Un Santo Rosario stasera a Biella, per il piccolo Charlie Guard, vittima di un potere assassino
Un bambino sarà assassinato, ma i suoi carnefici e i loro mandanti non finiranno, come meriterebbero, sulla forca. Tutto sarà fatto nella “legalità”, questo nuovo mostro diabolico con cui una società in putrefazione copre le sue orribili vergogne.
Tutti conoscono la vicenda del piccolo Charlie Guard. Un tribunale lo ha condannato a morte; l’uccisione dell’innocente è un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio. Di quale colpa può essersi macchiato un bimbo così piccolo? Una colpa terribile: è un “peso”. Non vota, non lavora, non fa raccolta differenziata, non partecipa a gay-pride. È malato e bisognoso di cure e di amore. Il potere politico della nazione di cui il piccolo è cittadino non muove un dito: che muoia! Ma soprattutto chi dovrebbe, da Roma, alzare la voce fino a farsi sentire in tutto il mondo, tace. Traditori e complici/vittime del diavolo. Ogni persona dotata di senno tragga le conclusioni.
Il sangue degli innocenti non ricade solo su chi lo versa, ma anche su chi diviene complice del crimine con il suo silenzio.
La società della felicità-ora-e-subito non si accontenta più di assassinare i suoi figli nell’utero materno; va oltre. In questo è coerente. L’azione del diavolo è ormai così scatenata che dobbiamo moltiplicare le preghiere. Un Ave Maria recitato con vera devozione è un terribile colpo per il principe di questo mondo.
Abbiamo ricevuto questo comunicato, che riportiamo integralmente, invitando gli amici che seguono Riscossa Cristiana – da qualsiasi parte d’Italia o del mondo si trovino – a partecipare alla recita di questo Santo Rosario. Invochiamo la misericordia – quella vera, non quella da discount – di Dio, perché la misura è stracolma e ormai qualsiasi castigo è possibile.
PD
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Serata testimonianza e preghiera per Charlie GUARD – per fermare il boia di stato
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Siete tutti caldamente invitati a partecipare, a fronte di una condanna pubblica è doverosa una difesa pubblica, andiamo in piazza a testimoniare e pregare.
Ci troveremo per dire sì alle cure dei bambini disabili, sì all’amore incondizionato a ogni bambino sano o malato, prima o dopo la nascita. Perché ogni vita, dal concepimento alla vera morte è sacra, ha valore e quindi dignità somma, superiori a qualsiasi bene materiale.
Ci troveremo per dire a Charlie e a tutto il mondo che i bimbi invocano di essere amati e curati sempre, prima e dopo la nascita, anche quando diverranno anziani e per questa società cattiva diverranno ‘inutili’ e un ‘peso’ da eliminare con l’eutanasia.
Charlie, papà e mamma, in rappresentanza di tutti i bambini innocenti e delle relative famiglie, siamo con voi.
Reciteremo per voi il S. Rosario.
– di Paolo Deotto
30/6/2017https://www.riscossacristiana.it/un-santo-rosario-stasera-a-biella-per-il-piccolo-charlie-guard-vittima-di-un-potere-assassino-di-paolo-deotto/
Giorgia Meloni sfida Papa Francesco: "Santo Padre, perché non parli?"
"Perché il Santo Padre, che è sempre attento a tutte le questioni delicate e importanti, dall'immigrazione alle pensioni d'oro, non risponde alla lettera con la quale gli chiedono di intervenire sul caso di Charlie Gard?". Se lo chiede il leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Il tema è quello, scottante, di Charlie Gard, il bambino a cui sarà staccata la spina, per decisione dei giudici, perché afflitto da una rara malattia genetica ritenuta incurabile. "Perché tace di fronte alla barbarie di un bambino privato delle cure necessarie, lasciato morire dallo Stato contro il parere dei suoi genitori? Santità, dica qualcosa, Charlie è ancora vivo".
Charlie, vittima di una società che non sa più cos’è la vita
di Giorgio Enrico Cavallo
Soffriva, poveretto. Tanto, prima o poi sarebbe morto comunque. No all’accanimento terapeutico. Ne abbiamo sentite tante, sulla storia di Charlie Gard. Troppe: contro chi prendeva le difese di questa creatura innocente condannata a morte, è stata sfoderata la più classica delle antologie della cultura (?) contemporanea. Che senso ha vivere quando si soffre? Perché negare un gesto di misericordia ad un bimbo che tanto morirà? Perché accanirsi su di lui? Guai a rispondere parlando di diritto alla vita. Guai a rispondere che la vita è sacra. Guai, soprattutto, a rispondere che per i cattolici ci sono dei comandamenti da rispettare, tra i quali il quinto che più o meno (cito a memoria, eh) dice così: “non uccidere”. Non: “non uccidere le persone sane, ma uccidi pure i malati”. No: c’è scritto proprio non uccidere.
Siamo arrivati a questo punto. Siamo uomini che si credono colti, istruiti, sapienti, perché abbiamo studiato nelle università, abbiamo fatto i master, siamo il top. Ma a differenza dei nostri avi, che erano rozzi, ignoranti e analfabeti, noi uomini di scienza, di lettere e dall’intuito fino abbiamo dimenticato l’importanza della vita e della morte. E l’abbiamo dimenticato – pensiamoci bene – perché abbiamo rimosso chi ci abbia messo a questo mondo, oppure perché abbiamo deliberatamente scelto di porci dall’altra parte della barricata. Quella del male. Avete presente la scena de “I demoni” di Dostoevskij, nella quale Aleksej Kirillov si suicida per dimostrare l’inesistenza di Dio? Un suicidio educativo, il suo: perché, secondo una frase che Dostoevskij userà anche ne “I fratelli Karamazov”, se Dio è morto, tutto è possibile. Anche ammazzarsi o, per estensione, anche ammazzare il prossimo. Chi ti fermerà? Uccidendo Dio, portandolo lontano dalla nostra società, dalla nostra casa, dalla nostra anima, credevamo che tutto fosse possibile. Ci credevamo degli eroi. Invece, è possibile soltanto scegliere la morte: la propria o quella altrui. Ma mai scegliere la vita, perché la vita è Cristo.
Dunque, signori, la questione è tutta qui: o torniamo a Cristo, o altri Charlie saliranno sul patibolo. E mica i criminali: no, per loro c’è la comprensione della società. C’è il pubblico perdono. C’è il “chi sono io per giudicare”. Non che si debba condannare a morte un criminale: anche per loro vale il diritto alla vita. Ma per Charlie non c’è stata comprensione. Non c’è stato perdono. Non c’è stato nessuno che si sia chiesto: “chi sono io per giudicare se una vita deve essere vissuta o no?”. I giudici l’hanno detto: quel bambino deve morire, i genitori devono rassegnarsi. Possono sempre farne un altro, di bambino, no? Tanto, i bambini sono degli usa-e-getta, alla stregua degli oggetti che si comprano e se si rompono, pazienza. Ne compri un altro.
L’amoralità dell’Occidente è tutta condensata nella storia di Charlie. La mostruosità del suo apparato giuridico è tutta qui. Perché quel bambino poteva avere una possibilità di guarire, seppur remota. Perché quel bambino era amato dai genitori. Perché quel bambino era vivo. Lo hanno condannato perché chi ha la morte nel cuore non può far altro che scegliere la morte. Si dirà: ma la sofferenza? Si dovrà rispondere: ma la vita? Cos’ha più valore: la sofferenza o la vita? Cos’è preferibile: la morte o la vita? Chi è che scegliamo: il Nemico o Cristo?
http://www.campariedemaistre.com/2017/06/charlie-vittima-di-una-societa-che-non.html
L’uomo bianco e il bambino Charlie
di Alberto Di Janni
Vi era un uomo bianco che ogni giorno dava splendidi conviti con cardinali, vescovi, politici, infedeli, eretici, e teneva magnifici discorsi. Vi era pure un povero bambino, chiamato Charlie, che era malato e che un giudice iniquo voleva per questo uccidere. Il bambino aspettava bramoso che qualche parola in suo favore cadesse dalla bocca dell’uomo bianco.
Ora avvenne che il bambino morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì pure l’uomo bianco e gli fu data sepoltura. Ora, trovandosi nell’inferno, alzò gli occhi e, mentre era in preda ai tormenti, vide da lontano Abramo e Charlie nel suo seno, ed esclamò: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Charlie, che intinga la punta del suo dito nell’acqua, per refrigerarmi la lingua, perché spasimo dal dolore in questa fiamma”. Abramo rispose: “Figliuolo, ricorda che tu durante la vita hai ricevuto la tua parte di beni e Charlie la sua parte di mali, durante la propria; ora egli è qui consolato, mentre tu sei tormentato; e per di più fra noi e voi è stato fissato un grande abisso, di modo che quelli i quali volessero di qui passare a voi, non possono e neppure quelli, che di costì volessero venire fino a noi”.
Allora soggiunse: “Ti prego dunque, o padre, di mandarlo alla mia chiesa, perché ho cardinali e vescovi e teologi, per attestar loro il mio stato, affinché non vengano anch’essi in questo luogo di tormenti”: Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti: li ascoltino!”. Ma egli insisté: “No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà a loro, faranno penitenza”.
Gli oppose Abramo: “Non ascoltano Mosè né i Profeti e non credono neanche a Uno che è risuscitato dai morti: crederanno forse a un bambino?”
https://www.radiospada.org/2017/06/luomo-bianco-e-il-bambino-charlie/
Dio non lo vorrebbe
30 giugno 2017
Senza alcun diritto io dico: Dio non lo vorrebbe. Voi direte: “chi sei tu per affermarlo”? Nessuno, appunto, ma lo dico: “ Dio non lo vorrebbe”, opinione libera si chiama.
Non piace l’opinione libera, quando poi si nomina Dio, si rischia l’accusa di integralismo, mentre “il laico”, purché tale si dichiari ha una patente di impunità e progressismo assicurata.
Dio non lo vorrebbe, lo sento, da buon romantico, da piccolo poeta, lo sento.
Avete fatto in fretta, vi da fastidio la morte, vero? Meglio sbrigare la faccenda rapidamente; una fiala di morfina che ti faccia scivolare via. La chiamano pietà, ma verso chi? verso chi muore o verso chi vive? L’ho visto fare, hanno fretta, il dolore costringe il pensiero davanti alla possibilità del non senso, allora, meglio chiamarla pietà e chiudere il conto, come si chiude una bara. Esiste il protocollo non detto del risparmio, lo chiamano accanimento terapeutico, anche quando nessuno si accanisce, ma semplicemente vorrebbe lasciar vivere. Non esiste soltanto la vita cosciente, oggi si adora feticisticamente ogni forma di vita, aria, cielo, foreste, animali, insetti.
Rispettiamo i prati e le formiche, ogni vita chiama al rispetto. Per un cane abbandonato si piange, per un bimbo che muore di fame, sento dire.” si diano da fare è anche colpa loro”. Ma la vita umana incosciente la si giudica indegna, quasi un genio avesse diritti maggiori di un ebete. Nessuno conosce il mistero del coma, imbarazza la fissità, il silenzio, il solo respiro. Preferiremmo la voce, il canto, la risata, l’attività. Ma accanto a chi dorme in attesa dell’oltre o del ritorno al mondo degli attivi, esiste un esercito di innamorati e l’amore non calcola, spera, sempre. Perché anche per chi crede, l’unica vita per ora vista, è questa. Davanti al silenzio di istituzioni laiche e religiose, davanti all’opportunistico equilibrismo, vediamo un volto di bambino appeso a macchine, tubicini, mascherine che tengono vivo il flebile lumino. Perché soffiare, con tale forza? Vorreste fossero mamma e papà a farlo, vero? Allora la coscienza vuota si placherebbe e sareste giustificati, giudici senza giustizia. Ma quei genitori non soffieranno, sarete voi a farlo, assumetevi tutta la responsabilità del vostro gesto. Amen.
Non piace l’opinione libera, quando poi si nomina Dio, si rischia l’accusa di integralismo, mentre “il laico”, purché tale si dichiari ha una patente di impunità e progressismo assicurata.
Dio non lo vorrebbe, lo sento, da buon romantico, da piccolo poeta, lo sento.
Avete fatto in fretta, vi da fastidio la morte, vero? Meglio sbrigare la faccenda rapidamente; una fiala di morfina che ti faccia scivolare via. La chiamano pietà, ma verso chi? verso chi muore o verso chi vive? L’ho visto fare, hanno fretta, il dolore costringe il pensiero davanti alla possibilità del non senso, allora, meglio chiamarla pietà e chiudere il conto, come si chiude una bara. Esiste il protocollo non detto del risparmio, lo chiamano accanimento terapeutico, anche quando nessuno si accanisce, ma semplicemente vorrebbe lasciar vivere. Non esiste soltanto la vita cosciente, oggi si adora feticisticamente ogni forma di vita, aria, cielo, foreste, animali, insetti.
Rispettiamo i prati e le formiche, ogni vita chiama al rispetto. Per un cane abbandonato si piange, per un bimbo che muore di fame, sento dire.” si diano da fare è anche colpa loro”. Ma la vita umana incosciente la si giudica indegna, quasi un genio avesse diritti maggiori di un ebete. Nessuno conosce il mistero del coma, imbarazza la fissità, il silenzio, il solo respiro. Preferiremmo la voce, il canto, la risata, l’attività. Ma accanto a chi dorme in attesa dell’oltre o del ritorno al mondo degli attivi, esiste un esercito di innamorati e l’amore non calcola, spera, sempre. Perché anche per chi crede, l’unica vita per ora vista, è questa. Davanti al silenzio di istituzioni laiche e religiose, davanti all’opportunistico equilibrismo, vediamo un volto di bambino appeso a macchine, tubicini, mascherine che tengono vivo il flebile lumino. Perché soffiare, con tale forza? Vorreste fossero mamma e papà a farlo, vero? Allora la coscienza vuota si placherebbe e sareste giustificati, giudici senza giustizia. Ma quei genitori non soffieranno, sarete voi a farlo, assumetevi tutta la responsabilità del vostro gesto. Amen.
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