrificio, la Madonna è proprio la fede che ci divide…”
Lutero ROMPE CON LA FEDE DELLA CHIESA da subito, fin dall’inizio della sua ricerca del Volto misericordioso di Dio, negando, poiché non lo accettava, la dottrina MORALE della Chiesa Cattolica. Per Lutero doveva esserci UN’ALTRA interpretazione della Scrittura e finisce per trovarla con il suo metodo: il “Sola Scriptura”, ossia, abbandonare tutto il magistero dei Papi e RILEGGERE quello patristico e la Scrittura, in senso letterale e UMANO, soggettivo, orizzontale.
Quale vero RIFORMATORE ha reagito in questo modo? Ditecelo, ve ne preghiamo, portateci qualche esempio concreto perché noi non ne abbiamo trovati.
Quando nel Libro del Siracide 16,13 troviamo scritto: “Tanto grande la sua misericordia, quanto grande la sua severità; egli giudicherà l’uomo secondo le sue opere…” Lutero lo cancella, risolve il problema relegando questi Libri nell’indice, e con quale autorità fece questo? Lutero mette da parte il concetto delle “opere” perché sa bene che significa che avrebbe dovuto resistere semplicemente alle tentazioni della carne (opera volontaria del libero arbitrio dell’uomo, ma negato da Lutero), e non trovare la scorciatoia, da qui inventa il “Sola fidei”, cioè, non siamo salvati per le opere, ma solo per la fede, da qui il famoso “pecca quanto vuoi, purché tu abbi fiducia salda, che Cristo copre i tuoi peccati con la sua giustizia…”
Scriveva la Civiltà Cattolica nel 1918, quando era ancora cattolica, vedi qui testo originale – “tutto il sistema di Lutero riposa sul falso: nella Scrittura non c’è un testo che lo legittimi. Lutero con audacia bronzea torse in parte violentemente la Scrittura, e in parte vi sostituì le sue falsificazioni… “.
E’ forse cambiata la Scrittura, oggi, e non ce ne siamo accorti, o cos’altro di ben peggiore sta accadendo nella Chiesa di oggi? Questi Pastori odierni, apostati ed eretici, ben sapendo che non possono usare la Scrittura per legittimare Lutero, cosa stanno facendo? Lo fanno apparire come VITTIMA DELL’OSCURANTISMO CATTOLICO DI IERI. E così “Lutero non fu compreso”…. Lutero non voleva rompere con la Chiesa, è ovvio, pretendeva solo che la Chiesa modificasse la sua dottrina secondo la sua interpretazione. Ed infatti: non è che la chiesa odierna si è un tantino protestantizzata tanto da abbracciare le tesi di Lutero, in campo dottrinale, e di conseguenza riabilitarlo nel tentativo di dare forza alle sue nuove rivendicazioni moderniste? Provateci il contrario! Portate le prove per dirci che siamo in torto!
E attenzione, qui il Concilio Vaticano II non c’azzecca nulla! Qui siamo oltre, siamo forse ad un Vaticano III senza accorgercene? Il secondo infatti ammoniva: “Gli episodi della così detta ‘intercomunione’, registrati in questi ultimi mesi, si iscrivono in questa linea, che non è la buona e che dobbiamo lealmente riprovare. Ricordiamo il Concilio, il quale ‘esorta i fedeli ad astenersi da qualsiasi leggerezza o zelo imprudente, che potrebbero nuocere al vero progresso dell’unità’ (Unitatis redintegratio n. 24)”.
Vogliamo concludere queste riflessioni invitandovi AD UNA RESISTENZA A NON ACCETTARE ALCUNA RIABILITAZIONE DI LUTERO (e nessun Papa può imporlo, fino a prova contraria), attraverso le parole della Civiltà Cattolica del 1918, che suonano davvero come profezia per questi nostri tempi:
“Questo è il Lutero storico, cioè, vero. I suoi partigiani, numerosi come legione e inconcussi più che scogli, lo possono esaltare come e quanto vogliono fino alle stelle.. (…) In questa sfera Lutero fu forse il più grande figlio “del mondo”: iniziò il movimento di ribellione contro ogni autorità che non sia la forza di ferro, aprì il campo del soggettivismo, vide le cose non come erano, ma come voleva che fossero, fece legge morale il placito della sua volontà…“
Se così non fosse, dovremo forse dare ragione a Lutero quando predicava che: “Dalla nostra parte sta il Cristo, dalla parte del papa sta il diavolo!” giudicate voi! ma non possono avere ragione entrambi!
Consigliamo vivamente, a chi volesse approfondire i fatti, i seguenti libri:
– Angela Pellicciari, Martin Lutero il lato oscuro di un rivoluzionario;
La Roma neomodernista e neoprotestante si accinge a riabilitare Lutero nel 500esimo anniversario della Riforma protestante?
La domanda sorge dopo la lettura delle dichiarazioni di un certo Padre Bernard Ardura, Presidente Pontificio Comitato di Scienze Storiche.
Dal 29 al 31 marzo 2017 si terrà in Vaticano, all’Istituto Maria Santissima Bambina, un colloquio internazionale organizzato da questo Pontificio Comitato, sul tema: «Lutero, 500 anni dopo. Una rilettura della Riforma luterana nel suo contesto storico ecclesiale».
Nella conferenza stampa che si è tenuta ieri 22 marzo 2017, nella Sala Stampa della Santa Sede, il Presidente del Comitato, il Padre Ardura, assistito dal prof. Johannes Grohe, storico che insegna alla Pontificia Università della Santa Croce, ha spiegato ai giornalisti che questo seminario di studi consiste in «una ricerca della verità» in un contesto storico ed economico complesso:
Con questo messaggio benevolo, che mischia errori storici ad una visione idilliaca ma ingannevole di Martin Lutero, quest’ultimo si ritrova liberato della sua principale responsabilità su questa prima e terribile lacerazione religiosa europea. E’ la magia della storia rivisitata dagli ecclesiastici in cerca dell’unità ecumenica…
Il cammino sul quale Papa Francesco ha mosso i suoi passi ha origini più antiche, continua questo Padre che sembra un fervente difensore di Lutero:
Alla domanda: «Papa Francesco, vuole riabilitare Lutero?», egli risponde accuratamente:
In breve, il Padre Ardura, mentre afferma da un lato di non sapere se Papa Francesco voglia riabilitare Lutero, dall’altro professa, abusivamente – diciamo chiaro -, che cattolici e protestanti hanno «una comunione nella stessa fede», grazie ad «un accordo tra le due Chiese»!
Ora, se è vero che questo accordo esiste, si tratta certo della Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione della Federazione Luterana Mondiale e della Chiesa cattolica del 1999, cioè tra le Chiese protestanti e la Chiesa conciliare neoprotestante e neomodernista che il vescovo tradizionale Mons. Lefebvre rifiutava categoricamente, come dichiarò solennemente il 21 novembre 1974:
Che direbbe oggi Mons. Lefebvre di fronte all’avanzata della protestantizzazione delle elite ecclesiastiche in seno alla Chiesa e, di conseguenza, della mentalità cattolica?
Che direbbe davanti a questo colloquio che ridà una seconda giovinezza alle tesi luterane e alla Riforma protestante all’interno del mondo cattolico e riabilita sovversivamente la figura del monaco apostata a cui ormai manca solo la canonizzazione ufficiale?
Mons. Lefebvre potrebbe solo constatare tristemente che, grazie all’aiuto scandaloso di chierici fuorviati e, al pari di Lutero, lontani dalla santa dottrina, teologia e filosofia, 500 anni dopo la Riforma luterana sembra aver quasi definitivamente vinto la partita contro il cattolicesimo ed essersi infiltrata fino al livello più alto della Chiesa romana, sedendo sul Soglio di Pietro…
In questo centenario delle apparizioni di Fatima bisogna «pregare e fare penitenza» come ha chiesto la Madonna ai tre pastorelli, non solo per ottenere la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, anche per espiare tutte queste abominazioni che fioriscono nel cuore del Vaticano.
La domanda sorge dopo la lettura delle dichiarazioni di un certo Padre Bernard Ardura, Presidente Pontificio Comitato di Scienze Storiche.
Dal 29 al 31 marzo 2017 si terrà in Vaticano, all’Istituto Maria Santissima Bambina, un colloquio internazionale organizzato da questo Pontificio Comitato, sul tema: «Lutero, 500 anni dopo. Una rilettura della Riforma luterana nel suo contesto storico ecclesiale».
Nella conferenza stampa che si è tenuta ieri 22 marzo 2017, nella Sala Stampa della Santa Sede, il Presidente del Comitato, il Padre Ardura, assistito dal prof. Johannes Grohe, storico che insegna alla Pontificia Università della Santa Croce, ha spiegato ai giornalisti che questo seminario di studi consiste in «una ricerca della verità» in un contesto storico ed economico complesso:
«Lutero voleva fare inizialmente una riforma dall’interno, non voleva provocare uno scisma» - ha dichiarato. «All’inizio voleva fare una riforma all’interno della Chiesa, come è stato spesso il caso nel corso dei secoli. Egli compì un cammino spirituale, il punto di partenza quindi era buono. Ma in seguito ci sono state delle pressioni da tutti i lati, degli elementi che sono sopraggiunti dall’esterno, storici, politici ed economici, che hanno influenzato l’evoluzione della stessa Riforma e hanno condotto alla rottura.»
Con questo messaggio benevolo, che mischia errori storici ad una visione idilliaca ma ingannevole di Martin Lutero, quest’ultimo si ritrova liberato della sua principale responsabilità su questa prima e terribile lacerazione religiosa europea. E’ la magia della storia rivisitata dagli ecclesiastici in cerca dell’unità ecumenica…
«La ferita è ancora aperta», spiega tuttavia Padre Ardura. Ma «lo sguardo non è più lo stesso». «Abbiamo comunque uno sguardo che mi sembra uno sguardo di carità, uno sguardo reciproco, che vede nell’altro anche qualcuno che è di buona volontà e che cerca di rispondere alla sua professione di fede.»
Il cammino sul quale Papa Francesco ha mosso i suoi passi ha origini più antiche, continua questo Padre che sembra un fervente difensore di Lutero:
«I risultati che vediamo oggi sono i frutti di un processo iniziato sotto Giovanni XXIII, il primo Papa della storia recente a voler muovere questi passi. Pensiamo al suo incontro col primate anglicano: non si parla di unità o comunione, ma si comincia a guardare l’altro come un fratello. E questo è un punto di partenza, un buon punto di partenza».
Alla domanda: «Papa Francesco, vuole riabilitare Lutero?», egli risponde accuratamente:
«Non lo so» Ma «So tuttavia che Lutero è stato percepito nei secoli scorsi come l’incarnazione del diavolo, colui che ha rotto la comunione e così via… Oggi, non si tratta di dire che ciò che ha fatto Lutero fu una buona cosa, tuttavia possiamo spiegare gli avvenimenti che hanno condotto alla Riforma e alle conseguenze che ne sono derivate».
«La cosa più importante», continua Padre Bernard Ardura, «è vedere che probabilmente vi sono delle riletture che permettono di scoprire che ci sono stati dei malintesi. Noi abbiamo già vissuto questo con le Chiese ortodosse. Vi sono delle realtà, come per esempio la Dottrina sulla Giustificazione che è stata oggetto di un accordo tra le due Chiese, che permettono di capire che con parole diverse noi abbiamo una comunione nella stessa fede. Poi vi sono altri aspetti: la costituzione stessa della Chiesa, il ruolo dei ministri all’interno della Chiesa, quindi la successione apostolica, il ruolo dei sacramenti… questi sono degli elementi che rimangono aperti».
In breve, il Padre Ardura, mentre afferma da un lato di non sapere se Papa Francesco voglia riabilitare Lutero, dall’altro professa, abusivamente – diciamo chiaro -, che cattolici e protestanti hanno «una comunione nella stessa fede», grazie ad «un accordo tra le due Chiese»!
Ora, se è vero che questo accordo esiste, si tratta certo della Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione della Federazione Luterana Mondiale e della Chiesa cattolica del 1999, cioè tra le Chiese protestanti e la Chiesa conciliare neoprotestante e neomodernista che il vescovo tradizionale Mons. Lefebvre rifiutava categoricamente, come dichiarò solennemente il 21 novembre 1974:
«Noi aderiamo con tutto il cuore e con tutta l'anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità.
«Noi rifiutiamo, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite.
«Tutte queste riforme, in effetti, hanno contribuito e contribuiscono ancora alla demolizione della Chiesa, alla rovina del Sacerdozio, all'annientamento del Sacrificio e dei Sacramenti, alla scomparsa della vita religiosa, a un insegnamento naturalista e teilhardiano nelle università, nei seminari, nella catechesi, insegnamento uscito dal liberalismo e dal protestantesimo più volte condannati dal magistero solenne della Chiesa.»
«Noi rifiutiamo, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite.
«Tutte queste riforme, in effetti, hanno contribuito e contribuiscono ancora alla demolizione della Chiesa, alla rovina del Sacerdozio, all'annientamento del Sacrificio e dei Sacramenti, alla scomparsa della vita religiosa, a un insegnamento naturalista e teilhardiano nelle università, nei seminari, nella catechesi, insegnamento uscito dal liberalismo e dal protestantesimo più volte condannati dal magistero solenne della Chiesa.»
Che direbbe oggi Mons. Lefebvre di fronte all’avanzata della protestantizzazione delle elite ecclesiastiche in seno alla Chiesa e, di conseguenza, della mentalità cattolica?
Che direbbe davanti a questo colloquio che ridà una seconda giovinezza alle tesi luterane e alla Riforma protestante all’interno del mondo cattolico e riabilita sovversivamente la figura del monaco apostata a cui ormai manca solo la canonizzazione ufficiale?
Mons. Lefebvre potrebbe solo constatare tristemente che, grazie all’aiuto scandaloso di chierici fuorviati e, al pari di Lutero, lontani dalla santa dottrina, teologia e filosofia, 500 anni dopo la Riforma luterana sembra aver quasi definitivamente vinto la partita contro il cattolicesimo ed essersi infiltrata fino al livello più alto della Chiesa romana, sedendo sul Soglio di Pietro…
In questo centenario delle apparizioni di Fatima bisogna «pregare e fare penitenza» come ha chiesto la Madonna ai tre pastorelli, non solo per ottenere la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, anche per espiare tutte queste abominazioni che fioriscono nel cuore del Vaticano.
di Francesca de Villasmundo
Pubblicato sul sito francese Medias presse info
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1929_De-Villasmundo_Riabilitare_Lutero.html
Dacci oggi la nostra eresia quotidiana/02: Luteranesimo un tanto al chilo
del Cardinale Dal Sacco
Anno Domini 2017: 500 anni ci separano dalla riforma di Lutero, 300 dalla fondazione della prima loggia massonica speculativa e 100 sia dalla rivoluzione russa che dalla rotta di Caporetto. Non c’è che dire: siamo in buona compagnia per poter rafforzare la nostra fede e dedicarci allo studio della storia. E’ innegabile, tuttavia, che oggigiorno la cultura dominante ci porta a non ricordare questi eventi che, benché uno più drammatico dell’altro, fanno parte della nostra storia e della nostra identità di cristiani, italiani, europei. Similmente, non è ben chiaro se-come-perché commemorare e/o celebrare e/o ricordare (e volutamente uso questi termini che, avviso fin da subito, non ritengo essere sinonimi) questi anniversari da un punto di vista cattolico. Occorre dunque cercare di fare chiarezza in un’epoca di dubbi e di falsità dilaganti: sarebbe bellissimo analizzare ogni singolo anniversario di questo nostro martoriato 2017 ma preferiamo dedicarci, almeno in questa rubrica, al cinquecentesimo della riforma protestante.
In un prossimo articolo ci ripromettiamo di parlare dei semi protestanti disseminati oggigiorno dappertutto anche in molti componenti della Chiesa Cattolica (la quale, Corpo Mistico di Cristo, è sempre santa per opera dello Spirito Santo): piuttosto, ora, riteniamo doveroso fare alcune precisazioni lessicali che renderanno maggiormente capibile la nostra ermeneutica delle tendenze protestanti all'interno della Chiesa e, allo stesso modo, è nostro dovere capire cosa sta succedendo attorno a noi in occasione di questo centenario.
Da un punto di vista storico e storiografico, il termine di Riforma Protestante è ormai diventato di uso comune e generalizzato: alcuni storici hanno provato ad usare il termine di Rivoluzione Protestante ma non sono generalmente seguiti dalla massa degli studiosi. Essendo questo un articolo di Storia della Chiesa, che analizza ogni cosa alla luce del Catechismo della Chiesa Cattolica, preferisco usare il termine classico di riforma ma rigorosamente in corsivo e minuscolo riprendendo in un certo senso il termine con cui la Santa Sede ha per secoli definito i figli ed i nipoti di Lutero («i cosiddetti riformati»).
Non penso sia necessario spiegare il perché tutti i fedeli cattolici non possano celebrare questo anniversario: il concetto rimanda infatti alla festa ed alla solennizzazione di eventi che sono sia unitivi che comuni (qualità decisamente assenti negli eventi della riforma). Il concetto di commemorazione, invece, potrebbe essere utilizzato a patto tuttavia di non dargli il carattere sacro e liturgico che la Chiesa attribuisce ad alcune celebrazioni come la Commemorazione di tutti i fedeli defunti o la Commemorazione di un Santo durante un Tempo Forte. Bisognerebbe invece, a mio modesto parere, utilizzare il verbo ricordare (purché scevro dal carattere sacrale e liturgico, utilizzato in particolare nella Santa Messa, di rendere presente) inteso da un punto di vista storico: è innegabile che la riforma sia avvenuta, è altrettanto innegabile il fatto che – ci piaccia o non ci piaccia – perduri ancora oggi e che, pertanto, è nostro dovere analizzarla in ogni sua componente compresa la prospettiva futura di convivenza (perché l’epoca degli Stati confessionali è ormai tramontata da tempo) che la Chiesa ha sempre denominato tolleranza . Utilizzando la categoria storica del ricordo (il fare dunque memoria) si potrà parlare in piena coscienza, con meno acredine possibile, delle gravi colpe degli uomini della Chiesa del XVI secolo, di dottrine peregrine che all'epoca si insegnavano in ogni dove, dei morti dell’una e dell’altra parte, degli errori dottrinali di Lutero, ma anche dell’opera e dell’insegnamento dei Santi della contro-riforma, etc.
Per far questo però è necessario precisare due cose: 1) è impossibile cancellare 500 anni di storia (basti pensare che è difficile parlare in maniera serena di eventi ben più recenti e cronologicamente più modesti come il ventennio fascista) e 2) si è trattata di un’eresia all'interno della Chiesa Cattolica che si è propagata in tutto il mondo dando vita a numerosissime denominazioni cristiane che, secondo il loro modo di vedere, si riconoscono come l’unica vera Chiesa di Cristo.
Se non si parte da questi dati di fatto stiamo solamente rimestando l’acqua nel mortaio. Alla luce di quanto detto, è chiaro come il sole come si deve vivere questo triste anniversario: con mestizia ed il ritorno alla vera fede. E dobbiamo farlo con il cuore che gronda sangue perché non solo la Chiesa è ancora oggi lacerata nella sua unità ma anche perché ci sono milioni di anime che non possono attingere ai fiumi d’acqua viva che da essa sgorgano per mezzo dei Sacramenti: riflettiamo mai abbastanza a come siamo “fortunati” noi cattolici? Noi abbiamo la possibilità di stare bocca a bocca (etimologia di adorare) a Cristo nella Santa Eucarestia, i protestanti no; noi possiamo dire correttamente di aver avuto i peccati perdonati nella Confessione, i protestanti si devono appellare ad un atto di fede talmente puro per essere giustificati che è difficile solo immaginarlo; noi cattolici possiamo ricorrere al Magistero quando non comprendiamo appieno né la dottrina né la Sacra Scrittura, i protestanti invece sono lasciati come pecore senza pastore in balia dell’una o dell’altra corrente dominante; noi cattolici abbiamo la grazia di poter onorare la Vergine Maria, avendo in lei una sicura Avvocata presso suo Figlio, mentre i protestanti non riconoscono nessun intermediario tra Dio e l’uomo che non sanno (letteralmente) a che santo votarsi. Pensiamo mai a queste grazie come anche alle altre centinaia di cui è oggetto e deposito la Chiesa Cattolica? Contemporaneamente – repetita iuvant – soffriamo per tutte le anime delle chiese protestanti che non hanno nulla di tutto questo? Similmente, pensiamo mai al fatto che Lutero e tutti gli altri riformatori partivano da una critica feroce alla Chiesa che, all’epoca, appariva loro come una turba di uomini e donne alla ricerca non tanto della gloria di Dio bensì di quella del Mondo? E ci fermiamo mai a pensare adeguatamente al fatto che se queste persone hanno potuto confondere e travisare la sana dottrina l’hanno potuto fare perché non l’avevano degnamente studiata, compresa, amata e vissuta? Come non temere che l’abbandono degli studi di tutte le scienze sacre potrebbe generare sempre nuovi Lutero e Calvino? Come non avere paura della scarsa fedeltà dei religiosi pensando a tutti i conventi tedeschi che si svuotarono in brevissimo tempo a seguito delle prediche dei vari predicatori di turno?
Ma se è chiaro in che modo è possibile parlare del centenario della riforma, è altrettanto ovvio cosa sia da evitare. E qui, dispiace dirlo, siamo dinanzi veramente all'assurdo in quanto – è innegabile – ci sono fior fiore di prelati e di cosiddetti laici impegnati che tutto fanno tranne che ricordare: anzi, la riforma è esaltata, celebrata, lodata, festeggiata fin nei più piccoli consessi ecclesiali di tutte le Diocesi cattoliche. Si moltiplicano come funghi i gruppi ecumenici per preghiere in comune e per poter partecipare ad incontri organizzati quasi sempre dalle chiese protestanti con l’invito rivolto al parroco di turno, sempre presente a porgere il saluto dei cristiani altri (ebbene si: ci chiamano così) blaterando di cose che magari loro neanche conoscono. Ma attenzione: non dobbiamo solamente stigmatizzare questi comportamenti ma anche riflettere sul fatto che le chiese protestanti stanno lavorando alacremente per questo centenario togliendoci ogni possibilità di parola. Ebbene sì, signori: noi cattolici non ci siamo interessati della questione, o se si è fatto abbiamo davanti ai nostri occhi gli esempi di cui sopra, cosicché le chiese protestanti di varia denominazione stanno letteralmente impadronendosi del centenario, mostrandosi quindi non come una eresia che a sua volta ha prodotto la nascita di gruppi e gruppetti, bensì come uno dei tanti modi in cui il cristianesimo è presente sulla terra benché siamo tutti uniti in Cristo: e se ci sono vari modi, sono tutti validi, ed allora è inutile cercare l’unità privilegiando pratiche comuni da attuare giorno per giorno nelle singole comunità. Non stiamo discutendo di cose di poco conto, bensì di applicazione delle dottrine (ortoprassi) in quanto è risaputo infatti che i protestanti parlano di unità delle Chiese (che, pertanto, potrebbero anche convivere una accanto all'altra come in una federazione) e non dei cristiani: la Chiesa Cattolica afferma invece che la Chiesa è (e sempre sarà, logicamente) una e che, pertanto, semplificando il concetto, ogni singolo protestante (ma anche ogni singolo cristiano non cattolico) deve tornare in seno all'unica e vera Chiesa che è quella cattolica fondata direttamente da Cristo sulla roccia di Pietro. Non c’è altra via: le federazioni non possono esistere nella Chiesa Cattolica in quanto Cristo non ha stabilito più primati.
Dispiace dirlo, ma abbiamo commesso un enorme errore a lasciare in mano il centenario della riforma solo ai protestanti perché così si rinnova ancora una volta la dicotomia (a loro tanto cara) tra riforma e controriforma, in cui ovviamente la Chiesa Cattolica è vista come freno alle loro istanze riformistiche: ma – dicono loro – la riforma segue la decadenza, rappresentata dalla Chiesa Cattolica che sarà sempre ancorata a modelli da superare (se sono decadenti perché mantenerli?), e via di questo passo in una logica sempre più dialettica di progresso e regresso. La Chiesa Cattolica, manco a dirlo, afferma altro: la vera riforma è il ritorno alle origini e non uno stravolgimento della dottrina, della liturgia, della Sacra Scrittura come hanno voluto invece Lutero ed i suoi epigoni.
Ma c’è anche altro, in quanto ad ogni convegno che queste chiese organizzano, siatene certi, la Chiesa Cattolica è semplicemente ribattezzata come Chiesa Romana: non che non sia vero – per carità: Dio benedica la Cattedra di Pietro in ogni momento! – ma è emblematico che queste chiese, che non sono universali in quanto fin dalla loro denominazione (valdesi = di Valdo; luterani = di Lutero; calvinisti = di Calvino; etc), utilizzino un aggettivo “localistico” e “topografico” per poter affermare di avere esse uno spirito cattolico. Anche qui, non si sta subendo passivamente l’infamia che generazioni di cattolici inglesi e irlandesi hanno subito sulla loro pelle sentendosi appellare come papisti? E queste cose ce le dicono direttamente in faccia, non le mandano mica a dire: fatevi una navigata nel sito web della chiesa luterana italiana e vedrete, in relazione al celeberrimo incontro di Lund, che terminologia utilizzano per descrivere il Papa.
Sperando di celebrare degnamente ed allo stesso modo il centenario del Concilio di Trento, nel frattempo il quesito rimane: che cosa fare? E, soprattutto, cosa fare per non seminare scandalo tra i semplici che vedono che ci sono tante chiese diverse che vengono ricevute, accolte e finanche elogiate persino dai vertici della Chiesa Cattolica (compresa una certa persona di bianco vestita)? Innanzitutto pregare. E poi studiare: storia, filosofia, teologia, qualsiasi cosa possa aiutarci ad amare sempre di più la nostra Santa Fede Cattolica.
Riprendiamo in mano la storia, vera Magistra Vitae, da sempre elogiata e coltivata dalla Chiesa per il suo valore intrinseco, e non abbiamo paura di dire al mondo intero cosa è stata o cosa ha prodotto la riforma: divisione, iconoclastia, roghi, eresie e guerre di religione. Non nascondiamoci dietro un dito, tuttavia, e affermiamo altresì senza paura che la Chiesa dell’epoca mostrava tutto tranne la santità che le è propria come Corpo Mistico di Cristo. Ma soprattutto torniamo ad applicare San Paolo che invitava i cristiani del suo tempo, e dunque anche noi, a vagliare tutto e trattenere ciò che è buono: non solo la Chiesa può ma, anzi, deve dire la sua sulla riforma senza fare il pappagallo dei nipotini di Lutero.
https://labaionetta.blogspot.it/2017/03/eresia-quotidiana-luteranesimo.html
Anno Domini 2017: 500 anni ci separano dalla riforma di Lutero, 300 dalla fondazione della prima loggia massonica speculativa e 100 sia dalla rivoluzione russa che dalla rotta di Caporetto. Non c’è che dire: siamo in buona compagnia per poter rafforzare la nostra fede e dedicarci allo studio della storia. E’ innegabile, tuttavia, che oggigiorno la cultura dominante ci porta a non ricordare questi eventi che, benché uno più drammatico dell’altro, fanno parte della nostra storia e della nostra identità di cristiani, italiani, europei. Similmente, non è ben chiaro se-come-perché commemorare e/o celebrare e/o ricordare (e volutamente uso questi termini che, avviso fin da subito, non ritengo essere sinonimi) questi anniversari da un punto di vista cattolico. Occorre dunque cercare di fare chiarezza in un’epoca di dubbi e di falsità dilaganti: sarebbe bellissimo analizzare ogni singolo anniversario di questo nostro martoriato 2017 ma preferiamo dedicarci, almeno in questa rubrica, al cinquecentesimo della riforma protestante.
In un prossimo articolo ci ripromettiamo di parlare dei semi protestanti disseminati oggigiorno dappertutto anche in molti componenti della Chiesa Cattolica (la quale, Corpo Mistico di Cristo, è sempre santa per opera dello Spirito Santo): piuttosto, ora, riteniamo doveroso fare alcune precisazioni lessicali che renderanno maggiormente capibile la nostra ermeneutica delle tendenze protestanti all'interno della Chiesa e, allo stesso modo, è nostro dovere capire cosa sta succedendo attorno a noi in occasione di questo centenario.
Da un punto di vista storico e storiografico, il termine di Riforma Protestante è ormai diventato di uso comune e generalizzato: alcuni storici hanno provato ad usare il termine di Rivoluzione Protestante ma non sono generalmente seguiti dalla massa degli studiosi. Essendo questo un articolo di Storia della Chiesa, che analizza ogni cosa alla luce del Catechismo della Chiesa Cattolica, preferisco usare il termine classico di riforma ma rigorosamente in corsivo e minuscolo riprendendo in un certo senso il termine con cui la Santa Sede ha per secoli definito i figli ed i nipoti di Lutero («i cosiddetti riformati»).
Non penso sia necessario spiegare il perché tutti i fedeli cattolici non possano celebrare questo anniversario: il concetto rimanda infatti alla festa ed alla solennizzazione di eventi che sono sia unitivi che comuni (qualità decisamente assenti negli eventi della riforma). Il concetto di commemorazione, invece, potrebbe essere utilizzato a patto tuttavia di non dargli il carattere sacro e liturgico che la Chiesa attribuisce ad alcune celebrazioni come la Commemorazione di tutti i fedeli defunti o la Commemorazione di un Santo durante un Tempo Forte. Bisognerebbe invece, a mio modesto parere, utilizzare il verbo ricordare (purché scevro dal carattere sacrale e liturgico, utilizzato in particolare nella Santa Messa, di rendere presente) inteso da un punto di vista storico: è innegabile che la riforma sia avvenuta, è altrettanto innegabile il fatto che – ci piaccia o non ci piaccia – perduri ancora oggi e che, pertanto, è nostro dovere analizzarla in ogni sua componente compresa la prospettiva futura di convivenza (perché l’epoca degli Stati confessionali è ormai tramontata da tempo) che la Chiesa ha sempre denominato tolleranza . Utilizzando la categoria storica del ricordo (il fare dunque memoria) si potrà parlare in piena coscienza, con meno acredine possibile, delle gravi colpe degli uomini della Chiesa del XVI secolo, di dottrine peregrine che all'epoca si insegnavano in ogni dove, dei morti dell’una e dell’altra parte, degli errori dottrinali di Lutero, ma anche dell’opera e dell’insegnamento dei Santi della contro-riforma, etc.
Per far questo però è necessario precisare due cose: 1) è impossibile cancellare 500 anni di storia (basti pensare che è difficile parlare in maniera serena di eventi ben più recenti e cronologicamente più modesti come il ventennio fascista) e 2) si è trattata di un’eresia all'interno della Chiesa Cattolica che si è propagata in tutto il mondo dando vita a numerosissime denominazioni cristiane che, secondo il loro modo di vedere, si riconoscono come l’unica vera Chiesa di Cristo.
Se non si parte da questi dati di fatto stiamo solamente rimestando l’acqua nel mortaio. Alla luce di quanto detto, è chiaro come il sole come si deve vivere questo triste anniversario: con mestizia ed il ritorno alla vera fede. E dobbiamo farlo con il cuore che gronda sangue perché non solo la Chiesa è ancora oggi lacerata nella sua unità ma anche perché ci sono milioni di anime che non possono attingere ai fiumi d’acqua viva che da essa sgorgano per mezzo dei Sacramenti: riflettiamo mai abbastanza a come siamo “fortunati” noi cattolici? Noi abbiamo la possibilità di stare bocca a bocca (etimologia di adorare) a Cristo nella Santa Eucarestia, i protestanti no; noi possiamo dire correttamente di aver avuto i peccati perdonati nella Confessione, i protestanti si devono appellare ad un atto di fede talmente puro per essere giustificati che è difficile solo immaginarlo; noi cattolici possiamo ricorrere al Magistero quando non comprendiamo appieno né la dottrina né la Sacra Scrittura, i protestanti invece sono lasciati come pecore senza pastore in balia dell’una o dell’altra corrente dominante; noi cattolici abbiamo la grazia di poter onorare la Vergine Maria, avendo in lei una sicura Avvocata presso suo Figlio, mentre i protestanti non riconoscono nessun intermediario tra Dio e l’uomo che non sanno (letteralmente) a che santo votarsi. Pensiamo mai a queste grazie come anche alle altre centinaia di cui è oggetto e deposito la Chiesa Cattolica? Contemporaneamente – repetita iuvant – soffriamo per tutte le anime delle chiese protestanti che non hanno nulla di tutto questo? Similmente, pensiamo mai al fatto che Lutero e tutti gli altri riformatori partivano da una critica feroce alla Chiesa che, all’epoca, appariva loro come una turba di uomini e donne alla ricerca non tanto della gloria di Dio bensì di quella del Mondo? E ci fermiamo mai a pensare adeguatamente al fatto che se queste persone hanno potuto confondere e travisare la sana dottrina l’hanno potuto fare perché non l’avevano degnamente studiata, compresa, amata e vissuta? Come non temere che l’abbandono degli studi di tutte le scienze sacre potrebbe generare sempre nuovi Lutero e Calvino? Come non avere paura della scarsa fedeltà dei religiosi pensando a tutti i conventi tedeschi che si svuotarono in brevissimo tempo a seguito delle prediche dei vari predicatori di turno?
Ma se è chiaro in che modo è possibile parlare del centenario della riforma, è altrettanto ovvio cosa sia da evitare. E qui, dispiace dirlo, siamo dinanzi veramente all'assurdo in quanto – è innegabile – ci sono fior fiore di prelati e di cosiddetti laici impegnati che tutto fanno tranne che ricordare: anzi, la riforma è esaltata, celebrata, lodata, festeggiata fin nei più piccoli consessi ecclesiali di tutte le Diocesi cattoliche. Si moltiplicano come funghi i gruppi ecumenici per preghiere in comune e per poter partecipare ad incontri organizzati quasi sempre dalle chiese protestanti con l’invito rivolto al parroco di turno, sempre presente a porgere il saluto dei cristiani altri (ebbene si: ci chiamano così) blaterando di cose che magari loro neanche conoscono. Ma attenzione: non dobbiamo solamente stigmatizzare questi comportamenti ma anche riflettere sul fatto che le chiese protestanti stanno lavorando alacremente per questo centenario togliendoci ogni possibilità di parola. Ebbene sì, signori: noi cattolici non ci siamo interessati della questione, o se si è fatto abbiamo davanti ai nostri occhi gli esempi di cui sopra, cosicché le chiese protestanti di varia denominazione stanno letteralmente impadronendosi del centenario, mostrandosi quindi non come una eresia che a sua volta ha prodotto la nascita di gruppi e gruppetti, bensì come uno dei tanti modi in cui il cristianesimo è presente sulla terra benché siamo tutti uniti in Cristo: e se ci sono vari modi, sono tutti validi, ed allora è inutile cercare l’unità privilegiando pratiche comuni da attuare giorno per giorno nelle singole comunità. Non stiamo discutendo di cose di poco conto, bensì di applicazione delle dottrine (ortoprassi) in quanto è risaputo infatti che i protestanti parlano di unità delle Chiese (che, pertanto, potrebbero anche convivere una accanto all'altra come in una federazione) e non dei cristiani: la Chiesa Cattolica afferma invece che la Chiesa è (e sempre sarà, logicamente) una e che, pertanto, semplificando il concetto, ogni singolo protestante (ma anche ogni singolo cristiano non cattolico) deve tornare in seno all'unica e vera Chiesa che è quella cattolica fondata direttamente da Cristo sulla roccia di Pietro. Non c’è altra via: le federazioni non possono esistere nella Chiesa Cattolica in quanto Cristo non ha stabilito più primati.
Dispiace dirlo, ma abbiamo commesso un enorme errore a lasciare in mano il centenario della riforma solo ai protestanti perché così si rinnova ancora una volta la dicotomia (a loro tanto cara) tra riforma e controriforma, in cui ovviamente la Chiesa Cattolica è vista come freno alle loro istanze riformistiche: ma – dicono loro – la riforma segue la decadenza, rappresentata dalla Chiesa Cattolica che sarà sempre ancorata a modelli da superare (se sono decadenti perché mantenerli?), e via di questo passo in una logica sempre più dialettica di progresso e regresso. La Chiesa Cattolica, manco a dirlo, afferma altro: la vera riforma è il ritorno alle origini e non uno stravolgimento della dottrina, della liturgia, della Sacra Scrittura come hanno voluto invece Lutero ed i suoi epigoni.
Ma c’è anche altro, in quanto ad ogni convegno che queste chiese organizzano, siatene certi, la Chiesa Cattolica è semplicemente ribattezzata come Chiesa Romana: non che non sia vero – per carità: Dio benedica la Cattedra di Pietro in ogni momento! – ma è emblematico che queste chiese, che non sono universali in quanto fin dalla loro denominazione (valdesi = di Valdo; luterani = di Lutero; calvinisti = di Calvino; etc), utilizzino un aggettivo “localistico” e “topografico” per poter affermare di avere esse uno spirito cattolico. Anche qui, non si sta subendo passivamente l’infamia che generazioni di cattolici inglesi e irlandesi hanno subito sulla loro pelle sentendosi appellare come papisti? E queste cose ce le dicono direttamente in faccia, non le mandano mica a dire: fatevi una navigata nel sito web della chiesa luterana italiana e vedrete, in relazione al celeberrimo incontro di Lund, che terminologia utilizzano per descrivere il Papa.
Sperando di celebrare degnamente ed allo stesso modo il centenario del Concilio di Trento, nel frattempo il quesito rimane: che cosa fare? E, soprattutto, cosa fare per non seminare scandalo tra i semplici che vedono che ci sono tante chiese diverse che vengono ricevute, accolte e finanche elogiate persino dai vertici della Chiesa Cattolica (compresa una certa persona di bianco vestita)? Innanzitutto pregare. E poi studiare: storia, filosofia, teologia, qualsiasi cosa possa aiutarci ad amare sempre di più la nostra Santa Fede Cattolica.
Riprendiamo in mano la storia, vera Magistra Vitae, da sempre elogiata e coltivata dalla Chiesa per il suo valore intrinseco, e non abbiamo paura di dire al mondo intero cosa è stata o cosa ha prodotto la riforma: divisione, iconoclastia, roghi, eresie e guerre di religione. Non nascondiamoci dietro un dito, tuttavia, e affermiamo altresì senza paura che la Chiesa dell’epoca mostrava tutto tranne la santità che le è propria come Corpo Mistico di Cristo. Ma soprattutto torniamo ad applicare San Paolo che invitava i cristiani del suo tempo, e dunque anche noi, a vagliare tutto e trattenere ciò che è buono: non solo la Chiesa può ma, anzi, deve dire la sua sulla riforma senza fare il pappagallo dei nipotini di Lutero.
https://labaionetta.blogspot.it/2017/03/eresia-quotidiana-luteranesimo.html
Sullo sguardo di COMPRENSIONE che il Padre Ardura ritiene si debba avere verso l'eresiarca Lutero:
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COMPRENSIONE: Secrezione cerebrale che mette in grado chi ne sia provvisto di distinguere una casa da un cavallo mediante l'esame del tetto.
La sua natura e le sue leggi sono state esaurientemente spiegate da Locke, che cavalcava una casa, e da Kant, che abitava in un cavallo.
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(Ambrose Bierce, Il dizionario del diavolo, 1911)
Ma di che pane hanno mangiato questi scombinatissimi preti? Hanno mangiato il pane fatto con la gramigna che il loro cervello è andato al contrario ? Che bevanda hanno sorbito che sembrano ebbri ogni volta che aprono la bocca ? Ma è mai possibile che la Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica abbia allevato serpi nel suo seno senza accorgersi mai di nulla?Di dove sono usciti?Da quale fogna?Speriamo che questi tristi figuri vengano messi a tacere al più presto.Sorgete sacerdoti santi e amanti di nostro Signore, cacciate queste vipere e questi mercanti dal tempio !!! jane
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