Nel pugnetto di Charlie sta san Giuda Taddeo
(di Cristina Siccardi) Nella manina di Charlie Gard, il bimbo di 10 mesi condannato a morte dalla Corte d’Appello inglese alla fine del maggio scorso, i genitori Connie Yates e Chris gli hanno posto una medaglia che riporta l’effige di san Giuda Taddeo, il santo dei casi impossibili e accanto al piccolo gli hanno messo due preghiere all’Angelo custode.
L’avrebbero assassinato pochi giorni fa, il 30 giugno, staccandogli i macchinari che lo tengono in vita, ma l’esecuzione è stata rinviata a motivo della campagna mediatica che i coniugi hanno lanciato con un video-appello, nel quale supplicano di poter avere più tempo per dire addio al figlio, dopo che il 28 giugno la Corte dei diritti umani ha approvato la decisione della “giustizia” britannica di concludere definitivamente le terapie sanitarie sul bambino, ricoverato all’ospedale Great Ormond Street di Londra.
Nato con una rara e grave malattia genetica, la sindrome di deperimento mitocondriale che causa un progressivo indebolimento dei muscoli, Charlie, grazie alla raccolta fondi che i genitori hanno sapientemente organizzato con una eroica battaglia, in grado di portare alla causa oltre un milione di sterline, avrebbe potuto essere sottoposto a cure che altri pazienti, affetti dalla stessa sindrome nel mondo, stanno ricevendo. Non è mai accaduto nella Storia che l’infanzia venisse così minacciata, calpestata, violentata, soppressa.
Pedofili che lanciano le loro vittime dal balcone, madri che buttano dalla finestra i loro neonati, milioni di donne giovani o meno giovani che si rifiutano di essere madri, sottoponendosi all’infamia dell’aborto. Si guarda ai minori senza pietà, né fisica, né morale. I nostri figli e i nostri nipoti crescono con una Tv piena zeppa di amoralità, fra pubblicità dove il sesso etero ed omo rientrano nel tunnel della mercificazione carnale priva di dignità umana, prima ancora che d’anima, in quanto l’etica occidentale ha perso la sua ragion d’essere, in quanto poneva i suoi fondamenti nel Cristianesimo.
I bambini crescono in famiglie difformi, dove le “linee guida” sono dettate non più dalle regole d’impronta religiosa, ma da enti statali intenti a corrompere l’innocenza fin dai primi anni di vita.
«Libera Chiesa in libero Stato» decantavano liberali e modernisti nel XIX secolo. Utilizzata per la prima volta dal francese Charles de Montalembert, l’espressione Ecclesia libera in libera patria è stata incisa all’interno del suo castello di La-Roche-en-Brenil. Nell’Ottocento, il pastore calvinista francese Alexandre Vinet proclamò lo stesso principio, riproposto in Italia da Cavour ed utilizzata in occasione del suo primo intervento al Parlamento, il 17 marzo 1861, durante la proclamazione del Regno d’Italia e di Roma capitale. Secondo tale impostazione, il Pontefice si sarebbe dovuto occupare esclusivamente del potere spirituale, dimenticandosi di quello temporale.
Da allora il potere spirituale della Chiesa ha perso sempre più quota, fino ad arrivare al Concilio Vaticano II e ai nostri giorni, in cui l’identità ecclesiastica si è smarrita dietro una maschera di fallace funzionalismo sociologico e demagogico.
Chi può difendere Charlie? Lunedì 3 luglio Mariella Enoc, Presidente del Bambino Gesù di Roma, dopo aver ascoltato la preghiera del Papa – «Non si trascuri il desiderio dei genitori di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo» – ha annunciato la disponibilità dell’ospedale di ospitare il piccolo: «Non offriamo miracoli, né cure straordinarie.
Offriamo solo accoglienza e umanità». Poco dopo il Presidente Usa Trump si è messo a disposizione con un tweet: «Se possiamo aiutarlo, come i nostri amici in Gran Bretagna e il Papa, noi saremmo felici di farlo». Si sta tentando di scongiurare in extremis l’esecuzione capitale. Ma chi potrà salvare realmente questo bimbo? La fede di Connie e di Chris, le preghiere di tanti cattolici nel mondo, l’intervento diretto di san Giuda Taddeo.
Nato a Nazareth, in Galilea, da Alfeo, fratello di san Giuseppe, e da Maria di Cleofe, Giuda è soprannominato Thad (dolce, misericordioso, amabile, generoso, coraggioso). Appartiene, quindi, alla stirpe regale di Davide ed è cugino primo di Gesù.
Fu tra i primi a ricevere la chiamata ad essere Apostolo fra gli Apostoli e fu proprio lui a formulare, durante l’Ultima cena, quella formidabile domanda: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?», alla quale Gesù rispose affermando che l’elezione è per ciascuna anima, ovvero il rapporto di Dio con gli uomini è personale e non collettivo: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato» (Gv 14, 22).
Secondo il martirologio romano, il campo di azione di san Giuda fu assi vasto: evangelizzò prima la Giudea, poi la Mesopotamia ed infine la Persia. In una di queste province, l’Apostolo indirizzò ai fedeli un’epistola, vergata con uno stile assai vivace e mirante a combattere eretici, bestemmiatori e traditori che con le loro false dottrine travisavano le questioni fondamentali della Fede, mentre davano, contemporaneamente, scandalo con la sregolatezza dei loro costumi.
In Persia Giuda si associò a Simone il Cananeo per evangelizzare la regione: indovini e stregoni, invidiosi dei loro continui miracoli che seminavano insieme al Vangelo, incitarono al loro martirio. Era circa il 70 d.C. Forse vennero bastonati a morte, forse furono decapitati. I loro resti mortali da Babilonia raggiunsero Roma e furono deposti nella Basilica di San Pietro, nella cappella laterale di san Giuseppe, detta anche della Penitenza, a sinistra della Confessione.
Dio ha concesso a san Giuda Taddeo poteri straordinari nella risoluzione di casi impossibili. La tradizione narra, inoltre, che fu lui a portare ad Edessa (l’attuale Urfa, in Turchia) il celebre Mandylion, riproducente il volto di Cristo, telo che intreccia la sua storia con quella della Sindone. Secondo fonti di autori siriaci, l’attività apostolica di san Giuda Taddeo, prodigo intermediario di miracoli divini, giunse proprio ad Edessa.
Scrisse nell’VIII secolo Giorgio il Monaco: «C’è nella città l’immagine di Cristo non fatta da mano d’uomo, che opera stupefacenti meraviglie. Il Signore stesso, dopo aver impresso in un “soudarion” l’aspetto della sua forma, mandò l’immagine che conserva la fisionomia della sua forma umana per l’intermediario Taddeo apostolo ad Abgar, al toparca della città degli Edesseni, e guarì la sua malattia».
Sopra Charlie e i suoi genitori vigila il cugino di Cristo e l’autore della lettera presente nel Nuovo Testamento, più attuale che mai, dove fra l’altro si dice: «… il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d’Egitto, fece perire in seguito quelli che non volevano credere, e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno. Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all’impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno. […] Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo. Essi vi dicevano: “Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni”. Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi dello Spirito. Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna. Convincete quelli che sono vacillanti, altri salvateli strappandoli dal fuoco, di altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla veste contaminata dalla loro carne» (Giuda 12, 5-7; 17-23). Nel pugnetto di Charlie sta san Giuda Taddeo. (Cristina Siccardi)
Charlie a Roma, le motivazioni legali non reggono
Mentre il Bambin Gesù annuncia di aver trovato un protocollo sperimentale su cui lavorare e del caso di Charlie si stanno occupando il premier britannico May e il ministro degli Interni Alfano, tiene banco il rifiuto del Gosh di trasferire il piccolo a Roma per "problemi legali". Ma la sentenza autorizza e non ordina il nosocomio a staccare il ventilatore.
In queste ore si susseguono freneticamente le notizie sul caso di Charlie Gard, il bambino inglese di undici mesi affetto da sindrome di deplezione del Dna mitocondriale, al quale i medici del Great Ormond Street Hospital (Gosh) potrebbero staccare il supporto vitale da un momento all’altro, forti dell’autorizzazione ottenuta dai giudici contro la volontà dei genitori Chris e Connie. Ma la mobilitazione dal basso a difesa della vita del piccolo sta dando i suoi frutti, intanto nel ritardare il distacco del ventilatore che causerebbe la morte per soffocamento di Charlie e nel coinvolgere personalità che si sono dette disponibili ad aiutare il bambino e la sua famiglia.
Tra i fatti più rilevanti di ieri rientrano certamente le dichiarazioni di Mariella Enoc, presidente dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù. “Un nostro ricercatore è stato contattato da medici di varie parti del mondo perché c’è un protocollo di cura internazionale e sperimentale che si potrebbe applicare al bambino dove si vuole: a Londra, a Roma, a New York. Quindi, si sta stendendo una nota sulla base di questo protocollo e la mamma è in contatto con noi. Lei è informata su tutto e molto determinata, è una persona che indubbiamente ha fatto verifiche”. La notizia apre scenari di speranza anche perché l’ospedale londinese e il Regno Unito in generale, se non lasciassero libero Charlie nemmeno alla luce di questo protocollo, dovrebbero giustificare l’ennesimo abuso commesso in questa vicenda. “I nostri ricercatori sono disponibili - ha aggiunto la Enoc -, stanno lavorando per proporre l’applicazione di questo protocollo internazionale per una cura sperimentale”.
Sempre la Enoc ha dato conto di una risposta inquietante ricevuta dal Gosh: la struttura di Londra afferma di non poter far trasferire Charlie in un altro ospedale, a meno che quest’ultimo non si impegni a staccare il ventilatore al bambino, secondo “il suo miglior interesse” stabilito dai medici inglesi e dai tribunali. Come dire: se lo uccidete voi, facciamo trasferire il bambino. “È ovvio che a questo abbiamo risposto di no, che noi non intendiamo farlo”, ha spiegato la presidente del Bambin Gesù. Rimane comunque la strada del protocollo di cura internazionale.
LO SPIRAGLIO LASCIATO DA THERESA MAY
Nel rispondere a un’interrogazione presentata dalla parlamentare Seema Malhotra, la premier britannica Theresa May ha pronunciato delle parole che lasciano aperto uno spiraglio per il trasferimento-liberazione di Charlie in un ospedale pronto a garantirgli le cure di base e un eventuale trattamento sperimentale. “Ogni genitore in queste circostanze vorrebbe fare tutto il possibile e valutare ogni opzione per il proprio bambino gravemente malato”, ha detto la May. “Sono fiduciosa che il Great Ormond Street Hospital abbia considerato e continuerà a considerare tutte le offerte o le nuove informazioni che sono state avanzate”. Insomma, il primo ministro, pur non sbilanciandosi, quantomeno lascia aperte le porte. E questo è un segnale che va valutato positivamente.
37 EUROPARLAMENTARI DIFENDONO LA VITA DI CHARLIE
Un altro fatto politico incoraggiante è la lettera aperta firmata da trentasette parlamentari europei, di cui otto italiani, che esprimono il loro “pieno supporto” a Charlie e ai suoi genitori. “Ci riteniamo obbligati a esprimere le nostre più profonde preoccupazioni per l’esito ignobile del caso di Charlie, che viola i valori fondamentali dell’Europa, in particolare il diritto alla vita, il diritto alla dignità umana e all’integrità personale”. Gli europarlamentari ricordano che lo Stato e tutte le autorità pubbliche hanno il dovere di proteggere i propri cittadini. “Com’è possibile allora che perfino oggi, nel XXI secolo, in tempi in cui noi stessi definiamo la nostra epoca come quella che rispetta i valori fondamentali della vita e della dignità umana, il Regno Unito non agisca nel miglior interesse dei suoi cittadini? È veramente la strada che vogliamo percorrere?”. La conclusione degli europarlamentari è decisa: “Intendiamo rispondere con un chiaro NO e condanniamo fermamente la vergognosa condotta che minaccia i valori della nostra società civile”.
Queste le firme per Charlie e la sua famiglia di cui finora siamo a conoscenza:
Miroslav Mikolasik, Luigi Morgano, Laurentiu Rebega, Laima Andrikiene, Elisabetta Gardini, Ivan Stefanec, Laura Comi, Marijana Petir, Lorenzo Fontana, Nicola Caputo, Tunne Kelam, Marek Jurek, Beatrix von Storch, Franc Bogovic, Patricija Sulin, Pavel Svoboda, Gyorgy Holvenyi, Michal Boni, Jan Olbrycht, Zbigniew Kuzmiuk, Jadwiga Wisniewska, Thomas Mann, Annie Schreijer-Pierik, Daniela Aiuto, Alojz Peterle, Branislav Skripek, Enrico Gasbarra, Anna Zaborska, Arne Gericke, Steven Woolfe, Mylene Troszczynski, Lars Adaktusson, Remo Sernagiotto, Jozsef Nagy, Pal Csaky, Marek Plura, Robert Jaroslaw Iwaszkiewicz.
IL COLLOQUIO ALFANO-JOHNSON E IL PARADOSSO DELLE “RAGIONI LEGALI”
Prima che arrivassero le ultime buone notizie sul protocollo di cura internazionale e sperimentale, si era concluso con un nulla di fatto il colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, e il suo omologo inglese Boris Johnson. Il titolare della Farnesina aveva ricordato al collega la disponibilità del Bambin Gesù ad accogliere Charlie, ma Johnson ha opposto presunte ragioni legali che impedirebbero al Regno Unito di accettare l’offerta italiana. L’ex sindaco di Londra appoggia così la linea dei responsabili del Gosh, che hanno affermato di avere “le mani legate, non possono permettere che Charlie sia trasferito a Roma perché ci sono due sentenze che lo impediscono”.
Un’affermazione paradossale. Basta ricordare come è iniziato tutto. La battaglia giudiziaria si è avviata proprio perché i medici avevano deciso che fosse nel miglior interesse di Charlie staccargli il supporto vitale, decisione alla quale i genitori si sono giustamente opposti, facendo ricorso al tribunale. La giustizia britannica ha poi nominato un tutore per rappresentare gli interessi di Charlie, privando arbitrariamente i genitori di una loro prerogativa. Il punto è che si considera accanimento terapeutico quella che è una semplice cura di base come la ventilazione: tutto si basa su un falso argomento. Il tutore ha poi ripetutamente chiesto di far morire il bambino.
Se consideriamo che in questa vicenda è stato calpestato ogni basilare diritto di Charlie e della sua famiglia, parlare adesso di “ragioni legali” è perciò pazzesco, anche perché se i medici del Gosh cambiassero idea – riconoscendo che il vero interesse del piccolo è poter continuare a vivere e che la ventilazione non costituisce affatto accanimento – tutto si potrebbe riaprire. La stessa sentenza di primo grado, confermata di fatto nei gradi successivi, non si esprime in termini perentori: non obbliga cioè l’ospedale a interrompere la ventilazione assistita, bensì asserisce che è “legale” e “nel miglior interesse di Charlie” rimuovere la ventilazione. Cioè il giudice autorizza il Gosh a fare quello che lo stesso Gosh aveva chiesto di poter fare, in contrasto con la volontà dei genitori. Lo autorizza ma non lo obbliga. Questo è quanto recita la sentenza.
Allo stesso modo non ci sono ragioni per opporsi a un trasferimento di Charlie in un altro ospedale. Lo spiega tra gli altri il presidente di Scienza & Vita, Alberto Gambino, giurista e ordinario di diritto privato: “Non comprendo quali siano le motivazioni legali addotte dal Great Ormond Street Hospital di Londra per non trasportare il piccolo Charlie in Italia presso il Bambin Gesù”. Al punto 22 della sentenza di primo grado si dice espressamente che “trasportare Charlie negli Usa sarebbe problematico, ma possibile”. Conclude Gambino: “Ciò indica inequivocabilmente che come è tecnicamente possibile il trasferimento di Charlie negli Usa, così lo può essere anche in Italia nella struttura ospedaliera del Bambino Gesù”.
06-07-2017
CHARLIE GARD. RADIO SPADA LANCIA LA CAMPAGNA PER LA
RADIAZIONE DI SILVIO VIALE DALL’ORDINE DEI MEDICI.
MARCO TOSATTI
Il caso Charlie Gard ha provocato e provoca ancora reazioni e prese di posizione, dopo il silenzio – veramente straordinario – degli MSM per molti giorni, specie se paragonato all’interesse suscitato dal caso del cane Iceberg. La partecipazione popolare sui social ha obbligato chi era rimasto più o meno silenzioso a parlare; Papa compreso, anche se non di persona. E qualche cosa si è mosso.
E poi c’è sempre qualcuno che cerca di ritagliarsi un pezzettino di notorietà a buon mercato. In questo caso si è fatto avanti Silvio Viale, medico, ex politico, con un twitter che vi mostriamo.
Ora, ciascuno è padrone di scrivere quello che vuole, ma parlare di “tortura” quando i genitori vorrebbero provare a salvarlo con delle cure sperimentali negli Usa sembra, al minimo, una forzatura. Che lo faccia una persona iscritta all’Ordine dei Medici poi…
Per questo motivo, e per altri, che vengono spiegati nell’articolo che riportiamo qui sotto, di Cristiani Lugli, Radio Spada ha lanciato una campagna per la richiesta di radiazione di Viale dall’Ordine dei Medici. Ma eccovi l’articolo:
“In queste ore è tornato alla carica un nome “noto” alla cronaca per le disumanità portate avanti con l’appeal tipicamente radicale: trattasi di Silvio Viale, medico ed ex politico abortista, frustrato e confuso dalle degnissime campagne elettorali portate avanti a Torino e a Milano negli scorsi anni.
Già, perché il nostro Viale vanta una campagna elettorale risoltasi con 405 voti, ovvero lo 0,75%. Queste le persone che nel 2011 votarono per il medico abortista e pro-eutanasia durante le primarie del centrosinistra torinese, condannandolo all’ultimo posto tra i candidati. Contemporaneamente, si è scoperto che il medico era candidato anche nella lista radicale “Legalizziamo Milano” (notarelle pro droga a parte) a sostegno di Giuliano Pisapia, attirando le ire dei colleghi: ‘Il PD non è un partito di pagliacci!’.
Ma non è tutto: Nel 2016, non contento, ritroviamo il nostro abortista candidato nelle liste del PD alle elezioni comunali di Torino. Per meglio sottolineare i propri “meriti”, il dott. Viale ha voluto comparire nelle immagini pubblicitarie della campagna elettorale con in mano le confezioni di RU486 – come nella foto sopra – ovvero la pillola abortiva che manda in pronto soccorso il 3,3% di donne che la utilizzano, secondo l’Australian Family Physicians, che nel 5% dei casi provoca un’interruzione incompleta della gravidanza per cui è necessario effettuare un’aspirazione o un raschiamento dell’’utero, secondo la Société suisse de gynécologie & obstétrique e che uccide 10 volte di più dell’aborto chirurgico, come sottolineato in un famoso editoriale del New England Journal of Medicine. «Basta con questa ipocrisia», commentò Severino Antinori, ginecologo e presidente dell’Associazione mondiale di medicina riproduttiva. «Basta con le informazioni false. Smettiamola di dire che la pillola Ru486 aumenta la libertà della donna. Aumenta soltanto la sua libertà a farsi del male. Gli effetti della pillola sono devastanti per la donna e raccapriccianti per quel che succede al feto». Questa volta, però, la frustrazione va oltre e il dottorone carente di fama decide di accanirsi (qui sì, nel vero senso della parola) sul caso Charlie Gard, definendo “tortura” la proposta di Trump e dall’ospedale Bambin Gesù di Roma offertosi per accogliere il bambino e mettere in atto le cure sperimentali.
Qui sotto le dichiarazioni disumane del Viale, il quale non si spende solo per il bambino inglese, ma nuovamente torna sul tema aborto con delle frasi da brivido.
Ogni commento pensiamo risulti superfluo visto che il fatto è di per sé incommentabile. Ora però, siccome il radicale-piddino fu già sospeso per 25 giorni a causa di una rissa con una collega [1], pensiamo che a maggior ragione, in questo specifico caso, sia necessario un provvedimento da parte dell’Ordine dei Medici di Torino.
È per questo che chiediamo qui l’aiuto di tutti: condividete questo scritto quanto più potete, e segnalate queste dichiarazioni indegne e sbeffeggianti verso la sofferenza delle persone, contrarie al codice etico e professionale di ogni medico che possa definirsi tale.
Per farlo è necessario contattare l’Ordine dei Medici di Torino, i quali non si fecero problemi a minacciare sanzioni contro la Dottoressa Silvana De Mari, con la sola colpa di aver detto cosa succede agli omosessuali dal punto di vista medico-chirurgico.
Ricordiamo fra le altre cose che Silvio Viale si oppone drasticamente alla deontologia medica, persino dichiarando che il giuramento di Ippocrate “è una bischerata”.
È ora di finirla, specie se si pensa che costoro sono stipendiati dalle tasse degli italiani.
Segnalate in massa il Dottor Silvio Viale chiedendone la radiazione per non aver rispettato la deontologia e la professionalità medica ed umana richiesta e giurata da ogni dottore. C’è bisogno dell’impegno e dell’aiuto di tutti.
Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Torino – C.so Francia, 8 – 10143 Torino
Numero: 011 5815111 Mail: segreteria.amministrativa@omceo.to.it”.
Per quanto riguarda il giuramento di Ippocrate, potete vedere questo LINK.
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