Un nuovo scandalo ha investito in queste ore la Chiesa. E' infatti venuta alla luce la vicenda di 547 bambini che, tra il 1945 e l'inizio degli anni '90, avrebbero subito violenze nel coro del Duomo di Ratisbona, il più antico coro di voci bianche del mondo e che fu anche diretto per trent'anni dal fratello del papa emerito Benedetto XVI, Georg Ratzinger. A fornire i numeri delle presunte violenze, l'avvocato Ulrich Weber, incaricato dalla Chiesa di far luce sul presunto scandalo. Secondo quanto rilevato dal legale in quel lungo periodo, bambini e ragazzi subirono violenze corporali e 67 violenze sessuali, in alcuni casi entrambe. L'indagine avrebbe permesso di identificare 49 responsabili, anche se difficilmente ci saranno processi perché i reati sono prescritti. Molti ritengono questo scandalo costruito ad arte per colpire il Papa emerito Benedetto XVI, una figura scomoda e combattuta. Intelligonews ha sentito il parere autorevole dell'economista cattolico, già presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi.
Caso Ratisbona. Si parla di più di 500 vittime di violenza. E' una fase di indagine, ma già gridano al silenzio complice della Chiesa. Lei come valuta quanto emerso finora?
"Distinguerei le ragioni di questo supposto avvertimento dalle modalità. Per quanto riguarda le ragioni, devo dire che era scontato venisse fuori per due motivi in particolare. Il primo è da legare alle non gradite considerazioni fatte dal Papa emerito sull’introduzione al libro del cardinal Sarah e quelle dedicate al cardinal Meisner, durante l’elogio funebre. Il secondo motivo risiede nella “caduta in disgrazia”, con seguito di polemiche inevitabili, del Prefetto della dottrina della Fede, cardinale Muller (vescovo di Ratisbona dal 2002 al 2012). Per quanto riguarda invece le modalità, come sorprenderci dell’utilizzo di notizie di scandali per avvertire? Siamo freschi di identiche esperienze riferite al cardinal Pell poche settimane fa. Essendo questa una esperienza che ho provato personalmente, che devo dirle? Un numero infinito di personalità non allineate in Vaticano staranno ora provvedendo a preparare difese per quello che accadde quando, all’asilo, avevano dato un calcio alla insegnante o rubato la merendina al compagno di banco. Ma è evidente che questo rapporto di correlazione perfetta di causa-effetto, sarà spiegato correttamente dai soliti zelanti leccacalzini in carriera".
Per 30 anni ha diretto il coro di Ratisbona proprio il fratello di papa Ratzinger. Georg Ratzinger fa sapere: "Anche io ho dato ceffoni ma non sapevo delle violenze". Secondo lei stanno gettando fango su di lui e su Muller che era Vescovo di Ratisbona e che viene accusato per i modi in cui ha gestito la vicenda subito dopo le denunce?
"Mi passi una battuta "politico-educativa": chissà quanto bene ha fatto a taluni allievi Monsignor Georg Ratzinger, con un paio di buffetti o sculacciate paterne, come certamente avrà avuto intenzione di fare, soprattutto nei tempi e con i modelli educativi di allora, ossia di cinquant'anni fa. Se andassimo un po’ più indietro nel tempo ci si riferirebbe anche magari a punizioni corporali con vergate o di forzatura sadica a inginocchiarsi sul sale".
Ratzinger in occasione del funerale di Meisner ha parlato di una crisi della Chiesa. Secondo lei non è una strana coincidenza che proprio adesso colpiscano suo fratello Georg?
"Ho avuto il privilegio di lavorare al servizio di Benedetto XVI, uno dei più grandi Papi della storia della Chiesa, destinato a esser considerato “magno” anche se non riconosciuto tale ufficialmente. Le vorrei anticipare una chiave di interpretazione d’insieme un po’ criptica: per comprendere le ragioni della rinuncia di Benedetto XVI si deve comprendere la nomina del successore. Per comprendere la nomina del successore, si deve aver capito la ragione della rinuncia. Prenda pure una aspirina …"
Ah, prepariamoci dunque ad approfondire. I giornali titolano tutti sulla trasparenza di Papa Francesco, ma quella di Ratzinger (anche ai tempi in cui lei era presidente dello Ior) è sottovalutata?
"Meglio che io non dica per la seconda volta quello che penso. Le do una risposta indiretta. A dicembre del 2014, il cardinal Pell rilasciò un' intervista a uno dei più prestigiosi magazine cattolici europei, il Catholic Herald Tribune, in cui spiegava che finalmente con Papa Francesco si stava facendo vera trasparenza. Su richiesta del direttore del Catholic Herald risposi con un successivo articolo, l’8 gennaio 2015 (What Cardinal Pell needs to know). In questo articolo sottoposi a Sua Eminenza almeno 5 domande, al fine di permettergli di testare personalmente se sapesse veramente di cosa stesse parlando e quanto conoscesse delle azioni di trasparenza intraprese sotto il pontificato di Benedetto XVI. Il cardinale non rispose, ma poco tempo dopo in una intervista su un quotidiano italiano Repubblica, se ricordo bene, riconobbe che il processo di trasparenza era già stato avviato con Benedetto XVI (riconoscendo persino il mio personale ruolo). Sarà anche per questa ammissione che anche il cardinal Pell è stato diciamo “sacrificato”?"
Coro di Ratisbona: cosa non torna, la vera trasparenza e Ratzinger
Ma di cosa stiamo parlando? Sta destando scandalo la vicenda dei 547 bambini che, tra il 1945 e l'inizio degli anni '90, avrebbero subito violenze nel coro del Duomo di Ratisbona, il più antico coro di voci bianche del mondo e che fu anche diretto per trent'anni dal fratello del papa emerito Benedetto XVI, Georg Ratzinger. A fornire i numeri è stato l'avvocato Ulrich Weber, incaricato dalla Chiesa di far luce sul presunto scandalo. Nel documento finale il legale indica che, in quel lungo periodo, bambini e ragazzi subirono violenze corporali e 67 violenze sessuali, in alcuni casi entrambe. L'indagine ha permesso di identificare 49 responsabili, anche se difficilmente ci saranno processi perché i reati sono prescritti. Nel precedente rapporto del gennaio 2016 Weber aveva riferito solo di 231 casi di abusi e maltrattamenti, con stupri, percosse e privazione del cibo.
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I MALTRATTAMENTI
Fermo restando che se ci sono stati abusi sessuali questi vanno accertati e naturalmente condannati, va detto che suona strano mischiare vicende gravi come possibili casi di pedofilia con altri tipi di maltrattamenti come le percosse, le privazioni del cibo o le punizioni corporali. Pratiche oggi discutibili e che sicuramente non potrebbero in nessun caso essere riproposte ma che all'epoca erano la regola in tutti gli istituti religiosi e non. Alzi la mano chi studiando nei seminari o nei collegi religiosi non è stato puntito severamene ogni volta che magari ha alzato troppo la testa o disobbedito ad un ordine dei superiori. All'epoca anzi erano le famiglie che affidavano i propri figli ai collegi religiosi perché fossero educati con rigidità. Al punto che fra le presunte vittime di questi maltrattamenti c'è stato chi ha detto chiaramente che non intende sporgere denuncia proprio perché all'epoca funzionava così.
E' quanto dichiarato su Il Foglio da un ex allievo che quei maltrattamenti li ha subiti e che ritiene oggi lo scandalo "esagerato e fuori misura" considerando che quei metodi erano pressoché in uso ovunque. Nessuno scandalo quindi, se non con l'odierna mentalità che porta a denunciare un insegnante anche se magari alza troppo la voce con un alunno indisciplinato provocandogli "grave turbamento psicologico". Ma non si può condannare con gli occhi del presente ciò che è sempre stata normalità nel passato. Le società evolgono, cambiano i metodi e le prassi, ma non si possono per questo fare processi alla storia. Non si può infine mettere sullo stesso piano un abuso sessuale con uno scappellotto o anche se vogliamo con una punizione corporale.
BENEDETTO XVI
Appare evidente a tutti come il bersaglio di questo presunto scandalo sia il Papa emerito Benedetto XVI: non lui direttamente ma il fratello George, e non è un caso che tutti i giornali mettano in risalto molto più che le violenze proprio il ruolo di direttore del fratello del Papa emerito, le sue omissioni, le sue complicità e i suoi silenzi. Benedetto XVI dà fastidio a molti perché continua ad essere una figura ingombrante e fastidiosa all'interno del Vaticano. Anche se Ratzinger interviene molto raramente nelle vicende della Chiesa, quelle poche volte che lo fa le sue dichiarazioni hanno una forza dirompente, la stessa di un fiume in piena che rompe gli argini e travolge tutto. Ed è evidente come ogni volta che interviene le sue riflessioni appaiono sempre in contrasto o addirittura in aperta contraddizione con il pontificato di Bergoglio.
E oggi appare chiaro il tentativo di far passare anche in questa vicenda, il messaggio solo in parte veritiero, che grazie a Francesco la Chiesa starebbe facendo piazza pulita al proprio interno portando alla luce gli scandali sempre coperti. Ma come detto questo è vero solo in parte.
Sono i numeri a parlare chiaro: Benedetto XVI ha ridotto allo stato laicale 800 preti, deposto 77 vescovi accusati di pedofilia e di abusi sessuali ed ha introdotto lui per primo le nuove direttive alle diocesi per affrontare i casi di pedofilia fra il clero: denunciando e non coprendo. Quindi Francesco semmai sta portando avanti il lavoro di Ratzinger. Altro piccolo dettaglio che tanti, troppi fanno finta di non vedere.
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