Qualche considerazione sulla visita di papa Francesco a Milano
Il primo argomento è la visita del Papa a Milano, che è stata indubbiamente un successo popolare (sebbene non siamo così sicuri sulle cifre e sui ‘record’ sbandierati dai turiferari in delirio). Papa Francesco è certo considerato “uno di noi” (al bar lunedì abbiamo sentito evidenziare entusiasticamente e in primo luogo da parte di un paio di clienti il fatto che abbia scelto un bagno chimico per i suoi bisogni) e quanto dice è comprensibile da tutti: “Ha tante parole di buon senso, parla al cuore come un vero nonno”, si sente in giro. Lo dicono cattolici praticanti, ma anche molti cattolici tiepidi e ancora di più indifferenti o agnostici (“Finalmente c’è un Papa che vuole conciliarsi con il mondo”).
Una bella fratellanza universale, se non fosse che sta crescendo il numero di chi ad esempio il nonno non lo conoscerà mai a causa dello stravolgimento antropologico che ci è imposto dalla nota lobby con la complicità di media, politici, magistrati e anche di sedicenti cattolici tra cui non pochi uomini di Chiesa ingenui, ignavi o in malafede, pronti a ogni inciucio per ragioni molto terrene. Si può restare passivi davanti all’offensiva della nota lobby che, ogni giorno di più, vuole imporre l’ “uomo nuovo”, un essere ridotto a oggetto meccanico, supermanipolabile, senza radici, memoria, identità? Ci si può limitare a un fiume di buone intenzioni, espresse con parole che a lungo andare suonano dolciastre ed elusive della drammatica sfida in corso sul modello di società futura, umana o disumana? Basta esaltare i buoni sentimenti, quelli “che piacciono” alla gente (anche a quella che piace), per scongiurare la catastrofe antropologica, che pagheranno le generazioni a venire (sempre più numericamente ridotte)?
C’è un altro aspetto della visita che ha suscitato interrogativi: riguarda i costi che essa naturalmente ha avuto. Quando leggiamo che - come ha detto in una conferenza-stampadel 27 febbraio 2017 mons. Bruno Marinoni (Moderator Curiae) – tali costi sono stati stimati complessivamente in 3.235.000 euro, di cui 1.300.000 coperti dagli sponsor e il resto a carico dell’Arcidiocesi di Milano (forse fondi tratti dall’8 per mille?) non possiamo non porci qualche domanda, tanto più che lo stesso Moderator in un’altra conferenza-stampa del 17 novembre 2016 aveva evidenziato lo “stile particolarmente sobrio nei tratti e nei costi” della visita, “anche in considerazione della congiuntura e in sintonia con il messaggio insistente del Papa sulla essenzialità”. Parole sante, ma… il palco di Monza è costato 1.300.000 euro (quasi il doppio di quello allestito per il cantante Ligabue per due serate), lungo 80 metri, con due torri. Notiamo che gli impianti audio sono costati 275mila euro, i megaschermi 310mila, la comunicazione in genere 130mila, le transenne 240mila, i bagni chimici 235mila. Ci sembrano cifre che, volenti o nolenti, lasciano qualche dubbio sul fatto che corrispondano alla ‘sobrietà’ e all’ “essenzialità” tanto conclamata.
Inoltre, se guardiamo agli sponsor, che – come detto – hanno contribuito per 1.300.000 euro, essi comprendono (come si legge su www.chiesadimilano.it nell’articolo sulla conferenza-stampa del 27 febbraio 2017 di mons. Marinoni) anche diverse banche, simbolo di quel potere capitalistico osteggiato in tante sedi da papa Bergoglio. Pure qui qualche pensierino sorge spontaneo. Come anche a proposito di un altro fatto a dir poco curioso: Jorge Mario Bergoglio ha scelto di ignorare l'Università Cattolica del Sacro Cuore... la scelta avrà certo fatto un gran piacere a chi si impegna giornalmente e con passione nella trasmissione dei valori cattolici... ma si vede che quel tipo di cultura (che è anche vero e proprio, prezioso, servizio ecclesiale) non interessa più di quel tanto il papa venuto dalla fine del mondo!
SULLA VISITA DEL PAPA A MILANO - L’ONU TRADISCE I DIRITTI UMANI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 30 marzo 2017
Qualche considerazione sulla visita di papa Francesco a Milano e sulle Raccomandazioni del Comitato dell’ONU per i ‘diritti umani’ riguardanti l’Italia e le sue politiche antropologiche.
SE IL PRIMO MINISTRO LUSSEMBURGHESE E SUO “MARITO” VENGONO RICEVUTI UFFICIALMENTE IN VATICANO
Il Primo Ministro del Lussemburgo è venuto in visita in Italia con suo “marito”. Il fatto è che è pure lui un uomo. Nonostante ciò, nelle varie visite ufficiali e ricevimenti, ha portato con sé un altro uomo presentandolo appunto come “marito” (il che lascia supporre che lui sia la “moglie”).
Evidente è l’intento non tanto provocatorio, quanto dissolutorio: certamente lo ha fatto su commissione di altre forze, che hanno stabilito che sia giunto il momento di “rompere anche questo tabù” a livello diplomatico internazionale. Insomma, si tratta come ovvio di una messinscena orchestrata all’uopo, non nel senso che i due non siano realmente omosessuali e amanti (suppongo di sì), ma al fine di ottenere un risultato ben preciso. Un passo avanti non così secondario e scontato come si è voluto far credere.
E questo è il punto della questione. Questi due signori sono stati ufficialmente ricevuti dal Presidente della Repubblica e dalla alte cariche dello Stato, come se niente fosse. Non solo. Sono stati ricevuti in Vaticano… come se niente fosse. Sorge la domanda: li hanno ricevuti come due amiconi in gita o veramente come “marito e moglie”?
La domanda non è secondaria o semplice frutto di venatura polemica. Solo qualche anno fa sarebbe stato del tutto inconcepibile e non solo in Vaticano. Sono sempre esistiti ovviamente politici e anche capi di Stato omosessuali: ma nella loro vita privata. Poi si è passati alla denuncia pubblica. Poi al “matrimonio”. Ora all’ufficializzazione internazionale del “matrimonio”. Perfino in Vaticano.
Non è necessario risalire al passato più lontano per rendere idea del livello di sovversione raggiunto. Non è necessario nominare qualche sovrano medievale o moderno. Nemmeno dell’anteguerra. È sufficiente rimanere nel nostro mondo postbellico, quello delle repubbliche democratiche in cui tutti viviamo felicemente: ve lo immaginate Amintore Fanfani che riceve i due piccioncini “sposati”?
Non è necessario andare ai papi medievali, a Pio IX, a san Pio X e nemmeno a Pio XII. È sufficiente rimanere nell’ambito nuova chiesa conciliare: ve l’immaginate Paolo VI o Giovanni Paolo II ricevere i due piccioncini? Ricordo solo che ancora nei primi anni postconciliari era in uso nella Chiesa che il papa non riceveva coppie conviventi o divorziate. La chiesa del terzo millennio invece riceve in visita ufficiale internazionale in Vaticano una coppia omosessuale che si presenta apertamente come “marito e moglie” . “Contra factum non valet argomentum”.
La domanda è: quando verranno – questi due o altri che immancabilmente verranno – con i “loro” bambini comprati chissà dove, li riceveranno ugualmente con tutti gli onori? Onoreranno il nuovo mercato degli schiavi? E non aggiungo altro…
E allora ti sorge una domanda nel cuore: cosa combattiamo a fare le nostre battaglie in difesa del matrimonio sacramentale o comunque naturale, della famiglia vera, soprattutto dei bambini?
“Ma sono obbligati dall’etichetta diplomatica!”, sento già la risposta. Risposta falsa. Sia perché in passato, e in un passato ancora recentissimo, come appena detto, l’etichetta l’imponeva la Chiesa e non la diplomazia laica, sia perché nessuno può obbligare un qualsiasi Capo di Stato – laico o ecclesiastico – a fare qualcosa. L’unico obbligo di statisti veri è servire il Bene della società. L’unico obbligo degli uomini di Chiesa è servire la Verità nella Carità. Nel momento in cui è caduta perfino questa barriera, non potranno allora più rifiutare tra qualche tempo di ricevere le “famiglie” con i bambini comprati al mercato, stile Vendola, altrimenti saranno accusati di razzismo e omofobia. E così saranno sempre più complici della dissoluzione.
Chiudo però con la vera considerazione che volevo fare e riguarda l’insegnamento da trarre da questa non abbastanza approfondita pagina di follia contemporanea. Ovvero, che – come sanno perfettamente le forze della Rivoluzione dissolutiva – noi… ci abituiamo a tutto. Ma proprio a tutto. Tutto, con il passar del tempo, diviene possibile. E, di conseguenza, normale. Normale! Ecco la responsabilità di chi li ha accolti e di tutti noi che tacciamo o addirittura giustifichiamo tale “normalizzazione” di ciò che solo venti anni fa era impossibile.
La verità… è che fare resistenza alla corrente del fiume, essere scomodi all’opinione pubblica, non conviene. Dà fastidio. Richiede sforzo e coraggio, ma soprattutto capacità di sofferenza. Ancor più: richiede amore per Dio. Un amore immenso per la Verità e immensa carità per i veri deboli di questa società, che non sono gli immigrati che ci mandano per invaderci.
Vedendo queste cose, ti viene la voglia di appendere la spada e mandare tutti a quel paese. Invece, oggi più che mai, tocca a noi laici cattolici ancora legati – nemmeno alla Tradizione, ma – al solo Bene comune, fosse anche solo quello dei nostri bambini, combattere la battaglia più importante di tutta la storia umana.
Perché… «Quando cadono i grandi, tocca ai piccoli guidare» (Tolkien).
Questa visita è più sovversiva di una guerra mondiale. E tutti fanno finta di non capire.
Evidente è l’intento non tanto provocatorio, quanto dissolutorio: certamente lo ha fatto su commissione di altre forze, che hanno stabilito che sia giunto il momento di “rompere anche questo tabù” a livello diplomatico internazionale. Insomma, si tratta come ovvio di una messinscena orchestrata all’uopo, non nel senso che i due non siano realmente omosessuali e amanti (suppongo di sì), ma al fine di ottenere un risultato ben preciso. Un passo avanti non così secondario e scontato come si è voluto far credere.
E questo è il punto della questione. Questi due signori sono stati ufficialmente ricevuti dal Presidente della Repubblica e dalla alte cariche dello Stato, come se niente fosse. Non solo. Sono stati ricevuti in Vaticano… come se niente fosse. Sorge la domanda: li hanno ricevuti come due amiconi in gita o veramente come “marito e moglie”?
La domanda non è secondaria o semplice frutto di venatura polemica. Solo qualche anno fa sarebbe stato del tutto inconcepibile e non solo in Vaticano. Sono sempre esistiti ovviamente politici e anche capi di Stato omosessuali: ma nella loro vita privata. Poi si è passati alla denuncia pubblica. Poi al “matrimonio”. Ora all’ufficializzazione internazionale del “matrimonio”. Perfino in Vaticano.
Non è necessario risalire al passato più lontano per rendere idea del livello di sovversione raggiunto. Non è necessario nominare qualche sovrano medievale o moderno. Nemmeno dell’anteguerra. È sufficiente rimanere nel nostro mondo postbellico, quello delle repubbliche democratiche in cui tutti viviamo felicemente: ve lo immaginate Amintore Fanfani che riceve i due piccioncini “sposati”?
Non è necessario andare ai papi medievali, a Pio IX, a san Pio X e nemmeno a Pio XII. È sufficiente rimanere nell’ambito nuova chiesa conciliare: ve l’immaginate Paolo VI o Giovanni Paolo II ricevere i due piccioncini? Ricordo solo che ancora nei primi anni postconciliari era in uso nella Chiesa che il papa non riceveva coppie conviventi o divorziate. La chiesa del terzo millennio invece riceve in visita ufficiale internazionale in Vaticano una coppia omosessuale che si presenta apertamente come “marito e moglie” . “Contra factum non valet argomentum”.
La domanda è: quando verranno – questi due o altri che immancabilmente verranno – con i “loro” bambini comprati chissà dove, li riceveranno ugualmente con tutti gli onori? Onoreranno il nuovo mercato degli schiavi? E non aggiungo altro…
E allora ti sorge una domanda nel cuore: cosa combattiamo a fare le nostre battaglie in difesa del matrimonio sacramentale o comunque naturale, della famiglia vera, soprattutto dei bambini?
“Ma sono obbligati dall’etichetta diplomatica!”, sento già la risposta. Risposta falsa. Sia perché in passato, e in un passato ancora recentissimo, come appena detto, l’etichetta l’imponeva la Chiesa e non la diplomazia laica, sia perché nessuno può obbligare un qualsiasi Capo di Stato – laico o ecclesiastico – a fare qualcosa. L’unico obbligo di statisti veri è servire il Bene della società. L’unico obbligo degli uomini di Chiesa è servire la Verità nella Carità. Nel momento in cui è caduta perfino questa barriera, non potranno allora più rifiutare tra qualche tempo di ricevere le “famiglie” con i bambini comprati al mercato, stile Vendola, altrimenti saranno accusati di razzismo e omofobia. E così saranno sempre più complici della dissoluzione.
Chiudo però con la vera considerazione che volevo fare e riguarda l’insegnamento da trarre da questa non abbastanza approfondita pagina di follia contemporanea. Ovvero, che – come sanno perfettamente le forze della Rivoluzione dissolutiva – noi… ci abituiamo a tutto. Ma proprio a tutto. Tutto, con il passar del tempo, diviene possibile. E, di conseguenza, normale. Normale! Ecco la responsabilità di chi li ha accolti e di tutti noi che tacciamo o addirittura giustifichiamo tale “normalizzazione” di ciò che solo venti anni fa era impossibile.
La verità… è che fare resistenza alla corrente del fiume, essere scomodi all’opinione pubblica, non conviene. Dà fastidio. Richiede sforzo e coraggio, ma soprattutto capacità di sofferenza. Ancor più: richiede amore per Dio. Un amore immenso per la Verità e immensa carità per i veri deboli di questa società, che non sono gli immigrati che ci mandano per invaderci.
Vedendo queste cose, ti viene la voglia di appendere la spada e mandare tutti a quel paese. Invece, oggi più che mai, tocca a noi laici cattolici ancora legati – nemmeno alla Tradizione, ma – al solo Bene comune, fosse anche solo quello dei nostri bambini, combattere la battaglia più importante di tutta la storia umana.
Perché… «Quando cadono i grandi, tocca ai piccoli guidare» (Tolkien).
Questa visita è più sovversiva di una guerra mondiale. E tutti fanno finta di non capire.
http://www.iltimone.org/35917,News.html
Dannata Europa senza Vangelo
Immigrazione, terrorismo e ascesa del clero neo pauperista.
Il cattochitarrismo non basta. Perché l’Europa rantola da quando ha rinnegato la sua vera religione.
Europa che sembri alla fine della decadenza e che guardi passare piccoli e grandi barbari neri, o ambrati dal sole feroce del deserto, mentre componi editoriali pensosi, tweet ironici, post commossi, tutti ugualmente inutili, ti scrivo. Europa che hai lasciato circondare il castello di Bouillon, in Belgio, da gruppi di donne fazzolettate: me lo racconta, turbato, un amico che lavora in Lussemburgo e che nel tempo libero visita le senescenti province di Fiandre e Vallonia. Come e quando tante maomettane sono arrivate nel pittoresco, verdeggiante paese? Goffredo di Buglione, “il capitano / che il gran sepolcro liberò di Cristo”, scese da quelle mura per scalare quelle di Gerusalemme: ma tu Europa non leggi più Torquato Tasso e la nemesi ti punisce.
Europa decrepita che dimostri valida la tesi di Todd Buchholz, l’economista di “The price of prosperity”: “Con l’aumento della ricchezza, la natalità crolla e l’età media della popolazione cresce. Questo richiede un flusso di nuovi operai e comporta l’apertura delle frontiere agli immigrati che hanno il potenziale per frantumare la cultura prevalente”. Io venni internettianamente lapidato quando scrissi che una delle cause del crollo demografico è l’istruzione universitaria femminile: Buchholz lo conferma, non è con l’aumento della povertà che aumentano le iscrizioni delle ragazze alla Bocconi, alla Sorbona o alla London School of Economics. Ed Erasmus, vista la sua efficacia nel ritardare, ostacolare, impedire la maternità di migliaia di giovani europee, potrebbe essere il nome di una marca di preservativi.
Ma la causa principale della tua astenia è la tua apostasia, Europa. Da quando hai rinnegato la tua religione, la vera religione, non fai che rantolare. La religione che ti creò (nascesti con la battaglia di Poitiers, prendesti forma col Sacro Romano Impero), la religione che ti fece grande nonostante le tue dimensioni, la religione che ti diede i monasteri, le cattedrali, gli ospedali e, siccome derivante da ragione e non superstizione, i laboratori scientifici. Il primo a rinnegare Cristo fu san Pietro, quindi non mi avventuro a parlare di un fenomeno nuovo, sono nuove semmai le dimensioni. “Il più grande avvenimento recente – che “Dio è morto”, che la fede nel Dio cristiano è divenuta inaccettabile – comincia già a gettare le sue prime ombre sull’Europa”, scrive Nietzsche alla fine dell’Ottocento. Prima la fede l’hanno persa i filosofi, com’è ovvio: purus philosophus, purus asinus. Poi gli scrittori, gli artisti, i musicisti: il passo successivo al nicciano “Gott ist tot” è il lennoniano “Imagine there’s no countries / it isn’t hard to do / nothing to kill or die for / and no religion too”.
Lennon era il più stolido dei Beatles (il più perspicace era ed è McCartney, non a caso uno dei pochissimi vip a mantenersi neutrale fra Brexit e Remain) e ogni volta che applaudi “Imagine” tu, Europa, diventi un poco più stupida e quindi un poco meno europea (tua caratteristica precipua era la qualità: la quantità è asiatica). Nel 1996 la celeberrima canzoncina anticristiana venne cantata davanti a Papa Giovanni Paolo II e non mi stanco di ricordarlo a chi pensa che la crisi dottrinale della chiesa cominci con l’ascesa al soglio di Papa Francesco. Nel 2016 è stata criticata via Facebook da Susanna Ceccardi, fresco sindaco leghista di Cascina, che ne ha sviscerato la natura comunista (e perciò, anche in questo, più asiatica che europea), evidente nel verso “Imagine no possessions”. Evidente a chiunque non sia assordato dall’ideologia e per nulla evidente al clero pauperista che oggi ha sequestrato il cristianesimo, dimentico o ignaro di quanto il capitalismo debba alla teologia francescana medievale di Pietro di Giovanni Olivi e Giovanni Duns Scoto, a san Bernardino da Siena, a sant’Antonino da Firenze, ai domenicani della scuola di Salamanca.
Sembra che la fede l’abbiano persa anche i tuoi preti, Europa. Quanti cardinali credono nell’esistenza del diavolo, nell’incarnazione, nella presenza reale di Gesù Cristo nell’eucaristia, a parte l’africano Sarah? Quanti fra i cardinali tedeschi, ad esempio? E in Austria? Europa debosciata dove accade che il cardinale Schönborn faccia entrare un giovane omosessuale, unito civilmente con un altro omosessuale, nel consiglio pastorale di una sua parrocchia. Dio è davvero molto misericordioso se dopo simili episodi non affoga la diocesi di Vienna nel pozzo del suo tradimento, e si limita a dissanguarla lentamente, dandole il tempo di un ravvedimento che però non si intravede. E intanto nelle scuole della capitale austriaca gli studenti musulmani hanno già superato gli studenti cristiani: come se nel 1683, davanti alle sue mura, avesse vinto il Gran Visir anziché Giovanni III di Polonia. Come se Marco d’Aviano non avesse meritato il titolo di Beato col sermone che entusiasmò i soldati poco prima della battaglia, Europa dannata che non sei altro. Europa calcolatrice che sbagli i calcoli, Europa di Angela Merkel che ha aperto le porte agli invasori per raddrizzare la curva demografica e continuare a pagare le pensioni: col risultato che nel medio periodo non ci sarà più la Germania e non verranno comunque pagate le pensioni.
Europa collaborazionista che come sindaci delle tue metropoli eleggi islamofili o direttamente islamici, vedi Londra, amministratori autorizzanti moschee sulle quali si innalzeranno minareti dai quali si affacceranno muezzin: non hai appena visto, Europa, il tentato golpe turco, il ruolo dei muezzin nell’eccitare i tagliagole di Allah? Cambia occhiali, Europa. E già che ci sei cambia pure protesi acustiche: sei talmente sorda da affollare i concerti di Elton John, il ladro di bambini, di David Gilmour, grande chitarrista dell’epoca di Nilde Iotti, e di Bruce Springsteen, che già al tempo in cui aprii le orecchie al mondo, mille anni fa, mi faceva tenerezza per quanto era musicalmente grossolano e superato. Palestrina è più moderno, anche se dubito possa piacerti, Europa smemorata, un compositore così esemplarmente cattolico romano. Non piace nemmeno ai preti, così come il gregoriano e l’organo a canne: migliaia di parroci appartengono a un’altra religione, il cattochitarrismo, senza schitarrata la messa non sembra loro valida. Forse anche per questo “piccoli atei crescono”, come scrive il sociologo Franco Garelli: mette tristezza, respinge, non attrae, un culto con una colonna sonora così programmaticamente di serie B.
Europa che sembri alla fine della decadenza e probabilmente lo sei davvero, non per risollevarti, missione impossibile a viste umane, bensì per salvare il meglio del tuo patrimonio, per trasmettere il tuo lascito alle generazioni e ai popoli che verranno, certamente dobbiamo valutare l’Opzione Benedetto, la creazione di oasi di civiltà nel caos di un continente insanguinato dal nichilismo come in un romanzo di Cormac McCarthy. All’uopo ci vorrebbe un nuovo ordine benedettino (chi conosce i benedettini odierni dubita che possano salvare se stessi, altro che il continente). Sarebbe utile anche un movimento popolare e giovanile di educazione alla fede, tipo quello fondato nel 1970 dal sacerdote lombardo don Luigi Giussani. Si chiamava Comunione e Liberazione, qualcuno se lo ricorda ancora. Poiché a Roma ci sono due Papi e questo anche per i bendisposti è un fattore di confusione e strabismo, e tu, Europa, bendisposta non lo sei di sicuro, sappi che c’è un vescovo a Ferrara. “Questo sistema sociale si sta disfacendo”, afferma monsignor Negri col pessimismo profetico che lo contraddistingue e lo innalza sul piatto paesaggio di talpe ottimiste. “In questo mondo dove tutto si dissolve e la solitudine domina la vita dei singoli e della società bisogna decidersi a non puntellare l’impero. I primi cristiani non puntellarono l’impero ma fecero semplicemente un’altra cosa: fecero il cristianesimo. Affermarono che Cristo era l’unica vera risposta sulla vita dell’uomo e del mondo. Ricostruiamo dunque le nostre comunità attorno a Gesù Cristo”.
L’islam che ti seduce tanto, Europa baldracca, è un fungo velenoso che cresce sulla tua decomposizione, un parassita sociale oltre che teologico (Maometto per scrivere il Corano ha sfruttato sia l’Antico che il Nuovo Testamento). Cos’è infatti la tua presente decadenza se non la fase putrefattiva della civilizzazione? Europa che tutto hai mangiato e tutto hai bevuto, come scrive Verlaine, e ancora ti gingilli con le guide dei ristoranti, con i programmi dei cuochi, perché la tavola è il talamo di chi non fotte più, non ti sto chiedendo niente perché niente mi aspetto da te. Io insieme a Rimbaud rimpiango la vecchia Europa dei parapetti antichi, ma è una cartolina ingiallita, un sospiro, non un fondamento. Non chiedo niente nemmeno alla tua cultura dato che, lo ha rimarcato Gabriel Matzneff, “il Café de Flore si inginocchia davanti ai barbuti fanatici di Libia, di Siria, così come una volta si inginocchiava davanti a Stalin”. Ti ho scritto per dirti che vogliamo smettere di puntellarti, traballante Europa. Non possiamo rischiare che il Vangelo finisca sotto le tue macerie: se e quando ti ricorderai della tua giovinezza, e vorrai non rimpiangerla bensì riviverla, lo ritroverai intatto.
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