O CRISTO O IL MONDO
Credete di ingannare Dio? Non potete servire 2 padroni! Quante volte lo ha detto Gesù e con quanta forza. La Neochiesa ha ridotto Cristo a un profeta qualsiasi come fanno islamici e giudei e come hanno sempre fatto gli atei di Francesco Lamendola
Non potete servire due padroni! Quante volte lo ha detto Gesù Cristo, e con quanta forza; e come i cristiani dovrebbero ripetersi spesso quelle parole del Maestro, perché sembra proprio che se le siano dimenticate, o che non le abbiano neppure presenti. A partire dal Concilio Vaticano II, improvvisamente, sembra che il dovere primario della Chiesa e dei cristiani sia quello di “dialogare” con il mondo, di avere fiducia nel mondo, di fare ogni attenzione per non dare fastidio al mondo, e, se possibile, per andare d’amore e d’accordo con esso. E come lo stanno prendendo sul serio, questo dovere! Si direbbe che siano più che disposti a mandar giù qualsiasi boccone, pur di non compromettere le loro buone relazioni con il mondo; al punto che quei bocconi non sembrano più loro tanto amari, al contrario, si ha la netta sensazione che li trovino perfettamente di loro gusto.
Ad esempio: pur di non suonare una nota stonata, i cattolici già da alcuni decenni hanno praticamente smesso di parlare dell’aborto; di denunciarlo come per quello che è, ossia un peccato gravissimo; di mettere in discussione i presupposti filosofici e morali dai quali discendono le legislazioni abortiste. Non solo: quando, recentemente, un professore belga ha osato ricordare ai suoi alunni che l’aborto, secondo la dottrina cattolica, è la soppressione di una vita innocente, ed è stato prontamente licenziato, i vescovi del suo Paese si son guardati bene dal prendere le sue difese; al contrario, l’hanno completamente scaricato, con l’aria di voler dire: Ben ti sta, seccatore! Non lo capisci che quelli come te ci rompono le uova nel paniere, proprio ora che eravamo giunti così a buon punto nel nostro proficuo e costruttivo dialogo col mondo? Non capisci che tu e quelli come te puzzate di sacrestia, che noi non vi vogliamo avere più tra i piedi, che siete per noi una seccatura e una pietra d’inciampo? Volete capirla, sì o no, che il cattolicesimo non è quello che credete voi, ma che è diventato, per merito nostro, una religione molto più aperta e accogliente di quel che non arrivate neppure a immaginare; e che la vostra chiusura, la vostra grettezza, il vostro bigottismo, ci danno fastidio e ci urtano profondamente?
Gesù è venuto per salvare il mondo, non per giudicarlo. Ma il mondo non lo ha voluto, lo ha respinto, lo ha crocifisso: e questo rifiuto non si limita al fatto storico della Passione, ma si rinnova ogni giorno, ogni ora, laddove il Vangelo viene rifiutato, deriso, insultato, profanato. Ci sono molti modi in cui il mondo si adopera per contrapporsi al Vangelo, e la lotta frontale, spietata, brutale, è solo uno di essi. C’è un altro modo, assai più subdolo, e, forse, più efficace: quello di aggredirlo dall’interno, fingendo devozione, ma “aperta”, e simulando rispetto, ma in maniera “tollerante” verso tutte le altre fedi, le altre ideologie e gli altri sistemi di morale. Questo è il metodo preferito dai lupi che si travestono da agnelli; dai pastori che, invece di pascolare e custodire il gregge, lo spingono verso il precipizio; e da tutti quei falsi teologi e quei sacerdoti indegni che si servono delle loro apparenze cattoliche per trarre i fedeli in inganno, per confonderli e per trascinarli con sé nell’errore, verso la perdizione eterna. Parliamoci chiaro: il Nemico è già entrato nella Chiesa, nel tempio santo di Dio; si sta già adoperando, dall’interno di essa, per adulterare la dottrina, dopo aver stravolto la pastorale e distrutto, o quasi, la sacra liturgia; e, dalle posizioni decisive che è riuscito ad occupare, si prepara a sferrare l’assalto fiale, anzi, molti segni fanno pensare che tale assalto finale sia già incominciato. E tutto questo il Nemico è stato in grado di farlo a partire da quando i cristiani, il clero perfino prima dei laici, hanno incominciato a sentire il richiamo del mondo, a invidiare la “libertà” del mondo, a provare un complesso d’inferiorità di fronte ai “successi” del mondo, e hanno voluto emulare le cose di quaggiù, sbarazzandosi, in cambio d’un piatto di lenticchie, della loro primogenitura divina, cioè gettando alle ortiche il loro grande, incomparabile privilegio: quello di essere nella luce di Cristo.
E allora proviamo a rinfrescarci la memoria, ad esempio rileggendo la Prima lettera di Giovanni (2, 15-26; tradizione della Bibbia di Gerusalemme):
Non amaste né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
Figlioli, questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venie l’anticristo. Di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stato dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete l’unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità. Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre.
Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna.
Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. L’alternativa, dunque, è netta. E non si venga a dire, come fanno i biblisti e i teologi modernisti, che in testi come questo si riflette l’attesa imminente del ritorno di Cristo e la fine del mondo. In realtà, l’atteggiamento descritto nella Prima lettera di Giovanni è esattamente lo stesso che dovrebbero avere i cristiani di ieri, di oggi e di sempre: quello dell’attesa trepidante. Vegliate e pregate, perché voi non sapete quando verrà lo sposo, aveva ammonito Gesù in persona, dopo aver narrato ai suoi ascoltatori la parabola delle vergini savie e delle vergini stolte. Ed è lo stesso atteggiamento descritto in tanti altri passi del Nuovo Testamento, fra l’altro nella Prima lettera di Pietro: La fine di tutte le cose è vicina… Il diavolo, come leone ruggente, se ne va attorno cercando chi divorare.
Sì, lo sappiamo; questo linguaggio è duro: non per nulla, da sempre, ma specialmente ai nostri giorni, vi sono dei cristiani che si danno un gran daffare per annacquare il loro significato, per smussarne gli spigoli, per addolcirne le asprezze. I cristiani all’acqua di rose, i cristiani della domenica, che vogliono tenere il piede in due staffe, non gradiscono che si ricordi loro il dovere di fare una scelta netta fra il mondo e Cristo. Ma perché volete essere tanto rigidi?, essi chiedono, seccati da una tale intransigenza; la vita è già abbastanza dura, perché mai dovremmo complicarcela ulteriormente? Anche il papa Francesco, di recente, ha accusato certi cristiani, e si riferiva ai cosiddetti tradizionalisti (nome assolutamente improprio, dato che si riferisce semplicemente ai veri cattolici; gli altri essendo i modernisti, che cattolici non lo sono, anche se pretendono di esserlo), di essere “rigidi”, e di avere, addirittura, una doppia vita. Niente affatto: semmai, è vero il contrario: ad avere una doppia vita, sono quei sedicenti cattolici che vogliono andare d’amore e d’accordo con il mondo; sono quei cardinali che amano mostrarsi con i loro bei crocifissi d’oro e pietre preziose, nelle cerimonie solenni; quei teologi che si pavoneggiano davanti alle telecamere, nelle loro frequenti comparse televisive; quei sacerdoti vanagloriosi e narcisisti che godono di essere ammirati e applauditi dai “fedeli”, per il fatto di non parlare mai del peccato, della morte e del giudizio, di non criticare mai l’immoralità, di non richiamare mai nessuno ad una vita cristiana più coerente, più disinteressata, più pulita, meno avida di piaceri e di ricchezze. Come se le parole di Gesù Cristo e quelle degli Apostoli fossero acqua fresca, e come se fosse lecito manipolarle e travisarle fino a neutralizzare il loro significato. E tale significato è semplicemente inequivocabile: o si appartiene al mondo, o si appartiene a Cristo.
I sedicenti cattolici, modernisti e progressisti, schiumano di rabbia e arrotano i denti, quando sentono fare – sempre più raramente, ormai – tali discorsi, perché essi ricordano loro quanto sono infedeli al Vangelo, e tormentano la loro cattiva coscienza. Del resto, proprio nel passo citato della Prima lettera di Giovanni, si dice chiaramente che gli anticristi non verranno dal di fuori, ma dall’interno della Chiesa: e forse questo è il passaggio più inquietante dell’intera epistola: Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. Ecco, dunque, la verità: a sferrare l’assalto finale contro la Sposa di Cristo, non saranno, o non saranno solamente, i suoi nemici esterni; no: saranno anche, e soprattutto, i falsi cristiani, i falsi seguaci del Vangelo, usciti proprio dalle file dei credenti, e, all’apparenza, simili agli altri, almeno fino al momento della grande ribellione, della grande apostasia. L’apostasia è negare che Cristo sia il Figlio del Padre, negare la sua divinità: il che si può fare in parecchi modi, non sempre evidenti e riconoscibili al primo sguardo, o meglio, partendo da diverse strategie.
Ci colpisce il fatto che molto sedicenti cattolici modernisti, e anche molti membri del clero, per non parlare dei teologi progressisti, pur non arrivando a negare subito, direttamente ed esplicitamente, la divinità di Cristo, stanno però creando le premesse per una tale negazione, semplicemente smettendo di parlarne e parlando, invece, di Gesù come di un semplice uomo, anche se non adoperano questa espressione. Dopo aver negato i suoi miracoli, uno ad uno, dicendo che gl’indemoniati erano solo degli epilettici, che i sordi e i ciechi erano solo dei malati d’isterismo, che la figlia di Giairo era in catalessi e non morta, che Gesù non camminava sul mare in tempesta, ma sembrava camminare, e che i cinque pani e i due pesci non erano proprio così pochi, ma che quei numeri sono da intendersi in senso simbolico, e che insomma, stringendo un po’ la cinghia, vi fu da mangiare per tutti, e sia pure un rapido spuntino, eccetera; dopo aver eliminato, in pratica, tutto ciò che è soprannaturale dalla vita di Gesù, essi vogliono mostrare che Gesù è stato un esempio, un modello, ma di cosa?, di un atteggiamento etico. Insomma, lo riducono alle proporzioni di un profeta, di un grand’uomo, se vogliamo dir così, ma sempre un uomo e nulla di più: esattamente come fanno gli islamici e i giudei, e come sempre hanno fatto gli atei, o almeno quelli che non odiano addirittura la figura di Cristo, ma dicono di ammirarla, purché rimanga circoscritta entro limiti puramente umani. Risorto? E chi lo sa? Lo ha detto anche il papa Francesco, in una delle sue affermazioni scandalose, cui, purtroppo, ci ha abituati: il 19 aprile 2017, in una udienza generale in Piazza san Pietro, ha affermato, testualmente, che la morte di Gesù è un fatto storico, mentre la sua resurrezione è solo un atto di fede; il che è come se avesse detto: Tutti voi siete tenuti a credere che Gesù è morto; poi, che Egli sia anche risorto, questo lo creda chi sa e chi può, io non mi voglio immischiare, sbrigatevela voi con la vostra coscienza e con la vostra intelligenza. Non crederete mica che il compito del papa sia quello di corroborare la fede dei cattolici, vero? Al contrario, è dal primo giorno della mia elezione che cerco di farvi capire che mio compito è quello d’insinuarvi dei dubbi.
In genere, i modernisti (smettiamola di chiamarli come non meritano di essere chiamati, cioè “cattolici”) hanno buon gioco nel dire che i cristiani hanno non solo il diritto, ma il dovere di parlare col mondo, perché sono anch’essi uomini fra gli uomini, e come Cristo si fece uomo in mezzo alle genti, anche i suoi seguaci non devono fuggire il mondo, ma amarlo e cercarlo. È una grossa menzogna, naturalmente, ma ammantata da un’apparenza di verità. Gesù non ama il mondo per quello che è, così come non ama gli uomini per quello che sono, ma per quello che possono essere: ama il diamante che c’è in essi, magari sepolto sotto strati di fango. Gesù non ama i peccatori perché sono peccatori, ma perché li vuole redimere dai loro peccati; e non amava l’adultera perché era adultera, ma nonostante fosse adultera; e non amava affatto Erode Antipa, che aveva fatto decapitare Giovanni il Battista, tanto è vero che non gli rivolse nemmeno una parola e non si curò di rispondere alle sue domande. Se noi cristiani fossimo capaci di amare il mondo così come lo amava Lui, cioè per redimerlo e non per adagiarvisi, certo anche noi potremmo farlo; ma poiché non ne siamo capaci, dato che per noi amare il mondo significa prendere a modello i suoi vizi, a cominciare dalla sua indulgenza verso il peccato, allora la sola cosa onesta che possiamo fare è quella di tenerci ben distinti da esso. Certo, per un lato noi siamo cittadini di questo mondo: ma da ciò, a identificarci con la sua prospettiva, e dal fare nostri i suoi valori, che sono, in realtà, disvalori e contro-valori; da qui a lasciarci sedurre dalle sue lusinghe, fingendo, ipocritamente, di voler solo “dialogare” - e a che scopo, poi?; Gesù non “dialogava” con il mondo! –, e a prendere per buone le sue “verità”, che altro non sono che menzogne, ce ne corre. Crediamo forse di poter ingannare Dio?
O si ama il mondo, o si ama Cristo
di Francesco Lamendola
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