BENEDETTO XVI :” IL SIGNORE VINCERA’ ALLA FINE
“Il Signore vincerà alla fine.” Questo l’incoraggiamento rivolto dal papa emerito Benedetto XVI ai cinque nuovi cardinali “creati” ieri, mercoledì 28 giugno 2017, dal suo successore papa Francesco. Lo scrive it.zenit.org
Dopo la celebrazione del Concistoro nella Basilica Vaticana, i cardinali novelli si sono recati assieme al Pontefice al Monastero “Mater Ecclesiae” nei Giardini vaticani per salutare Joseph Ratzinger.
Joseph Ratzinger si è intrattenuto in francese con il cardinale del Laos, Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, e con il cardinale arcivescovo di Bamako, Mali, Jean Zerbo. Con il cardinale salvadoregno Gregorio Rosa Chávez e con il cardinale arcivescovo di Barcellona, Juan José Omella, invece ha parlato lo spagnolo.
Alla fine dell’incontro, Benedetto XVI ha rivolto alcune parole ai cardinali novelli e ha assicurato che “il Signore vincerà alla fine”.
I nuovi porporati hanno poi ricevuto la benedizione da parte di Benedetto XVI e di papa Francesco.
tratto da Zenit. IT
https://benedettoxviblog.wordpress.com/2017/07/03/benedetto-xvi-il-signore-vincera-alla-fine/
Il Fatto QuotidianoPer favore, fate in fretta
Cattolici sull’orlo di una crisi di nervi.
Se il proselitismo è una solenne sciocchezza, va riconosciuto che chi ha espresso questo pensiero non corre certo il rischio di ricadervi.
Si definisce proselitismo “la tendenza a fare proseliti e l’attività svolta per cercarli e formarli”. Ma cos’è un proselito?
proṡèlito (non com. ed erroneo proṡèlite, pro-ṡèlita) s. m. (f. -a) [dal lat. tardo (eccles.) prosely̆tus, e questo dal gr. προσήλυτος, propr. «sopravvenuto»]. – Nell’antica religione ebraica, chi si convertiva dal paganesimo al giudaismo (il termine indicava, in origine, lo straniero dimorante nel territorio d’Israele). In seguito, per estens., il nuovo seguace di una religione, di un’idea, di un partito, di una corrente letteraria, artistica, e sim.: cercare, fare, trovare, acquistare proseliti.
Cosa vi sia di sciocco in tutto ciò non è dato a sapersi, ma se qualcuno per errore (non certo per proselitismo) dovesse diventare cattolico sotto il vigente papato, con ogni probabilità diverrebbe seguace di una strana religione dove ognuno può dire e fare ciò che vuole purché sia interpretabile ambiguamente oppure apertamente contro la dottrina, e in cui incorre in rischio di scomunica unicamente chi è sospettato di associazione mafiosa e chi per sbaglio getta l’umido nell’indifferenziato.
Per un cristiano non è mai stato semplice convincere qualcuno della bontà del proprio pensiero, in quanto questo è di solito poco conciliabile col pensiero del mondo e poco accondiscendente verso i capricci dell’uomo; è sempre stato arduo e rischioso cercare di illustrare efficacemente i propri argomenti per quanto giusti, buoni e razionali, ma almeno una volta, intendo “prima”, era possibile farlo.
Se trovavi qualcuno che, in preda al delirio, sosteneva che l’acqua è asciutta, e tu, grazie al tuo minimo buon senso, a quel po’ che rimaneva di raziocinio, e magari sostenuto dalla tua fede che ti faceva conservare uno straccio di lucidità, gli facevi notare che sbagliava, una volta, sempre “prima”, avevi qualche speranza che servisse a qualcosa.
Adesso, da quando è arrivato Lui, se fai notare all’uomo medio lo stesso errore, questi avrà pronta la risposta: “ma lo dice anche la Chiesa”, oppure “lo dice anche il Papa”.
Sei già avviato verso l’angolo. Cosa puoi fare? Incassi il colpo e tenti di arrampicarti su lisce superfici per salvare capra e cavoli?
Ma il Papa non voleva dire proprio asciutta, si è espresso male, non conosce la lingua e la cultura europea ed è stato preso alla sprovvista. In realtà quello che dice va letto alla luce della tradizione e…
E a questo punto ti viene mal di pancia, non riesci nemmeno a finire il pensiero perché ti rendi conto che stai dicendo cose insostenibili, non ci credi nemmeno tu. Se Lui dice che l’acqua può essere anche asciutta mentre la tradizione esclude categoricamente questa possibilità, c’è qualcosa che non funziona. O meglio c’è qualcuno che non funziona.
Allora pensi che potresti semplicemente dire la verità, che suonerebbe più o meno come segue:
Quello che dice la Chiesa, la vera Chiesa, è una cosa, quello che dice il Papa, questo Papa, è un’altra. La vera e unica Chiesa di Cristo, e con lei tutti i cristiani, hanno sempre detto che l’acqua è bagnata. Questo Papa dice che l’acqua è sì bagnata, ma col discernimento, l’accoglienza, il condono, le convergenze parallele, il bonus Renzi, la rava e la fava può diventare anche asciutta. Se vuoi sapere cosa pensa veramente la Chiesa, la vera Chiesa, non ascoltare questo Papa. Sia detto con rispetto, ma prendiamo atto che tra Lui e la sana dottrina c’è una sostanziale e oggettiva incompatibilità.
Solo che a questo punto dovresti aspettarti un:
Ah, bella roba i cristiani, fino a ieri predicavano l’obbedienza e adesso dicono il contrario di quanto afferma il loro principale! Ma chi sei tu per insegnare al Papa il suo mestiere? Questo poi, che è un leader mondiale della lotta alla povertà e allo sfruttamento, che vuole un mondo senza frontiere, che sta modernizzando finalmente una Chiesa rimasta indietro di almeno duecento anni! Che presunzione!
Perciò non sai cosa dire: a difendere l’Indifendibile non ce la fai, e non è nemmeno giusto. Dicendo la verità sicuramente non verrai capito e sarai causa di scandalo, perché nel 99 percento dei casi chi avrai di fronte sarà completamente a digiuno di cosa sia la Chiesa, chi l’abbia istituita e a quale fine. Probabilmente penserà che la Chiesa sia una onlus fondata da un rivoluzionario socialista a scopi filantropico-assistenzialistici; insomma, più o meno quello che pare pensare anche l’attuale occupante del Soglio Pontificio.
Diciamolo: fino a quando c’era Ratzinger, pur con tutti i limiti e le incongruenze non risolte del pensiero postconciliare, chi tentava di dare ragione della propria fede aveva un minimo di spalle coperte: dall’alto non si lanciavano anatemi come ai bei tempi, ma si sentiva parlare ancora di valori non negoziabili, di relativismo, di legge naturale. E uno vi si poteva attaccare per farsi forza.
Da qualche anno siamo stati abbandonati. Chi voglia condurre uno straccio di battaglia con il proprio vicino di scrivania sul diritto a vivere del concepito, o anche solo tentare di difendere l’intrinseca malvagità della sodomia con la propria parrucchiera, si deve rassegnare ad essere additato come estremista, mancante di misericordia, nemico della nuova chiesa di Francesco così semplice e generosa col mondo.
E sarà pur vero che pope Francis fa di tutto per avvicinarsi al mondo, ma assistiamo alla penosa scena di una chiesa che fa un passo verso il mondo, e questo ne fa due dalla parte opposta, cioè verso l’abisso, incoraggiato da cotanta esibita insipienza.
E’ inutile girarci attorno. Gli attuali vertici della Chiesa rappresentano un grande pericolo per la Chiesa stessa, un grave ostacolo alla conversione delle anime, un enorme impedimento per chi cerca di presentare agli altri la bellezza e la ragionevolezza della vera fede, con tutto ciò che di buono per la società intera si porta appresso.
Chi ci dovrebbe confermare nella fede, ci invita in pratica a vivere tenendo nascosto ciò che di più bello abbiamo, ciò in cui crediamo e che ci è stato insegnato dalla Chiesa, quando ancora si preoccupava di insegnare qualcosa anziché occuparsi maldestramente di “patti sociali per il lavoro”.
Fare proselitismo, così come fare apologetica, che sarebbero dei solenni doveri per un cristiano che volesse esercitare la vera misericordia, è diventata un’impresa disperata. Come vincere una battaglia quando generale e colonnelli ordinano ai propri soldati di girarsi e colpire le proprie retrovie. Incomprensibile, inaudito, oserei dire intollerabile.
Come se Gesù avesse detto: “Chi crede alle chiacchiere delle gerarchie moderniste avrà la vita eterna”. Oppure “Bergoglio è la via, la verità, e la vita”. O anche “Se osserverete, e soprattutto riuscirete a capire l’Amoris Laetitia, avrete la salvezza”. Non mi pare abbia detto questo, anche perché l’Amoris Laetitia ho il sospetto che non l’abbia capita nemmeno chi l’ha scritta. Altrimenti dove sarebbe il problema nel rispondere ai dubia?
Perciò, come i quattro cardinali hanno supplicato il Pontefice di fornire loro una risposta, noi alziamo una supplica ai quattro cardinali, e a chiunque altro di autorevole si vorrà unire, affinché procedano rapidamente nell’azione intrapresa volta a correggere gli errori e le ambiguità di Bergoglio. Ne va della vera fede, del rispetto di Dio, della salvezza delle anime. E anche dei corpi, visto l’inqualificabile vicenda cui siamo stati costretti ad assistere negli ultimi giorni in merito al povero bambino inglese.
Ma non era la chiesa dei poveri e degli indifesi questa?
Vista la piega che stanno prendendo le democraticissime legislazioni occidentali, non è difficile immaginare che fra qualche lustro risuonerà l’accusa:
Dov’era la Chiesa, dov’era il Pontefice quando i tribunali europei in combutta con i governi mettevano a morte i bambini e gli anziani malati perché non pesassero sulla società?
Dovremo allora tristemente ricordare che non aveva tempo per occuparsi di acqua bagnata perché era tutta presa dall’acqua asciutta: si stava occupando di accompagnamento (senza una meta), di discernimento (senza un criterio), di fragilità (come fosse una virtù), di integrazione (della sodomia), di accoglienza (invasione), di dialogo (chiacchiere fumogene), di patto sociale (ma non c’era la Camusso?), di ecologia (ci eravamo appena liberati di Al Gore), di erotismo (Amoris Laetitia, ma ci era arrivato prima Alvaro Vitali), di dinamismo del giudizio (che cavolo è? Chiedere ad Avvenire), di valore simbolico della norma (la norma c’è, ma si può far finta che non ci sia), ed altri simili giochi di prestigio.
Se c’è del marcio dottrinale (e c’è), prima lo si rende noto ufficialmente e prima c’è la speranza che le verità di fede riemergano in tutto il loro splendore e la loro salvifica efficacia.
Di fronte alla papale ostilità, tutt’altro che misericordiosa, per ciò che è vero, non c’è più tempo da perdere. Ce n’è ancora meno dopo il licenziamento di Müller. Chi può farlo, per favore, intervenga.
di Marco Manfredini
(Marzo Marzano) Per la generazione che sta facendo le sue scelte di vita i sacramenti non sono più neppure un omaggio obbligato a tradizione e genitori. La Fondazione Critica Liberale ha reso noto il suo undicesimo rapporto sulla secolarizzazione in Italia. I numerosi dati forniti sono assai interessanti soprattutto se guardati in una prospettiva storica, cioè nell' arco di almeno un ventennio. Se si segue questo criterio, si scopre che vi sono alcuni indicatori che attestano una secolarizzazione incalzante e massiccia. Il più importante è quello dei matrimoni concordatari (cioè cattolici), il cui numero è sceso in modo impressionante dal 1994 ad oggi: 23 anni fa si erano sposate in Chiesa 235.990 coppie, nel 2014 sono state meno della metà, 108.054. A questa impressionante diminuzione corrisponde l' aumento nel numero di matrimoni civili passati nello stesso periodo da 55.817 a 81.711. Su questo versante, c' è anche da presumere che siano in grande crescita le convivenze (condannate dalla Chiesa Cattolica), dato che il numero complessivo di matrimoni è calato, in vent' anni, di più di 100.000 unità, cioè di circa il 35 per cento, passando dal 292.000 del 1994 al 189.000 del 2014. È chiaro che, per poter essere valutati appieno, questi dati andrebbero messi in relazione all' evoluzione demografica e alla composizione religiosa (per via degli immigrati non cattolici) della popolazione nello stesso intervallo di tempo, ma è indubitabile che essi attestino la crescita di una massiccia disaffezione verso una forma cattolica di vita familiare. Nella stessa direzione va un altro dato, quello relativo alla quantità dei divorzi, raddoppiati nell' arco del ventennio 1994-2014. Anche se il rapporto non ci dice quanti di questi abbiano riguardato i matrimoni religiosi, il dato è comunque impressionante. E c' è da scommettere che lo sarà molto di più nel prossimo futuro, in ragione della recente introduzione del "divorzio breve" e delle nuove disposizioni sugli obblighi di mantenimento del coniuge. Per un terzo inequivocabile indicatore di secolarizzazione integriamo i dati del Rapporto con quelli dell' Istat: nel 1994 i figli (allora definiti "naturali") nati fuori dal matrimonio erano il 7,7 per cento dei nati vivi; secondo l' Istat, oggi sono quasi il 29 per cento dei neonati, la loro percentuale sul totale delle nascite è quadruplicata in poco più di un ventennio. Al contrario, la percentuale di battezzati tra i bambini è diminuita in modo sensibile, passando dal 92 per cento del 1994 al 76 del 2014. L' insieme di questi dati rende dunque evidente un distacco crescente della popolazione italiana dalle pratiche religiose cattoliche. E tuttavia nel Rapporto si trovano anche altre cifre, che parrebbero smentire questa tendenza, facendo piuttosto pensare a una tenuta o al limite a un leggero arretramento della cattolicità degli italiani. Si prenda il numero delle prime comunioni, in vent' anni disceso molto poco: dal 513.300 del 1994 al 446.521 del 2014. Lo stesso argomento vale per altri indicatori, quali la frequenza all' ora di religione, scesa in 20 anni di pochi punti e rimasta vicina al 90 per cento degli studenti o la percentuale di finanziatori della Chiesa Cattolica per il tramite dell' 8 per mille, anch' essa attestata intorno al 45 per cento delle scelte totali e all' 80 per cento tra coloro che esprimono una preferenza. Dunque cosa succede? Gli italiani sono schizofrenici? Si comportano in modo irrazionale e non coerente? Io non credo proprio e penso che queste importanti differenze possano essere spiegate in una chiave generazionale. Quasi tutte le inchieste campionarie fatte in questi anni ci hanno mostrato come il grande salto verso la secolarizzazione e il distacco netto dalla "religione dei padri" sia stato compiuto dalla generazione nata dopo il 1980. È tra i nati dopo quella data che la disaffezione verso la Chiesa dilaga e diventa un comportamento di massa. Sono costoro che, affacciatisi da poco nel loro segmento superiore all' età adulta e alle prese con le prime grandi scelte esistenziali, si sposano sempre meno, convivono sempre di più, fanno figli fuori dal matrimonio e li battezzano di meno. Nelle generazioni precedenti, la secolarizzazione pur presente aveva un ritmo più blando e aveva autorizzato molti gerarchi cattolici a sperare che l' Italia rappresentasse un' eccezione in un' Europa che stava diventando sempre meno religiosa. Nelle classi di età centrali, tra coloro che oggi mandano i loro bimbi al catechismo, è invece ancora diffusa quella che il sociologo inglese ha definito una religiosità "vaga", secondo la quale le persone si allontanano sempre di più dalla pratica regolare e dal nutrire autentiche convinzioni religiose, ma continuano a rimanere, per così dire, culturalmente affezionati alla tradizione spirituale da cui provengono. A messa ci vanno poco, ma i sacramenti ai figlioli li fanno prendere. E spesso si erano sposati in Chiesa, anche solo per non far piangere la mamma. La religiosità "vaga", scrive Voas, è uno stato di transizione, da un mondo religioso a uno senza Dio. Oggi quell' illusione non trova più appigli e pure i gerarchi cattolici sono costretti ad ammettere che anche l' Italia, pur con i suoi ritmi, è travolta dalla grande corrente della secolarizzazione che investe il mondo sviluppato (e non solo l' Europa, ma anche le Americhe, inclusa quella latina). Papa Francesco ha deciso di dedicare il prossimo sinodo al tema dei giovani. A discuterne saranno soprattutto anziani gerarchi. I giovani sono già andati via.
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