Amoris Laetitia, un vademecum per fare chiarezza
Oggi, 4 aprile, alle 17.30 viene presentato a Roma nell'Auditorium Giovanni Paolo II presso la Pontificia Università Lateranense, il volume "Amoris Laetitia - Accompagnare, discernere, integrare". Edito da Cantagalli (Euro 13,00), è concepito come un "Vademecum per una nuiova pastorale familiare", preparato da tre docenti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia: José Granados, Stephan Kampowski, Juan José Pérez-Soba.
Per gentile concessione dell'editore, pubblichiamo il primo e il quinto paragrafo dell'Introduzione.
L’esortazione Amoris laetitia (AL) ha dato luogo ad interpretazioni diverse. Approfondire le sue affermazioni teologiche richiederà tempo e pazienza. Ciò che tuttavia non può attendere, giacché nessuno può astenersi dall’azione, sono le questioni pratiche che essa ha sollevato: quelle dei pastori che ascoltano le confessioni; quelle dei vescovi che indicano linee di azione pastorale ai loro sacerdoti; quelle delle famiglie attive nella pastorale familiare…
È proprio a loro che intende rivolgersi questo vademecum: esso si propone di offrire delle linee di azione sicure in una materia così importante. In questa fattispecie, infatti, la posta in gioco riguarda proprio la capacità della Chiesa di annunciare il vangelo della famiglia, di offrire la sua luce agli uomini, di curare le loro ferite, di costruire i solidi pilastri sacramentali su cui poggia. C’è in gioco anche la vocazione delle famiglie all’amore vero e la responsabilità dei pastori, chiamati a condurre il gregge verso i pascoli buoni della vita che Gesù ci ha indicato.
Rispondiamo dunque all’invito del Santo Padre: «La complessità delle tematiche proposte ci ha mostrato la necessità di continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali, spirituali e pastorali. La riflessione dei pastori e dei teologi, se è fedele alla Chiesa, onesta, realistica e creativa, ci aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza». Il modo “onesto” di riflettere vuol dire, certamente, evitare i due estremi che il Papa evidenzia e che «vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche» (AL 2).
La “maggior chiarezza” che chiede Papa Francesco impone di cercare le ragioni per cui si sceglie di fare una cosa e non l’altra. I problemi delle famiglie e della pastorale familiare non si risolvono, certo, ricorrendo a nuove normative o ad eccezioni alle antiche regole. Tuttavia questo “no” richiede un “sì” più forte, che è proprio quello che ispira il presente vademecum: è il sì al vangelo della famiglia che ci comunica la luce di Dio e tocca il cuore degli uomini per accendere in loro la speranza.
Solo questa fedeltà al vangelo della famiglia è in grado di dare unità all’esortazione che, senza questa chiave di lettura, potrebbe sembrare incoerente o portare a contraddizioni interne tra ciò che dice, le fonti su cui si basa e le azioni che chiede di portare avanti. Noi siamo fermamente convinti della coerenza di questa conversione pastorale a cui siamo chiamati ed è proprio questo il punto di vista dal quale partiamo per leggere il documento. Se cerchiamo chiarezza, non è per una questione di ossessione dottrinale, generata dall’insicurezza o da una paura immatura dinanzi alle incertezze della vita concreta. Al contrario, si tratta della chiarezza necessaria per comprendere il cammino attraverso il quale matura la vita degli uomini; è la chiarezza dello sguardo misericordioso del Signore che si mette ad insegnare molte cose a coloro che erano stanchi e sfiniti come pecore che non hanno pastore (cfr. Mt 9,36; Mc 6,34).
CRITERI PER UNA LETTURA COERENTE DI AMORIS LAETITIA
Partiamo dalla necessità di leggere in maniera coerente la proposta di Papa Francesco. Una lettura isolata del capitolo ottavo, che interpreta il testo al di fuori dal suo contesto di riferimento, non aiuta in nessun modo la coerenza. Questo atteggiamento manifesta, invece, la mancanza di riflessione contro cui lo stesso Pontefice mette in guardia. Di conseguenza, possiamo indicare tre elementi di coerenza necessari per la lettura del documento.
a) La prima è la coerenza rispetto ad un itinerario sinodale nel quale il documento si inserisce e che lo contestualizza. I continui rimandi ai sinodi, che talvolta costituiscono interi numeri, indicano chiaramente che il Papa non ha voluto spingersi al di là di ciò che le assemblee sinodali hanno espresso. Francesco mostra così di essere profondamente convinto della natura sinodale della Chiesa. Non possiamo intendere questo cammino ecclesiale come se fosse una mera occasione per redigere un documento: quest’ultimo deve piuttosto essere letto come parte di un processo. Il riferimento ai padri sinodali nei punti 298-302 conferma questo principio di coerenza ecclesiale. Non ci troviamo dinanzi ad un Papa rivoluzionario che divide la Chiesa con intuizioni personali ma isolate; siamo piuttosto dinanzi ad un Papa che vuole vivere la comunione ecclesiale fino in fondo. Pertanto, i suoi interventi vanno intesi nell’ambito del suo ministero petrino di servizio alla comunione della Chiesa.
b) La seconda coerenza è quella del documento in sé. Sarebbe assurdo interpretare un testo sulla famiglia, che colloca l’amore al centro, adottando una chiave di lettura basata su un discernimento soggettivo tipico dell’individualismo contemporaneo. Vero è, che in un testo così esteso e frutto di una riflessione precedente, lunga e non sempre facile, si possono osservare parti differenti. In particolare, si riconoscono tre stili redazionali. Il primo, come detto, si basa sui sinodi; il secondo riprende le catechesi sulla famiglia di Francesco e quelle di san Giovanni Paolo II sulla “Teologia del corpo”; nel terzo il Papa scrive senza note a piede di pagina, offrendo idee nuove. Sono proprio questi ultimi testi a fornire la chiave interpretativa dell’intero documento. È qui che si trovano in particolare il capitolo quarto e quinto, che rappresentano il riferimento principale da adottare per comprendere coerentemente il capitolo ottavo.
c) L’ultima coerenza da adottare per leggere il testo ci viene dalla tradizione della Chiesa. Francesco stesso precisa che non c’è un cambiamento dottrinale né disciplinare, poiché non sempre le risposte vanno cercate in questa direzione (AL 3). Il terzo capitolo è interamente dedicato a raccogliere l’insegnamento sulla famiglia a partire dal Vaticano II. L’unità della dottrina e della disciplina rimane preservata e non la si può mettere in discussione partendo da una presunta “creatività pastorale” che tenda a negarla. Le citazioni nei passaggi principali sono tratte dalla Familiaris consortio, dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e, a sostegno dell’argomentazione, soprattutto dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dalla Summa theologiae di San Tommaso d’Aquino. È difficile trovare una lista di riferimenti più “tradizionale” come quadro di comprensione di quella scelta da Papa Francesco. Vige il principio di continuità: quando, in Amoris laetitia, appare un testo ambiguo o discusso, l’unica interpretazione valida è quella che consiste nel leggerlo in continuità con il magistero precedente.
Non si può quindi giustificare in nessun modo la tentazione di cedere ad una ermeneutica come quella proposta dal cardinale Walter Kasper (o da altri teologi come Giovanni Cereti) di ritorno ad una presunta tradizione patristica che portasse ad una rottura con la tradizione precedente. Inoltre, non vi è alcuna allusione alla tradizione ortodossa di una oikonomía di tolleranza pastorale come proponevano Basilio Petrà o, prima ancora, Bernhard Häring. Questi sono percorsi di comprensione errati, che renderebbero incoerente la proposta del Papa.
(...)
UNA VISIONE PASTORALE
Il nostro interesse sta nell’aiutare ad ordinare le indicazioni di Amoris laetitia in un modello di azione pastorale plausibile. A questo riguardo, occorre ricordare l’indicazione che appare nell’Esortazione: qualsiasi processo di discernimento deve compiersi «secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo» (AL 300, che cita Relatio 2015, n. 85).
La semplicità di questa frase racchiude una grave responsabilità per il vescovo e per la realtà della pastorale diocesana. Di fatto, una simile modalità di azione ancora non si applica nelle nostre diocesi ed è necessario un tempo più o meno lungo di adattamento per poterlo fare. Il nostro auspicio è che queste pagine possano essere d’aiuto in tal senso.
Adottiamo come riferimento della nostra disamina una pastorale diocesana nella quale esista un legame fluido tra le strutture diocesane e le parrocchie, e in cui vi sia una presenza sufficiente di una pastorale familiare in entrambi i livelli. Con i dovuti adattamenti, questo approccio si può anche prendere in considerazione nella pastorale specifica dei movimenti ecclesiali e delle associazioni di famiglie.
Le proposte che seguono si concentrano prevalentemente sulle indicazioni presenti nel capitolo ottavo dell’esortazione, sempre rimanendo nel quadro di una pastorale familiare in cui la famiglia stessa è soggetto principale della sua missione nella Chiesa.
In seguito alla pubblicazione di Amoris Laetitia si sono susseguiti diversi interventi da parte di Papa Francesco, sia nella forma di lettere private a singoli vescovi o a gruppi di vescovi, sia in risposta alle domande dei giornalisti, a commento di diversi punti dell’esortazione. Per interpretare tutte queste affermazioni (che a volte sembrano indicare differenti letture del testo pontificio) è importante distinguere tra quelle pronunciate in virtù del ministero petrino, e dunque con l’autorità ricevuta da Gesù, nella fedeltà alle Scritture e alla tradizione della Chiesa, e quelle affermazioni che Francesco presenta (sia per la forma espressiva, che per la modalità di comunicazione) come opinioni private.
Questa differenza è necessaria, sia per rispetto al ministero petrino, sia per rispetto alla libertà di espressione del Papa, che, se dovesse mettere in gioco ogni volta che parla la sua autorità, non potrebbe comunicare con spontaneità. Papa Francesco è ben cosciente di questa differenza e ha fatto sapere in diverse occasioni che il suo insegnamento si trova scritto nelle sue encicliche ed esortazioni apostoliche.
Questo ci permette di concludere che finora non c’è stata nessuna chiarificazione autorevole di Amoris Laetitia, e che le diverse interviste o lettere particolari, alcune pubblicate senza autorizzazione, non hanno vero valore magisteriale. Ogni nuovo insegnamento del Papa su questo punto deve essere espresso con chiarezza, in modo che non ci sia dubbio che si eserciti l’autorità propria del ministero petrino, ricevuta dal Signore Gesù. In ogni caso rimane valido il principio generale che ogni interpretazione di Amoris Laetitia, anche se fatta dal Papa, per essere vincolante deve sempre rimanere fedele alle parole del Vangelo e alla costante tradizione e insegnamento della Chiesa.
04-04-2017
Oggi, 4 aprile, alle 17.30 viene presentato a Roma nell'Auditorium Giovanni Paolo II presso la Pontificia Università Lateranense, il volume "Amoris Laetitia - Accompagnare, discernere, integrare". Edito da Cantagalli (Euro 13,00), è concepito come un "Vademecum per una nuiova pastorale familiare", preparato da tre docenti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia: José Granados, Stephan Kampowski, Juan José Pérez-Soba.
Per gentile concessione dell'editore, pubblichiamo il primo e il quinto paragrafo dell'Introduzione.
Per gentile concessione dell'editore, pubblichiamo il primo e il quinto paragrafo dell'Introduzione.
L’esortazione Amoris laetitia (AL) ha dato luogo ad interpretazioni diverse. Approfondire le sue affermazioni teologiche richiederà tempo e pazienza. Ciò che tuttavia non può attendere, giacché nessuno può astenersi dall’azione, sono le questioni pratiche che essa ha sollevato: quelle dei pastori che ascoltano le confessioni; quelle dei vescovi che indicano linee di azione pastorale ai loro sacerdoti; quelle delle famiglie attive nella pastorale familiare…
È proprio a loro che intende rivolgersi questo vademecum: esso si propone di offrire delle linee di azione sicure in una materia così importante. In questa fattispecie, infatti, la posta in gioco riguarda proprio la capacità della Chiesa di annunciare il vangelo della famiglia, di offrire la sua luce agli uomini, di curare le loro ferite, di costruire i solidi pilastri sacramentali su cui poggia. C’è in gioco anche la vocazione delle famiglie all’amore vero e la responsabilità dei pastori, chiamati a condurre il gregge verso i pascoli buoni della vita che Gesù ci ha indicato.
Rispondiamo dunque all’invito del Santo Padre: «La complessità delle tematiche proposte ci ha mostrato la necessità di continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali, spirituali e pastorali. La riflessione dei pastori e dei teologi, se è fedele alla Chiesa, onesta, realistica e creativa, ci aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza». Il modo “onesto” di riflettere vuol dire, certamente, evitare i due estremi che il Papa evidenzia e che «vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche» (AL 2).
La “maggior chiarezza” che chiede Papa Francesco impone di cercare le ragioni per cui si sceglie di fare una cosa e non l’altra. I problemi delle famiglie e della pastorale familiare non si risolvono, certo, ricorrendo a nuove normative o ad eccezioni alle antiche regole. Tuttavia questo “no” richiede un “sì” più forte, che è proprio quello che ispira il presente vademecum: è il sì al vangelo della famiglia che ci comunica la luce di Dio e tocca il cuore degli uomini per accendere in loro la speranza.
Solo questa fedeltà al vangelo della famiglia è in grado di dare unità all’esortazione che, senza questa chiave di lettura, potrebbe sembrare incoerente o portare a contraddizioni interne tra ciò che dice, le fonti su cui si basa e le azioni che chiede di portare avanti. Noi siamo fermamente convinti della coerenza di questa conversione pastorale a cui siamo chiamati ed è proprio questo il punto di vista dal quale partiamo per leggere il documento. Se cerchiamo chiarezza, non è per una questione di ossessione dottrinale, generata dall’insicurezza o da una paura immatura dinanzi alle incertezze della vita concreta. Al contrario, si tratta della chiarezza necessaria per comprendere il cammino attraverso il quale matura la vita degli uomini; è la chiarezza dello sguardo misericordioso del Signore che si mette ad insegnare molte cose a coloro che erano stanchi e sfiniti come pecore che non hanno pastore (cfr. Mt 9,36; Mc 6,34).
CRITERI PER UNA LETTURA COERENTE DI AMORIS LAETITIA
Partiamo dalla necessità di leggere in maniera coerente la proposta di Papa Francesco. Una lettura isolata del capitolo ottavo, che interpreta il testo al di fuori dal suo contesto di riferimento, non aiuta in nessun modo la coerenza. Questo atteggiamento manifesta, invece, la mancanza di riflessione contro cui lo stesso Pontefice mette in guardia. Di conseguenza, possiamo indicare tre elementi di coerenza necessari per la lettura del documento.
a) La prima è la coerenza rispetto ad un itinerario sinodale nel quale il documento si inserisce e che lo contestualizza. I continui rimandi ai sinodi, che talvolta costituiscono interi numeri, indicano chiaramente che il Papa non ha voluto spingersi al di là di ciò che le assemblee sinodali hanno espresso. Francesco mostra così di essere profondamente convinto della natura sinodale della Chiesa. Non possiamo intendere questo cammino ecclesiale come se fosse una mera occasione per redigere un documento: quest’ultimo deve piuttosto essere letto come parte di un processo. Il riferimento ai padri sinodali nei punti 298-302 conferma questo principio di coerenza ecclesiale. Non ci troviamo dinanzi ad un Papa rivoluzionario che divide la Chiesa con intuizioni personali ma isolate; siamo piuttosto dinanzi ad un Papa che vuole vivere la comunione ecclesiale fino in fondo. Pertanto, i suoi interventi vanno intesi nell’ambito del suo ministero petrino di servizio alla comunione della Chiesa.
b) La seconda coerenza è quella del documento in sé. Sarebbe assurdo interpretare un testo sulla famiglia, che colloca l’amore al centro, adottando una chiave di lettura basata su un discernimento soggettivo tipico dell’individualismo contemporaneo. Vero è, che in un testo così esteso e frutto di una riflessione precedente, lunga e non sempre facile, si possono osservare parti differenti. In particolare, si riconoscono tre stili redazionali. Il primo, come detto, si basa sui sinodi; il secondo riprende le catechesi sulla famiglia di Francesco e quelle di san Giovanni Paolo II sulla “Teologia del corpo”; nel terzo il Papa scrive senza note a piede di pagina, offrendo idee nuove. Sono proprio questi ultimi testi a fornire la chiave interpretativa dell’intero documento. È qui che si trovano in particolare il capitolo quarto e quinto, che rappresentano il riferimento principale da adottare per comprendere coerentemente il capitolo ottavo.
c) L’ultima coerenza da adottare per leggere il testo ci viene dalla tradizione della Chiesa. Francesco stesso precisa che non c’è un cambiamento dottrinale né disciplinare, poiché non sempre le risposte vanno cercate in questa direzione (AL 3). Il terzo capitolo è interamente dedicato a raccogliere l’insegnamento sulla famiglia a partire dal Vaticano II. L’unità della dottrina e della disciplina rimane preservata e non la si può mettere in discussione partendo da una presunta “creatività pastorale” che tenda a negarla. Le citazioni nei passaggi principali sono tratte dalla Familiaris consortio, dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e, a sostegno dell’argomentazione, soprattutto dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dalla Summa theologiae di San Tommaso d’Aquino. È difficile trovare una lista di riferimenti più “tradizionale” come quadro di comprensione di quella scelta da Papa Francesco. Vige il principio di continuità: quando, in Amoris laetitia, appare un testo ambiguo o discusso, l’unica interpretazione valida è quella che consiste nel leggerlo in continuità con il magistero precedente.
Non si può quindi giustificare in nessun modo la tentazione di cedere ad una ermeneutica come quella proposta dal cardinale Walter Kasper (o da altri teologi come Giovanni Cereti) di ritorno ad una presunta tradizione patristica che portasse ad una rottura con la tradizione precedente. Inoltre, non vi è alcuna allusione alla tradizione ortodossa di una oikonomía di tolleranza pastorale come proponevano Basilio Petrà o, prima ancora, Bernhard Häring. Questi sono percorsi di comprensione errati, che renderebbero incoerente la proposta del Papa.
(...)
UNA VISIONE PASTORALE
Il nostro interesse sta nell’aiutare ad ordinare le indicazioni di Amoris laetitia in un modello di azione pastorale plausibile. A questo riguardo, occorre ricordare l’indicazione che appare nell’Esortazione: qualsiasi processo di discernimento deve compiersi «secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo» (AL 300, che cita Relatio 2015, n. 85).
La semplicità di questa frase racchiude una grave responsabilità per il vescovo e per la realtà della pastorale diocesana. Di fatto, una simile modalità di azione ancora non si applica nelle nostre diocesi ed è necessario un tempo più o meno lungo di adattamento per poterlo fare. Il nostro auspicio è che queste pagine possano essere d’aiuto in tal senso.
Adottiamo come riferimento della nostra disamina una pastorale diocesana nella quale esista un legame fluido tra le strutture diocesane e le parrocchie, e in cui vi sia una presenza sufficiente di una pastorale familiare in entrambi i livelli. Con i dovuti adattamenti, questo approccio si può anche prendere in considerazione nella pastorale specifica dei movimenti ecclesiali e delle associazioni di famiglie.
Le proposte che seguono si concentrano prevalentemente sulle indicazioni presenti nel capitolo ottavo dell’esortazione, sempre rimanendo nel quadro di una pastorale familiare in cui la famiglia stessa è soggetto principale della sua missione nella Chiesa.
In seguito alla pubblicazione di Amoris Laetitia si sono susseguiti diversi interventi da parte di Papa Francesco, sia nella forma di lettere private a singoli vescovi o a gruppi di vescovi, sia in risposta alle domande dei giornalisti, a commento di diversi punti dell’esortazione. Per interpretare tutte queste affermazioni (che a volte sembrano indicare differenti letture del testo pontificio) è importante distinguere tra quelle pronunciate in virtù del ministero petrino, e dunque con l’autorità ricevuta da Gesù, nella fedeltà alle Scritture e alla tradizione della Chiesa, e quelle affermazioni che Francesco presenta (sia per la forma espressiva, che per la modalità di comunicazione) come opinioni private.
Questa differenza è necessaria, sia per rispetto al ministero petrino, sia per rispetto alla libertà di espressione del Papa, che, se dovesse mettere in gioco ogni volta che parla la sua autorità, non potrebbe comunicare con spontaneità. Papa Francesco è ben cosciente di questa differenza e ha fatto sapere in diverse occasioni che il suo insegnamento si trova scritto nelle sue encicliche ed esortazioni apostoliche.
Questo ci permette di concludere che finora non c’è stata nessuna chiarificazione autorevole di Amoris Laetitia, e che le diverse interviste o lettere particolari, alcune pubblicate senza autorizzazione, non hanno vero valore magisteriale. Ogni nuovo insegnamento del Papa su questo punto deve essere espresso con chiarezza, in modo che non ci sia dubbio che si eserciti l’autorità propria del ministero petrino, ricevuta dal Signore Gesù. In ogni caso rimane valido il principio generale che ogni interpretazione di Amoris Laetitia, anche se fatta dal Papa, per essere vincolante deve sempre rimanere fedele alle parole del Vangelo e alla costante tradizione e insegnamento della Chiesa.
Questa differenza è necessaria, sia per rispetto al ministero petrino, sia per rispetto alla libertà di espressione del Papa, che, se dovesse mettere in gioco ogni volta che parla la sua autorità, non potrebbe comunicare con spontaneità. Papa Francesco è ben cosciente di questa differenza e ha fatto sapere in diverse occasioni che il suo insegnamento si trova scritto nelle sue encicliche ed esortazioni apostoliche.
Questo ci permette di concludere che finora non c’è stata nessuna chiarificazione autorevole di Amoris Laetitia, e che le diverse interviste o lettere particolari, alcune pubblicate senza autorizzazione, non hanno vero valore magisteriale. Ogni nuovo insegnamento del Papa su questo punto deve essere espresso con chiarezza, in modo che non ci sia dubbio che si eserciti l’autorità propria del ministero petrino, ricevuta dal Signore Gesù. In ogni caso rimane valido il principio generale che ogni interpretazione di Amoris Laetitia, anche se fatta dal Papa, per essere vincolante deve sempre rimanere fedele alle parole del Vangelo e alla costante tradizione e insegnamento della Chiesa.
04-04-2017
- "FARE CHIAREZZA": IL NOSTRO CONVEGNO DEL 22 APRILE
I "dubia" dei quattro cardinali fanno scuola. È l'ora dei laici
"Fare chiarezza". Con lo stesso titolo-appello con cui i cardinali Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner resero pubblici i loro "dubia" sui punti più controversi di "Amoris laetitia" si terrà a Roma sabato 22 aprile un grande convegno internazionale, a un anno dalla pubblicazione dell'esortazione postsinodale.
I primi due sono ben noti ai lettori di Settimo Cielo.
Di Anna M. Silvas, cattolica di rito orientale e illustre studiosa dei Padri della Chiesa, hanno potuto leggere lo scorso giugno questa brillante e argomentatissima critica del documento di papa Francesco:
Mentre dell'italo-cileno Claudio Pierantoni, anche lui patrologo e studioso di filosofia medievale, hanno letto, lo scorso novembre, l'istruttivo parallelo tra lo sbandamento della Chiesa attuale e quello delle controversie trinitarie e cristologiche del quarto secolo, per superare le quali ci vollero dei concili ecumenici, come oggi potrebbe accadere di nuovo:
L'elemento caratterizzante del convegno è che in esso parleranno solo dei laici, a riprova di quanto la controversia che divide oggi la Chiesa non sia affatto esclusiva di "pochi" ecclesiastici retrogradi – come alcuni si azzardano a dire –, ma coinvolga l'intero "popolo di Dio".
Né tantomeno gli studiosi che prenderanno la parola il 22 aprile sono voci isolate. Basti pensare – tra i molti altri che si potrebbero citare – a due figure eminenti come il polacco Stanislaw Grygiel e il francese Rémi Brague, entrambi convinti sostenitori della fondatezza dei "dubia" sottoposti al papa dai quattro cardinali.
Nella foto, l'incontro di due giorni fa tra Francesco e uno dei quattro, l'arcivescovo emerito di Bologna Carlo Caffarra, già presidente del pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia.
Tra i firmatari dei "dubia", il cardinale Caffarra è quello al quale Jorge Mario Bergoglio ha in passato manifestato più volte la sua stima. Ed è anche quello che ha più sviluppato in pubblico gli argomenti a sostegno delle sue obiezioni ad "Amoris laetitia", in particolare nell'intervista a "Il Foglio" del 14 gennaio 2017, ampiamente ripresa in più lingue da Settimo Cielo:
L'incontro della foto è avvenuto domenica 2 aprile, durante la visita del papa alla diocesi di Carpi.
Il convegno del 22 aprile è promosso dal mensile di apologetica "Il Timone" e dal sito web "La Nuova Bussola Quotidiana", entrambi diretti da Riccardo Cascioli.
Settimo Cielo di Sandro Magister 04 apr
Settimo Cielo di Sandro Magister 04 apr
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/04/04/i-dubia-dei-quattro-cardinali-fanno-scuola-e-lora-dei-laici/
Oltre ogni “dubia”L'abbraccio tra Francesco e il cardinale Caffarra a Carpi vale più di tanti discorsi
E adesso? Dove sono finiti i contrasti, gli attacchi, la presunta infedeltà al Papa da parte dei quattro cardinali che avevano espresso i famosi “dubia”? Francesco ancora una volta ha spiazzato tutti quelli che si erano spinti a definire inqualificabili e vergognose le prese di posizione di chi aveva “osato” esternare perplessità sulle scelte del Pontefice e in particolare su alcuni aspetti dell’esortazione post sinodale “Amoris Laetitia”. Lo ha fatto con un gesto che vale più di mille discorsi.
Durante la sua visita a Carpi, tutto il mondo ha potuto vedere l’abbraccio tra il Romano Pontefice e l’arcivescovo emerito di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra. Proprio uno dei quattro porporati che avevano espresso i dubia (gli altri, come noto, sono Burke, Brandmuller e Meisner). Ma stranamente è passato tutto sotto silenzio. Poche righe, quando va bene, per liquidarlo come un incontro di circostanza. Malgrado Caffarra fosse uno dei concelebranti principali.
E invece tutto è stato fuorché un abbraccio formale. E’ stata la dimostrazione molto concreta della comunione ecclesiale vissuta nei fatti. I cardinali hanno come compito principale, a parte l’elezione del Pontefice, quello di aiutare il S. Padre nel governo della Chiesa. Non sta scritto da nessuna parte che debbano tutti uniformarsi a quello che il Papa dice e fa senza obiettare. Paolo, come racconta nella lettera ai Galati, si oppose a Pietro ma non per questo ne rifiutò o ne sminuì l’autorità. L’obbedienza è una virtù e sicuramente i cardinali hanno un vincolo particolare con il successore di Pietro. Ma questo non significa che sia necessario mettere da parte il cuore e la mente per obbedire. Se Caffarra fosse stato davvero quel feroce oppositore di Francesco descritto da tanti (esagerati) mezzi di comunicazione, sarebbe bastata una qualsiasi scusa per non presenziare alla visita. In fondo, era già stato all’inaugurazione della Cattedrale di Carpi la settimana precedente. Sarebbe stato un gesto clamoroso per marcare ancora di più la distanza con il Pontefice, la sua assenza avrebbe fatto molto più notizia. E invece è accaduto tutto il contrario.
Questo vuol dire che è stata appianata ogni divergenza? Certamente no. E’ fuori discussione che lo stile e alcune decisioni di Bergoglio possono non piacere a tutti. Ma Francesco è il Papa e senza il Papa non c’è Chiesa. Questo lo sanno bene anche i cardinali che secondo certa stampa farebbero la fronda al S. Padre. Il fatto è che bisognerebbe cominciare a mettere da parte ogni partigianeria, sia da parte dei conservatori o tradizionalisti, sia da parte dei progressisti. Osservare quello che avviene con occhi diversi, ricordando che, alla fine, quello che conta è l’amore a Cristo e alla Chiesa, è il bene delle anime. E tutti coloro che sono in comunione con il Romano Pontefice possono portare il loro contributo a questo fine. Anche da posizioni molto distanti tra loro. Perché, come ama ripetere Papa Francesco, l’unità la fa lo Spirito Santo ed è una cosa ben diversa dall’uniformità
E adesso? Dove sono finiti i contrasti, gli attacchi, la presunta infedeltà al Papa da parte dei quattro cardinali che avevano espresso i famosi “dubia”? Francesco ancora una volta ha spiazzato tutti quelli che si erano spinti a definire inqualificabili e vergognose le prese di posizione di chi aveva “osato” esternare perplessità sulle scelte del Pontefice e in particolare su alcuni aspetti dell’esortazione post sinodale “Amoris Laetitia”. Lo ha fatto con un gesto che vale più di mille discorsi.
Durante la sua visita a Carpi, tutto il mondo ha potuto vedere l’abbraccio tra il Romano Pontefice e l’arcivescovo emerito di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra. Proprio uno dei quattro porporati che avevano espresso i dubia (gli altri, come noto, sono Burke, Brandmuller e Meisner). Ma stranamente è passato tutto sotto silenzio. Poche righe, quando va bene, per liquidarlo come un incontro di circostanza. Malgrado Caffarra fosse uno dei concelebranti principali.
E invece tutto è stato fuorché un abbraccio formale. E’ stata la dimostrazione molto concreta della comunione ecclesiale vissuta nei fatti. I cardinali hanno come compito principale, a parte l’elezione del Pontefice, quello di aiutare il S. Padre nel governo della Chiesa. Non sta scritto da nessuna parte che debbano tutti uniformarsi a quello che il Papa dice e fa senza obiettare. Paolo, come racconta nella lettera ai Galati, si oppose a Pietro ma non per questo ne rifiutò o ne sminuì l’autorità. L’obbedienza è una virtù e sicuramente i cardinali hanno un vincolo particolare con il successore di Pietro. Ma questo non significa che sia necessario mettere da parte il cuore e la mente per obbedire. Se Caffarra fosse stato davvero quel feroce oppositore di Francesco descritto da tanti (esagerati) mezzi di comunicazione, sarebbe bastata una qualsiasi scusa per non presenziare alla visita. In fondo, era già stato all’inaugurazione della Cattedrale di Carpi la settimana precedente. Sarebbe stato un gesto clamoroso per marcare ancora di più la distanza con il Pontefice, la sua assenza avrebbe fatto molto più notizia. E invece è accaduto tutto il contrario.
Questo vuol dire che è stata appianata ogni divergenza? Certamente no. E’ fuori discussione che lo stile e alcune decisioni di Bergoglio possono non piacere a tutti. Ma Francesco è il Papa e senza il Papa non c’è Chiesa. Questo lo sanno bene anche i cardinali che secondo certa stampa farebbero la fronda al S. Padre. Il fatto è che bisognerebbe cominciare a mettere da parte ogni partigianeria, sia da parte dei conservatori o tradizionalisti, sia da parte dei progressisti. Osservare quello che avviene con occhi diversi, ricordando che, alla fine, quello che conta è l’amore a Cristo e alla Chiesa, è il bene delle anime. E tutti coloro che sono in comunione con il Romano Pontefice possono portare il loro contributo a questo fine. Anche da posizioni molto distanti tra loro. Perché, come ama ripetere Papa Francesco, l’unità la fa lo Spirito Santo ed è una cosa ben diversa dall’uniformità
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