Un nuovo maxi finanziamento alla Fondazione per le Scienze Religiose di Melloni, cantore della Chiesa povera. Stavolta arriva dalla Regione Emilia che oggi vota il provvedimento da 1 milione e 500 mila euro. Ma si smarca la nipote di Prodi, Silvia, che voterà contro: "Assenza di trasparenza, le altre istituzioni avranno 500mila euro da dividere per 12", dice lei alla Nuova BQ. Il silenzio del ministro dopo la nostra inchiesta sul mega bando da 1 milione cucito su misura dalla quale emergeva un pesante conflitto di interessi.
“Sulla scuola di Bologna c’è un problema di trasparenza”. L’accusa è pesante, ma lo è doppiamente se arriva da un esponente politico considerato organico – per lo meno idealmente – all’Istituto di Scienze religiose di Bologna. E che soprattutto fa di cognome Prodi. Lei è Silvia Prodi, nipote di Romano, ingegnere prestata alla politica, eletta nelle file del Pd e ora del movimento di Bersani Mdp. E dai banchi dell’assemblea regionale ha tuonato contro il potente think tank diretto dall’influente Alberto Melloni che non perde occasione dalle colonne di Repubblica per dare lezioni sulla Chiesa di oggi.
Oggetto del contendere è un finanziamento monstre concesso alla Fondazione di 1 milione e 500 mila euro da parte della Regione. Un altro? Verrebbe da chiedersi. Eh sì, perché l’Istituto fondato da Giuseppe Dossetti senior e Giuseppe Alberigo oggi si può dire che faccia incetta di finanziamenti pubblici a tutto spiano. Non è mai stata chiarita la vicenda del ricchissimo bando da 1 milione di euro vinto dalla Fscire nel 2016, sul quale – come l’inchiesta della Nuova BQ ha dimostrato – gravano pesanti sospetti di conflitto di interessi dato che Melloni all’epoca della concessione del finanziamento era consulente del ministro dell’Istruzione. Un bando, come scrivevamo, praticamente cucito addosso alla fondazione, con altri sospetti coinvolgimenti nella commissione aggiudicatrice, che ebbe gioco facile nel vincere.
Anche il senatore Giovanardi si era interessato presentando un atto ispettivo al ministro Fedeli, la quale però non ha ancora, si fa per dire, risposto, nonostante sia passato quasi un anno. Insomma, Melloni sembra muoversi a suo agio nelle stanze tanto del governo quanto, sembra di capire, della Regione Emilia Romagna. Il nuovo finanziamento infatti non è giustificato da particolari necessità. “Si tratta di un contributo straordinario diretto di 1 milione e 500mila euro sul quale però emerge un grande problema di trasparenza”, spiega la Prodi alla Nuova BQannunciando il suo voto contrario all’emendamento alla manovra di assestamento di bilancio che verrà votata oggi dall’assise di via Aldo Moro.
Anche perché, spiega l’esponente del movimento di Bersani “le 12 istituzioni di ricerche storiche accreditate in Regione, percepiranno assieme circa 500mila euro di finanziamento”. Come dire: a loro una torta di appena mezzo milione di euro da dividere in una dozzina, al tempio del cattolicesimo progressista il triplo, da solo. La vicenda è finita sulle pagine locali con strepito tanto che la stessa edizione bolognese del Corsera l’ha definito maxi finanziamento mentre la Gazzetta di Reggio, dello stesso gruppo editoriale per cui Melloni scrive, ieri si è affrettata ad annunciare che il professore emiliano è entrato nella prestigiosa accademia dei lincei. Insomma: la partita è quella di un grande regolamento di conti a Sinistra, giocato nel nome di Dossetti, nume tutelare da spendere per interessi diversi. E non è un caso che l’affondo arrivi proprio da una Prodi. L’esponente di Mdp non è mai parsa succube delle insegne gloriose dello zio, però è anche vero che Prodi rappresenta quel cattolicesimo dossettiano impegnato in politica e molto affine alla famiglia del monaco di Monteveglio che con Melloni non ha mai avuto un feeling particolare. Insomma: vista da lontano potrebbe essere anche uno scontro a Sinistra e poco più.
Ma a ben guardare anche il dibattito in consiglio ieri, con la difesa appassionata del finanziamento da parte dell’assessore alla scuola Patrizio Bianchi, la Regione crede molto in questo notevole esborso di fondi. Per che cosa poi? Non ci sono progetti particolari esposti, non ci sono finalità se non quella del sostenere una gloriosa istituzione della città capoluogo etc... etc… Dunque? Dunque è evidente che Melloni ha giocato bene le sue carte, arrivando a strappare il lauto assegno. Come quando – lo ha riportato anche recentemente Italia Oggi - Melloni che sedeva nel consiglio di indirizzo di Carsibo, ricevette per la sua Fondazione un contributo dallo stesso Istituto di Credito di 250mila euro. Anche qui i sospetti di conflitto di interesse non ostacolarono l'operazione. Esattamente come nella nostra inchiesta.
Insomma: la Fondazione, Melloni ed Enzo Bianchi, che siede nel Cda di San Vitale, sono molto bravi a parlare di chiesa povera e a fare la morale agli altri, ma quando c’è da battere cassa presso i contribuenti, la Chiesa povera passa in secondo piano. Di qualche cosa si dovrà pur vivere, no? E se i soldi arrivano dal Pubblico è decisamente meglio.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.