LA CONFUSIONE DI AMORIS LAETITIA. UN CONVEGNO A ROMA SOLO
PER LAICI. CHIEDERE CHE PIETRO DIA CHIAREZZA. CHIARAMENTE.
E’ difficile negare che l’Amoris Laetitia, con le sue omissioni (di parti importanti del Magistero precedente), le sue noticine e le sue ambiguità abbia creato una confusione senza precedenti nel mondo cattolico. Solo qualche giorno fa sulla Nuova Bussola Quotidiana abbiamo dato conto della violenza verbale senza precedenti con cui uno dei maggiori consiglieri del Pontefice ha attaccato che rispettosamente ha chiesto chiarezza, e come il disagio si stia estendendo, invece di placarsi.
La cosa forse più interessante è che non si tratta solo di una cosa da preti, questa discussione, come forse qualcuno vorrebbe far credere. Ne siamo testimoni di persona, interagendo sui social; e vediamo come i laici, anche laici normali, siano profondamente coinvolti.
Naturalmente chi vorrebbe prima ancora dell’apertura dare un’interpretazione malevola è già al lavoro. Il “Times” di lunedì 17 aprile, titola “Hardline Catholic rebels challenge Pope’s marital reform” (Ribelli cattolici integralisti sfidano la riforma matrimoniale del Papa). Si capisce il tentativo di rendere appetibile a un pubblico distratto e certamente non particolarmente esperto questioni difficili, ma un titolo del genere è un semplice tradimento della realtà. Come scrive Giuseppe Rusconi su “Rosso Porpora” “a tale proposito è giusto e necessario ribadire che non si tratterà di un atto di ammutinamento pubblico contro il Pontefice né gli verrà posto un ultimatum, tantomeno il Convegno sarà la prima tappa di un cammino scismatico”.
Nelle intenzioni degli organizzatori e dei relatori l’appuntamento presso l’Hotel Columbus in via della Conciliazione sarà in primo luogo un momento pubblico di riflessione da parte di laici di tutto il mondo su passi ritenuti ambigui contenuti soprattutto nel capitolo VIII dell’Amoris laetitia, un documento del Magistero che ha dato origine a interpretazioni molto divergenti in seno al mondo cattolico, tali – come abbiamo visto – da creare grande confusione in chi vuol rimanere fedele alla dottrina sociale della Chiesa in materia di matrimonio e non solo.
Non è una querelle fra ecclesiastici; e infatti al Convegno la parola sarà data solo ai laici, così che l’opinione pubblica possa constatare come le perplessità sull’Amoris laetitia e dintorni non vengano solo dai “quattro gatti di cardinali in pensione” (che non sono solo quattro, anzi…) ma di una fetta consistente del mondo cattolico non clericale.
E sempre Rosso Porpora oggi offre la riflessione laica del filosofo Marcello Pera, di ascendenze laicissime, già presidente del Senato italiano tra il 2001 e il 2006, protagonista di un rapporto di amicizia intellettuale con Joseph Ratzinger, in particolare sulla questione delle radici cristiane europee.
Il 4 aprile, in occasione della presentazione presso la Lateranense – Pontificio Istituto Giovanni Paolo II – di un Vademecum sull’Amoris laetitia (autori Kampowski, Granados, Perez-Soba), Pera ha rilevato che tale vademecum “nasce da una preoccupazione evidente, quella che l’innovazione in corso non diventi una frattura, una crisi del cristianesimo; è una preoccupazione che percepisco non solo nel testo dei tre autori, ma anche in tanti altri interventi in materia”, Il timore è insomma che si prospetti “una forma di assorbimento, poi di resa a una cultura secolare diffusa”. Secondo Pera in papa Bergoglio “certo c’è una forte innovazione rispetto ai due predecessori. E’ in corso un processo che è qualcosa di più di un aggiornamento del linguaggio e si prospetta in realtà come un cambio della dottrina”. Tale sensazione si fonda anche su “tanti interventi estemporanei, apparentemente extra-cathedram, di Francesco”: in ogni caso essi sono interessanti, poiché “sono spia di un pensiero ambiguo”. Che si fonda su “due nozioni-chiave, tramite le quali papa Francesco sta radicalmente innovando il cattolicesimo”: riguardano l’applicazione delle norme morali assolute e la pratica del discernimento.
In sintesi: “Discernere non può voler dire sospendere il giudizio. Il ‘Chi sono io per giudicare?’ potrebbe invece indurre a pensare che il giudizio possa essere sospeso”, ma il giudicare “non può diventare arbitrio soggettivo”. Ovvero: “Discernere non dovrebbe poter significare che si deve giudicare caso per caso, poiché così agendo si perderebbe l’assolutezza della norma e si negherebbe il comandamento di Dio”. Marcello Pera è preoccupato quando sente che “la misericordia viene prima del giudizio”. E “vede una pressione enorme del laicismo sulla Chiesa cattolica, al cui interno si avvertono peraltro scricchiolii notevoli derivati dal volersi conciliare con la marea laicista montante”. Un grave errore, poiché “di punti di riferimento morali e spirituali abbiamo tutti bisogno. La loro perdita sarebbe un danno enorme non solo per il cristianesimo e per l’Europa, ma per la civiltà intera”.
MARCO TOSATTI
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