ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 25 giugno 2017

Dentro la maschera della fede

UNA CRISI INARRESTABILE
Germania, anno 0 della fede: chiudono le parrocchie
Nella diocesi di Trier in Germania entro il 2020 le parrocchie passeranno da 900 ad appena 35 e nasceranno molti centri pastorali. Lo ha deciso il vescovo Ackermann, tra i protagonisti del Sinodo straordinario in chiave super liberal. Intanto le ordinazioni sacerdotali nel 2017 saranno solo 76.
Qualche tempo fa abbiamo riportato le parole di un giornalista tedesco, non cattolico, ex protestante che avvertiva la Chiesa cattolica: se vi mettete sulla stessa strada delle Chiese riformate del nostro Paese, farete la stessa fine. E cioè la scomparsa. Il commentatore in questione, Jan Fleishhauer, parlava di “autosecolarizzazione” come dello strumento di suicidio delle confessioni interessate.

Le previsioni di quel commentatore si stanno avverando con una rapidità impressionante. Non dimentichiamo che la Chiesa tedesca, come quella belga e austriaca, sono le punte di lancia del progressismo cattolico in Europa, cioè le più sensibili ai “valori” e ai “diritti” generati senza soluzione di continuità dalla cultura dominante. E sono anche le Chiese che stanno appoggiando con maggior vigore lo smantellamento di alcuni capisaldi della fede cattolica: il matrimonio e l’Eucarestia, come dimostrano le prese di posizione di questi mesi in tema di “Amoris Laetitia”.

I segnali non mancano. Eccone uno simbolicamente molto importante. Il vescovo della più antica diocesi tedesca, Trier, mons. Stephan Ackermann, ha annunciato a Gloria.tv che le sue circa novecento parrocchie saranno ridotte a trentacinque nel 2020.  Ackermann, un vescovo molto progressista, ha annunciato che le nuove parrocchie non avranno in comune con le vecchie niente se non il nome. E’ un annuncio che riporta alla mente il piano pastorale, contestato dai fedeli rimasti nella capitale belga, Bruxelles, e voluto dal cardinal De Kesel, il beniamino del cardinale Danneels. Anch’esso prevede la scomparsa di molte parrocchie e il loro accorpamento in centri pastorali. Ackermann ha parlato di una “crisi” che obbliga a misure drastiche.

Trier non è solo la più antica diocesi cattolica della Germania. Il suo nome è legato a due Marx. In essa è nato Karl Marx. E fino alla promozione a Monaco di Baviera era la sede episcopale di Reinhardt Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, membro del “C 9” e di altri importanti organismi vaticani, e uno dei sostenitori della linea del Pontefice regnante.  Di Marx sono famose non solo l’appoggio all’Amoris Laetitia, ma anche dichiarazioni in cui si accennava alla necessità di ridiscutere il celibato per i preti di rito latino, l’apprezzamento per alcune unioni omosessuali, e la necessità da parte della Chiesa di scusarsi con gli omosessuali “perché abbiamo fatto molto per marginalizzarli”. A Trier Marx fu negligente nel trattare un caso di abusi sessuali, un’accusa la cui fondatezza ha ammesso di recente.

Dal 2009 Marx fu trasferito a Monaco. Da notare che quella che è la capitale cattolica del Paese, con oltre un milione e settecentomila fedeli, l’anno scorso ha avuto un solo nuovo ingresso in seminario; e in totale ci sono 37 seminaristi in vari stadi di formazione.

Ackermann nel Sinodo del 2014, parlando del problema dei divorziati risposati e dei sacramenti, disse: “Noi vescovi dovremo fare dei suggerimenti su questo punto. Dobbiamo rinforzare il senso di responsabilità delle persone e poi rispettare le loro decisioni di coscienza”. Aggiunse anche che non era più difendibile l’idea che ogni tipo di coabitazione prima del matrimonio fosse peccato mortale, e che la Chiesa non poteva ignorare unioni fra persone dello stesso sesso che avessero promesso fedeltà e cura reciproche.

Ackermann balzò agli onori delle cronache quando rifiutò che fosse celebrata una messa di requiem tradizionale per padre Adolf Mohr, un sacerdote di 86 anni morto di cancro e che nelle sue ultime volontà ne aveva fatto esplicita richiesta. Di fronte a un’ondate di proteste sui social Ackrmann alla fine dovette acconsentire.

Ma Trier, o Monaco, non sono le sole diocesi dove si manifesta in maniera sempre più evidente che l’autosecolarizzazione non paga. Katholisch.de, sito ufficiale della Chiesa tedesca, ha annunciato qualche settimana fa che le diocesi di Osnabrück e di Magonza, la diocesi di origine del Prefetto della Fede, il cardinale Gerhard Müller, non ordineranno nessun nuovo sacerdote quest’anno.

In generale, in tutta la Germania, il numero delle ordinazioni sacerdotali resterà basso anche quest’anno. Secondo un sondaggio condotto dalla Katholishce Nachrichten-Agentur (KNA) in 27 diocesi tedesce saranno ordinati 76 nuovi sacerdoti. Non è un minimo storico, toccato nel 2015 con 51 nuovi preti. Ma è un calo rispetto allo scorso anno (82) e da anni più fortunati: nel 1995, in pieno effetto Giovanni Paolo II, la Germania ebbe 186 nuovi sacerdoti.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.