FRANCESCO: ANCHE LUI NON POTREBBE
INSEGNARE A LOVANIO
Il triste caso del professor Stéphane Mercier, sospeso dall’Università cattolica di Lovanio per aver espresso opinioni in linea con la Dottrina sociale della Chiesa su aborto e gender, ma giudicate inaccettabili per la loro nettezza. La conferenza episcopale belga e il suo portavoce. Un commento di ‘Avvenire’ che suscita sospetti di ‘limatura’ in versione galantina.
Martedì 28 marzo a Roma la Galleria Alberto Sordi (piazza Colonna) ha ospitato un incontro molto interessante in occasione della presentazione di “Sfida all’Occidente, il terrorismo islamico e le sue conseguenze”, un’antologia di interventi in materia dal 2001 a oggi curata da Gaetano Quagliariello e Andrea Spiri (Fondazione Magna Charta e Rubbettino). Al dibattito – moderato da Eugenia Roccella – hanno partecipato lo stesso Quagliariello, Massimiliano Fedriga, Paolo Romani, Maurizio Sacconi e Giulio Tremonti. L’incontro (di cui riferiremo dettagliatamente in un prossimo articolo) è stato incentrato sul filo rosso che unisce l’offensiva del terrorismo islamico alla grave crisi di valori che caratterizza l’odierno Occidente, sempre più percorso da fremiti suicidi. A tale proposito può essere utile soffermarsi su un caso emblematico di tale decadenza che in questi giorni scuote non solo il Belgio, ma anche il mondo cattolico ben al di là di Bruxelles.
BELGIO, EX-NAZIONE CATTOLICA
Tra gli esempi più recenti di un cattolicesimo occidentale che rinuncia ai valori della dottrina sociale della Chiesa c’è quanto successo in Belgio sul tema dell’aborto. In Belgio - è tristemente noto – il cattolicesimo è in grave crisi da anni: e chi ha cercato di risollevarne le sorti (o almeno la vacillante dignità) ha dovuto fare i conti non solo con le famigerate Femen, ma anche con l’ostilità dell’establishment cattolico considerato oggi con favore da Santa Marta. Il riferimento è naturalmente all’arcivescovo emerito di Malines-Bruxelles André- Joseph Léonard, punito con la negazione di quella porpora attribuita invece con solerzia al suo successore, l’odierno cardinale Jozef de Kesel, casualmente pupillo del cardinale Godfried Danneels (grande amico di Francesco). Del cattolicesimo belga da sempre è simbolo l’Università di Lovanio (UCL, fondata dai vescovi belgi nel 1834 a Malines e trasferita l’anno seguente a Lovanio): è anche vero che in materia di fecondazione artificiale e di eutanasia tale istituzione è entrata ormai da un quindicennio in conflitto grave con la dottrina sociale della Chiesa (ed è stata richiamata all’ordine- ma senza risultati - negli anni di Benedetto XVI sia da Roma che dall’arcivescovo Léonard).
Il suo motto è Sedes Sapientiae. Di che razza di ‘sapienza’ si tratti ai tempi nostri lo mostra l’episodio riguardante il professor Stéphane Mercier, incaricato di tenere due corsi di filosofia presso l’Università (i suoi sono studenti del primo anno di ingegneria civile).
Mercier ha basato le sue lezioni su una nota di 14 pagine (riportata nei più importanti siti belgi) intitolata “La philosophie pour la vie”, con sottotitolo “Contre un prétendu ‘droit de choisir’ l’avortement” (contro un preteso ‘diritto di scelta’ dell’aborto). Ad introdurre la nota un versetto biblico dei Proverbi (31,8): “Aperi os tuum muto et causis omnium filiorum qui pertranseunt” (“Apri la tua bocca al muto in difesa di tutti i derelitti”, scrive la Bibbia del 2014 della San Paolo).
All’ottavo paragrafo della nota si legge tra l’altro (traduciamo dal francese):
“L’ ‘interruzione di gravidanza’ è un eufemismo che dissimula una menzogna: la verità è che l’aborto è l’omicidio di una persona innocente. Ed è un omicidio particolarmente abietto, poiché l’innocente in causa è privo di difesa”.
(…) Eh sì, se l’aborto è un assassinio, come si è detto, non è ancora più grave di uno stupro? Lo stupro è immorale e per fortuna è anche illegale. L’aborto, che è ancora più immorale, non dovrebbe a più forte ragione essere anch’esso illegale? (…)
Poiché il vero scandalo è vedere che da noi l’omicidio è permesso: con l’aborto l’omicidio è perfino rimborsato dalla mutua”.
LOVANIO, EX- UNIVERSITA’ CATTOLICA?
Apriti cielo, anzi inferno! Venutolo a sapere, l’Università ’cattolica’ ha incominciato a indagare (vedi sul sito della Radiotelevisione belga francofona del 21 marzo): “Prima di pronunciarci sul merito, vogliamo ascoltare il professore e determinare in che ambito la nota è stata utilizzata” ha detto Tania Van Hemelryck, consigliera del rettore per la ‘politica di genere’. Giusto per segnalarlo, il giorno dopo, il 22 marzo, l’illustre consigliera ha ritwittato compiaciuta la notizia dell’uscita negli Stati Uniti - proprio al tempo di Trump e ad opera di “tre giovani femministe americane”- di una nuova rivista illustrata, ‘The Repro Right Zine’, “per informare sui diritti sessuali e riproduttivi. Necessario e senza tabù”.
Il 24 marzo ecco il primo comunicato dell’Università cattolica di Lovanio, dal titolo “L’UCL sospende i corsi di S. Mercier e avvia una procedura disciplinare nei suoi confronti”. E’ tutto da leggere:
“All’inizio della settimana l’UCL è stata richiesta di un parere riguardo a una nota nel quadro di un corso, redatta da uno dei suoi professori invitati, Stéphane Mercier, sul tema dell’aborto.
Dopo aver ascoltato Stéphane Mercier, le autorità accademiche hanno deciso di avviare una procedura disciplinare contro di lui, tutt’ora in corso.
Inoltre l’UCL ha deciso di sospendere fino a nuovo ordine i due corsi affidati a Stéphane Mercier.
L’UCL ricorda che, nello spirito della legge che depenalizza l’aborto votata nel 1990, essa rispetta l’autonomia delle donne a scegliere, nelle circostanze precisate dal legislatore”.
Il secondo comunicato dell’UCL è di venerdì sera 31 marzo. Ne parleremo dopo, considerando gli altri avvenimenti registrati tra le due date.
IL 26 MARZO, UNA DOMENICA RICCA DI AVVENIMENTI
Per domenica 26 marzo le notizie sono tre.
La prima: la ‘Marcia per la vita’ di Bruxelles, dove gli oltre 2000 partecipanti hanno acclamato Stéphane Mercier: “Sono qui come essere umano, come filosofo, come credente – ha detto il professore – E’ un mio compito preciso come filosofo di meditare liberamente sul senso e sulla dignità della vita. Un’università cattolica dovrebbe secondo me difendere la dignità della vita. Credo che gli studenti universitari siano perfettamente in grado di pensare criticamente e di comprendere il valore della libertà d’espressione” (vedi “Le Soir”).
La seconda: c’è di mezzo un gesuita à la page. Non pensate subito male: non è axxxxxx sxxxxxx e nemmeno ayyyyy syyy, ma il portavoce della Conferenza episcopale belga, Tommy Scholtès, che ha rilasciato dichiarazioni pesanti su Mercier.
Leggiamone alcune (vedi ancora “Le Soir”): “Le parole di Stéphane Mercier mi sembrano caricaturali. Il termine ‘omicidio’ è troppo forte (NdR: è lecito ricordare al gesuita Scholtès che un altro gesuita nonché Papa, Jorge Mario Bergoglio, ha definito l’aborto “crimine orrendo”?): presuppone una violenza, un atto commesso in piena consapevolezza, con un’intenzione, e ciò non tiene conto della situazione di persone, spesso nel disagio più grande. (…) Tali formule non aiutano proprio la Chiesa specie nell’ambito dell’appello alla vita lanciato dal Papa. (…) L’UCL e i vescovi del Belgio sono due cose vicine e nel contempo differenti. Non abbiamo pareri da dare su quanto dice l’UCL. (…) La Marcia per la Vita è un’iniziativa privata di cattolici, non un’iniziativa ufficiale”. Sono dichiarazioni quelle del gesuita portavoce dei vescovi belgi che hanno suscitato comprensibilmente grande indignazione in quella parte di cattolici belgi ancora legati alla dottrina sociale della Chiesa.
La terza: sempre domenica 26 marzo la Radiotelevisione belga francofona dà notizia di un comunicato di undici studenti dell’UCL ‘turbati’ da quanto detto in un’altra lezione dal professor Mercier (i cui studenti sono un centinaio). “In effetti – scrivono gli undici– in un altro corso di filosofia tenuto il 16 marzo, il docente ha ripetuto affermazioni che noi potremmo considerare inammissibili. Stavolta era un’arringa omofoba e transfobica”. Analizzando filosoficamente testi di Judith Beutler sull’ideologia gender, Mercier ha attaccato il ‘mariage pour tous’ (leggi: ‘matrimonio’ tra omosessuali), rilevando che non può definirsi matrimonio l’unione tra due omosessuali. Ha poi osservato Mercier: “La premessa di Judith Beutler è che, dal momento che si amano, dovrebbero avere il diritto di sposarsi. E allora come la mettiamo con il matrimonio incestuoso, con gli scambi intergenerazionali?”. Tali affermazioni, concludono gli undici, “sembrano oltrepassare chiaramente i limiti della legalità”. La protesta degli undici è stata appoggiata dalla segretaria generale dell’Associazione degli studenti dell’UCL (tali associazioni sono assai spesso poco rappresentative, al di là del nome), Helène Jane-Aluja, per la quale le parole di Mercier sono del tutto al di fuori del codice deontologico dell’Università.
27 MARZO E 29 MARZO: LA REAZIONE DI MERCIER
Proseguiamo. Il 27 marzo viene pubblicata (vedi il blog di Yves Daoudal) la reazione del professor Mercier alle dichiarazioni del portavoce della Conferenza episcopale belga. Il docente consiglia al gesuita una “piccola rilettura” di ‘Gaudium et Spes’ (al cui paragrafo 51 si legge che“aborto e infanticidio sono crimini abominevoli”), di ‘Evangelium vitae’ (al cui paragrafo 62 si legge che l’aborto è “l’assassinio deliberato di un essere umano innocente”), di ‘Evangelii Gaudium’ (al cui paragrafo 214 si legge che “non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione”). Tale rilettura “gli farebbe un gran bene”. Mercier si difende anche dalle accusa di “omofobia”: “Ho anche svolto un corso, poco prima della mia sospensione, per spiegare che la teoria del gender è un’aberrazione ideologica”, riassumendo un argomentario di due pensatori non certo cattolici come Drieu Godefridi e Bérénice Levet (con prefazione di Michel Onfray).
Il 29 marzo il quotidiano “La Libre Belgique” pubblica un’intervista a Mercier, in cui il docente si chiede- riferendosi al primo comunicato dell’UCL - quali siano i valori urtati con il suo corso. E rispiega che l’accusa di omofobia è “senza fondamento”: “L’intenzione era di sottoporre a una critica filosofica l’ideologia del gender (in particolare di quello omosessualista presentato da Judith Butler)”, evocando riassuntivamente due opere di autori non cattolici, “molto critici verso tale ideologia”. Mercier rileva inoltre che la maggior parte dei suoi studenti ha compreso che lui non imponeva il suo punto di vista, come del resto aveva ribadito in più occasioni.
LA CONFERENZA EPISCOPALE BELGA FRANCOFONA: EREDE CONTEMPORANEA DI PONZIO PILATO
Intanto il 28 marzo era uscito il comunicato della Conferenza episcopale belga francofona, che Radio Vaticana dello stesso giorno ha così introdotto: “La sospensione di un insegnante dell’Università cattolica di Lovanio, Stéphane Mercier, a causa della diffusione durante un corso di un documento anti-aborto, suscita un’intensa controversia in Belgio”. Si può già notare che, se ne riferisce in tali termini la prudentissima (in questi ambiti) Radio Vaticana, ciò lascia pensare che il dibattito sia rovente in Belgio, ma che anche a Roma qualche reazione di peso ci sia stata…
Leggiamo il comunicato episcopale, posto sotto il titolo (che già dice tutto sulla sostanza) “Sospensione del professor Mercier: i vescovi danno fiducia all’UCL”:
“Riguardo alla sospensione dei corsi di monsieur Stéphane Mercier (…) i vescovi ripongono fiducia nel procedimento interno condotto attualmente dall’UCL.
I vescovi sperano che la controversia insorta possa contribuire a una discussione serena sull’aborto nella società.
I vescovi sono contrari all’aborto in ragione del rispetto per la vita. Secondo il diritto belga, non c’è un diritto all’aborto. La legge prevede che l’aborto possa essere praticato osservando certe condizioni previste dalla legge senza risvolti penali. La legge prevede così in quali casi l’aborto è autorizzato oppure no. Ma come tale l’aborto è un delitto e rileva sempre del diritto penale.
C’è però un’aggiunta: "Anche se la Chiesa è contraria all’aborto, distingue tra persona e atto. La Chiesa comprende che alcune donne pervengano alla decisione di abortire essendo in situazioni penose, difficili, magari disperate. La gravità dell’aborto è un dramma per il bambino, per i suoi genitori e per la società. Per ragioni di comprensione verso tali situazioni drammatiche, i vescovi ci tengono molto a che si parli sempre delle persone e delle coppie che fanno la scelta dell’aborto con delicatezza e tatto”. E così Mercier è servito.
31 MARZO: PROPOSTA DI SANZIONE DISCIPLINARE PER MERCIER
La conclusione (provvisoria) è arrivata poco dopo, venerdì sera 31 marzo, per voce dell’Università cattolica di Lovanio che in un comunicato, intitolato “L’UCL ha chiuso l’istruttoria di m. Stéphane Mercier nell’ambito del procedimento disciplinare che lo riguarda”, scrive:
“L’UCL ha aperto, qualche giorno fa, un procedimento disciplinare riguardante un incaricato di corsi invitato in filosofia, m. Stéphane Mercier. Questo procedimento è una conseguenza delle affermazioni che egli ha fatto nel quadro dei suoi corsi a proposito dell’aborto, fondati su un documento di cui è l’autore, e a proposito della teoria del gender.
L’UCL ha del resto deciso di sospendere le attività di insegnamento di m. Mercier, poiché è apparso che la serenità richiesta per dispensare i suoi insegnamenti in buone condizioni non era più assicurata.
M. Mercier è stato ascoltato. L’istruttoria del dossier è chiusa e ha condotto a una proposta di sanzione disciplinare (NdR: le varianti vanno dal richiamo verbale al licenziamento). L’interessato ne è stato subito informato. Ricorsi sono autorizzati dalla procedura. L’insegnamento resta sospeso fino alla decisione finale.
Tutto ciò, che rileva del rapporto contrattuale tra un datore di lavoro e il suo dipendente, si è svolto – da parte dell’UCL – nella confidenzialità più stretta alfine di rispettare i diritti delle persone coinvolte.
Conclusione filosofica d’alto spessore: “La libertà accademica è fondante per la missione dell’università. L’UCL si è distanziata dalle posizioni prese da m. Mercier. L’UCL ci tiene a ricordare il suo profondo attaccamento al ruolo dell’università come animatrice di dibattiti e scambi, anche su questioni controverse. Questo ruolo, essenziale per la formazione di cittadini critici e responsabili, non può esercitarsi pienamente che garantendo l’espressione serena e rispettosa di differenti punti di vista e in ambiti fondati sul rigore scientifico. E’ con questo spirito che l’università ha avviato l’istruttoria in seguito alle denunce di cui è stata portata a conoscenza”.
NEANCHE PAPA FRANCESCO POTREBBE INSEGNARE A LOVANIO
In attesa di ulteriori sviluppi, si può già trarre dalla vicenda belga una prima deduzione: papa Francesco non potrebbe oggi insegnare a Lovanio. Infatti, pur tra ondeggiamenti (avanti e ‘ndré) tanto frequenti quanto appariscenti, percepiti in modo catastrofico da non pochi cattolici fedeli alla Dottrina sociale della Chiesa, il Pontefice regnante si è comunque espresso più volte in modo netto e anche vigoroso su aborto e gender. Ricordiamo ad esempio la definizione di aborto come “crimine orrendo” nell’intervista del 20 novembre 2016 a conclusione del Giubileo della Misericordia (a Tv2000); oppure quanto detto a proposito di gender (“colonizzazione ideologica, grande nemico del matrimonio, ecc…) di ritorno da Manila, a Napoli, in Georgia, di ritorno dall’Azerbaijan. Per lui non ci sarebbe certo scampo in una Lovanio presidiata dalla sicuramente occhiuta consigliera del rettore per la politica del gender.
‘AVVENIRE’: UN COMMENTO ASSAI SOSPETTO DI LIMATURA
Ancora una noterella su come il giornale galantino, cioè catto-inciuciante, Avvenire ha riferito sabato primo aprile di quanto accaduto a Lovanio. E’ sostanzialmente neutra la cronaca da Bruxelles di Giovanni Maria Del Re a pagina 13, in taglio basso, sotto il titolo “Belgio. ‘L’aborto è omicidio’. Docente sospeso a Lovanio” e il sottotitolo suona “Un caso all’Università Cattolica, tra le più prestigiose d’Europa. Il filosofo Stéphane Mercier rischia il licenziamento. I vescovi: no alla Igv, ma distinguere tra persona e atto”.
In prima appare il ‘lancio’ di un commento di don Roberto Colombo, esperto di bioetica e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Pontificia Università Lateranense. Il testo riportato a pagina 2 ha il titolo “Ma che cos’è l’aborto, se non spezzare la vita?”, preceduto dall’occhiello “Il doloroso caso Mercier all’Università di Lovanio. Nel commento don Colombo argomenta come sempre con lucidità sulla vicenda, evocando tra l’altro la tradizione cattolica in materia di aborto volontariamente procurato, una tradizione che “a buon titolo può essere considerata patrimonio permanente dell’insegnamento antropologico e morale proposto dalla Chiesa”. C’è però nel commento un qualcosa di troppo mieloso per una penna che sa essere anche pungente come quella di don Colombo: dopo un commento così rigoroso ci si aspetterebbe una forte presa di distanza dall’atteggiamento (vergognoso, pilatesco?) della Conferenza episcopale belga - portavoce compreso - e della Università ‘cattolica’ di Lovanio. Invece a tale proposito ci dobbiamo accontentare di un “Rimane pertanto da comprendere il significato di ciò che è stato dichiarato dal portavoce della Conferenza episcopale belga” (NdR: di cui abbiamo riferito più sopra). Anche la frase finale: “Ci auguriamo che la pur severa procedura disciplinare promossa dall’Università cattolica di Lovanio aiuti una chiarezza opportuna e attesa su questa vicenda” non ci sembra – a naso – partorita dalla penna brillante di don Colombo.
Insomma non riusciamo a toglierci di dosso il forte sospetto che don Colombo sia stato costretto a ‘limare’ il commento, su volontà galantina del direttore o di chi per esso. Come se un leone riconosciuto avesse dovuto sottostare a una ‘zampicure’ per ridurre l’incisività degli artigli. Ma criticare, anche se con buone ragioni, la conferenza episcopale belga (al proposito citiamo Marco Tosatti su ‘la Nuova Bussola quotidiana’: “Forse non è un caso che nell’unico seminario rimasto nel Paese, quello di Namur, nel 2016 non sia entrato nessun nuovo seminarista francofono”) forse non è consigliabile in casa Avvenire. Non sia mai… la Conferenza belga potrebbe offendersi, magari lamentarsi con Santa Marta. Le lamentele giungerebbero alla Circonvallazione Aurelia e lì c’è Galantino…. Meglio evitare!
FRANCESCO: ANCHE LUI NON POTREBBE INSEGNARE A LOVANIO – di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 3 aprile 2017
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