ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 21 luglio 2017

Maschera di ferro o cintura di castità?


Quella foto del padre Sosa

    Forse avrete visto la foto che mostra il padre Arturo Sosa, generale dei gesuiti, mentre prega in un tempio buddista, circondato da monaci. L’immagine è stata pubblicata con compiacimento dai gesuiti stessi, accompagnata da un commento nel quale si spiega che il padre Sosa è «el primer Superior Jesuita en bautizarse budista», ovvero il primo superiore gesuita che si è battezzato buddista.
La foto in questi giorni sta circolando in tutto il mondo, suscitando, a seconda dei casi, soddisfazione oppure sconcerto, tristezza o addirittura sgomento. Ognuno è libero di giudicare come vuole.
Io credo, in ogni caso, che i nostri amici buddisti vadano ringraziati per questa foto che ci hanno regalato. Dirò perché, ma prima qualche nota a margine.


La prima riguarda il presunto «battesimo buddista» che il padre Sosa avrebbe ricevuto. Ora voi sapete meglio di me che non esiste un battesimo buddista, anche perché il buddismo non è propriamente una religione, in quanto non riconosce un dio. Il buddismo è un modo di essere, una filosofia di vita, un sistema etico e spirituale che ha l’obiettivo di permettere la piena realizzazione dell’individuo in vista del raggiungimento della felicità. Quando prega, il buddista non si rivolge a un dio, ma cerca l’armonia con la natura e l’universo, ed è questo lo scopo ultimo della preghiera, non il dialogo né l’unione con un  dio, tanto che, secondo alcuni, quella del buddismo sarebbe una visione radicalmente atea, perché, semplicemente, la devozione nei confronti di un dio non è presa in considerazione nel cammino verso la piena realizzazione di sé. Può esserci, ma può anche non esserci.

Stupisce, quindi, e non poco, che un organo ufficiale dei gesuiti parli di «battesimo buddista». A meno che i gesuiti, in questo caso, non abbiamo usato l’espressione «battesimo» in senso lato, per dire «la prima volta», come anche noi qualche volta facciamo in espressioni come «battesimo del fuoco» o «battesimo del volo». Ma andiamo avanti.
Stupiscono molto meno le cose che il padre Sosa ha detto incontrando gli amici buddisti in una conferenza in Cambogia, dedicata, ovviamente, al dialogo «tra i buddisti e i cristiani che lavorano per la pace». Nelle parole del generale dei gesuiti troviamo tutto il repertorio che ormai possiamo definire classico: no alla diversità, no alla paura della differenza, no alla costruzione di muri, sì alla realizzazione di ponti, no alla violenza. In modo altrettanto prevedibile, Sosa ha ringraziato i monaci, ha detto di aver imparato molto da loro, li ha lodati per la saggezza, ha detto di aver ricevuto insegnamenti ai quali pensare ed ha aggiunto che è «profondamente consolante vedere come siamo uniti nel nostro desiderio di promuovere la pace e la riconciliazione nel mondo». È inoltre «confortante – ha aggiunto – vedere come condividiamo la consapevolezza che il cammino verso la pace inizia dall’interno, dalla profonda trasformazione dell’interiorità della persona, dalla crescita nel distacco e nell’amore-benevolenza».
E ancora: «Sono grato per ciò che i miei fratelli gesuiti fanno per promuovere il dialogo con il buddismo qui in Cambogia, sia a livello di scambio accademico, sia nella preghiera comune o nello standard condiviso di vita e di azione al servizio dei poveri. Grazie per la testimonianza significativa e ispiratrice di come vivete la nostra missione di riconciliazione».
Naturalmente non poteva mancare un riferimento al papa Francesco. Eccolo: «Tra le tante cose che ho imparato da Papa Francesco, c’è la sua insistenza sull’importanza di creare una cultura dell’incontro. Utilizza sempre questa espressione. Egli ritiene che nel nostro mondo diviso, nel quale alcuni vogliono costruire muri, occorra promuovere l’incontro, senza paura e nel rispetto: persone che incontrano persone, ascoltandosi reciprocamente, costruendo relazioni e amicizie».
Ecco qua. Ripeto: sono parole che non stupiscono. Perché sono le solite. E non stupisce nemmeno che il generale dei gesuiti, salutando e ringraziando gli amici buddisti, non accenni minimamente al suo Dio, il Dio della Bibbia, e al Figlio di Dio, quel Gesù rispetto al quale lo stesso Sosa, non molto tempo fa, ha detto che non possiamo essere del tutto sicuri di quanto ha insegnato, perché a quei tempi gli evangelisti non avevano un registratore. E l’idea di Verità? E l’idea di Chiesa, di unica Chiesa del Signore? Figuriamoci. Nella Neochiesa non si parla di queste cose.
Insomma, tutto nella norma, tutto secondo previsioni, tanto che i testi di certi discorsi, ormai, assomigliano ai prestampati in uso nelle amministrazioni burocratiche, dove basta cambiare la data, l’intestazione e i nomi, tanto i concetti sono sempre gli stessi.
Ma allora, direte voi, perché stare qui a occuparsi del padre Sosa e della sua corrispondenza d’amorosi sensi con i buddisti?
Beh, ecco, vi consiglio di dare un’occhiata alla fotografia pubblicata dagli stessi gesuiti. Qui non posso metterla, ma basta andare, per esempio, nel sito «onepeterfive», dov’è pubblicata a corredo di un articolo del sempre efficace Steve Skojec, intitolato « Jesuit Website Refers to Fr. Sosa as the First Superior General to “Baptize Himself a Buddhist”».
Guardiamola bene, quella foto. Un’immagine, a volte, può valere più di tante parole, ed è questo il caso.  Eccolo lì, il padre Sosa, successore di sant’Ignazio, in mezzo ai monaci. Accanto a sé ha un altro gesuita. Entrambi sono scalzi e seduti alla maniera buddista. La foto è stata scattata in un tempio e ci sembra di udire i tipici canti, innalzati allo scopo di ottenere la pace interiore e la liberazione dalle passioni. Osserviamo il volto del padre Sosa e il suo atteggiamento. È in raccoglimento! Ha le mani giunte! E non ride!
Di solito non abbondo con i punti esclamativi, ma qui faccio un’eccezione. Credo sia la prima foto, fra tutte quelle che ho visto, nella quale il nuovo generale dei gesuiti sta pregando, ha le mani giunte e non si sta sganasciando dalle risate. Ovviamente non è vestito da prete, ma insomma non è che si può avere tutto.
Nel momento in cui il fotografo scatta, il padre Sosa si rende conto di essere finito nell’obbiettivo e lo guarda. Tuttavia non perde la concentrazione e mantiene una compostezza esemplare. Perfino i baffetti bianchi, che di solito, sul volto sorridente del generale, hanno un che di malandrino, in questa occasione mostrano un contegno del tutto nuovo.
Ecco, questa è la notizia: vediamo il generale dei gesuiti in raccoglimento, con la faccia seria e addirittura con le mani giunte!
Che cosa starà pensando? Starà pregando? E, se sta pregando, a quale divinità si sta rivolgendo? Non lo sappiamo, ma in fondo ha poca importanza. La notizia è che il padre Sosa qui è serio!
E per questo non finiremo mai di ringraziare i buddisti.

Aldo Maria Valli

Sito gesuita si riferisce a p. Sosa come il primo Superiore Generale di essersi "battezzato buddista"


 «Non è permesso di essere presente nei sacri riti degli infedeli e degli eretici in modo tale che tu sia giudicato in comunione con loro».
S. Alfonso Liguori ,  Theologia Moralis , Lib.5, Tract. 1, Cap. 3.
Non so nemmeno da dove cominciare.
Grazie a un suggerimento di un lettore questa mattina, mi sono diretto al sito ufficialedella Conferenza dei Provinciali di Gesuiti in America Latina e nei Caraibi.
Mentre lì, ho fatto alcuni guardando intorno. Ho seguito il collegamento alla loro pagina di Facebook. È colorato. Colorato in un modo che porta i propri significati possibilmente inquietanti in questi giorni:
L'articolo specifico che mi è stato avvisato era questo , riguardo a p. Arturo Sosa, sempre controverso nuovo Superiore Generale dei Gesuiti, che recentemente ha partecipato ad una conferenza in Cambogia "tra i buddisti ei cristiani che lavorano per la pace".
Ha dato un'omelia, secondo l'articolo, sui temi della diversità, la paura della differenza, la "costruzione di mura" che risulta dalla paura e dalla violenza.
Poi ha visitato un tempio buddista, dove ha indirizzato i 80 monaci riuniti così come segue:
Grazie mille per il tuo tempo e per la saggezza che hai condiviso oggi.
Ho imparato molte cose da te, e tu mi hai dato molte cose da pensare e pregare. È profondamente consolare per vedere come siamo uniti nel nostro desiderio di promuovere la pace e la riconciliazione nel nostro mondo. È anche confortante vedere come condividiamo la credenza che il cammino verso la pace inizia dall'interno, dalla profonda trasformazione della persona interiore, dalla crescita nel distacco e nell'amore-benevolenza.
Sono grato per ciò che i miei fratelli gesuiti fanno per promuovere il dialogo con il buddismo qui in Cambogia, sia a livello di scambio accademico, di preghiera insieme o nello standard condiviso di vita e di azione comune a servizio dei poveri. Grazie per la testimonianza significativa e ispiratrice di come vivi la nostra missione di riconciliazione dei gesuiti.
Tra le tante cose che ho imparato da Papa Francesco, è la sua insistenza sull'importanza di creare una cultura dell'incontro. Usa questa frase tutto il tempo. Egli ritiene che nel nostro mondo diviso, dove alcuni vogliono costruire muri, bisogna fare la promozione dell'incontro, senza paura e rispetto, persone che incontrano persone, ascoltando profondamente e rispettosamente l'uno all'altro, costruendo relazioni e amicizie.
Grazie per questo evento di incontro di questo pomeriggio, che mi ha arricchito e spero che darà frutti al servizio.
[Traduzione da Google]
Era un indirizzo completamente pedonale. Sanitized. Nessuna menzione di Gesù Cristo. Nessuna indicazione di p. Il desiderio di Sosa di portare le anime alla pienezza della Verità, come tanti suoi predecessori nella Compagnia di Gesù erano conosciuti. Quando ho finito di leggerlo, infatti, non potevo fare a meno di pensare a San Francesco Xavier, l'apostolo in Asia. Uno dei primi gesuiti, ha lavorato instancabilmente in India, Malesia, Giappone, e se non fosse ammalato prima di raggiungere la terraferma, sarebbe diventato anche un missionario in Cina. L'enciclopedia cattolica dice di san Francesco Xavier:
È veramente una questione di meraviglia che un uomo, nel breve periodo di dieci anni (6 maggio, 1542-2 dicembre 1552) avrebbe potuto visitare tanti paesi, percorsi tanti mari, predicarono il Vangelo a tante nazioni e convertirono Tanti infedeli. L'incomparabile zelo apostolico che lo animò e gli stupendi miracoli che Dio ha fatto attraverso di lui, spiegano questa meraviglia, che non ha uguali altrove. L'elenco dei miracoli principali può essere trovato nella bolla della canonizzazione. San Francesco Xavier è considerato il più grande missionario fin dal tempo degli Apostoli e lo zelo che ha mostrato, i meravigliosi miracoli che ha eseguito e il grande numero di anime che ha portato alla luce della vera fede, gli danno diritto a questa distinzione.
Ciò che i gesuiti del 2017 ci presentano, invece, nell'esempio del loro capo, p. Sosa, è l'immagine seguente, con una bizzarra didascalia che appare quando si tiene il mouse sulla foto:
Se non lo puoi leggere, dice: "Padre Sosa è ufficialmente il primo gesuita superiore nel battesimo buddista". Questa è una traduzione ruvida della macchina della didascalia scritta nel codice della pagina, che legge in spagnolo " Padre Sosa es diicialmente el primer Superior Jesuita en bautizarse budista. "Più chiaramente messo: " Padre Sosa è ufficialmente la prima Superiore dei Gesuiti a battezzarsi Buddista ". 
Ora, non ho idea di cosa significhi "battezzare se stesso buddista". Probabilmente perché non lo è. Significa qualcosa, cioè. I buddisti non battezzano. I buddisti non credono nemmeno in Dio. Come spiega Carl Olson e Anthony Clark in questo brano sul cattolicesimo e sul buddhismo di Ignatius Insight :
Talvolta si dice che il buddismo sia ateo. Tuttavia il buddismo non è interessato alla questione di Dio, quindi è più preciso descriverlo agnostico. Il buddismo "lavora" se c'è o no un Dio. Un buddista consente ad altri di credere in un dio o di dei, ma tali credenze sono semplicemente mezzi convenienti per la fine finale, che non ha niente a che fare con un dio o gli dei. "Dio non è né affermato né negato dal buddismo", ha scritto Merton in Mystics e Zen Masters, "in quanto i buddisti ritengono che tali affermazioni e negazioni siano dualiste, quindi irrilevanti per lo scopo principale del buddismo, cioè l'emancipazione da tutte le forme di pensiero dualistico “.
È stato l'insegnamento comune della Chiesa prima dei giorni deboli dell'ecumenismo e della mania interreligiosa seguendo il Concilio Vaticano II che i cattolici dovevano evitare la maggioranza della preghiera ecumenica e, naturalmente, delle riunioni interreligiose.
Nell'eccellente testo catechistico, la  mia fede cattolica: un manuale di religione , leggiamo:
Come fa un peccato cattolico contro la fede?
Un peccato cattolico contro la fede da infedeltà, apostasia, eresia, indifferente a loro e partecipando al culto non cattolico.
Possiamo perdere la nostra fede: (a) non imparare bene le dottrine della chiesa; Spazio (b) dubbio dubbioso di trues che sono stati rivelati alla chiesa; C) leggere libri e altre letterature contro la nostra religione; Spazio (d) spazio che partecipa ad assemblee di persone che si oppongono alla nostra religione; E spazio (e) spazio trascurando la pratica della nostra religione.
E inoltre:
Le persone che non credono nel cristianesimo come religione divinamente rivelata, siano esse state battezzate o no, sono comunemente chiamate "infedeli". L'infedeltà è il rifiuto di credere in tutto ciò che non può essere percepito con i sensi o compreso con la comprensione.
Ma non è del tutto ragionevole avere fede in Dio Onnipotente che sa molto di più di quanto possiamo sperare di sapere e chi può fare cose al di là della nostra comprensione? È necessario che noi serviamo Dio nel modo che egli richiede, non nel modo in cui ci piace di farlo. Per questo motivo dobbiamo praticare la religione rivelata da Dio e evitare di formare le nostre religioni secondo le nostre vittorie e innumerevoli fantasie. Buddisti, Mohammedani, Indù, ebrei e pagani, sono infedeli. Come spiegato, i cristiani possono anche diventare infedeli.
[...]
Perché un peccato cattolico contro la fede partecipando al culto non cattolico?
Un peccato cattolico contro la fede partecipando al culto non cattolico, perché professa così la fede in una religione che conosce è falsa.
1.) È sbagliato essere presenti nei servizi protestanti o ebraici anche quando non partecipiamo a loro, perché tali servizi sono destinati a onorare Dio in un modo che non vuole essere onorato. Se istituì la chiesa del suo Egli deve desiderare di essere onorato nei modi di quella chiesa. Inoltre, dotiamo un cattivo esempio e ci mettiamo al pericolo di perdere la nostra fede.
Se necessario, per obblighi sociali, un cattolico può essere presente in un matrimonio o un funerale non cattolico , ma non deve partecipare ai servizi. In nessun caso può partecipare ad altri servizi di chiese non cattoliche, come l'installazione dei loro ministri, le prediche, ecc.
Ora, guarda di nuovo l'immagine sopra. P. Sosa sembra essere "partecipare ad un culto non cattolico"?
Certamente.
E ora i membri del proprio ordine non vedono nulla di sbagliato nel dire che ha "battezzato se stesso un buddista".
Quelli di voi che da tempo prestano attenzione saranno senza dubbio in grado di mettere in evidenza altri esempi simili nel passato non troppo lontano, forse soprattutto le cosiddette "riunioni di preghiera" ecumeniche di Assisi, sotto il Guida di Giovanni Paolo II. Converte e coloro che sono venuti di recente per studiare gli insegnamenti tradizionali della Chiesa potrebbero non essere consapevoli di queste cose. Per amore dello spazio e della mia sanità, non comincerò a elencarle qui. Un trattamento esaustivo copre molte pagine.
Questo tipo di cose  deve fermarsi . Come ho scritto prima, come cattolici, non possiamo essere indifferenti all'indifferentismo . E anche se possiamo essere tentati di dire: "Che cosa è il grosso problema, questo accade tutto il tempo adesso!", Dovremmo resistere a quella tentazione. È sempre un grosso problema. È un grosso problema che siamo diventati così cinici che solleva appena un sopracciglio in questi giorni.
A volte come questi, rifugio riflessivo per l'  atto di consacrazione della razza umana al Sacro Cuore di Gesù (Papa Pio XI), che ho condiviso con voi prima:
Il più dolce Gesù, Redentore della razza umana, guardi sopra a noi umilmente prostrati davanti al tuo altare. Siamo il Tuo e il Tuo che vogliamo essere; Ma, per essere più sicuramente uniti con te, vediamo che ognuno di noi si consacra liberamente oggi al tuo Cuore più Sacro.
Molti non hanno mai conosciuto Te; Anche molti, disprezzando i tuoi precetti, hanno rifiutato te. Abbi pietà di tutti Gesù, misericordioso, e li disegna al tuo cuore sacro. Essere re, o Signore, non solo dei fedeli che non hanno mai abbandonato Te, ma anche dei figli prodigi che ti abbandonano; Concedi che potranno ritornare rapidamente alla casa di tuo Padre per non morire di miseria e fame.
Essere re di coloro che sono ingannati da opinioni erronee o che la discordia si allontana e li richiamano nel porto della verità e dell'unità della fede, affinché ci possa essere solo un gregge e un pastore.
Essere re di tutti coloro che sono ancora coinvolti nell'oscurità dell'idolatria o dell'islamismo e rifiutano di non attirarli nella luce e nel regno di Dio. Trasforma i tuoi occhi di misericordia verso i figli della razza, una volta il tuo popolo scelto: di vecchio chiamavano su di sé il Sangue del Salvatore; Ora si possa scendere su di loro un vassoio di redenzione e di vita.
Concedi, o Signore, alla tua Chiesa la libertà e l'immunità dai danni; Dona pace e ordine a tutte le nazioni e faccia la terra risuonare da pole a palo con un grido: "Lode al cuore divino che ha fatto la nostra salvezza; Ad esso sia gloria e onore per sempre ". Amen.
E per favore pregate per P. Sosa. Egli guida l'ordine profondamente turbato di cui il nostro papa è membro.

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