VOMITATI DALL'INFERNO
Mysterium iniquitatis: il mistero del male allunga la sua ombra su questo crepuscolo di civiltà moderna. Le forze dell'inferno sono scatenate nell'assalto mirante a scardinare la legge morale e distruggere la civile convivenza
di Francesco Lamendola
Mysterium iniquitatis: il mistero del male allunga la sua ombra paurosa su questo crepuscolo della civiltà moderna, la quale, mano a mano che i segni di sfaldamento e di dissoluzione si accentuano, sempre più si configura come una vera e propria contro-civiltà: con una contro-pedagogia, una contro-morale, un contro-diritto e una contro-scienza, rivolti non alla promozione dell'uomo, ma al suo asservimento, e non alla ricerca della verità e della giustizia, ma al loro deliberato offuscamento e stravolgimento.
San Paolo aveva messo in guardia i cristiani di Efeso (6, 10-12): Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di carne e di sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Non abbiamo a che fare solo con la malvagità di creature umane, ma anche con quella di creature non umane, di spiriti diabolici.
Anche se i sacerdoti e i vescovi dei nostri giorni, che dovrebbero essere i pastori e quindi i custodi del gregge, non solo non adoperano più questo linguaggio, ma sembrano aver abbandonato anche queste verità, e insomma non parlano più ai fedeli né del diavolo, né della necessità dell'aiuto di Dio, né di quella incessante battaglia del bene contro il male che è l'insieme della vita umana e della storia umana, la realtà dei fatti non cambia, ed è estremamente minacciosa. Noi possiamo anche fare come lo struzzo e nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere il pericolo, ma il pericolo esiste, eccome, e le forze dell'inferno sembrano addirittura scatenate, come se sapessero di avere ancora poco tempo a disposizione e volessero condurre sino in fondo il loro assalto, mirante a scardinare la legge morale e distruggere quel poco di civile convivenza che, fra tante difficoltà e cadute, era stata costruita dalle generazioni che ci hanno preceduti.
Un discorso specifico va poi fatto a proposito della Chiesa, che è stata investita dall'esterno e dall'interno dal duplice assalto di quelle potenze tenebrose, delle quali parla l'Apostolo delle genti nella Lettera agli Efesini; e le cose sono giunte a un punto tale che un grosso nucleo di agenti massonici infiltrati entro la Chiesa, si sono impadroniti, una dopo l'altra, e, negli ultimi cinquant'anni, quasi senza colpo ferire - diremo anche di più: senza farsi troppo notare dalla maggioranza dei fedeli, evidentemente assai distratti - di tutta una serie di posizioni chiave, nell'alto clero, nelle facoltà teologiche, nella stampa, e, da ultimo, con l'elezione di papa Francesco nel 2013, persino del soglio pontificio. Essi hanno così potuto avviare un'attiva ed intensa strategia di auto-distruzione della Chiesa stessa, della sua dottrina, della sua morale, della sua liturgia, sostituendole gradualmente, ma senza averne l'aria, con una contro-chiesa, una contro-dottrina, una contro-morale e una contro-liturgia.
Si è creata pertanto una situazione gravissima, quale mai si era verificata nel corso di duemila anni di storia della Chiesa cattolica; una situazione inedita e spiazzante, nella quale il singolo fedele deve appellarsi direttamente a Dio e alla propria coscienza, non potendo ormai contare, se non in un numero limitato di casi, sul sostegno dottrinale, morale e liturgico dei pastori del gregge, ma dovendo al contrario assistere a una incessante serie di abusi, di eccessi, di forzature, di veri e propri scandali, che provocano in lui un profondo sentimento di solitudine e di abbandono, una sfiducia e una frustrazione crescenti, un'autentica amarezza, e, in certi casi - noi ne conosciamo personalmente più d'uno - un vago e sofferto desiderio di uscire da una tale situazione, sia pure al prezzo, infinitamente doloroso, di rompere i ponti con la comunità di cui è fatto parte per tutta la vita. E la cosa più triste di tutto ciò è che le persone in questione, spesso le più sensibili, le più sincere, quelle che vivono il fatto religioso con maggiore profondità, non hanno nulla da rimproverarsi, sanno di non aver mutato atteggiamento, e quindi sentono tutta la stranezza, per non dire l'ingiustizia, di ritrovarsi come degli estranei in quella Chiesa che hanno sempre amato, ascoltato, seguito con fiducia, e nella quale hanno ricevuto con gratitudine il tesoro inestimabile della Verità; e non si capacitano di come e perché tutto questo sia avvenuto, né riescono a vedere la fine del tunnel, anzi, di giorno in giorno vedono l'orizzonte farsi più fosco, il loro disagio e la loro preoccupazione aumentano, così come aumentano le uscite clamorose, sconcertanti, incomprensibili e, non di rado, traumatiche, di importanti esponenti del clero e della gerarchia cattolica.
L'aspetto forse più incomprensibile della crisi morale e spirituale che la nostra società sta vivendo consiste nel fatto che chi fa il male, sempre più spesso, se ne vanta, lo esibisce, lo ostenta; chi viola la legge divina e la stessa legge morale naturale, pretende di fare un qualcosa di perfettamente lecito e giusto, e spinge la sua audacia fino ad esigere che le leggi umane si inchinino davanti a tale perversione, la ratifichino, la rendano del tutto legale e ordinaria (esempio: l'aborto, l'eutanasia, la fecondazione eterologa, la pratica dell'utero in affitto); non solo: che il disordine morale sia sbandierato ai quattro venti al preciso scopo di offendere i sentimenti altrui, di calpestare la morale comune, di fare a pezzi anche il puro e semplice buon gusto. Vi sono, per esempio, delle esibizioni di una tale volgarità, di una tale aggressività, di una tale violenza morale, da parte di due uomini o due donne che pretendono di contrarre "matrimonio", o da parte di minoranze, come quelle della sigla LGBT, nelle sfilate e nei festival organizzati e concepiti all'insegna del cosiddetto orgoglio omosessuale, da dare la netta sensazione che quelle persone non si limitino a una esibizione di fierezza, ma vogliano anche sfogare una rabbia profonda, o cercare una rivalsa contro il resto del mondo, e specialmente contro chi non appartiene alla loro confraternita: come se il loro bisogno di scandalizzare, e, in certi casi, di far inorridire - perché realmente orridi sono certi comportamenti, certi abbigliamenti, certi atteggiamenti; ed è un orrore cercato, voluto, pensato, studiato, programmato - scaturisse da una volontà proterva di seminare la confusione per il gusto di confondere, il turbamento per il gusto di turbare, il disgusto per il piacere di disgustare. Inutile dire che da un tale atteggiamento, assolutamente negativo, non potrà mai scaturire, non diciamo una possibilità di dialogo con l'altro, ma nemmeno una soglia minima di tolleranza, e, perciò, di una possibile coesistenza.
Oppure che dire di quelle persone, e non sono poche, le quali si sottopongono a decine d’interventi chirurgici per modificare radicalmente i tratti del proprio volto e per fargli assumere l’aspetto di un teschio, di una pantera, di un vampiro, di un demonio, di un alieno, di un mostro? Si fanno limare i canini sino a trasformarli in zanne, si fanno asportare altri denti, si fanno togliere o aggiungere delle ossa facciali, si fanno impiantare dei piccoli corni ai lati della fronte; si fanno crescere le unghie delle dita sino a proporzioni mostruose, fino a venti, trenta, quaranta centimetri, al punto che esse si avvolgono a spirale su se stesse, e non si sa come quelle persone possano sbrigare le più normali faccende della vita quotidiana, per non parlare dell’igiene personale; si riempiono il volto e il corpo di tatuaggi macabri, nonché di anelli, fin sulla lingua, sulle palpebre sulle labbra, sugli organi sessuali; si truccano gli occhi sino a farli somigliare a quelli di uno zombie, di un morto vivente, di un lupo mannaro; si dipingono i capelli di verde, di viola, di rosa, se li tagliano a moicano, oppure li tagliano a metà, e così anche la barba e i baffi, in modo che paiono avere due facce diverse contemporaneamente, una rasata e una barbuta. E vivono così, immerse nell’orrore più spaventoso, che neppure il truccatore di un film del terrore riuscirebbe a immaginare: convivono ogni giorno con la loro trasformazione demoniaca, si compiacciono di esser diventate delle creature spaventose, vomitate dall’inferno, e d’incutere ribrezzo, angoscia e paura in tutti quelli che le incrociano. Che cosa penseranno i loro cari, i loro genitori, i loro fidanzati, i loro amici, i loro partner sessuali? Senza dubbio, molti di loro fremeranno di raccapriccio, soffriranno delle pene morali inimmaginabili; ma che importa? Anzi, è proprio ciò che quelle persone si ripromettono: far soffrire gli altri, infliggere a tutti quelli che li vedono uno shock, un moto di ripugnanza, un cieco desiderio di fuggire, per non vederle più. Ma chi è costretto a convivere con esse, o chi le amava prima della terribile trasformazione, che cosa proverà, che cosa diventerà la sua vita? Che cosa sarà la vita di una madre che, se vuol continuare a vedere suo figlio o sua figlia, dovrà trovarsi ogni volta faccia a faccia con un essere demoniaco?
Quando la provocazione si spinge oltre una certa soglia, e diventa profanazione - di luoghi, di valori, di affetti - il suo scopo ultimo, e sia pure inconfessato, non può essere che la ricerca di una vera e propria soluzione finale: ossia lo scontro frontale, senza remissione, senza prigionieri, e la ricerca della distruzione di una delle due parti - distruzione fisica o morale, o magari entrambe -, la propria o l'altrui, in modo che la dialettica cessi e l'uniformità forzata e obbligatoria rimanga la sola, triste vincitrice in mezzo ad un campo di macerie e di rovine fumanti. E tutto questo non è umano: è demoniaco. L'essenza del demoniaco, infatti, è il gusto della sghignazzata maligna e fine a se stessa, della distruzione per la distruzione, del compiacimento nel creare situazioni drammatiche senza ritorno, né via d'uscita, né qualsiasi altra soluzione positiva che si possa trovare per mezzo della buona volontà. L’essenza del demoniaco, infatti, è il no: il dire sempre e comunque no: no all’amore, no al perdono, no al rispetto, no alla pace, non all’armonia, no alla bellezza, no alla verità, no al riconoscimento del limite. Di più: il piacere, maligno perché fine a se stesso, assolutamente senza sbocchi, del dire no. Non si deve essere troppo ingenui. Vi sono delle persone e dei gruppi che rivendicano sempre nuovi diritti, e questo sembrerebbe un atteggiamento positivo, per quanto estremista e aggressivo; sembrerebbe un orientamento a dire sì a qualche cosa, se non altro alla propria libertà, ovviamente concepita in senso anarchico e soggettivo. Ma questa è solo la maschera, l’apparenza: dietro il sì ai propri diritti, c’è la negazione feroce di tutto il resto, a cominciare dai diritti altrui, primo fra tutti il diritto a dissentire.
Esempio: la proposta di legge contro l’omofobia viene presentata come una battaglia di civiltà contro l’intolleranza e per la libertà di essere se stessi, senza discriminazioni e senza pregiudizi; ma è evidente che, se passasse, si trasformerebbe immediatamente in una cosa molto diversa: in uno strumento di oppressione del dissenso e di appiattimento ideologico, basato sul ricatto poliziesco. «Se tu, maestra, chiedi al bambino cosa fanno il papà e la mamma, allora vuol dire che disprezzi le coppie omosessuali, perché dai per scontato che un bambino debba avere un papà e una mamma, cosa assolutamente falsa, razzista e intollerabile: dunque bisognerà denunciarti, processarti, punirti, licenziarti, farti fare un corso di rieducazione civica, per insegnarti a rispettare la diversità e liberarti dalle tue incrostazioni omofobe e razziste. Dovresti ringraziarci, maestra; perché, dopo un tale trattamento, sarai diventata una persona migliore, più civile, e tutta la società ne avrà un beneficio. Ci sarà una educatrice omofoba in meno, e un predente giudiziario in più a favore delle sante battaglie contro la discriminazione; e i bambini di quella scuola cresceranno più aperti e più sereni, senza l’ombra del moralismo cattolico a turbare la loro innocenza e la loro eventuale propensione alla bisessualità, all’omosessualità o al cambiamento di sesso». Perché sono questi gli esiti fin troppo prevedibili, e certamente non casuali, ma voluti, di una legge contro l’omofobia, nella quale colui che si sentirà insultato o discriminato, potrà denunciare chiunque, e la base dell’accusa sarà data dalla percezione soggettiva del denunciante, in barba a qualunque sano e corretto principio giuridico. In altre parole, qualcuno, a nome di talune minoranze, o, per essere più precisi, a nome di certi ambienti, sicuramente minoritari, di talune minoranze, ha deciso di cambiare tutto il quadro di riferimento giuridico e morale della nostra società, sulla base di un atto d’imperio ideologico. Alla faccia della democrazia, del pluralismo e dei diritti della maggioranza.
Tale è il vicolo cieco in cui ci ha condotti la deriva del relativismo. Da quando – tre secoli fa , più o meno, in forma esplicita; da più tempo ancora, in forma latente – la civiltà europea ha deciso di sconfessare il principio della verità oggettiva, e del supremo garante di essa, Dio; da quando ha deciso di eliminare Dio per non dover rendere conto a nessuno dei frutti dell’egoismo individuale, lasciato libero di sfrenarsi e d’impazzare a piacimento, era inevitabile che si giungesse, presto o tardi, alla situazione attuale: nella quale nulla più è vero, giusto, buono e bello, e nessuno ha il diritto di parlare della verità, della giustizia, della bontà e della bellezza, se non vuol essere bollato come razzista e intollerante, e prepararsi a venir citato in giudizio. A questo punto, la domanda che qualsiasi persona dovrebbe farsi è la seguente: chi può aver interesse, o vantaggio, o convenienza, a spingere le cose fino a questo punto? Per quanto ci si sforzi, è difficile individuare delle categorie di persone che ne avrebbero un reale vantaggio, perché il loro estremismo finirà per ritorcersi contro di esse, vanificandone gli scopi. Così, è inevitabile pensare a un soggetto che non è di questo mondo…
Vomitati dall'inferno
di Francesco Lamendola
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