ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 6 giugno 2017

Quanti colmi ha la misura?

La casa editrice francese Editions Saint-Rémi comunica la pubblicazione del secondo volume de L'impostura bergogliana.
Al primo volume già pubblicato
L’impostura bergogliana: I. Cronache di un empio segue ora il secondo volume:
L'impostura bergogliana: II. La misura è colma




UN NUMERO LIMITATO DI COPIE è DISPONIBILE
PRESSO LA NOSTRA SEGRETERIA
unavox@cometacom.it
 



L'Autore, argentino e vecchio seminarista negli anni ’80, è titolare di una licenza in scienze del linguaggio e di un master in filosofia, dedicato all’opera di San Tommaso d’Aquino. Residente in Francia da diversi anni, è professore di latino e di spagnolo nell’insegnamento secondario.
L'opera è un notevole lavoro di ricerca fra le dichiarazioni fatte e gli atti compiuti da papa Bergoglio nel corso di questi suoi tre anni e mezzo di pontificato; messi a confronto con l'insegnamento del Vangelo e del Magistero della Chiesa.

L'autore non ha avuto molta difficoltà a raccogliere il materiale necessario: tante sono ormai le dichiarazioni eterodosse prodotte da papa Bergoglio, piuttosto ha dovuto limitarsi a citare solo i pezzi salienti, non potendo comporre, come dice lui stesso, una sorta di enciclopedia.

A merito dell'Autore va detto che egli con questo lavoro dà prova di una costanza non comune e di una preparazione dottrinale di tutto rispetto, il tutto basato su una professione di fede cattolica che continua a persistere solo in gruppi e persone dal numero sempre più ristretto, vista l'apostasia silenziosa che dilaga dappertutto ormai da 40 anni a partire dal concilio Vaticano II.

Avere raccolti in un libro le dihiarazioni e gli atti più scomposti compiuti da Bergoglio, non solo è utile dal punto di vista dell'informazione, ma anche dal punto di vista della documentazione: dichiarazioni ed azioni sono tutte documentate con gli opportuni riferimenti facilmente reperibili, soprattutto da siti ufficiali come quello del Vaticano.

Prefazione

di Flavio Infante


I fioretti di Francesco e la Babele escatologica

Se non ci fosse stata un’accurata preparazione, una propedeutica adeguata al culmine ormai raggiunto, l’artiglieria di rozzezze, bestemmie ed eresie di Bergoglio sarebbe stata respinta fin dall’inizio del suo impareggiabile pontificato. È stata attuata, purtroppo, lungo vari decenni, un’efficace adaequatio degli uditi e delle menti della stragrande maggioranza dei fedeli e dei
chierici agli imbrogli teologici, agli errori più o meno mascherati, al dirnulla di parecchi documenti papali e conciliari, tanto da arrivare a questo stadio, che è stato definito di «piena attualizzazione del Concilio», capace di esprimere e consacrare le conseguenze delle premesse poste ad arte nel Vaticano II : libertà religiosa (= laicismo di Stato), collegialità ed ecumenismo (vale a dire, la trascrizione ecclesiastica della funesta triade liberté, égalité, fraternité senza ormai alcun riparo).
La prova del successo dello stratagemma rivoluzionario la si trova nel semplice fatto che oggi,
di fronte alla irriverenza sistematica del «vescovo vestito di bianco» nei confronti della fede cattolica, non si vede levarsi alcun cardinale Ottaviani, alcun Monsignor Lefebvre o De Castro
Mayer per opporsi alla demolizione programmata. La tirannide dei faits accomplis, ormai indisturbata, è riuscita ad infettare la coscienza dei battezzati.

Accade così che, in parecchi luoghi d’Europa, l’arrivo di folle di immigranti maomettani è salutato dal plauso dei cittadini che semplicemente assistono, indotti a ciò da un’idonea manipolazione ideologica che, mossa da un umanitarismo sciocco, non consente alle prede predestinate di riconoscere la minaccia reale della conquista insita nell’arrivo di quelle ondate umane.
Il suicidio civile dell’Occidente si rispecchia in quello della Chiesa attuale, ove si pensi che mentre vanno morendo i cosiddetti “profeti di sventura” e le menti delle nuove generazioni di cattolici vengono efficacemente de-sustanziate («il mondo gemette e scoprì con stupore di essere diventato ariano», disse in più circostanze san Girolamo), si è realizzata con continuità la magistrale sostituzione della stessa Chiesa con una Contro-chiesa (terrificante evento già prospettato da un’aurea schiera di veggenti e lungimiranti, almeno dalla beata Anna Caterina Emmerich a
Monsignor Fulton Sheen). Se quindi oggi ne sono derivati dei presuli impegnati nell’erezione di moschee o pronti a dichiararsi avversari dell’evangelizzazione dei Giudei - reputati passibili di
salvezza solo attraverso l’osservanza del Talmud -, perché non potrebbe sedere a Roma un vescovo amichevole con i sodomiti e i pubblici peccatori, nonché con i più vetusti attivisti pro-aborto ?
Perché non dovrebbe pascere il gregge del Signore un infaticabile fustigatore dei cristiani del «si è sempre fatto così», con continua e piccata allusione ai fedeli che non intendono farsi strappare il
patrimonio della fede ?

Questa infestazione del modernismo è andata tanto oltre i più paurosi pronostici che ora si capisce meglio come mai gli strenui sforzi di san Pio X nel cercare di estirpare dalla Chiesa questo cancro così invasivo siano stati vani, nonostante il santo Papa Sarto avesse previsto che un giorno l’apostasia avrebbe raggiunto un apice allora inimmaginabile. Peraltro, era stato proprio il suo
predecessore a comporre il testo dell’esorcismo contro Satana e gli angeli apostati, da lui scritto dopo una celebre visione sul futuro della Chiesa, e ad inserirlo nel Rituale Romanum, e di cui un brano recita nientemeno che «laddove fu istituita la sede del beato Pietro e la cattedra della Verità per illuminare i popoli, [i nemici della Chiesa] hanno posto il trono della loro abominazione nell’empietà, in modo che colpito il pastore, il gregge possa essere disperso», parole che fanno venire i brividi e che al giorno d’oggi si leggono come una profezia compiuta.

E non ci vuole troppo per verificare che questo, che era lo scopo massonico più eminente (agire non contro il Papa, bensì con il Papa, per stravolgere la Chiesa fin dalle sue fondamenta), e la cui riuscita era deducibile dalle ammonizioni della Madonna a La Salette circa l’Anticristo che si sarebbe assiso
a Roma, ora sembra aver raggiunto il pieno adempimento, dopo le tante scivolate dottrinali e gli improvvidi provvedimenti degli ultimi pontefici, che hanno preparato l’arrivo del Nostro.
Basta constatare che, come il modernismo venne definito da san Pio X come la «sintesi di tutte le eresie», così il magistero giornalistico di Bergoglio risulta una sintesi grossolana e volgare delle più
variegate tesi moderniste, sventolate qua e là dai loro più noti fautori.
Infatti, come Tyrrel credette che «sempre e necessariamente siamo noi stessi a elaborare la verità per noi stessi», così Francesco, glossandolo pari pari, afferma senza arrossire che «ciascuno di noi ha una sua visione del bene e del male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui
pensa sia il bene». E come Loisy scrisse che «il Vangelo non è una dottrina assoluta e astratta, applicabile direttamente a ogni tempo e a tutti gli uomini», così Francesco arguisce con prontezza che «il mondo è cambiato e la Chiesa non può chiudersi nelle presunte interpretazioni del dogma», insistendo sulla convenienza del capovolgimento ermeneutico, che non valuta più il presente secondo il paradigma cristiano, ma piuttosto rilegge il Vangelo «alla luce della cultura contemporanea».

Perfino i miracoli spiegati dai razionalisti dell’Ottocento secondo la loro consueta avversione al soprannaturale, hanno trovato in Francesco un inimmaginabile prosecutore. Come per esempio nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci : dopo che alcuni come lo Holtzmann pretesero che «si tratterebbe di un fatto naturale, abbellito e ingrandito dalla tradizione cristiana» ; e dopo che altri ritennero che «verosimilmente la folla accorsa per udire la parola di Gesù avrebbe portato con sé i viveri e li avrebbe consumati con parsimonia per farli durar più a lungo (Renan, A. Réville); oppure che i più ricchi, che avevano portato con loro provvigioni più abbondanti, ne avrebbero fatto parte a quelli che ne erano sprovvisti, in modo che nessuno ebbe a patire la fame (Paulus)» (1); ecco che Bergoglio, con una certa maggiore concisione, non ha esitato a dire nel corso di una delle sue omelie che i pani «non si moltiplicarono, ma semplicemente non finirono, come non finì la farina e l’olio della vedova. Quando uno dice ‘moltiplicare’ può confondersi e credere che faccia una magia» (2).

Si è sempre detto che la fecondità non è propria dell’errore, che l’errore è sterile e non può che ripetersi o mascherarsi, che si esaurisce subito e che, messo al cospetto della verità, le sue risorse si rivelano come altrettante nullità. L’Iniquo, asserisce san Paolo, sarà disfatto col soffio della bocca del Signore e sarà annientato dallo splendore della Sua comparsa (cfr. II Tes 2,8).
Eppure, ciò nonostante, finché questo status non sarà raggiunto, diventa impossibile una contabilità delle scelleratezze compiute al giorno d’oggi da questo incontrollabile oracolo degli inferi : questo libro cerca di offrirne un elenco che già da subito richiederà necessariamente delle aggiunte, vista la vulcanica brama di offendere la Verità che sembra animare al nostro soggetto.
L’hybris bergogliana è, infatti, sempre provvida di nuove esternazioni d’empietà e di spergiuro, sempre più pesanti, come è accaduto di recente in un’intervista con La Croix :

«Uno Stato deve essere laico. Gli Stati confessionali finiscono male. Ciò va contro la storia. Credo che una laicità accompagnata da una solida legge che garantisca la libertà religiosa offra un quadro per andare avanti. Noi siamo tutti uguali, come figli di Dio o con la nostra dignità di persone. Ma ognuno deve avere la libertà di esteriorizzare la propria fede. Se una donna musulmana vuole portare il velo, deve poterlo fare. Lo stesso se un cattolico vuole portare una croce. Si deve poter professare la propria fede non accanto, ma in seno alla cultura

E’ questo un brano dove, su sei frasi, cinque sono eretiche e una («se una donna musulmana...») è quantomeno favens haeresim, secondo la perspicace recensione offerta da un blogger (3), insomma un insieme del cliché tipico dell’autore. Il che richiama l’attenzione sull’inevitabile collegamento di questi gravissimi spropositi dottrinali con ciò che attiene alla prassi, cioè, al governo della Chiesa, che -come è ovvio- non può che risentire di simili aberrazioni, che sono altrettanti indicatori della corruzione dell’intelligenza e della malvagità del loro propalatore. Per dirla in altro modo : l’opera di Bergoglio non si riduce all’emissione spasmodica di parole roboanti contro la fede, proprie di uno che può essere qualificato non meno che nemico di Cristo, ma - operari sequitur esse - alla messa in essere di provvedimenti di governo che mirano a disfare la Chiesa e a sopprimere l’intero ordine sacramentale e di conseguenza l’effusione della grazia sulle anime.
Dalla comunione ai divorziati risposati alle nullità matrimoniali espresse, dalla supposta validità delle confessioni volutamente incompiute alla intercomunione coi luterani e alla proposta di ordinare le diaconesse, la promozione del sacrilegio è divenuta una costante, un’impronta di questo pontificato che è stato etichettato dal suo stesso usurpatore, fin dal primo giorno di questo prolungato incubo, come «della fine del mondo».

E allora arriviamo al doveroso punto annunciato forse suo malgrado dallo stesso Bergoglio appena eletto, come suo malgrado Caifa fu profeta della Redenzione imminente che avrebbe operato il Signore (Gv. 11,50). Posta la verosimile ipotesi di trovarci negli ultimi tempi, ancora non si vede con chiarezza chi possa emergere come l’Anticristo politico in mezzo alle convulsioni dei nostri giorni (caos finanziario, terrorismo internazionale di stampo islamico, immigrazioni fuori controllo, possibilità sempre più certa di una guerra nucleare tra la Russia e la NATO) ; mentre si comprende, nonostante ci si rifiuti di pensarlo, che l’Anticristo religioso non sia altro che lo stesso Bergoglio, per il semplice fatto che non sembra superabile la sua notoria apostasia e la sua conseguente usurpazione della supremacarica - peraltro sospetta per diverse e molto gravi irregolarità che interessarono la sua elezione. Il suo fascino sulle turbe, veicolato dai media fin dallo stesso giorno che salì sulla loggia di San Pietro, è quanto meno inspiegabile, se non con l’idea che si tratti di un colossale colpo di mano per intronizzare, dopo la scadentissima tappa conciliare, un vero e proprio liquidatore del cristianesimo e delle sue reliquie.

Peraltro, il suo strumentalizzare i più sani concetti cristiani allo scopo di dissolverli (quello di «misericordia» al primo posto) è opera palesemente diabolica : si ricordi l’uso che Satana fece dei
brani della Scrittura per indurre il Signore a peccare. Senza contare che non si ha memoria di un pontefice che, dedito a una riforma così radicale da non potersi neanche più chiamare «riforma», si sia scagliato tanto ripetutamente contro i suoi critici etichettandoli come presunti “farisei”, “dottori della legge”, parafrasando fino alla parodia la lotta di Gesù contro i suoi avversari. Già l’aveva osservato Pieper : l’Anticristo non si opporrà visibilmente a Cristo, ma cercherà di scimmiottarlo ;
come l’antitypos riflette il typos, l’Anticristo pretenderà di rispecchiare - assurdamente perfino di adempire - la missione redentrice di Cristo. E che cos’altro mette in atto Bergoglio, col suo impeto distruttivo, se non una scimmiesca imitatio Christi fondata su un’illecita pretesa di «fare nuove tutte le cose» (Ap 21,5) e un rifondare da cima a fondo una Chiesa che vada oltre la stessa universalità cattolica con l’inclusione di giudei, musulmani e anche atei, senza alcuna restrizione ?

Forse è perché prevedeva in qualche modo la possibilità della falsificazione del cristianesimo ad opera di uomini appartenenti alla stessa Chiesa, e non di un Anticristo estraneo ad Essa, che sant’Agostino propose una diversa esegesi del passo della Seconda Lettera ai Tessalonicesi (2, 3ss.) dove si parla dell’«uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio» ; e argomentò che mentre alcuni «pensano inoltre che anche in latino più correttamente si dice, come in greco, non nel tempio di Dio (in templo Dei), ma : segga in qualità di tempio di Dio (in templum Dei sedeat), come se egli sia il tempio di Dio che è la Chiesa. Diciamo, ad esempio : Siede in qualità di amico (sedet in amicum), cioè come amico» (4). Che l’Anticristo religioso, che il falso profeta possa essere
candidamente ritenuto dagli uomini il massimo gerarca della Chiesa (appunto perché sorto da essa, come lo intravide santa Ildegarda da Bingen nelle sue visioni) è, senza dubbio, il colpo magistrale di Satana assestato quando gli resta poco tempo.

«Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate», scrisse Chesterton in previsione della fatale perdita di senno che oggi, alla fine, si avvera in tutto il mondo. Non avremo scoperto l’America con queste precedenti osservazioni, ma avremo umilmente contribuito, assieme all’Autore di questo volume, a
testimoniare un’evidenza trascurata perfino da tanti uomini di Chiesa in questo silenzio come di mezz’ora (Ap 8,1) che precede il giudizio di Dio sul nostro tempo e i suoi attori.


NOTE

1 - Francesco Magri, Gesù Cristo. La vita, la dottrina, le opere nella storia e nella critica (Sonzogno, Milano, 1946).
2 - In effetti, citando alcune delle sue più note definizioni, si potrebbe perfino comporre un nuovo Credo, un contraffatto Symbolon bergogliensis che cominciasse col negare l’esistenza di un Dio cattolico, continuasse opponendoil Figlio al Padre (un Figlio incarnato per infondere negli uomini il senso della fraternità) e lo Spirito Santo ad entrambi (uno «Spirito», peraltro, senza la specificazione della sua inerente santità, la cui opera di “diversificazione poliedrica” fosse paragonabile con la confusione di Babele, secondo l’indecifrabile zucca bergogliana). In realtà, ben presto si capisce che se per Bergoglio la preghiera di Gesù appeso sulla Croce (il profetico salmo «Eli, Eli, lama sabachtani») fu una bestemmia, allora il compito di pregare senza interruzione per lui diventa un «bestemmiare senza sosta», e Francesco un osservante inqualificabile. Ed è da questa sconvolta intellezione delle primissime realtà spirituali, divenuta pulsione costante, che si muove l’avidità
di dire sempre delle parole scomposte riguardo alle cose della religione. E non è da dire che sia casuale che il mistero della Croce susciti siffatte riflessioni in Bergoglio, poiché sono divenuti memorabili i sentimenti attribuiti più volte da Francesco alla Santissima Vergine dinanzi al suo Figlio morto: che si sarebbe sentita “ingannata” da Dio.
3 http://opportuneimportune.blogspot.it/2016/06/index-propositionum-haereticarum.html
4 - Sant'Agostino, De civitate Dei, XX, 19, 2.

Questo secondo volume verrà pubblicato anche in inglese ed è già stato pubblicato anche in spagnolo 


Cuatro años con Francisco. La medida està colmada

http://saint-remi.fr/fr/anti-liberalisme/1497-cuatro-anos-con-francisco-la-medida-esta-colmada.html

Miles Christi, Cuatro años con Francisco. La medida està colmada, pp. 245 – formato 14,5x20,5 - 19,00 €

e in francese





Miles Christi - Qu’il soit anathème! Trois ans et demi avec François : la coupe est pleine, pp. 245 – formato 14,5x20,5 - 18,00 €
http://saint-remi.fr/fr/anti-liberalisme/1465-quil-soit-anatheme-trois-ans-et-demi-avec-francois-la-coupe-est-pleine.html



Miles ChristiL’impostura bergogliana: II. Francesco, la misura è colma, pp. 263 – formato 14,5x20,5 - 19,00 €


UN NUMERO LIMITATO DI COPIE è DISPONIBILE
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unavox@cometacom.it

http://www.unavox.it/Segnalazioni_Rete/Miles_Christi_secondo_volume.html

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