L’acqua benedetta e la lotta al demonio
di Don Marcello Stanzione
“Il diavolo e l’acqua santa” è una espressione assai popolare nel nostro linguaggio quotidiano per indicare due realtà antitetiche ed infatti l’uso dell’acqua benedetta è un’efficace protezione contro l’influsso del diavolo: “Mi chiedi perché ti raccomando sempre – afferma il fondatore canonizzato dell’Opus Dei – con tanto impegno, l’uso quotidiano dell’acqua benedetta. Potrei darti molte ragioni. Ti basterà sicuramente questa della Santa di Avila: “Da nulla fuggono i demoni, e per non far ritorno, più che dell’acqua benedetta”.
L’uso dell’acqua benedetta è molto presente nel rituale dell’esorcismo maggiore, come nelle preghiere di liberazione. È un sacramentale che sarebbe bene non trascurare! La parola “sacramentale”, ci ricorda l’esorcista romano mons. Proja, si usa sia in modo di sostantivo. Come aggettivo specifica tutto ciò che riguarda i sacramenti, segni efficaci della Grazia, istituiti da Gesù e custoditi e amministrati dalla Chiesa. Si dice allora “grazia sacramentale”, “ liturgia sacramentale”, “teologia sacramentale”, ecc.; come sostantivo indica invece varie realtà spirituali visibili, destinati anch’esse, come i sacramenti, al bene spirituale delle anime, al di fuori dei sacramenti, e chiamate “ i sacramentali”. ( Il Codice di Diritto Canonico cosi definisce i sacramentali: “ sono segni con cui, per qualche imitazione dei sacramenti, vengono significati ed ottenuti, per la impetrazione della Chiesa, effetti soprattutto spirituali” – 1166). Il Catechismo della Chiesa cattolica cosi definisce i sacramentali: “la santa madre Chiesa ha istituito i “sacramentali”. Questi sono segni sacri dai quali, per una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie condizioni della vita” (N. 1667). Continua poi l’esposizione nei nn. 1668-1673. I sacramenti, poiché istituiti da Gesù, non possono essere trattati come cosa propria della Chiesa, ma custoditi, analizzati razionalmente e messi a disposizione dei fedeli, cosi come Gesù li vuole.
L’insegnamento e la pastorale della Chiesa, attraverso i secoli, si estende solo a qualcosa di esterno all’assenza del sacramento: il modo pratico dell’amministrazione, le formule verbali essenziali o solo utili, la veste, ecc.; i sacramentali sono invece opera della Chiesa (gerarchia e fedeli) e pertanto sono soggetti alle disposizioni legislative o pastorali, alle necessità dei tempi, al gusto spirituale dei fedeli ecc., rientrano cioè in quella evoluzione storica attraverso la quale si snoda la vita ecclesiale. Nessuna meraviglia, scrive mons. Proja, per la nascita o per lo scomparire di qualche sacramentale. Ecco l’esempio dei cosiddetti “Ordini minori” che la Chiesa stabiliva come preparazione all’Ordinazione sacerdotale. Erano quattro: “Ostiario”, “Lettore”, “ Esorcista”, “Accolito”, due dei quali nel Concilio Vaticano II sono stati aboliti (ostiario ed esorcista) e due mantenuti, ed inoltre estesi e concessi anche a laici che non stanno facendo alcun cammino di vita sacerdotale o di vita consacrata. E’ la Chiesa che cammina nella storia e tenta di adeguarsi ai tempi. Questa ed altre evoluzioni storiche riguardano sia la gerarchia che la comunità dei fedeli, ambedue sotto l’influsso dello Spirito Santo. Si noti la convergenza dei sacramentali provenienti dalla sacra liturgia con quelli provenienti dall’uso dei fedeli: il bacio a Gesù Crocifisso nei riti del Venerdì Santo è prescritto dalla liturgia della Passione del Signore, mentre il bacio a Gesù Bambino, la sera dell’Epifania è un uso indotto dalla pietà popolare. Ambedue sono sacramentali pubblici con identica finalità di amore attraverso il gesto familiare del bacio. Ambedue sono perciò fonte di grazie.
Circa gli effetti dei sacramentali il catechismo dice “soprattutto spirituali”, cioè riguardano il bene delle anime nell’ambito della grazia con la quale Dio guida gli uomini verso di Lui e quindi verso la loro eterna salvezza. Si dice “soprattutto”, il che significa che vi possono essere degli effetti anche temporali, secondo la regola generale della preghiera di impetrazione. Tutti gli effetti, sia spirituali che temporali, per verificarsi esigono che il fedele nel ricevere i sacramentali, debba agire con fede, con fiducia nella bontà divina, con il desiderio di amare Dio e quindi con opposizione ai peccati, anche quelli veniali. Se le predette condizioni mancano del tutto, gli effetti sia spirituali che temporali non si verificano per niente (o quasi), se vi sono in parte, gli effetti saranno parziali. Dio è infinitamente misericordioso e spesso attraverso i sacramentali dona i suoi favori spirituali anche a coloro che vivono in peccato mortale, ma conservano in fondo al cuore una certa amarezza ed un certo desiderio di volersi emendare o mettersi a posto secondo la Sua santa volontà. Ecco per esempio il caso di coloro che hanno una situazione disordinata di matrimonio e perciò non possono ricevere l’assoluzione sacramentale e la S. Comunione (lo possono però in pericolo di morte!). Se essi sentono il disagio di questa loro situazione e vorrebbero ordinarla, ma al momento è impossibile, essi devono pregare molto e possono ricevere l’uno o l’altro sacramentale, come frequentare la Messa. Persino persone non cristiane possono ricevere qualche sacramentale, per esempio le benedizioni, e ne riceveranno effetti di grazia proporzionati alle disposizioni individuali. Evidentemente l’ateo o l’incredulo totale non possono ricevere i sacramenti, né i sacramentali. Gli effetti temporali molte volte colpiscono di più per la loro visibilità: guarigione da malattia dopo una benedizione, abbondante fruttificazione di terreni dopo una benedizione dei campi, la pioggia dopo una processione penitenziale, la riuscita insperata in un concorso, ecc. Occorre vigilare a che i vari effetti temporali non assumano un ruolo primario nella pietà dei fedeli. Deve risuonare netta la raccomandazione di Gesù: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù” ( Mt 6,33). Riguardo alle disposizioni personali all’utile recezione dei sacramentali va notato che si può e si deve fare assegnamento su quello che comunemente si definisce “il tesoro della Chiesa”, e cioè tutto l’insieme dei meriti, delle preghiere, dell’amore (carità) di Gesù redentore, della Beata Vergine, dei santi del cielo e di tutti coloro che in terra vivono ed agiscono in grazia di Dio. Persino le preghiere delle anime del purgatorio contribuiscono a questo immenso tesoro di grazie che viene quotidianamente riservato da Dio su tutti gli uomini.
Alcune direttive pratiche secondo mons. Proja:
1) I sacramentali costituiscono culto a Dio, ma relativo, quindi vanno giudicati in relazione al culto assoluto, interiore, in spirito e verità. Qualora venissero usati senza questo riferimento (in modo più o meno esplicito), non avrebbero alcun valore nella vita soprannaturale.
2) I sacramentali vanno usati nel modo stabilito dalla liturgia e da altre norme pratiche prescritte dall’autorità ecclesiastica (santo Padre e Congregazione pontificie, principalmente quella del Culto Divino e quella dei Vescovi); altrimenti sarebbero abusivi o spiritualmente disordinati.
3) Vanno preceduti ed accompagnati dallo sforzo di mettersi e mantenersi nella grazia del Signore e perciò tenersi lontani da quelle circostanze ed occasioni di cedere al peccato, che si incontrano nella vita. Nel caso della Indulgenza plenaria (applicabile solo a se stessi o alle anime del Purgatorio), si esige un distacco di volontà da ogni peccato, anche da quelli veniali volontari.
Con le predette disposizioni, l’uso dei sacramentali riesce notevolmente vantaggioso per il progresso spirituale, sia per la visibilità dei segni collegati con le realtà spirituali, sia per la facilità della loro comprensione da parte di tutti, anche dei fanciulli e da persone di tenue livello culturale. Inoltre mentre i sacramenti richiedono un tempo ed azioni circoscritte per essere ricevute, i sacramentali sono in continua possibilità d’uso in tutti i momenti della giornata, in tutti i luoghi, in tutte le più svariate circostanze della vita. Basti pensare alla corona benedetta del Rosario “vera catena che ci rannoda a Dio” ( beato Bartolo Longo) per mezzo della beata Vergine in atmosfera di amore e contemplazione. Diventa quindi strumento di vittoria sul demonio, il quale prova una rabbiosa ostilità, tanto che una volta è strato costretto ad ammettere che “quella cosa lì ( la corona) è per me una ghigliottina”. S’intende che si fa ghigliottina quando il cristiano si sforza di recitare il rosario con fede, raccoglimento, devozione.
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L’acqua dopo la benedizione fatta da un vescovo, da un sacerdote o da un diacono viene comunemente detta “santa”, cioè utilizzata per azioni legate allo sforzo di santità che ogni cristiano deve fare. La liturgia ne fa largo uso: agli ingressi delle Chiese, nelle sagrestie, all’inizio della Messa solenne mediante l’aspersione ai fedeli, in tutte le benedizioni di persone o cose, nella liturgia funeraria. L’acqua santa diventa tale dopo la benedizione, espressa in due formulari stabiliti dalla Chiesa, attualmente nel Messale prima dell’espressione nella Messa solenne. Il ministro ordinato deve attenersi a quelle formule. Per la benedizione privata basta un Oremus preso dai due formulari del Messale. L’uso di mescolare il sale benedetto all’acqua (ad imitazione di Eliseo profeta) è facoltativo e richiede di recitare l’apposita preghiera. Non v’è distinzione alcuna tra l’acqua santa senza sale e quella con il sale. L’acqua benedetta (o santa) si può usare sia per berla con devozione nelle varie difficoltà della vita, sia per farsi il segno della croce, sia per aspergerla su di sé o nella propria casa, usando la formula trinitaria: “in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. (Non è il contatto fisico dell’acqua benedetta con le persone e le cose che ricevono la benedizione ma è il segno espressivo della purificazione e della benevolenza divina che si annette all’espressione dell’acqua benedetta. Questo soprattutto quando l’aspersione dell’acqua benedetta viene effettuata in modo collettivo).
Nel quadro della pastorale della liberazione e dell’esorcismo, l’acqua benedetta permette di chiarire a volte la natura del male col quale abbiamo a che fare, ma sarebbe azzardato affidarsi ad essa solamente per rivelare una presenza malefica. Quest’acqua benedetta non è magica, nel senso in cui essa non è lo strumento unico per il quale il cielo ci aiuta a rivelare sistematicamente la presenza di un demonio con la sua semplice aspersione. Possiamo osservare molto spesso che questa può provocare nulla ad un soggetto posseduto. É la preghiera la cosa più importante! Il rituale dell’esorcismo maggiore comincia con una lunghissima litania dei santi che invitiamo a unirsi alla nostra preghiera che combatte contro gli spiriti tenebrosi.
Si può rimanere stupiti dalla lunghezza di questa litania, ma molti esorcisti hanno potuto constatare la sua efficacia! Questa preghiera, nel quadro dell’esorcismo maggiore, è un vero rivelatore delle presenze maligne. Per evitare ogni forma di angoscia, o anche di paura, diversi esorcisti esperti non pronunciano mai la parola “ESORCISMO” che ha un impatto troppo forte sulla sensibilità delle persone. La maggior parte delle volte, il fedele che chiede le preghiere è piuttosto calmo durante questa litania dei santi: egli sa che si invoca una lunga lista di santi ai quali si chiede di “pregare per noi”. Diversi esorcisti tuttavia hanno potuto vedere scatenarsi immediatamente nel corso della recitazione della litania dei fenomeni molto brutali: esplosione di una collera assolutamente inaspettata, attacchi di insania in persone ordinariamente serene.
Scrive l’esorcista padre Aleck Omales: “Potrei illustrare una seduta in cui la litania dei santi e l’utilizzo dell’acqua benedetta confermarono una presenza malefica. Una donna brillante, sana di corpo e di spirito, impegnata politicamente al alti livelli, mi era stata mandata da un sacerdote di Parigi che era giunto a una possibile possessione tanto i fenomeni di cui era stato testimone erano fuori dal comune. Io presi seriamente questa seduta, è per questo che mi sforzavo di prendere le distanze, in rapporto a ciò che mi era stato detto a suo riguardo pregando interiormente per essere in pace e nella fiducia nella presenza di Gesù. Invitai questa donna a sedersi di fronte ad una grande statua della Vergine e ad un crocifisso posto al di sopra del camino del cenobio. Dopo averle spiegato l’importanza della preghiera, la litania cominciò normalmente. La invitai dopo ogni invocazione dei santi a rispondere bene ad alta voce: “Pregate per noi”. Ella lo fece con molto raccoglimento, e dopo qualche minuto, come mi misi dietro di lei, presi discretamente la mia fiaschetta di acqua benedetta, e senza che ella potette rendersene conto, senza interrompere la litania, gliene versai una piccola goccia sul suo soprabito! Fu l’unica volta in cui sono rimasto gelato dalla testa ai piedi tanto la reazione fu più che inaspettata! La sua testa roteò in un colpo solo su se stessa e cominciò a gonfiarsi lentamente. Fulminandomi con lo sguardo, ella mi gridò: “Non farmi mai più ciò! Capito! Mai!”. Era evidente che ella non aveva potuto vedermi versare questa goccia di acqua benedetta. Siccome non avevo terminato il mio discernimento a questo riguardo, la invitai a fare una pausa senza prestare troppa attenzione a ciò che era avvenuto, poi interrogandola, osservai che la sua espressione aveva ripreso poco a poco il suo aspetto normale. Sembrava che ella non realizzasse forse ciò che aveva detto. La invitai allora a restare un momento in silenzio davanti al crocifisso e alla Vergine, e senza che ella lo sapesse, cominciai a dire silenziosamente, interiormente la preghiera di Leone XIII in francese. “Ah, gridò. Credi di farmi andare via con la tua preghiera di m…in francese, sporco prete! Io ti odio…”. Non era difficile concludere che nessun inganno fosse possibile e che questa povera donna era vittima di una influenza come ne avevo raramente incontrate e che si è risolta con l’intervento diretto del vescovo al quale ho chiesto di accettare di procedere lui stesso all’esorcismo in nome della pienezza del suo sacerdozio. Essendo le grida e le ingiurie di questa donna di una tale abbondanza abbiamo dovuto scegliere un luogo per discrezione per non gettare lo scompiglio sulla popolazione. Il vescovo ci condusse in una piccola cappella in piena foresta, e dopo più di due ore di combattimento accanito in presenza di altre sette persone per mantenerla, ella venne infine liberata. Questo esorcismo è stata una lezione pedagogica straordinaria. Non lo racconterò in questo libro poiché non è l’argomento da trattare ora. Il vescovo stesso ha testimoniato davanti ad una telecamera che questa esperienza l’aveva fatto crescere nella fede”.
Il test dell’acqua benedetta o non benedetta può a volte dare un’indicazione precisa. Avrei tendenza a dire che questo “test” è valido dopo un lungo periodo di preghiera. Sempre l’esorcista Omaleck dichiara: “Ciò che è evidente e che ho constatato a più riprese, è che l’acqua benedetta dell’antico rituale prima del Concilio Vaticano II, in cui viene chiesta una moltitudine di cose ben precise, è temuta dall’avversario. Io ho fatto il test di mettere su un tavolo dell’acqua benedetta con il rituale attuale affianco ad un’altra bottiglia il cui contenuto era stato benedetto con l’antico rituale. I posseduti nel momento in cui mi apprestavo a servirmi di quest’acqua benedetta gridavano: “No! Non quell’acqua! No! Non quella! L’altra se vuoi, non quella”. Questa reazione del demonio fu l’occasione per scambiare con altri sacerdoti che non sapevano ciò che essa potesse significare, considerando che non si possa avere che una sola acqua benedetta”.
“Chiedete e riceverete…!” è scritto in Matteo (7, 12). Nell’antico rituale, la preghiera di benedizione è composta da undici domande precise contro la presenza e l’azione dei demoni! Una di queste è benedire l’acqua nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; un’altra è esorcizzare gli elementi dell’acqua e del sale e di chiedere che essa agisca contro tutte le presenze malefiche in undici punti precisi. Non stupiamoci dunque di ricevere ciò che chiediamo con fede con la benedizione di quest’acqua. San Giovanni Paolo II ci esortava a pregare più coscienti di quello che diciamo nell’ultima petizione del Padre nostro: “Fa che non soccombiamo alla tentazione, liberaci dal Male, dal Maligno. Fa, o Signore, che non cadiamo nell’infedeltà a cui ci seduce colui che è stato infedele fin dall’inizio”.
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