La «Donna» che chiude la storia
Si ha l’impressione, studiando la vicenda delle apparizioni mariane – e ci riferiamo alle più famose e riconosciute dalla Chiesa: Rue du Bac, Lourdes, La Salette, Fatima, Cracovia (quest’ultima a santa Faustina Kowalska), ma anche a molte altre – non a tutte -, meno note e non riconosciute, o non ancora riconosciute ufficialmente, che la Vergine Maria, a partire dal XIX secolo, stia moltiplicando i sui appelli all’umanità. Si ha l’impressione, cioè, che la Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e il capo coronato da dodici stelle, abbia qualcosa di urgente da dire, una parola decisiva da rivolgere all’umanità, in relazione a gravi avvenimenti che si stanno preparando, o che, forse, l’umanità sta preparando a se stessa. Qualunque cattolico sa bene che la Rivelazione si è compiuta con il fatto dell’Ascensione di Gesù e con la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, e che non vi è più nulla da aggiungere al Vangelo, perché la Parola di Dio, che in esso si manifesta agli uomini, è completa e definitiva. E infatti, non vi sono cose nuove nei messaggi mariani. Nondimeno, pur trattandosi di cose già note – dal punto di vista teologico – si ha l’impressione che la pedagogia della Madonna sia quella di insistere, insistere, insistere, nel ricordare ai suoi figli le verità del Vangelo che, pur essendo già note, restano tuttavia largamente disattese. E, in questo senso, le apparizioni mariane del XIX e del XX secolo non sono affatto un di più, di cui il credente possa fare tranquillamente a meno, perché, pur non rivestendo il valore di dogmi, esse alludono a qualcosa che non può e non deve rimane inascoltato. Che cosa?
A questo punto, ci sia permesso porre una domanda: che cosa dovrebbe fare, la buona signora, oltre a quello che ha già fatto? Certo, potrebbe disinteressarsi della cosa, e lasciare che accada quel che deve accadere. Ma ella è una persona altruista, generosissima, degna madre di quel nobile figlio: non ce la fa a restare a guardare la rovina del palazzo e ad assistere all’ormai imminente catastrofe che incombe su quei disgraziati. Ella sa che alcuni, anche se pochi, sono innocenti, e non si sono macchiati di alcuna colpa; e sa anche che molti dei violenti, dei disonesti, dei fannulloni e dei poco di buono, sono piuttosto dei disgraziati, che dei malvagi; sa anche, infine, che, dietro tanto abbandono, tanto disordine, tanta miseria morale e materiale, vi sono i piani tenebrosi di un potente avversario, che si tiene celato nell’ombra e che sfrutta ogni debolezza, ogni meschinità, ogni brama scomposta di quelle persone: un personaggio che, per odio contro suo figlio, ha giurato di far andare ogni cosa in malora, in modo che quegli uomini, già destinati a vivere una vita serena e in piena sicurezza, rotolino inesorabilmente, e per propria colpa, verso un destino di sofferenza, squallore e disperazione. E allora ecco che la buona signora, senza lasciarsi scoraggiare dalla nera ingratitudine di quelle persone, ricordando quanto suo figlio le ha amate e ha desiderato, per esse, una vita migliore, non solo non si arrende, ma effettua delle visite sempre più frequenti, sempre più pressanti, sempre più preoccupate, per svegliare, scuotere, ridestare le buone attitudini presenti in quella gente, e per metterla in guardia contro il disastro ormai vicino.
Ecco: questo è, crediamo, il senso delle frequenti apparizioni mariane, nel corso degli ultimi due secoli: apparizioni che, guarda caso, coincidono con la parabola terminale della civiltà moderna, sempre più proiettata verso traguardi puramente materiali e sempre più dimentica della verità, della giustizia, dell’amore, della bellezza, e di tutto ciò che Dio ha donato agli uomini per mezzo di suo Figlio. La Madonna non è un accessorio decorativo della teologia cattolica: la Madonna è il perno del progetto della Redenzione divina; senza il suo Fiat, esso non sarebbe stato possibile. Dio stesso non avrebbe potuto spingere il Suo amore per l’umanità fino al limite estremo, quello di farsi uomo anche Lui e di nascere da un ventre di donna, per vivere dall’interno la condizione delle creature e per mostrare ad esse la via della perfezione. Maria, pertanto – con buona pace della teologia protestante, con la quale quella cattolica non ha niente a che fare – è la Donna che accompagna il progetto di Redenzione dal principio alla fine: da quando esso venne annunciato ad Adamo e ad Eva, dopo la loro cacciata dal Paradiso terrestre, alle profezie finali, contenute nel Libro dell’Apocalisse, nelle quali si parla degli ultimi giorni e del ritorno definitivo di Gesù Cristo sulla terra, per giudicare, insieme al Padre e allo Spirito Santo, i vivi e i morti. A quel punto, verranno cieli nuovi e una terra nuova, e il senso ultimo dell’intera creazione sarà finalmente rivelato; e le domande che gli uomini si fanno da sempre, troveranno la risposta. E tutto questo sarà stato reso possibile da Maria, da quel suo Fiat all’arcangelo Gabriele, che l’ha resa madre di tutta l’umanità.
Scriveva don Lamberto Gregorio Schiatti (1937-2002), sacerdote paolino, scrittore, giornalista, che fu a lungo direttore della Gazzetta d’Alba, nel suo libro La Mamma di Gesù, che, pur essendo stato pensato per un pubblico di giovanissimi, come tutto ciò che viene scritto in maniera intelligente, si presta ad utili riflessioni anche da parte degli adulti (Torino, Edizioni Paoline, 1976, pp. 153-155):
L’apostolo san Giovanni nell’ultima parte della Bibbia, l’Apocalisse, che descrive gli avvenimenti della fine del mondo, narra la gloria di una “Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle”.
La Chiesa applica a Maria questa profezia. Quando si concluderà la storia, quando tutte le creature dell’universo parteciperanno al trionfo definitivo di Dio, dinanzi a tutti i miliardi di uomini che in tanti millenni sono passati su questa terra Maria apparirà come il più grande prodigio della onnipotenza di Dio.
Gli astri del firmamento non sono che fiochi riflessi della sua luce; le più fulgide figure della storia umana non sono che ombre in confronto alla sua grandezza.
La visione gloriosa della “Donna vestita di sole” conclude la storia dell’umanità, iniziata all’alba del settimo giorno nel paradiso terrestre con la promessa della “Donna nemica del serpente”.
La presenza di Maria copre l’intero arco della storia umana: dal giardino di delizie in cui nacque l‘aspettativa di lei fino all’annunzio di Gabriele a Nazaret; dalla notte santa a Betlemme all’oscurità sconvolta del venerdì santo; dall’alba della Resurrezione alla prima Pentecoste; dall’inizio della Chiesa fino all’ultimo giorno della storia umana, quando nel fulgore della sua gloria di vincitrice del serpente apparirà “vestita di sole con la luna sotto ai suoi piedi e una corona di dodici stelle”: è sempre la “Donna” promessa che realizza il provvidenziale piano mediante il quale Dio stesso si è fatto uomo perché tutti gli uomini potessero divenire figli di Dio. […] Maria è veramente la nuova Eva, come Gesù è il nuovo Adamo. I primi uomini peccarono e tutti i loro figli furono condannati all’inimicizia di Dio e alla morte; Gesù, il Figlio di Dio, volle divenire uomo e offrire al Padre celeste una riparazione adeguata e fu per questo Figlio di Maria.
di Francesco Lamendola del 26-06-2017
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