Prologo
Pio XII nell’Enciclica Haurietis aquas (1956) “dopo aver trattato ampiamente del culto di latria dovuto al S. Cuore di Gesù, espone sinteticamente le ragioni per cui ad un tale culto va intimamente associato anche quello dovuto al Cuore Immacolato di Maria” (G. ROSCHINI, Dizionario di Mariologia, Roma, Studium, 1960, p. 333).
Maria Madre di Dio e Corredentrice secondaria è anche Madre dei cristiani e della Chiesa di Cristo
Il Papa scrive: “Era giusto, infatti, che Colei, la quale era stata associata nell’opera della rigenerazione dei figli di Eva alla vita della grazia, fosse da Gesù stesso proclamata Madre spirituale dell’intera umanità” (AAS 38 [1956] p. 332).
Siccome Maria è Madre di Dio e Corredentrice (secondaria e subordinata a Cristo, unico Redentore principale) del genere umano è anche Madre dei cristiani e di coloro che hanno in sé la vita soprannaturale della grazia santificante. Infatti come riceviamo, in maniera principale, la grazia per la morte cruenta di Cristo; così la otteniamo, in maniera secondaria, per la morte mistica di Maria ai piedi della croce. Ella è Madre dei cristiani, dei santi e della Chiesa, che è il Corpo Mistico di cui Cristo è il Capo, Maria il collo e lo Spirito Santo l’anima.
Perché dobbiamo unire la devozione al Cuore Immacolato di Maria alla devozione al S. Cuore di Gesù
Verso la fine dell’Enciclica, papa Pacelli, esprime il motivo che deve spronarci ad associare alla devozione al S. Cuore di Gesù la devozione, non meno importante, al Cuore Immacolato di Maria.
Egli scrive: “Affinché il culto verso il divin Cuore di Gesù porti frutti più copiosi, i fedeli si facciano un dovere di associarvi intimamente la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Infatti, è sommamente conveniente che, come Dio ha voluto associare indissolubilmente la Beata Vergine Maria a Cristo nel compimento della Redenzione […]; così il popolo cristiano, che ha ricevuto la vita divina da Cristo e da Maria, dopo aver tributato i dovuti omaggi al S. Cuore di Gesù, presti anche al Cuore Immacolato di Maria consimili ossequi di pietà […]. In armonia con questo sapientissimo disegno della Provvidenza divina, Noi stessi volemmo solennemente consacrare la Santa Chiesa e il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria ” (ivi).
In breve i motivi per cui bisogna associare la devozione al Cuore Immacolato di Maria a quella al S. Cuore di Gesù sono i seguenti:
1°) la SS. Trinità ha voluto liberamente associare Maria all’opera della Redenzione come Mediatrice, Corredentrice e Dispensatrice di ogni grazia, in maniera subordinata e secondaria a Cristo;
2°) questa associazione non è dovuta alla natura di Maria o al caso, ma alla volontà di Dio;
3°) da tale associazione ne segue che la nostra Redenzione e salvezza è l’effetto comune dell’amore principale di Cristo e di quello subordinato di Maria;
4°) i redenti, perciò, hanno ricevuto la grazia santificante da Cristo mediante Maria;
5°) quindi il popolo redento deve al Cuore Immacolato di Maria, in maniera subordinata e secondaria, gli stessi sentimenti di pietà che deve, in maniera principale, al S. Cuore di Gesù.
Ad Jesum per Mariam
Gesù è venuto a noi incarnandosi nel seno di Maria sempre Vergine per opera dello Spirito Santo; così noi dobbiamo andare a Gesù passando attraverso la mediazione di Maria: ad Jesum per Mariam!
Le persone di Gesù e di Maria sono inseparabili e così la devozione che dobbiamo loro.
Perciò se nel 1675 Gesù, apparendo a S. Margherita Maria Alacoque, chiese la devozione al suo S. Cuore e la sua festa liturgica fu estesa alla Chiesa universale da Pio IX nel 1856; nel 1917 la Madonna ha chiesto la devozione al suo Cuore Immacolato.
La devozione al S. Cuore di Gesù consiste in pratica nella devozione dei primi 9 Venerdì del Mese, ossia confessarsi e comunicarsi per i 9 primi Venerdì del mese ininterrottamente.
La devozione al Cuore Immacolato di Maria consiste nel confessarsi, comunicarsi, recitare una corona di Rosario e meditare per 15 minuti circa sui Misteri del Rosario per i 5 primi sabati del mese (la comunione, se non si può fare il 1° sabato per una giusta causa, la si può fare la domenica successiva).
Entrambi queste devozioni (il cui grande apostolo è stato S. Giovanni Eudes, † 1680) ci assicurano la grazia della perseveranza finale, ossia di morire in grazia di Dio e di salvarci l’anima.
Pio XII ha citato per la prima volta l’apparizione della Madonna a Fatima in un atto ufficiale del Magistero papale (Enciclica Saeculo exeunte octavo, 13 giugno 1940); ha consacrato il mondo (ma non la Russia, come aveva chiesto la Madonna) al Cuore Immacolato di Maria il l’8 dicembre 1942; il 4 maggio 1944 ha istituito la festa liturgica del Cuore Immacolato di Maria da celebrarsi al 22 di agosto; ha inviato un legato pontificio personale, in sua vece, per incoronare la statua della Madonna di Fatima il 13 maggio del 1946; il 7 luglio del 1952 ha consacrato la Russia al Cuore Immacolato di Maria (ma senza i Vescovi, come aveva chiesto la Madonna a Suor Lucia) con la Lettera Apostolica Sacro vergente anno; l’11 ottobre del 1954 nell’Enciclica Ad Coeli Reginam ha fatto un esplicito riferimento all’apparizione della Madonna a Fatima e ha istituito la festa liturgica di Maria Regina da celebrarsi il 31 maggio a chiusura del Mese di maggio dedicato alla Madonna.
Onoriamo “per ottenere frutti più copiosi” (Pio XII), quindi, il S, Cuore di Gesù mediante l’ossequio alla sua Santa madre e corredentrice del genere umano, specialmente sotto la devozione del Cuore Immacolato di Maria. Tale devozione prosegue l’intento con cui Pio XII, nell’Enciclica Haurietis aquas del 1956, presentando il culto al S. Cuore di Gesù come vessillo di salvezza per il mondo moderno, scrive che la società contemporanea è “inquinata di indifferentismo religioso e ligia ai princìpi del materialismo ateo e dell’edonismo laicista”, la cui diffusione è da attribuirsi alla “macchinazione degli uomini empi, i quali più che per il passato sembrano eccitati dal nemico infernale nel loro odio implacabile ed aperto contro Dio, contro la Chiesa e contro colui che in terra è il legittimo Vicario del divin Redentore”.
Devozioni sociali finalizzate alla “restaurazione di tutto in Cristo”
Già Leone XIII aveva dato ai fedeli un culto religioso al S. Cuore di Gesù non solo individuale, ma anche sociale che li spingesse e li aiutasse a restaurare l’ordine capovolto dalla Rivoluzione in un’ottica di lotta frontale del cattolicesimo intransigente contro la modernità idealista e laicista.
La devozione al S. Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria è, per il Magistero, quindi finalizzata non solo alla santificazione dei singoli cristiani, ma al ritorno della Chiesa nella società civile e alla riunione del Vangelo con essa.
Per la Santa di Paray-le-Monial († 1690) il ricorso al S. Cuore di Gesù è necessario, dati i successi della Sovversione e di Satana nella modernità, che fanno capire l’avvicinarsi degli “ultimi avvenimenti”, i quali si fanno sempre più prossimi data la situazione di rivolta generale contro Dio e la Sua Chiesa.
Il S. Cuore è paragonato da papa Pecci, nell’Enciclica Annum sacrum del 1899, al labaro dato da Dio a Costantino che gli fece vincere la battaglia di ponte Milvio a Roma nel 28 ottobre 313 contro Massenzio, la quale sanzionò la libertà di culto e poi con Teodosio (381) il riconoscimento del Cristianesimo come religione ufficiale di Roma. Lo stesso si può dire, con Pio XII, del Cuore Immacolato di Maria (con la devozione dei primi cinque sabati del mese) dopo le apparizioni della Madonna a Fatima nel 1917.
Il culto del S. Cuore a partire dal Settecento e poi soprattutto con Leone XIII diventa il nuovo labaro costantiniano per abbattere il neo-paganesimo massonico che ha rovinato l’armonia regnante tra Chiesa e Stato nella Cristianità medievale. Si può dire che oggi, esattamente cento anni dopo le apparizioni della Madonna a Fatima, il Cuore Immacolato di Maria assieme a quello di Gesù sono i mezzi principali e l’ultima risorsa per attenuare l’attacco satanico contro il Cristianesimo e una sorta di scudo contro i mali che minacciano l’individuo, la famiglia e la società temporale e spirituale.
Leone XIII nella Rerum novarum (1891) affidava anche al culto di San Giuseppe (già nominato da Pio IX nel 1847 “Patrono della Chiesa universale”), quale modello dei lavoratori, la soluzione della questione sociale, affinché l’operaio imitasse S. Giuseppe “contento del poco e del suo” evitando l’odio di classe comunista e affinché il padrone, memore delle virtù e specialmente della Carità e della Giustizia di Giuseppe, non frodasse l’operaio della giusta paga, “peccato che grida vendetta al Cielo”. Pio XII nominò S. Giuseppe Patrono degli artigiani e fissò la sua festa liturgica il 1° Maggio per togliere quel giorno ai social/comunisti e darlo ai cristiani, l’8 dicembre del 1942 consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria e nel 1944 estese la festa liturgica del Cuore Immacolato di Maria a tutta la Chiesa fissandola al 22 agosto.
Tra Rivoluzione e S. Cuore vi è la stessa opposizione che si ritrova negli Esercizi Spirituali di S. Ignazio (n. 136-148) tra Lo Stendardo di Lucifero e lo Stendardo di Cristo.
“Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà!”
La Regalità del Cuore di Gesù e di Maria, perché questo è il succo della devozione al S. Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, dà ai cattolici fedeli un senso di sicurezza e di sano e realistico ottimismo nella lotta epocale tra la Rivoluzione e la Chiesa. Infatti “alla fine” i Cuori di Gesù e di Maria trionferanno contro la Rivoluzione, che può vincere delle battaglie, ma non vincerà la guerra, e, avendo la Rivoluzione distrutto tutto ciò che poteva esserle d’intralcio sia nell’ordine temporale sia in quello spirituale, oggi siamo arrivati “alla fine” di quel processo di rivolta sociale contro Dio e la Sua Chiesa, che è iniziato nel Trecento ed è arrivato allo zenit con il Pontificato di papa Bergoglio e la costruzione quasi ultimata del “Nuovo Ordine Mondiale”.
Pio IX aveva favorito la devozione al Cuore di Gesù in vista dell’opposizione della Chiesa alla modernità, Leone XIII nella sua Enciclica Rerum novarum del 1891 l’arricchisce con il disegno positivo di ricostruire la società cristiana. Nella sua Enciclica papa Pecci rivendica al Papato il potere di definire i princìpi morali (individuali e sociali o politici) su cui deve basarsi la corretta legislazione della vita collettiva o sociale di ogni forma di governo: poiché l’uomo per natura è un animale sociale, la società civile è una creatura di Dio ed essa deve a Dio il culto che gli è dovuto né più e né meno che l’individuo e la famiglia.
… malgrado la rivoluzione nella Chiesa del Vaticano II
Purtroppo il Vaticano II con la infiltrazione modernista all’interno e al vertice della Chiesa e il Sessantotto con la Rivoluzione in interiore homine hanno destabilizzato l’ordine naturale e soprannaturale, hanno segnato il trionfo momentaneo della Rivoluzione nell’ordine temporale e spirituale ed hanno reso nel Duemila molto difficile il ritorno a Cristo sia degli individui, sia delle famiglie, sia dello Stato, sia degli uomini di Chiesa, ma “alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà” ci ha assicurato la Madonna a Fatima.
Se la seconda metà del Novecento ha visto la Rivoluzione toccare il suo apice, il Duemila vedrà il castigo e la risurrezione dell’umanità allontanatasi da Dio. Umanamente parlando tutti i mezzi messi in atto dalle grandi figure che abbiamo incontrato in queste pagine sono oggi resi inattuabili dalla presa di potere dell’inimicus homo sugli individui, sulle famiglie, nelle città, negli Stati e persino nell’ambiente ecclesiale. Oggi vediamo la realizzazione del “Regno sociale di satana” e il ripudio anche da parte degli uomini di Chiesa del Regno Sociale di Cristo (cfr. Concilio Vaticano II, Dichiarazione Dignitatis humanae personae, 1965).
Tuttavia non dobbiamo disanimarci, ma ricorrere ai mezzi datici dalle grandi figure che abbiamo studiato brevemente in quest’articolo: S. Giuseppe, il S. Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria.
Cor Jesu, adveniat Regnum tuum, adveniat per Mariam!
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